di Nico Maccentelli
In questa seconda parte affronto l’origine e la storia del fascismo nella prospettiva di una lotta antifascista che non può non essere anticapitalista e vedremo il perché. Ad avvalorare questa ipotesi c’è l’ottimo contributo di Carlo Modesti Pauer apparso il 21 ottobre scorso sul nostro web, dal titolo: Di piazze piene a milioni e di carogne, canaglie e cialtroni…
Modesti Pauer scrive:
«Il punto cruciale è che, dopo la guerra, il “nuovo” capitalismo yankee non ha – apparentemente – più bisogno dei fascismi storici, così come se ne servì nel primo dopoguerra. La democrazia parlamentare entro certi limiti (anticomunismo ad ogni costo), diventa funzionale al nuovo ordine economico e geopolitico sorto con la Guerra fredda. Come noterà Bobbio, la “democrazia liberale è fragile ma si rivela adattabile: non un ostacolo, ma una forma di governo che il Capitale sa usare”. Tuttavia, le vicende complesse degli ultimi trent’anni, dalla dissoluzione dell’Urss in poi, hanno trasformato profondamente lo scenario geopolitico, mentre si imponeva un’economia globale di stampo neoliberista: deindustrializzazione nei paesi maturi, delocalizzazione produttiva, privatizzazioni, vendita di imprese pubbliche e riduzione dello Stato sociale; concentrazione della ricchezza, erosione dei diritti, crisi ricorrenti, tagli alla spesa pubblica, collasso dei welfare europei; omologazione giuridica al modello anglosassone, erosione della sovranità nazionale. La mattanza alla Diaz, la violenza feroce della repressione a Genova (G8-2001), doveva mettere a tacere chi indicava il nuovo orrore della teologia economica: il Capitale, nella sua autoriproduzione, si pone come realtà ultima, come principio di ogni senso, come Assoluto immanente che non tollera esterno né differenza. Il valore non rimanda più a nulla: è puro esser-presente, pura parusia del denaro che si moltiplica.»
E ancora:
«Il volto nuovo del fascismo non ha la forza né la necessità di costruire un ordine alternativo come nel 1932. Non organizza corporazioni, non genera un nuovo modello di Stato. Si riduce a un doppio ruolo: a) l’intensificazione repressiva, attraverso leggi securitarie, restrizioni di libertà e sorveglianza hi tech; b) la mobilitazione simbolico-identitaria intorno a bandiere, retoriche nazionaliste, slogan sulla patria e sulla tradizione, richiami strumentali e infantili a disegni divini. Il nuovo fascismo è dunque un attrezzo residuale, non più totalità organica, e quando arriva al potere, si riallinea immediatamente con il Capitale e con lo Stato imperiale.»
Di fatto segue la mia linea di ragionamento sviluppata nella prima parte che trovate qui. Il rapporto organico tra capitalismo e fascismo è ancora più forte in mancanza di un’ideologia, di riferimenti culturali iconici e di valori reazionari come costanti e denominatori comuni da contesto a contesto. L’unica visione del mondo che resta è l’onnipresenza sempiterna del capitalismo, il valore della competizione del rapporto superiorità inferiorità a prescindere dai tools politici e valoriali necessari per affermare e imporre questa narrazione.
Pertanto la relazione tra democrazia svuotata delle sue funzioni a divenirne un simulacro e oligarchia come realtà occultata o manifesta ma comunque anch’essa imposta è l’essenza del fascismo e il livello sopra strutturale del capitalismo, ossia in particolare del capitale globale diretto dall’imperialismo atlantista.
Pertanto non ci si può fermare semplicemente alle icone del passato, o ai comportamenti, o peggio alle espressioni culturali stereotipate, tutte gaglierdetti e orbaci. Ma occorre cogliere la determinazione funzionale del fascismo (per essere tale) nella sovrastruttura del capitale stesso. E oggi, nella fine della democrazia liberale (di cui resta solo un vuoto simulacro) arriva ad assurgere una posizione sistemica che va riconosciuta al di là dei luoghi comuni e delle colorazioni politiche che sono solo strumenti di apparati camaleontiaci: un fascismo zelig, ma sempre orientato ad assolvere il suo ruolo. Come vedremo tra breve i classici ci aiuteranno in questo orientamento.
Il termine fascismo oggigiorno è abusato spesso in modo estensivo, comportamentale e addirittura opportunistico. Nel primo caso si associano al fascismo quegli atteggiamenti di prevaricazione aggressiva nelle relazioni interpersonali, o tra cittadini e istituzioni, le quali censurano o vietano determinate iniziative o espressioni di pensiero, politiche, culturali o artistiche. In quest’ultimo caso indubbiamente può esistere fascismo, ma la qualificazione di tale termine in base ai soli provvedimenti repressivi o censori non basta a qualificare come fascista un sistema o un’azione politica. Il termine più giusto sarebbe “autoritarismo” in un determinato contesto, quindi non ancora sistemico e sovrastrutturale di un determinato regime.
