di Alessandra Daniele
I candidati a sindaco di Roma sembrano il cast d’un disaster movie. I personaggi tipici ci sono quasi tutti: il mascellone fatuo, la donna incinta, il funzionario subdolo, l’avvocatessa figa, il trippone arrogante, lo sfigato lagnoso, l’esperto di disastri che tutti trattano da rincoglionito e al quale nessuno dà retta. Ci sono anche un paio di redshirt, e di comedy relief.Manca solo l’eroe, quello che legato a testa in giù impara a pilotare l’aereo coi denti, che fa un trapianto di cervello con le posate di plastica del catering, che frena la frana parcheggiandoci l’aereo davanti a spina di pesce. L’eroe manca perché avrebbe rischiato di vincere, e a Roma per il momento nessuno vuole vincere, soprattutto le opposizioni, non soltanto perché la città sia già di per sé un disaster movie, ma anche perché nessuna delle opposizioni stavolta pare voler battere il PD.
Nel 1994 Berlusconi è sceso in campo per curare i suoi interessi, e per lo stesso identico motivo nel 2011 s’è fatto da parte, sostenendo prima i governi tecnici, e poi Renzi. Stavolta però non ci sono soltanto le ragioni personali di Berlusconi.
Perché è diventata una sedia elettrica.
Nessuna delle opposizioni vuole liberarci del Cazzaro, per adesso. L’imperativo categorico è Perdere.



