Di Jack Orlando

Sara Reginella; Il Fronte degli invisibili; Exorma Edizioni; Roma 2025; 260 pp. 16,90€

Dal 2022, con lo scoppio della guerra, il Donbass è diventato una terra proibita per i testimoni occidentali. Non che prima fosse sulle prime pagine ma la caccia ai filoputiniani e la conseguente russofobia hanno avvelenato il discorso pubblico.

Tra i pochi testimoni che hanno raccontato dal campo le vicende della popolazione delle due repubbliche separate di Donetsk e Lugansk c’è Sara Reginella, reduce ormai di diversi viaggi. L’ultimo dei quali è raccolto ne “Il fronte degli invisibili”, un volume a metà tra il reportage e il diario di viaggio sentimentale.

Non cerca l’imparzialità; anzi, è chiara la sua affezione al mondo russo. Un’affezione però che non è da propagandista, ma da chi trova casa in una cultura e un luogo lontani da quello natio. Non a caso, infatti, il volume è un continuo gioco di rimandi tra le scene raccontate in presa diretta – tra le persone che vivono vicino alla linea del fronte, a ridosso delle trincee e sotto i bombardamenti – e i propri ricordi d’infanzia, ponti che si creano nella sua vicenda personale tra le geografie dell’Anconetano e quelle di Donetsk.

Ciò che rende interessante il volume è uno sguardo rivolto non tanto alla ricostruzione storica o geopolitica, né agli sviluppi della guerra sul fronte. Sono poche le testimonianze dei generali; piuttosto, quello che emerge è il ritratto delle famiglie, delle persone comuni, storie di lutti personali e aspirazioni frustrate, voci di chi lavora, vive e muore sul fronte senza indossare la divisa. Di quelle persone sulle cui teste si decidono i rapporti di forza delle grandi potenze.

Nei racconti di questi soggetti emerge la concretezza di ciò che significa vivere in guerra.
Viene restituita la realtà dei pensieri e delle ambizioni di una fetta di popolazione che i nostri media hanno rapidamente etichettato come filorussi senza tenere in considerazione, minimamente, le storie di quei territori, le differenti memorie ed eredità che vivono nelle menti di quei cittadini. Nati e cresciuti nello spazio post-sovietico, l’identità di ciascuno è segnata dalla storia del crollo dell’Unione Sovietica e da una vertiginosa quanto drammatica fine di un mondo che ancora non è riuscito a rimettere in equilibrio i propri pezzi.

Attraverso il racconto di Reginella e le altre testimonianze della vita sui due lati del fronte – dal punto di vista delle persone comuni e dei soldati di fanteria – ci si può affacciare oltre le retoriche belliche e dare corpo a questioni geopolitiche che altrimenti restano astratte e imperscrutabili in tutta la loro sterile crudeltà.
La realtà non fa male quando è ridotta a numeri e formule, il sangue lo restituiscono solo le storie.

Tagged with →