di Franco Pezzini

(per la puntata precedente, cfr. qui)

4. Lascia stare quel fucile

Abbiamo lasciato Mary Read mentre passa con baldanza dalla condizione di preda a quella di pirata. È vero che presto sembrano cambiare le cose: Sua Maestà Britannica proclama il perdono per i predoni che depongano le armi entro un certo termine, e i compagni di Mary decidono di approfittare dell’offerta e dei benefit recati dalla condizione di pentiti (1717-1719). Ma presto il denaro torna a scarseggiare, la vita per mare offre opportunità ben diverse da quella stanziale (sia pure in una realtà dinamica come quella del Nuovo Mondo), e la Nostra coglie l’occasione della guerra di corsa bandita dalle autorità inglesi contro la Spagna per riprendere a predare. Peccato che molto presto parecchi pentiti si accorgano che la patente inglese da corsari va stretta, tornando allegramente a mettersi in proprio: e così anche Mary, che in questo contesto si imbarca con Rackham (1720) incontrando Anne e partecipando al furto della famosa corvetta. Nei fatti, nonostante le dichiarazioni di Mary al processo – che cioè «sempre aveva aborrita la vita del pirata e […] ci si era immischiata soltanto perché costretta, tanto quella volta quanto la precedente, con l’idea di abbandonarla alla prima occasione buona»[19] – verrà pubblicamente smentita da testimoni che hanno navigato con lei. Costoro deporranno infatti che

 

nel momento dell’azione nessuno era mai più risoluto o più pronto a un abbordaggio o ad alcuna impresa rischiosa più di lei e di Anne Bonny; e in particolare dissero che nel momento in cui la loro nave fu attaccata e catturata, quando si arrivò al combattimento corpo a corpo, nessuno tenne il ponte eccetto Mary Read e Anne Bonny e un altro pirata[20].

 

Anzi, Mary «aveva gridato a quelli sottocoperta di venire fuori e combattere come uomini, e vedendo che nessuno accennava a muoversi, aveva fatto fuoco già nella stiva, uccidendo un uomo e ferendone altri»[21]: un’accusa peraltro che l’interessata respingerà. Nondimeno, ci dice ancora Johnson,

 

vera o falsa che fosse, se una cosa è certa è che Mary Read non mancava di coraggio, né davvero era meno rimarchevole il suo pudore, secondo la sua personale nozione di virtù. Nessuno a bordo ebbe mai il minimo sospetto del suo vero sesso, fino che Anne Bonny, che in fatto di castità non era altrettanto riservata, la prese in particolare simpatia […][22].

 

E qui arriviamo alla parte più surreale dell’intera vicenda. Tra le due la bricconcella è Anne, all’epoca amante del capitano – anche se Johnson pare implicare che il suo vero sesso non fosse evidente:

 

per farla breve, Anne Bonny la prese per un bel giovinetto e per qualche ragione meglio nota a lei stessa, per prima rivelò il proprio sesso a Mary Read. Conoscendo Mary Read dov’ella volesse andare a parare ed essendo ben consapevole della propria inadeguatezza a quel proposito, fu costretta a mettere le cose in chiaro, e così, con gran disappunto di Anne Bonny, le fece capire di essere anch’ella una donna; ma questa intimità disturbò a tal punto il Capitano Rackham, che era l’amante di Anne Bonny, da renderlo furiosamente geloso, e quando questi minacciò che avrebbe tagliata la gola al suo nuovo amante, per chetarlo, Anne Bonny mise a parte anche lui del segreto[23].

 

Se Anne «per prima rivelò il proprio sesso» significa che viene creduta un uomo: e viene da domandarsi se passi per il matelot di Rackham, servo-compagno secondo una prassi diffusa sulle navi pirata, per le cui implicazioni in tema sessuale rimando al famoso e discusso saggio di B. R. Burg, Sodomy and the Pirate Tradition[24]. In effetti Anne, per quanto imberbe, deve risultare piuttosto mascolina: Johnson la presenta «così robusta che una volta che un giovane aveva cercato di giacersi con lei contro la sua volontà, l’aveva conciato così male da lasciarlo invalido per un bel pezzo»[25]. Che per esempio i mozzi, in genere molto giovani, sulle navi pirata fungano da strumenti di piacere è cosa nota; nel caso citato il «giovane» non ha fatto i conti con la vivacità del soggetto.