Nel secondo caso vediamo invece come determinate origini politiche della destra italiana vengano riproposte anacronisticamente col solo e limitato obiettivo di vincere una campagna elettorale o mettere in difficoltà questa parte politica, vedi il governo Meloni. Tale definizione di fascismo è meramente strumentale e opportunistica al di là del fatto che tale governo (come del resto anche quelli di centro-sinistra, ma su questo torneremo poi) metta in opera dispositivi di legge repressivi (come la 1660) e azioni di polizia finalizzate a colpire l’opposizione che lotta. Infatti, d’un tratto sparisce nel momento in cui le campagne elettorali sono terminate e la governance ripassa al centro-sinistra che dovrà gestire l’ordine pubblico e tutte le politiche ultraliberiste del TINA atlantista e UE esattamente come ha fatto la destra.
Se dovessimo rimanere a pensare al fascismo per quello che storicamente è stato ed è nato, ossia nell’Italia del 1915, la prima assemblea fascista organizzata da Mussolini il 24 e 25 gennaio, e poi successivamente la sua fondazione nel 1919, fino alla sua fine nell’aprile del 1945 a Giulino di Mezzegra con la fucilazione del duce e la fine del gotha fascista a Dongo, potremmo dire che quell’esperienza è finita.
Ma in realtà il fascismo è proseguito in altre forme e modalità, sia in Italia che nel mondo. A una disamina più ampia si può affermare che il nazismo è in un certo senso una filiazione del fascismo italiano, che poi assume connotati propri sviluppando una macchina da guerra oppressiva che sterminerà popolazioni in mezzo pianeta. Ma non solo, il fascismo di Mussolini ha emuli che proseguiranno oltre la guerra mondiale per oltre un trentennio: Francisco Franco che vince la guerra civile spagnola nel 1939 contro i repubblicani, appoggiato dal regime di Mussolini e dal nazismo di Hitler, instaurando una dittatura fascista che durerà fino alla morte del caudillo avvenuta nel novembre del 1975, e il regime di Salazar in Portogallo, rovesciato da una rivoluzione popolare il 25 aprile 1975 condotta da parti dell’esercito nella cosiddetta “rivoluzione dei garofani”.
Da ciò si desume che circoscrivere il fascismo al solo Ventennio di Mussolini appare piuttosto riduttivo e va visto un filo nero che passa da un paese all’altro in Europa e poi nel mondo. Ma di certo anche la gestione del potere globale atlantista dal dopoguerra in poi mostrava l’incongruenza stridente tra democrazie borghesi nei paesi dell’Occidente capitalistico, e in generale nei paesi a capitalismo avanzato, e l’adozione del fascismo nei paesi in via di sviluppo, laddove i conflitti sociali e i movimenti anticoloniali nazionali esigevano risposte repressive che nelle metropoli imperialiste sarebbero state inapplicabili integralmente, dati i rapporti di forza tra classi usciti dal secondo conflitto mondiale.
Tornando all’Italia, la definizione stessa è stata ripresa in piena continuità dalle forze antifasciste italiane nel dopoguerra, nel vedere che gran parte degli apparati di Stato esistenti nel fascismo sono rimasti con i loro uomini al loro posto e che persino Togliatti stesso fece un’amnistia tombale col pio pensiero che questo fatto riconciliasse il paese: un Violante ante litteram con i “ragazzi di Salò”.
Dunque è stata proprio la sinistra italiana ad aprire la strada, e non a torto, alla continuità di tale posizionamento del fascismo che storicamente si ricostituì nel dopoguerra con il Movimento Sociale Italiano di Almirante, contando migliaia di aderenti, molti monarchici ed esponenti della destra cattolica.
Il punto di giunzione tra le due fasi del fascismo: del ventennio e post-bellico furono proprio esponenti del mondo comunista italiano e partigiani come Pietro Secchia, che fece analisi piuttosto centrate e opportune sul fascismo nel dopoguerra e sul suo rinnovato ruolo di strumento della grande borghesia padronale italiana, con in più il sostegno attivo di potenze straniere e dei loro servizi di intelligence: USA e la sua CIA.
Un’analisi che la sinistra extra-parlamentare riprese come eredità politica di Secchia nel contesto in cui lo stragismo di Stato con manovalanza fascista (Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo, ecc., Freda, Ventura, Della Chiaie, Mario Merlino…) era a pieno regime nel paese.
