IL POPOLO DELL’AUTUNNO

di Danilo Arona

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Lo ricordate Ray Bradbury, scrittore senza il quale non avremmo l’horror che conosciamo? Vi ricordate il suo, stupendo, Something Wicked This Way Comes (tradotto da noi liberamente — ma con grande accortezza — Il Popolo dell’Autunno), dove l’Uomo Illustrato, la Strega della Polvere e l’Uomo Elettrico erano fra i protagonisti di un inquietante Luna Park (lo guidava un certo Mister Dark!) che percorreva le strade silenziose della provincia americana. Il Luna Park arrivava e presto “qualcosa sarebbe accaduto”… Bene, tenete a mente.

A Bassavilla, come in tanta provincia d’Italia, spesso arriva il Luna Park. Noi qui non diciamo “luna park”, ma in modo più pragmatico “baracconi”. Adesso i baracconi non li facciamo nemmeno più entrare in città, perché li abbiamo relegati in un dismesso campo d’aviazione in periferia. Una volta però, almeno sino agli anni Settanta, diventavano i primaverili protagonisti della più grande e bella piazza della città, quella intitolata al presunto eroe dei due mondi, Garibaldi. Era una bella invasione di trasgressivo immaginario che contaminava di colore il grigio imperante: la donna dalle due teste, quella barbuta, saltimbanchi e funamboli, gli specchi deformanti, il Rotor che t’incollava alle pareti mentre il pavimento ti si staccava da sotto i piedi. Un mondo emozionante che proveniva da un’antica scissione: il circo equestre da un lato e gli antenati dei baracconi dall’altro, di là animali e pagliacci e trapezisti, di qua uomini-scheletro, donne-cannone, freaks, treni dell’amore e del terrore.
Girava una leggenda sui baracconi, quando io ero ragazzino, una di quelle che il professor Brunvand in America non aveva ancora catalogato come “Morte al Luna Park”. Val la pena di raccontarla brevemente, così poi tenete a mente pure questa assieme al Popolo dell’Autunno. Un uomo porta sua figlia ai baracconi e la sistema su una giostra. Presto la piccola comincia a dire piagnucolando che il cavallo su cui si trova la sta mordendo e prega il padre di farla scendere. L’uomo continua a ripeterle: “Non fare la sciocca, il cavallo non ti può mordere”. Poco dopo la bambina crolla a terra morta e si scopre che i cavalli sono pieni di serpenti. A quanto pare, quando gli animali di legno sono stati messi in magazzino per l’inverno in Trentino Alto Adige, i rettili ci hanno fatto il nido.
Si trattava di una bufala, ma gli adulti la raccontavano, sostenendo che era accaduta il giorno prima, proprio “il primo giorno dei baracconi”. Balle, i Luna Park non possono uccidere, anche se una volta ogni tanto si allenta una vite in qualche cabina spericolata e un bambino precipita sull’asfalto. Balle e statistiche. Io cresco, invecchio e il Luna Park viene emarginato ai bordi di Bassavilla.
E poi arriva la primavera del ’91, proprio il 21 marzo. Tenete a mente: il Popolo dell’Autunno e la Morte al Luna Park. C’è un mare di gente, il sole e l’azzurro della primavera, lo zucchero filato, i krapfen e la giostra del calcinculo. Ma il più ambito è il Treno Fantasma: due posti per vettura, si entra a sinistra e si esce a destra e nel giro di cinque-sei minuti si scoprono tutti gli orribili segreti della Casa delle Streghe. Nadia ha tredici anni e, se fosse precoce, avrebbe già in mente qualche altro tipo di “stregheria”; ma non lo è, è normale, forse sin troppo bambina rispetto ai modelli delle tredicenni in corso.
“Ci voglio andare, posso, papà?”
“Ma, Nadia, alla tua età? Il Treno Fantasma è per quelli di sette, otto anni.”
“Dai, papà, ci vieni anche tu?”
“Ma no, ti aspetto qui sotto la pensilina. Vai a sederti, ti prendo il biglietto.”
Cuore di padre. A lui il Treno Fantasma non ha mai neppure fatto il solletico: ci sono quattro manichini, tre lampadine stroboscopiche, strilli registrati, delle finte ragnatele che ti sfiorano dall’altro, degli sbuffi d’aria fredda e poi calda. Il Treno Fantasma è patetico, mette tenerezza. Ma, se Nadia vuole andarci, perché no? Meglio il Treno Fantasma che altro: alcune sue compagne di scuola vanno già in discoteca.
Un saluto ed un sorriso. E’ l’ultima volta che lui vedrà la figlia viva. Da lì a poco, quando la vettura esce dalla porta sul lato destro, la testa di Nadia è già leggermente reclinata come se dormisse. Ma il viso è pietrificato in un’indescrivibile espressione di terrore.
“Morta di spavento all’uscita della casa delle streghe”, scrivono i giornali di tutt’Italia il giorno dopo. Ma lo spavento è stato provato là dentro, nel buio. Che cosa può aver visto? Ma nulla di straordinario, dicono i responsabili: mentre lei stava dentro, c’erano altri otto ragazzini più due adulti, e hanno visto tutti le stesse cose. Quelle quattro, innocue carabattole che fanno solo ridere e che a noi giostrai fanno guadagnare a stento la cena. Che cosa potreste mai ipotizzare?
L’autopsia non scioglie i dubbi. Il cuore si è arrestato per un fortissimo shock, ma non sembrano esserci invalidità pregresse tali da giustificare un cedimento del genere. Faceva ginnastica normalmente, era sana. “E sarebbe diventata una gran fica”, dicono con incosciente cinismo i suoi coetanei. Ma c’è da crederci, a vedere la sua foto sui giornali: era bella, dolcissima. E, di sicuro, non aveva paura del buio, ripete suo padre fra le lacrime.
E allora? Allora niente. Un evento macabro e misterioso che va ad aggiungersi alle migliaia di altri accadimenti macabri e misteriosi disseminati a ragnatela sul pianeta. Uccisa dalle tenebre, o da qualcosa che in quelle tenebre da parodìa è apparso soltanto a lei. Oppure uccisa da una leggenda. Oppure uccisa da Mister Dark, l’Uomo Nero.
Ma è un episodio che “parla”. Come scriveva un po’ d’anni fa un grande giornalista americano, Ben Hecht, “chiunque avverte ciò che vuole nella propria città. Identità, domicilio e professione non hanno più importanza: non ci si sottrae al marchio della città che portiamo in noi.” Perciò non è stato il Luna Park, ma qualcosa che vive qui, anzi qua sotto come ho già avuto modo di scrivere. Bisogna solo capire se quest’energia assurda che è il nostro marchio (e che vibra mostruosamente in quelle non poche giornate in cui Bassavilla viene sommersa dalla nebbia — in una prossima occasione ve ne parlerò…) ha agganciato da qualche parte, qua sopra, Mister Dark e lo abbia materializzato davanti agli occhi innocenti di Nadia.
Perché Nadia qualcosa ha visto, su questo non ci piove.