Ma ora l’equivoco prosegue nella curiosa scena con Mary, a sua volta creduta un uomo: un episodio che incontrerà grande fortuna nell’immaginario dei porti[26], anche se le sue stranezze sono state ampiamente rimarcate – in particolare la probabilità statistica della presenza di due donne travestite, non in accordo tra loro e non riconosciute sulla medesima nave (dove la privacy non è certo garantita), sembra piuttosto bassa. Si è suggerito che il racconto possa adombrare, in termini censurati, un almeno temporaneo rapporto omosessuale tra Anne e Mary; ma si è anche sospettato che in realtà sulla nave il vero sesso di Anne (e anche di Mary) non fosse un mistero per nessuno – e sul punto dovremo tornare.

Tutti d’accordo, continua comunque Johnson, i tre mantengono il segreto; ma quando, tempo dopo, i pirati provvedono all’arruolamento forzato di un tipo «avvenentissimo o, almeno, che tale appariva agli occhi di Mary Read» (pare di cogliere una certa ironia)[27], ecco che la giovane se ne innamora al punto da non trovar «più quiete, notte e giorno»[28]. Però le risorse della vedovella sono parecchie, per cui si attira le simpatie di lui parlando con sprezzo della vita da pirata, e solo quando «vide ch’egli le si era affezionato, da uomo a uomo, gli permise di scoprirla, lasciando negligentemente in mostra il seno, che era bianchissimo» (un episodio che giustifica idealmente il ritratto nell’edizione olandese di A General History sui cui ci siamo soffermati)[29]. A farla breve, l’amicizia si converte in torrida passione.

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Mary Read Fights A Fellow Crew Member On the Beach Whilst Anne Bonney Spectates. Both Read and Bonney Are Said to Have Been Attracted to One Another Despite Neither of Them Being Aware That They Were Both Women. According to One Witness the Only Deciphering Characteristic the Women Shared to Prove Their Sex Was the Largeness of Their Breasts Which is Represented in the Image. Illustration by Fortunino Matania in Britannia and Eve, February 1932
Mary Read Fights Male Pirate – c. 1708-1721

Con abilità consumata da narratore che gioca col pubblico, Johnson racconta anzi l’episodio dell’amante di Mary sfidato a duello da un pirata: lei non vuole esporlo all’accusa di codardia, ma per non fargli correre rischi trova il modo di attaccar briga con lo stesso avversario e ucciderlo in duello «con sciabola e pistola»[30], un paio d’ore prima che incontri l’altro.

Poi Mary e il tipo si fidanzano, lei dice «di considerare quella promessa un matrimonio in coscienza, come se fosse stato celebrato in chiesa da un pastore»[31] e in breve si trova incinta. Questa la situazione al momento del processo, dove Mary

 

[d]ichiarò di non avere mai commesso adulterio né d’aver mai fornicato; lodò la giustizia della corte […] per aver distinto la natura dei loro delitti ed aver assolto il marito, come ella lo chiamava, assieme a diverse altre persone; e quando le fu domandato chi fosse, non volle rispondere, ma soltanto disse che era un onest’uomo e non aveva inclinazione per quella vita, e che insieme avevano deciso di lasciare i pirati alla prima occasione per dedicarsi a una vita onesta[32].

