di Luca Cangianti

piigs-jpgTre filmmaker italiani si sono messi a studiare economia politica e hanno realizzato dopo cinque anni di lavoro un documentario sulle politiche di austerità che stanno devastando le economie e le popolazioni dell’Europa periferica. Il titolo del lungometraggio, PIIGS – Ovvero come imparai a preoccuparmi e combattere l’austerity, è ripreso dall’acronimo usato per indicare i “paesi maiali” (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) colpevoli agli occhi neoliberisti di aver accumulato debiti pubblici eccessivi. Il film contiene interviste a noti economisti, filosofi, scrittori e giornalisti che hanno espresso opinioni critiche nei confronti del progetto europeo basato sulla moneta unica e sul patto di stabilità. Allo stesso tempo racconta la storia della cooperativa sociale Il Pungiglione che ha un credito di un milione di euro dagli enti locali: 100 dipendenti perderanno il lavoro e 150 disabili rimarranno senza assistenza. I tre registi – Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre – si sono occupati precedentemente di immigrazione, povertà, politica, economia e anni settanta, ma anche di arti visive, letteratura e fantahorror. Ne ho intervistati due.

Il progetto di PIIGS si regge su una presa di posizione estremamente “forte”. Non avete paura di esser accusati di aver prodotto un’opera “a tesi”?
Federico Greco. La “tesi” c’è nella pars destruens. Si tratta di un documentario che si propone di confutare l’ideologia economica secondo la quale per contrastare la crisi serve l’austerità, cioè sempre meno spesa pubblica, il pareggio del bilancio e la riduzione del debito pubblico. È una tesi nata negli Stati Uniti che è spesso giustificata con un famoso studio di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff (“Growth in a Time of Debt”). Un altro economista, tuttavia, Thomas Herndon, ha dimostrato che la base empirica di quel contributo era viziata da molti errori di calcolo. Oggi perfino negli Stati Uniti c’è stupore per come sono seguiti ciecamente i dogmi neoliberisti dell’austerità.
Adriano Cutraro. PIIGS non è un film contro l’ideale di una casa comune europea, ma una denuncia documentata degli errori e degli orrori che si stanno commettendo in nome dell’Europa.
Federico Greco. È la strada della convergenza economica basata sullo strumento dell’euro a esser sbagliata. Lungi dal generare unità sta accrescendo la forbice sociale in tutta l’Unione e le differenze tra paesi europei centrali e periferici.

Se la strada è sbagliata perché continuiamo a percorrerla. Per interesse o per stupidità?
Adriano Cutraro. Chomsky, uno degli intervistati, dice che i meccanismi inaugurati con gli accordi di Maastricht sono un dispositivo formidabile per favorire le multinazionali. Tuttavia non escluderei nemmeno la stupidità.
Federico Greco. Le linee di potere e di gerarchia hanno assi sia transnazionali che nazionali. E comunque non dobbiamo dimenticare che paesi come l’Italia, grazie alle lotte degli anni sessanta e settanta, hanno ancora pezzi di welfare universalista, come la scuola e la sanità, che qualora privatizzati possono generare importanti volumi di profitto.
Adriano Cutraro. Da questo punto di vista l’austerità è estremamente funzionale perché crea una gabbia d’acciaio intorno al deficit spending dello stato, impedendo de facto qualsiasi politica sociale.
Federico Greco. Le politiche di austerità sono inoltre incapaci di bloccare la crescita del debito pubblico, ma ciò lungi da essere un male, per alcuni settori della finanza sono fonte di nuove entrate generate dagli interessi. Come abbiamo assistito nel caso della Grecia, a fronte di questo circolo vizioso le istituzioni dell’Unione impongono privatizzazioni di beni pubblici e riduzioni delle prestazioni sociali per erogare nuovi prestiti che non risolvono il problema, ma creano affari solo per le banche dei paesi europei centrali.

Alcuni dicono però che ciò avviene perché c’è “poca” Europa, ovvero perché manca una politica fiscale ed economica unificata.
Adriano Cutraro. Qualora ipotizzassimo la nascita degli Stati Uniti d’Europa senza riportare la banca centrale sotto controllo del governo, temo che la popolazione non avrebbe modo di poter incidere sull’economia per rivendicare un welfare di qualità.

Il film ha due linee narrative: lo svilupparsi della crisi economica e le peripezie di una cooperativa sociale. Perché avete scelto questa struttura?
Federico Greco. Perché tutto quello che succede al livello macro ha ricadute al livello micro. Il caso della cooperativa sociale Il Pungiglione è solo un esempio, ma ci ha aiutato a calare al livello di vita quotidiana le astrazioni dell’economia. Il presidente di questa realtà non profit alle prese con difficoltà enormi percorre un arco narrativo che lo porta a capire che sta lottando contro obiettivi sbagliati. I mostri che rischiano di far perdere il lavoro agli operatori e l’assistenza agli utenti non sono la buona o cattiva volontà degli interlocutori con i quali ha a che fare, ma una macchina infernale manovrata da Bruxelles.

Scorrendo l’elenco degli intervistati vedo postkeynesiani, marxisti, pensatori radicali di vario orientamento, ma anche sostenitori dell’economia di mercato. Come avete scelto gli intervistati?
Adriano Cutraro. Avevamo bisogno di persone conosciute che potessero aiutarci a scalfire il muro dell’ortodossia economica. Nel documentario intervengono, tra gli altri, il linguista Noam Chomsky, Stephanie Kelton (che è stata consulente economica di Bernie Sanders), Warren Mosler (un insider finanziario esperto di sistemi monetari), Paul De Grauwe (professore alla London School of Economics), l’ex ministro greco Yanis Varoufakis, Marshall Auerback del Levy Economics Institute, lo scrittore Erri De Luca, l’economista marxista Vladimiro Giacchè e i giornalisti Federico Rampini e Paolo Barnard.

Quanto tempo ci avete messo a realizzare il documentario?
Adriano Cutraro. Molto e ci è perfino toccato studiare economia! [dice ridendo] Il lavoro pratico è stato di due anni, ma in tutto ci abbiamo messo cinque anni. Adesso siamo nella fase della post-produzione, per finanziare la quale ci siamo avvalsi anche di una prima azione di crowdfunding conclusasi lo scorso ottobre. Ad inizio novembre ne abbiamo lanciata una seconda per coprire i costi di uscita in sala la cui data prevista per l’Italia è marzo 2017.

Cosa vi aspettate da questo film?
Adriano Cutraro. Un film non può certo cambiare il mondo, ma forse può creare dibattito. È questo che ci aspettiamo, è questo il nostro obiettivo.