di Titti Marrone

intemperanti.jpgSono diciotto, tutti a vario titolo e tutti nati tra il 1974 e il 1978. Lavorano come editor, copywriter, registi, sceneggiatori, traduttori, o in qualcuno dei tanti corsi di scrittura creativa disseminati in giro per l’Italia. Sono stati selezionati tra diverse centinaia di giovani sollecitati dall’invito lanciato da Giulia Belloni, motore trainante dell’altrettanto giovane editrice padovana Meridianozero, dove per un paio d’anni si è lavorato a spulciare i mucchi di dattiloscritti che l’hanno sommersa. Per i diciotto giovani prescelti, la Belloni ha coniato l’etichetta di “Intemperanti”, e in questa guisa si accinge a riunirli in un’antologia di prossima uscita presentandoli, se non come una scuola, come una pattuglia di avanguardie da cui ci si aspetta il famoso sasso nello stagno della morta gora novellistica italiana. Tra i diciotto “Intemperanti” c’è una rappresentanza di ragazzi nati in varie città italiane, da Nord a Sud, con una prevalenza di settentrionali e, tra i meridionali, una pattuglia di quattro siciliani.

A fare in qualche modo da “padrino” simbolico dell’operazione è Anrej Longo, lo scrittore pizzaiolo ischitano che con Meridianozero ha pubblicato il romanzo d’esordio Più o meno alle tre.
L’idea degli “Intemperanti” ricalca la consueta ricerca di firme grintose in grado di dare smalto alla nostra letteratura. E se nei primi decenni del Novecento le cordate letterarie nascevano spontaneamente, magari sotto l’impulso di un capofila della statura di Alberto Moravia e di un romanzo come Gli indifferenti che nel 1929 fungeva da traino per comuni appartenenze critico-stilistiche sollecitando altri autori a procedere nel medesimo solco, da qualche tempo il conio di etichette letterarie coincide con operazioni, per così dire, dall’altro, di tipo editoriale, non di rado assolutamente forzate. A fine anni Ottanta fu il momento dei “Giovani Blues” lanciati da Tondelli, poi venne il gruppo degli scrittori riuniti nel progetto “Coda”, negli anni Novanta furoreggiarono i “Cannibali”, che nell’antologia dispensarono fremiti “pulp” da squartatori letterari espressione di dorata bohéme e tutto sommato rassicurante apologia dell’orrore borghese. Più di recente, sull’onda della moda del rinascimento meridionale, Einaudi ha lanciato l’etichetta dei “Disertori” con l’antologia che raccoglieva esiti letterari interessanti, unificati dalla provenienza da Sud “di frontiera” dei dieci autori selezionati, da Piccolo a De Silva a Pascale e Braucci.
Come nei precedenti casi, anche i diciotto “Intemperanti” di Meridianozero producono esiti di scrittura difformi. A parte la giovane età e la comune dimestichezza con i mestieri della comunicazione, i tratti espressivi che li avvicinano sono quelli di scelte tematiche minimali, con escursioni nel quotidiano o nel ricordo adolescenziale, di un periodare rapido e asciutto che a volte evoca il videoclip, molto permeato dai media visivi, dai linguaggi dello spot e del fumetto. tra le diciotto short stories degli “Intemperanti” spiccano quella di Paola Presciuttini, che racconta la malinconica e ordinaria doppia vita sessuale di un travet piccolo piccolo, l’horror d’infanzia di Marco Peano, il resoconto della bottega di un barbiere di Angelo Formica. Il racconto più bello è Sbologna di Cinzia Bomoll, dove in sette paginette si svela progressivamente il trauma rimosso di una ex bambina capitata alla stazione di Bologna proprio nel giorno della strage dell’agosto 1980. I risultati espressivi sono, come si diceva, diversi, e un ulteriore tratto comune, e che colpisce, è costituito dalla vena malinconica e nient’affatto giovanilista dei diciotto racconti. Al di là del valore letterario dell’antologia, l’operazione “Intemperanti” finisce per prestarsi così ad una lettura per molti versi sorprendente dell’immaginario giovanile, assai più intenso e assai meno colonizzato dal culto del banale di quanto si possa pensare.
[da Il Mattino di Napoli]
Gli Intemperanti, Meridiano zero, Euro 10,00