berlusconi.jpgpreviti.jpgAlle elementari la mia generazione e’ stata vittima di un processo di condizionamento visivo. A un certo punto, la maestra annunciava che si sarebbe scesi dall’aula per assistere a una nuova, oceanica proiezione de La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani – senza alcuna possibilita’ che un Fantozzi qualunque salisse sul palco a riscuotere i fatidici novantadue minuti di applausi per avere dichiarato che il film era una cagata pazzesca. In effetti non lo era, uno arriva ad apprezzare certe cose soltanto quando la sua cabeza inizia a ricordare quella striata e volpina di Aldo Moro. E’ quindi con effettivo disdoro che vi propongo un analogo dei Taviani: una reiterata, morbosa, infinitamente dilatata proiezione del drammone di questo decennio – ma, vedremo, e’ un dramma che dura da molto di piu’ che dieci anni e che si radica nella pubblicazione per una ristretta schiatta di lettori del Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli. E’ un fotoromanzo che ha ben poco della fiction e molto della decadenza civile di un’intera nazione. E’, di nuovo, il Caso Berlusconi – ovvero la storia di una gang di criminali pronti a delinquere su scala devastantemente senza precedenti nella storia italiana, e capaci di raggiungere i colli piu’ alti del potere grazie alla meta’ esatta di una popolazione ridotta all’idiozia grazie alla realizzazione del suddetto Piano. Le motivazioni della sentenza Previti: preparatevi a una visione a cui gia’ avete assistito, ma non per questo meno educativa del solito.

Sono reduce da una lettura che ha precipitato il mio apparato sinaptico verso le abissali profondita’ del mio nucleo cerebrale rettile – parlo del Giornale, lo house organ della ghenga a cui abbiamo accennato, su cui arabescano massimali stronzate menti raffinate quanto i fagioli di Trinita’, e penne affilate quanto le clave dei Flinstones (penso per esempio a Filippo Facci, uno giunto alla quindicesima puntata di un’opera inesplicabile di revisionismo storico sugli anni d’oro e di merda di Bettino Craxi). Mai – giuro: mai – dopo l’allerta praticato durante la mia esistenza sul ritorno del fassismo in orbace avrei io pensato di assistere a un simile pietoso spettacolo della stupidita’ e del leccaculismo di regime, di pura devozione maligna e beota alla figura dell’uomo della provvidenza loro. Il Giornale di Facci e Belpietro e’ la crema che solidifica sopra il barattolo di sugna, la dogana di satana, l’infiorata di brufoli di chi di fronte al Potere e’ sempre adolescente e mai ribelle. Il modo in cui il Giornale si occupa delle motivazioni della sentenza Imi-Sir, relegandola in fondo, enfatizzando l’illuminata strategia dialettica di un elefante marino ex comunista qual e’ Sandro Bondi e piazzandoci sopra la foto di Carlo Taormina che – da uomo di moralita’ non specchiata perche’ perfino gli specchi si rifiutano di rifletterne l’immagine – chiede l’arresto per Prodi e Fassino in relazione al caso Telekom-Serbia. Ma, sorpresa!, mentre disgustato emergo dall’affondo ermeneutico cippone di tale Alessandra Iadicicco, mentre trattengo il conato e il rigurgito per le ninfettature della schiera paraguayana che pensa di solleticare il Conducator Brianzolo, apro il Corriere diretto da Stefano Folli – e crollo. Le motivazioni stese da Carfi’ sono abilmente inserite a pagina 8, mentre il “prestigioso” quotidiano di via Solferino titola sullo scandalo calcistico di fideiussioni fatte in Molise. La vergogna e’ una spira serpentina, la controkundalini che non ci mette molto a risvegliarsi dal fondo della zona sacrale di Stefano Folli, e anche di Sergio Romano, uno che di Kundalini se ne deve intendere poco, visto l’aplomb fintopresbiteriano che deve avere messo fra lui e il genere femminile la distanza che correva tra noi e lui quando lo tolleravamo: quando, cioe’, era ambasciatore a Mosca. Tutti a giustificare l’orrida reazione della ghenga berluscona, che dalla sua vacanza dorata sul panfilo Barbarossa in quel di Rodi, eiettava iracondia e barzellette, il Conducator Brianzolo a raccontare gag e la gang ad applaudire, il senatore Jannuzzi in primis, ma subito dietro gli amici e i complici di sempre, Dell’Utri e Previti.
Non la facciamo lunga. Le motivazioni della sentenza Imi-Sir sono uno dei testi che si dovrebbero studiare oggi dalle elementari in poi, in sostituzione della visione dei Taviani, ormai desueti. Il suo valore e’ implicitamente civile ed esplicitamente documentario. Vengono elencate connivenze tra manipoli di eversori che dovrebbero stare in galera, perche’ hanno piegato la giustizia ai propri desideri di cannibali calabro-romani e alle proprie ubbie da monzesi con l’ego troppo dilatato e la fioriera curata personalmente. Questi affossatori della dignita’ nazionale sono la teoria dell’antiumano applicato su scala geografica eccessiva. Hanno devastato il tessuto civile e culturale di un Paese, e da impuniti blaterano di morale, invocano arresti senza guardarsi nella piscinetta della propria villettina a Inverigo – che peraltro hanno rubato con modalita’ che definire criminali sarebbe un acrobatico eufemismo.
Non abbiamo mai augurato la morte fisica a nessuno, ma l’estinzione metafisica si’, l’abbiamo augurata e non ci stanchiamo di augurarla: cento di questi giorni, signor Berlusconi.