di Gioacchino Toni

Aldo Meschiari, Climate fiction. Racconti di fantascienza climatica, ebook acquistabile online, 2018, € 4,99

«Ho iniziato a scrivere questi racconti leggendo libri di climatologia. Spesso tra le righe, apparentemente noiose e estremamente tecniche dei testi tecnici sul clima, appare improvvisamente uno scenario fantascientifico […] Allora tocca scrivere, o meglio descrivere e raccontare questo scenario climatico», nella speranza che questi racconti spingano il lettore «a riflettere su alcune delle contraddizioni più scottanti della nostra epoca, non solo di natura prettamente meteo-climatiche». Così scrive Aldo Meschiari nell’introdurre il suo libro di fantascienza climatica ove sono raccolti diversi racconti brevi che l’autore dedica alla questione climatico-ambientale e alla necessità dell’essere umano di continuare a sognare e immaginare il futuro.

Ricorrendo ad alcune parole chiave – Riscaldamenti, Raffreddamenti, Desolazioni, Sognatori – è possibile dare un’idea di alcune questioni ricorrenti nei racconti.

Riscaldamenti

Il racconto Carboneater ci pone di fronte al costante aumento della temeratura globale del pianeta, ad un’umanità giunta ormai allo stremo: «alluvioni di proporzioni bibliche, siccità estese ad interi continenti, migrazioni di massa, guerre per l’acqua, per la terra, per i beni elementari». Nonostante la messa al bando delle energie più inquinanti e l’adozione di sostituti puliti, «le cose non migliorarono. La quantità di anidride carbonica presente nella troposfera era troppo alta perché le temperature potessero diminuire in tempi brevi». In tali circostanze, l’umanità, non potendo permettersi di attendere i secoli necessari al miglioramento delle condizioni ambientali, viene raccontata come sull’orlo dell’estinzione.
Anche in Il nuovo Agassiz siamo proiettati in uno scenario catastrofico determinato dal riscaldamento globale. «Quando le temperature nelle aree equatoriali superarono i 70°C di media, la prima ecatombe colpì i paesi più poveri e incapaci anche solo di reagire al disastro ecologico. A milioni morirono per le ustioni e per i tumori della pelle, per la mancanza di cibo e di acqua potabile, abbandonati al loro destino dall’altra parte del mondo ricca e ancora immune dalla catastrofe. […] Ma ben presto il caldo rese invivibili anche le zone temperate. Mentre i 100°C divenivano la norma nei grandi deserti tropicali, picchi prossimi ai 60°C iniziarono a flagellare anche le grandi metropoli del mondo occidentale. […] E fu allora che iniziò la seconda grande migrazione. Mentre i deserti avanzavano a vista d’occhio verso nord e verso sud, e la giungla tropicale si sostituiva, divorandola, alla foresta boreale, immense carovane di disperati partirono verso l’Artide e l’Antartide».

Raffreddamenti

In Attacco ai sink il globo terrestre sta diventando una Palla di Neve. «Il raffreddamento del clima, iniziato improvvisamene e senza una causa evidente, da decenni non dava segni di mutamento […] la Terra stava divenendo un’enorme sfera ghiacciata. Sapevamo che era già successo nel lontano passato geologico. E per motivi a noi sconosciuti, stava riaccadendo. Allora qualcuno lanciò la proposta: liberare le enormi quantità di metano presenti nei sink sotto il permafrost siberiano e canadese, per aumentare a dismisura l’effetto serra del pianeta». Durante «la Grande Migrazione verso sud […] qualcuno aveva trascinato verso l’Equatore anche armi potenti e distruttive, come se non potesse sfuggire al vecchio istinto umano della guerra e del potere, pronto a sfruttare il momento opportuno appena i ghiacci si fossero ritirati». Improvvisamente quegli ordigni atomici sembrarono rappresentare la soluzione al problema: «Ce l’ho stretta nella mia mano, la soluzione. Un pulsante collegato ad una bomba atomica».
Anche il racconto Sole spento ci proietta in uno scenario post riscaldamento globale. «Fu intorno al 2020 che il ciclo climatico si invertì. Dopo gli anni record, i più caldi di sempre, del 2015 e soprattutto del 2018, incredibilmente il 2020 risultò più freddo di ben 1 grado centigrado! Si sarebbe potuto pensare ad errori diffusi nei calcoli o nelle stazioni di rilevamento, se i giornali non fossero pieni di notizie straordinarie: torna la neve sulle capitali europee, il ghiaccio blocca centinaia di km di ferrovia in Baviera, centinaia di morti per congelamento in Russia ed Ucraina, gelate alcune parti dei Grandi Laghi americani. All’inizio c’era quasi da essere felici: il riscaldamento globale si era inaspettamente preso una pausa, un po’ di riposo dopo la corsa frenetica alla tropicalizzazione degli ultimi decenni. Ma poi, alla lieta sorpresa iniziale subentrò ben presto un nuovo terribile presentimento. Ogni anno si misuravano nuove discese termiche, il ritmo del raffreddamento divenne inarrestabile e troppo rapido: la temperatura globale scendeva ad una scientificamente impossibile media di circa 1 grado centigrado ogni cinque anni!».

