di Mauro Baldrati

Evocativa ed esaustiva questa mostra su Diabolik. Attraverso le sale di Palazzo Pallavicini rappresenta un viaggio lungo 63 anni, quando il leggendario album n.1, Il re del terrore, irruppe sulla scena non solo del fumetto, ma dello stesso immaginario collettivo. Presto l’implacabile ladro e assassino divenne uno dei fumetti più letti di quegli anni. Il personaggio, nero come l’inferno, con un paio di occhi che esprimevano malvagità allo stato puro, fu un’assoluta novità in quel primo novembre 1962. Gli eroi in tuta già esistevano, benché fossero positivi, difensori della legge: Superman, nato nel 1933 ideato da Jerry Siegel, disegnato da Joe Shuster (ribattezzato Nembo Kid in Italia, dove vigeva il divieto di usare termini in altre lingue), Flash, l’uomo che corre alla velocità della luce, che esordì negli anni quaranta in America, ma la cui versione moderna risale al 1956, e Phantom (L’Uomo Mascherato), creato dalla penna geniale di Lee Falk e dalla matita prodigiosa di Ray Moore. Ma un antenato, al quale si fa risalire le genesi del nostro, è stato il francese Fantômas, spietato criminale dall’intelligenza e dall’efficienza sovrumane, la cui origine è addirittura del 1911. Proprio come Fantômas, al quale dà la caccia il tenace ispettore Juve, Diabolik è incalzato dall’implacabile Ginko, un personaggio assolutista come il suo nemico, votato al crimine puro come l’ispettore lo è al suo arresto, che dovrebbe concludersi nella catarsi della ghigliottina. Una caccia senza tregua, e senza esito, nonostante alcune pericolosissime sventure per il nostro eroe nero negativo, che più volte ha rischiato il peggio.

La mostra, oltre all’esibizione delle tavole originali, che partono dalle origini fino ai giorni nostri, presenta anche dei tabelloni in cui vengono illustrate le vicende editoriali dell’opera. Diabolik nasce da alcuni viaggi in treno. Una signora della Milano bene, Angela Giussani, esuberante, estrosa, ex fotomodella, pilota d’aereo, diretta a Saronno dai genitori osservava i pendolari. Diciamo che li studiava. Stanchi, sia all’andata sia al ritorno, immaginò per loro un albo semplice, di piccole dimensioni da tenere nella tasca della giacca, dalla lettura veloce. Si fece strada l’idea di un super criminale semplificato e potenziato, senza sbavature né complicate variabili psicologiche. La sua missione è il furto e, quando necessario, l’omicidio, che porta a termine con precisi lanci del pugnale, la sua arma preferita. Così, dalla lettura di un romanzo di Fantômas, trovato sul treno (ma secondo un’altra teoria meno romanzesca da una ricerca di mercato), e dal ricordo di un famoso crimine accaduto a Torino nel 1958, in cui l’assassino si era firmato Diabolich, prese vita l’Uomo Nero Mascherato. O meglio, smascherato, infatti solo gli occhi sono scoperti dalla tuta aderentissima. Il modello del volto era l’attore americano Bob Taylor, esasperando il suo sguardo intenso verso una cattiveria addirittura metafisica. Un anno dopo subentrerà la sorella Luciana, partecipando alle scritture e alla gestione della casa editrice Astorina, fondata da Angela. Così Diabolik ha potuto contare su questo straordinario pool, in cui l’estro, la sfida e l’anticonformismo di Angela si completavano con la razionalità e la concretezza di Luciana.

Il percorso della mostra parte dalle tavole storiche, comprese quelle del leggendario n. 1 (l’album che ha un valore di mercato da 5.000 a 20.000 euro), fino alle ultime versioni, col personaggio “modernizzato”, persino eticizzato, che combatte l’ingiustizia e difende i deboli. Non mancano le curiosità, come una scultura 1:1 di Diabolik cattivissimo col pugnale, o una scheda in cui si narra di una “censura” delle Giussani ad alcune tavole in cui Eva Kant appariva leggerissimamente sexy (si parla di pochi centimetri di gamba scoperta); il loro era, e doveva restare, un rapporto platonico che non si spingeva mai oltre un bacio. L’iper semplificazione del tutto (un aspetto studiato con cura per la fruizione veloce in un tempo ridotto) si notava anche dalle case e dai “rifugi” che Diabolik ha costruito qua e là, semplici villette forse ispirate alle case operaie anni Cinquanta e Sessanta. Questo aspetto fa pensare a una risposta a Diabolik, un altro spietato criminale, ma davvero malvagio e addirittura vizioso: Kriminal, nato nel 1964 da un’altra coppia geniale, Max Bunker e Magnus, che odiava il monacale, asessuato Diabolik. Il che evoca un’altra coppia mitica, i Beatles baronetti british e poco dopo I Rolling Stones, più sporchi e cattivi, simpatizzanti del diavolo. E proprio su Kriminal, disegnato da uno dei più grandi fumettisti del suo tempo, ci permettiamo di suggerire un’altra, emozionante mostra.

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