 

Per quanto tempo le due hanno continuato a fingersi uomini con il resto dell’equipaggio? Il testo di Johnson rimane ambiguo, circonfondendo la situazione di romantico segreto: ma se l’equivoco valeva sulla nave, all’esterno le idee erano certamente più chiare. Già un proclama (5 settembre 1720) del capitano Woodes Rogers, governatore delle Bahamas, pubblicato sulla “Boston Gazette” e altrove, stigmatizzando il furto della corvetta e gli atti di pirateria con essa compiuti, menziona insieme con Rackham («Rackum» nel testo) e alcuni compagni anche «due donne, di nome Ann Fulford alias Bonny, e Mary Read»[33]. Successivamente il governatore della Giamaica Nicholas Lawes riporta che «le donne, ragazze nubili di Providence Island, risultano aver preso parte attiva in atti di pirateria, in abiti maschili e armate»[34], e vari giornali d’epoca (“The American Weekly Mercury”, ancora “The Boston Gazette”, “The Boston News-Letter”) parlano di due donne nell’equipaggio di Rackam senza fornirne i nomi. Certo, è attestato che durante l’attacco del 19 ottobre 1720 le due indossino abiti maschili (porgendo la polvere agli uomini che manovrano i cannoni – questo sembra anzi il ruolo specifico di Anne, mentre Mary ha una lunga esperienza di combattimento); e così pure in uno scontro successivo, con giubbe da uomo, lunghi pantaloni e un foulard sulla testa, impugnando ciascuna pistola e machete. In questa seconda occasione le due incitano anzi a uccidere la donna che poi in effetti fungerà da testimone contro di loro: e proprio lei riporterà di aver capito di aver davanti due donne per la dimensione dei loro seni. Qualunque valore si attribuisca a queste testimonianze, la storia di un irriconoscibile travestimento da uomini perde forza. Tanto più che al di fuori delle necessità dello scontro armato, cioè nella quotidiana gestione della nave, altre fonti suggeriscono che Mary e Anne vestissero tranquillamente in abiti femminili.

Insomma, due ragazzacce – a sentire per esempio quell’altra testimonianza citata nel pamphlet The Tryals of Captain John Rackam and Other Pirates, 1721, che dipinge Mary e Anne come «entrambe molto depravate», in quanto «non facevano che bestemmiare e imprecare, e […] erano non solo pronte, ma desiderose di fare qualsiasi cosa»[35]. Ma quello dell’identità femminile delle due sembra il segreto di Pulcinella, tanto più considerando la brevità dell’esperienza piratesca che condividono – e sulla quale disponiamo di un quadro di cronaca piuttosto preciso. È possibile che nel primissimo periodo di presenza delle due sulla nave si creino curiosi equivoci; come è possibile che chi sia appena arrivato (per esempio il giovane forzato all’arruolamento, e su cui Mary mette gli occhi) possa non riconoscere subito il vero sesso di quei due compagni sbarbati – non c’è insomma motivo per rifiutare le affermazioni di Johnson. Ma è importante recepire soprattutto il senso di quel farsi/fingersi uomo attribuito alle due, e che diverrà un elemento-chiave del loro mito: una soluzione contingente di tipo pratico che attraverso la narrazione assume connotazioni romanzesche e simboliche di ben altra portata.

Le avventure piratesche delle due sono comunque interrotte dal casuale incontro con due sloop pieni di soldati in un tardo pomeriggio del novembre 1720, a Negril Bay, pochi mesi dopo il furto della corvetta. Anche una certa commozione della corte nei confronti di Mary non può evitarne la condanna a morte, tanto più che un ex-prigioniero dei pirati testimonia alcune opinioni piuttosto nette manifestate in passato dell’imputata:

 

che per quanto riguardava l’impiccagione non la reputava una troppo cattiva cosa, ché, non fosse stato per quella, ogni codardaccio si sarebbe fatto pirata e avrebbe infestati i mari in modo tale che agli uomini coraggiosi sarebbe toccato di morirsi di fame; che se fosse dato ai pirati di scegliere, non vorrebbero punizione più leggera della morte, la paura della quale conserverebbe onesto più d’un furfante vigliacco; che molti di quelli che ora imbrogliano le vedove e gli orfani, e calpestano i loro vicini poveri che non hanno denaro bastevole per ottenere giustizia, si metterebbero allora a rubare sui mari, e l’oceano sarebbe affollato di bricconi come la terraferma, e nessun mercante si arrischierebbe a prendere il largo, sicché in breve tempo non varrebbe più la pena continuare nel mestiere piratesco[36].