Desolazioni

In Ozone Storm siamo proiettati all’interno di un conflitto mondiale determinato, ancora una volta, dalla politica imperialistica delle maggiori potenze globali. Temendo che il ricorso alle armi nucleari potesse portare alla distruzione totale della terra, si pensò di poter ricorrere, padroneggiandola, ad una guerra climatica.
Scenari di desolazione postcatastrofica li ritroviamo anche in racconti come Strati e La Soluzione Finale.
Nel primo caso prevale la descrizione della barbarie in atto. «Poi iniziarono le razzie. La gente si trasformò: bande di uomini e donne giravano casa per casa come barbari, cercando cibo. Niente poté fermare la loro fame, niente poté fermare il loro abbrutimento. Con le carestie vennero le epidemie. Oramai non c’era più energia utilizzabile, non c’era più cibo disponibile. E si moriva come mosche sorprese da una gelata fuori stagione».
La Soluzione Finale mette a confronto la velocità con cui si è giunti al disastro con un’agonia che sembra invece procedere al rallentatore dilatando i tempi. «La Terra stava perdendo con una velocità imbarazzante quella che era stata da molti secoli la specie più prolifica e più invasiva. Milioni di anni di evoluzione contro pochi giorni di agonia. Il mondo umano si spegneva a spicchi, come quando si sta per finire la benzina e l’auto inizia a sussultare, a beccheggiare prima di fermarsi definitivamente. Non vi era stato neppure il tempo per il panico: l’emozione prevalente era di sorpresa, di sconcerto. Come è potuto accadere tutto ciò? […] Il sole stava tramontando, ma Frank continuava a succhiare la sua caramella. Quando finirà, morirò, pensava. E allora dosava prudentemente la sua liquirizia. Quando finirà, morirò. E quindi assaporava con incredibile lentezza la piccola pasticca. E continuava a non morire».

Sognatori

Nel racconto intitolato Spaghetti si rintraccia una curisosa forma di sognatori-resistenti. «Le previsioni meteo iniziarono a risultare per ogni luogo della Terra di una esattezza esasperante. Non vi erano errori, neppure il più piccolo. Anche a distanza di settimane o mesi. Dopo il primo anno dall’inizio della sperimentazione si ebbe la certezza che la parola previsione ora poteva essere usata davvero secondo il suo significato etimologico: una vera e propria visione anticipata di quello che sarebbe stato il futuro meteo di ogni luogo della Terra». Di fronte ad un tale scenario «Non aveva più senso interpretare ciò che non doveva più essere interpretato: bastava solo leggere. Chiunque era in grado di farlo. […] E così nacque ufficialmente il gruppo clandestino Spaghetti. In poco tempo i nostri attacchi al sistema Omnia divennero così efficaci che la nostra fama crebbe esponenzialmente. Ci hanno addirittura chiamati terroristi, e le grandi multinazionali affiliate al gruppo Omnia ci danno la caccia da anni ormai. Per ora inutilmente, per fortuna. […] Il sistema Omnia non assicurava più la certezza predittiva. E quindi rinacquero i forum meteo, gli interpreti dei dati».
Ne Il sogno del meteorofilo viene presentata la figura del meteorofilo che si diletta in previsioni. «Il meteorologo è un professionista, cioè svolge una professione, un lavoro: il suo compito è prevedere il tempo che farà, nel modo più preciso, oggettivo possibile. E qui sta la differenza principale con il meteorofilo. Nell’oggettività. Perché nella professione di meteoman non ci deve essere spazio per la soggettività: pensate a cosa succederebbe se un previsore ufficiale si lasciasse guidare dai suoi desideri nell’elaborare una previsione meteo. Il meteorofilo invece è soprattutto un sognatore. […] Il meteorofilo vive di desideri e di speranze, come i suoi cugini maggiori e più rispettati: artisti e poeti. Si potrebbe addirittura dire che paradossalmente al meteorofilo non interessa tanto che un evento si verifichi, ma piuttosto pregustarne l’accadimento succhiandone il sapore fino in fondo».