di Gioacchino Toni

Grosso modo a partire dall’ingresso nel nuovo millennio, l’interesse che si è generato attorno a quella nebulosa che viene genericamente definita street art, si è esteso al di là dei tradizionali – per quarto mai sopiti – contenziosi sul decoro urbano tra amministrazioni locali, comitati di cittadini e ambienti creativi giovanili, finendo per coinvolgere, oltre che sociologi, critici e studiosi d’arte e di fenomeni urbani, l’universo dei collezionisti, delle gallerie e delle case d’asta, insomma “il sistema arte” così come questo si presenta ai nostri giorni.

Il boom commerciale dell’arte contemporanea giunge all’apice negli anni Ottanta del vecchio millennio, quando una serie di artisti come Clemente, Schnabel, Haring, Basquiat, Koons ecc., vengono catapultati all’interno di prestigiosi musei ed influenti gallerie raggiungendo quotazioni altissime in un lasso di tempo brevissimo, cosa impensabile per gli artisti delle generazioni appena precedenti. Si è trattato, come argomentato da Fancesco Poli (Il sistema dell’arte contemporanea, Laterza 1999), di un fenomeno di breve durata, destinato a implodere già all’inizio degli anni Novanta, quando infatti, si è assistito al crollo di un sistema drogato in cui l’euforia speculativa, supportata e incentivata da una moda culturale gonfiata dai media, è arrivata a determinare la storicizzazione istantanea delle nuove stelle del firmamento artistico.

Si è pertanto assistito «a una riconfigurazione, peraltro non improvvisa, dei rapporti di forza tra produzione e consacrazione dell’arte, giocata sullo sfondo di interessi estranei alla sfera culturale. Se inizialmente l’arte d’avanguardia aveva tratto origine proprio dal rifiuto di quel supporto che l’arte tradizionale forniva storicamente all’ideologia dominante, nel tempo l’antagonismo nei confronti del sistema e del mercato dell’arte si è trasformato in una vuota spinta alla novità, richiesta da un sistema artistico sempre più succube della logica delle mode. Tutt’oggi, le strategie messe in atto al fine di “creare il nuovo” a tutti i costi, come necessità commerciale, vedono sempre più le gallerie, i musei, i mass media e la critica “fare sistema”» (Gioacchino Toni, Gianluca Ruggerini, Guida agli stili nell’arte e nel costume. L’età contemporanea, Odoya 2020).

È in un tale contesto che “il sistema arte” ha iniziato a guardare al variegato universo della street art tentando di assorbirla all’interno dei suoi meccanismi culturali e, soprattutto, economici lusingando i giovani “imbrattatori” di mura metropolitane di cui viene valorizzato persino l’agire fuorilegge sfruttando l’aura romantico-maledetta-bohémien che gli interventi furtivi al calar delle tenebre si portano dietro.

Il sistema arte contemporaneo, attraverso la sua propensione a quotare e stilare classifiche di opere e artisti, incide fortemente sulla notorietà e sulla fortuna di questo o quell’artista. Giorgia Ligasacchi (Il mercato della Street Art in asta, in «Art&Law» 1/2020), riprendendo i dati diffusi dal portale «Artprice» – il cui nome suggerisce con che occhi si guardi all’arte da quelle parti –, evidenzia come nel periodo compreso tra luglio 2018 e giugno 2019, tra gli artisti nati dopo il 1945 che hanno venduto attraverso le aste il maggior numero di opere, figurino ben quattro street artist nelle prime cinque posizioni. Al primo posto figura Shepard Fairey, meglio noto come Obey, con i suoi 660 lotti, seguito da Kaws con 622, Banksy con 550 e Keith Haring con 482.

Ad essere battuti alle aste, ed a finire nelle gallerie, ai “graffiti staccati dai muri” si affiancano spesso opere che riproducono soltanto l’estetica delle produzioni urbane; in tutti i modi si tratta di opere che, decontestualizzate dagli scenari peculiari della street art pubblica, non ne trattengono gli aspetti sito-specifici e performativi.

Al di là delle scelte operate dai singoli artisti e della loro capacità, oltre che volontà, di mantenere contenuti, oltre che tracce estetiche, di arte pubblica urbana, e di renderle più o meno redditizie, a rendere la street art interessante resta il suo rapporto con il contesto cittadino in cui viene relaizzata ed è con tale spirito che vale la pena guardare al volume di Alan Ket (a cura di) Pianeta Banksy (Mimesis 2022) ed alla sua imponente offerta di riproduzioni fotografiche degli interventi sui muri realizzate da Banksy e da altri artisti.

Le opere presentate qui si concentrano su temi comuni che sono stati esplorati da Banksy e da altri. Non sorprende che la polizia, il governo e la legge siano il soggetto centrale di molti artisti tra cui Dede (Israele), Keizer (Egitto), Hogre (Italia) e Mogul (Svezia). Rivolte civili, guerra e pace sono un altro tema diffuso tra gli artisti di tutto il mondo tra cui: Camo (Australia), Soon (Germania) e Icy and Sot (Iran). #codefc (Regno Unito) ne ha fatto il tema principale di uno dei suoi progetti più importanti. Altri, come Wild Drawing (Grecia), si occupano di problemi legati alla povertà e alla disoccupazione molto diffuse nella sua città natale, Atene. Tuttavia, per controbilanciare tutta la drammaticità che questi artisti portano nelle strade, ce ne sono molti altri che preferiscono diffondere arte ricca di divertimento e umorismo, come Ender (Francia), Ozi (Brasile) e Zuk Club Art Group (Russia), autore di una simpatica serie con protagonisti dei nani. Un’altra missione preponderante è quella che diffonde un senso di giocosità nella giungla urbana in cui molti di noi vivono. Animali fantastici cavalcati dai bambini prendono vita nell’arte di Run Dont Walk (Argentina), bestie enormi fanno sembrare formiche i pedoni nell’arte di Toxicómano Callejero (Colombia) mentre Be Free (Australia) dipinge una bambina spensierata che scarabocchia sul muro. Celebrità, eroi, martiri, angeli, la morte e molti altri temi affascinano gli artisti e sono fonte di ispirazione per la creazione di capolavori (p. 7).

Il volume fotografico è strutturato in sezioni che raggruppano le prove di diversi protagonisti della street art: Angeli e demoni; Giungla d’asfalto; Volti celebri; Umorismo; Ordine pubblico; Segni dei tempi; Guerra e pace.


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