-pulp-fiction-di Alessandra Daniele

A giudicare della campagna elettorale, gli italiani sono considerati degli imbecilli. In via d’ulteriore rincoglionimento. Il dibattito politico ha le forme e i contenuti d’una gara di rutti. Il livello di richiamo ai bassi istinti è persino inferiore al solito, e così tanto da poter essere espresso solo in numeri negativi. O scorregge.
L’ultima televendita di Renzi è stata particolarmente loffia. Il neopremier sembrava aver perso molto del suo caratteristico vitalismo, e farfugliava più del solito. È probabile che stavolta abbia pippato eroina per sbaglio, e abbiano dovuto fargli l’adrenalina intracardiaca per rianimarlo. Si spiegherebbero le ore di ritardo.
Grillo corrisponde sempre di più allo stereotipo del santone pataccaro, del predicatore apocalittico farlocco da film di genere.  Perfetto antagonista per uno ”Squadra AntiGuru” con Tomas Milian.
E se la polizia mena, la magistratura non è da meno, piovono sentenze più pesanti d’uno scarpone celerino sulla milza: gli anziani degenti della casa di riposo Sacra Famiglia di Cesano Boscone sono stati condannati a sopportare le stronzate di Berlusconi ogni settimana per mesi e mesi. Dovranno fare da comparse per i suoi spot elettorali? Da morti saranno riciclati come risate finte nelle sit-com Mediaset.
La pena inflitta ai secessionisti veneti è stata ancora più crudele: sono stati rispediti a casa. In Veneto.
Intanto, al governo, Pink is the new Black: l’irritante e ipocrita etichetta Quote Rosa è stata la cazzata renziana della settimana, almeno fino alla raffazzonata televendita del bonus elettorale da 80€.
S’è cercato di spacciare per un grande segnale di rinnovamento le nomine di personaggi come Emma Marcegaglia e Luisa Todini, solo perchè appartenenti al genere femminile. Le cinque capolista PD – una per corrente – sono state esplicitamente scelte da Renzi in quanto donne, insultate da Grillo in quanto donne, e difese dal PD in quanto donne, come se l’unica cosa a definire una donna fosse l’essere donna. Considerate pedine intercambiabili senz’altra identità, come le redshirts. Le pinkshirts. Mentre Licia Ronzulli di Forza Italia rivendicava orgogliona a La7: ”Ricordiamoci che è stato Silvio Berlusconi a sdoganare la donna in politica, facendo ministro la Carfagna”.
Questo è il livello medio di cultura, memoria storica, e senso del ridicolo reperibile da quella parte. Dall’altra – sempre più indistinguibile – si continuano ad affastellare balle con la tecnica piramidale degli autori di Lost: sparare ogni settimana una cazzata abbastanza grossa da far scordare la precedente. Stabilire una nuova scadenza che faccia dimenticare tutte le precedenti non rispettate, una nuova promessa per tutte quelle non mantenute. Finché la piramide non crollerà.
Ormai mi tengo ben lontana da qualsiasi cosa firmata Damon Lindelof, quindi ho scoperto solo adesso questa ”recensione” con la quale sfrutta Breaking Bad per difendere ancora una volta quell’ignobile, catastrofica cagata del finale di Lost, usurpando la frase iconica di Walt “I did it for me. I was good at it. I was alive”. No Lindelof, tu non sei mai stato good at it.
Tu non sei Walter White. Sei Ted Beneke, il pretenzioso, viscido bancarottiere che non vuole pagare le tasse neanche coi soldi altrui.
E al quale in Italia verrebbe affidata la riscrittura della Costituzione.