 

Opinioni in fondo condivise da Anne che, all’ultimo incontro con Rackham subito prima dell’esecuzione di lui (avvenuta il 18 novembre 1720), dice che le spiace vederlo in catene, ma «se si fosse battuto come un uomo non sarebbe stato impiccato come un cane»[37].

Le due donne vengono in realtà processate separatamente dal resto dell’equipaggio (non è chiaro perché), in data 28 novembre: e se entrambe si professano innocenti delle accuse – con scarso successo, visto che non possono addurre a difesa testimoni che controbilancino quelli a carico – all’apposita domanda del governatore se qualche motivo osti all’esecuzione della sentenza non rispondono alcunché. Soltanto dopo la pronunzia di condanna all’impiccagione (riporta un documento del Colonial Office) «le prigioniere informarono la corte di essere incinte e pregarono che l’esecuzione venisse sospesa. La corte ordinò pertanto un rinvio della sentenza stessa e dispose che fosse eseguito un controllo medico»[38].

L’accertato stato di gravidanza rinvia l’esecuzione di Mary, che forse – ipotizza Johnson – potrebbe anche ottenere il perdono se subito dopo il processo non venisse «colta da una violenta febbre, della quale morì in prigione»[39]. È l’aprile 1721, trecento anni fa, qualcuno dice il giorno 8 – o forse più tardi, dato che la sepoltura seguirà il 28 del mese, come risulta dai registri parrocchiali del distretto giamaicano di Saint Catherine. Visto che il figlio pare attribuibile all’unione con l’ignoto tipo «avvenentissimo», arruolato forzatamente dopo il furto della corvetta del 22 agosto 1720, e consumata prima della cattura, presumibilmente non era ancora stato partorito – tanto più che non esistono documenti che lo riguardino. All’ex-bimba dallo sghembo candore cresciuta di espedienti, e che ancora una volta potrebbe cavarsela, la vita non riserva insomma il lieto fine della Dodicesima notte.

Mentre va un po’ meglio, come al solito, alla socialmente più fortunata Anne. Per i giudici, che conoscendo suo padre tenderebbero alla clemenza, è «assai brutta circostanza che pesava a suo sfavore» il fatto che abbia abbandonato il marito[40], e alla fine condannano a morte anche lei: ma anche Anne è incinta, e dopo il parto l’esecuzione è rimandata varie volte – per intervento, si può immaginare, degli amici del padre. Johnson conclude di non sapere cosa sia avvenuto di lei, «sappiamo soltanto che non fu giustiziata»[41]. È dibattuto se Anne possa essere tornata dal marito[42], se invece abbia ripreso vita da pirata sotto diversa identità o se – com’è più probabile, e pare dimostrato da alcuni discendenti – il padre sia riuscito a ottenerne il rilascio, conducendola a Charles Town (l’attuale Charleston) in South Carolina. Lì sarebbe nato il secondo figlio di Rackham, e sempre lì – un po’ in fretta per sistemare la situazione – Anne avrebbe sposato tale Joseph Burleigh (21 dicembre 1721) dandogli poi ben dieci figli. L’ex-piratessa, ormai completamente rispettabile, sarebbe morta ottantenne (ottantaquattrenne per altri) il 22 aprile 1782, e sepolta due giorni dopo nel cimitero di York County in Virginia.

Le notizie di Salgari, che ipotizza la plausibile impiccagione di entrambe, sono insomma almeno incomplete.

 

[19] Johnson, Storia generale dei Pirati, cit., p. 147.

[20] Ibidem.

[21] Ibidem.

[22] Ibidem.

[23] Ibidem.

[24] B. R. [Barry Richard] Burg, Sodomy and the Pirate Tradition: English Sea Rovers in the Seventeenth-Century Caribbean, New York-London, New York University Press, 1983 (trad. it. Pirati e sodomia, Milano, Elèuthera, 1994).

[25] Johnson, Storia generale dei Pirati, cit., pp. 157-158.

