di Dario Voltolini

Voltolini.jpg

Starsene a guardare il cielo, se si ha tempo per farlo. Bisogna che almeno per ipotesi il punto di osservazione sia fisso, in modo da non mettere troppe variabili al mutamento, lasciandolo essere solo il mutamento del cielo, o al massimo nel cielo.
Questo libro di una semplicità francescana è anche il libro di una sfida radicale ai bastioni della narrazione, della possibilità di raccontare. Sono bastioni mobili, slittanti. Quando uno spirito estremo si lancia al loro assalto, i bastioni svaporano e si ricompongono altrove, oppure si ritraggono, si incurvano, cedono. In seguito li ritroviamo, possenti come prima, semplicemente dislocati. Però in questo non c’è frustrazione, poiché l’assalto dello spirito estremo ha conquistato un territorio, e l’ha conquistato per tutti. Certo, è un territorio che per definizione si situa al di qua dei bastioni. Tuttavia, per la stessa definizione, prima era al di là, oltre i bastioni. Questo libro, che è questa sfida, è il libro di un fotografo, Luigi Ghirri. Si intitola Infinito, proprio con il segno dell’8 dormiente: ∞ (Biblioteca Meltemi).


Sono 365 fotografie di cieli, scattate una al giorno per un anno: Ghirri né simula né dichiara né suggerisce che il luogo dello scatto sia stato per 365 volte lo stesso. Eppure percettivamente non possiamo non guardare quei cieli come se fossimo fissi in un punto.
La variazione del cielo è un racconto magnifico. Che storia questo racconto ci racconti non si sa. Eppure ci sono le pause, le accelerazioni, gli imprevisti, i drammi, le riconciliazioni, gli enigmi e le risposte che occorrono in un racconto che racconti una storia. Può un racconto raccontare, ma non raccontare una storia? Questa domanda ci porta a ridosso di un bastione. Possiamo pensare di strappare ai bastioni della narrazione un territorio che sia quello del racconto, ma non del racconto di una storia? Non lo so. Forse sì.
Però so che il solo fatto di riuscire a immaginare questa domanda, anche senza intuire la risposta e nemmeno se la risposta ci sia, significa far sì che un bastione vibri, s’infragilisca.
Ogni tanto nei cieli di Ghirri, nel suo racconto, appaiono personaggi (che subito scompaiono: uccelli, aerei). Il fatto che la loro apparizione ci sorprenda così profondamente indica fino a che punto stavamo familiarizzandoci con un racconto senza la sua storia. I personaggi sono naturali in una storia, perché allora qui ci colgono di sorpresa? Questa idea del racconto che non racconta una storia l’ho trovata in una frase di Peter Handke.

Da La Stampa – Torino Sette, che si ringrazia.