[26] «Al nuovo arrivato [al Café des Réfugiés, a New Orleans] veniva immancabilmente indicata per prima una pittura che rappresentava la saletta di una nave, nella quale due marinai, dall’aspetto di filibustieri, ma di bel viso, stavano in atteggiamento strano, anzi equivoco; uno di essi abbracciava l’altro, che lo respingeva, ma come con rammarico. Quel quadro si richiamava alla storia straordinaria di Ann Bonny e Mary Read, che in quell’epoca [1809-1811] era ancora molto nota in tutti i grandi porti dell’emisfero occidentale». Si cita da Georges Blond, Histoire de la Flibuste, Paris, Stock, 1969 (trad. it. Storia della Filibusta, Milano, Mursia, 1970, p. 294). Non è però chiaro se Blond stia lavorando in termini probabilistici, o se abbia invece notizie certe della presenza di quell’illustrazione al Café des Réfugiés.

[27] Johnson, Storia generale dei pirati, cit., p. 148.

[28] Ibidem.

[29] Ibidem.

[30] Ibidem. L’episodio ha ispirato un paio di celebri illustrazioni. La prima e più popolare, l’incisione Mary Read killing (oppure: kills) her antagonist, è inserita al capitolo The adventures and heroism of Mary Read – titolo che già la dice lunga su una certa ammirazione – della raccolta di storie piratesche a firma di Charles Ellms, The Pirates Own Book, or Authentic Narratives of the Lives, Exploits, and Executions of the Most Celebrated Sea Robbers, Boston, Samuel N. Dickinson, (1836/)1837. Mary (un po’ strano l’abito, soprattutto il cappello) vi è raffigurata davanti a un albero, mentre infilza l’avversario – che pare stupito – con mossa decisa. L’altra a colori, a firma del pittore, disegnatore e litografo francese Alexandre Debelle, e intitolata Mary Read, è tratta dall’opera di Christian Pitois (che si firma semplicemente «P. Christian»), Histoire des pirates et corsaires de l’Océan et de la Méditerranée depuis leur origine jusqu’à nos jours, 4 tt., Paris, D. Cavaillés, 1846-1850 (le pp. 294-302 del t. III, 1847, sono dedicate all’Histoire de Marie Read et d’Anne Bonny, femmes-pirates): il vinto si trova a terra, ferito alla testa, davanti a una giovane dai tratti regolari, con pantaloni a mezza gamba e stivali, che si apre fiera la camicia rossa a mostrare un seno – probabilmente per indicare con sprezzo all’avversario che è una donna ad averlo battuto.

[31] Johnson, Storia generale dei pirati, cit., p. 149.

[32] Ibidem.

[33] Cit. in David Cordingly, Women Sailors and Sailors’ Women: An Untold Maritime History, New York, Random House, 2001 (trad. it. Donne Corsare, Casale Monferrato [al], Piemme, 2004, p. 129). Il testo di Cordingly è fondamentale per inquadrare il rapporto tra donne e marineria – piratesca compresa – nei secoli che stiamo considerando.

[34] Cit. in Rediker, Canaglie di tutto il mondo, cit., pp. 117-118.

[35] Cit. in Cordingly, Donne Corsare, cit., p. 131.

[36] Johnson, Storia generale dei Pirati, cit., pp. 149-150.

[37] Ivi, p. 158.

[38] Cit. in Cordingly, Donne Corsare, cit., p. 134.

[39] Johnson, Storia generale dei Pirati, cit., p. 150.

[40] Ivi, p. 158.

[41] Ibidem.

[42] Mario Monti, I Pirati, Milano, Longanesi, 1973, pp. 142-144, in cui si ipotizza in termini di suggestione un nesso con la cupa storia del castello dei Fenwick, nel South Carolina, immaginando che la donna di Mastro Fenwick, fuggita con uno sconosciuto poi fatto squartare dai cavalli, sia nientemeno che Anne, e il poveretto James Bonny (il testo di Monti è oggi riproposto: Bologna, Odoya, 2013).