Dunque la questione fascismo, grazie alla sinistra rivoluzionaria di classe italiana, non è morta a Dongo, ma è stata analizzata dal marxismo rivoluzionario, anche in modo dettagliato, che ha avuto una rinascita con la stessa veste ideologica, ma con altri ruoli, non più di potere, ma di supporto a reti golpiste e di repressione terroristica del movimento operaio e di classe, da Stay Behind a Gladio: una scia di sangue che attraversa tutto il periodo del rumor di sciabole sin dagli anni ’60 fino allo stragismo di Stato, tra ambienti massonici (P2), servizi segreti italiani ed esteri (SIFAR, SID, SISMI, CIA) e che ha caratterizzato la stabilità emergenziale (iniziata con la criminalizzazione di Pinelli e Valpreda per la strage di piazza Fontana) della Prima Repubblica.
Dunque, non è strano e forzato che di fascismo si parli anche per i colonnelli greci (rammento la stretta relazione dei fascisti greci con quelli italiani, vedi il caso Mantekas…), il Cile di Pinochet, i generali argentini del regime Videla e così via. Non è un caso che proprio in America Latina, nel Venezuela bolivariano, ai giorni nostri, si sia sentita l’esigenza di costituire un’Internazionale Antifascista che altro non è che la resistenza internazionale dei popoli e delle classi proletarie alla forma più oppressiva del dominio capitalistico e imperialista e che quindi assume i più che legittimi contorni di una lotta antimperialista e anticapitalista.
Per decenni l’influenza oppressiva e sanguinaria degli USA nel Centro e Sud America ha avuto (e continua ad avere) la forma di un fascismo golpista verso governi democraticamente eletti ma invisi all’imperialismo yankee e di sistematico massacro delle opposizioni popolari1.
In generale però, va compreso che il fascismo si manifesta nei vari contesti sociali e geopolitici nelle forme più adeguate e utili al dominio imperialista e che quindi non necessariamente la sua ideologia è sempre quella di una destra reazionaria, ipercattolica, massonica. Sarebbe un errore sia degenerare l’analisi verso un non meglio qualificabile autoritarismo, sia derubricare il fascismo ad altra cosa per il semplice fatto che non corrisponde più ai suoi canoni classici di estrema destra.
A questo punto dunque, ci viene utile tornare ai classici per capire che definizione davano di fascismo, poiché nel marxismo rivoluzionario si trova la chiave per la funzione politica e classista del fascismo nelle varie fasi storiche.
La prima definizione, negli anni montanti dei fascismi europei ci vuene dall’URSS: “Il fascismo è la dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario.” (Georgi Dimitrov al VII Congresso dell’Internazionale Comunista nel 1935)
Per Gramsci il fascismo è una reazione della borghesia alla crisi del liberalismo e alla crescita del movimento operaio. È un regime autoritario che conserva l’ordine sociale capitalistico reprimendo le classi subalterne, attraverso la violenza ma anche attraverso nuovi strumenti di consenso. Parla dunque di:
– Crisi egemonica: Il fascismo nasce quando la classe dominante perde il consenso popolare (crisi di egemonia) e ricorre alla coercizione per mantenere il potere.
– Blocco sociale reazionario: Il fascismo si appoggia su una coalizione di forze (borghesia, media borghesia, contadini, piccola borghesia urbana) impaurite dalla possibilità di un cambiamento rivoluzionario.
– Guerra civile preventiva: È una “rivoluzione passiva” che anticipa e impedisce la rivoluzione proletaria.
– Modernizzazione conservatrice: Il fascismo modernizza alcune strutture dello Stato e della società, ma in funzione conservatrice e autoritaria.
– Uso del consenso: Non si regge solo sulla forza, ma anche su miti, propaganda, simboli, ideologie, è una nuova forma di egemonia reazionaria.
Per Togliatti “Il fascismo è una forma particolare di dittatura del capitale monopolistico, che si impone in un momento di crisi acuta del sistema liberale.” Ciò ci fa capire come il fascismo fosse collocato in tutto il periodo storico che arriva fino al neoliberismo degli anni ’70, ossia nella ripartizione tra democrazia borghese e regime dispotico, come le due facce della stessa medaglia del capitalismo. ma come già enunciato, oggi questa barriera è caduta e il fascismo si è evoluto in modalità multiforme in tutta la società borghese.
Pietro Secchia fa sue le definizioni di Dimitrov e Gramsci (strumento reazionario delle classi dominanti per fermare le conquiste del proletariato) sostenendo che la lotta contro il fascismo è parte della lotta di classe. E le porta nel dopoguerra del movimento operaio e delle lotte bracciantili sino alla fine degli anni ’60. Secchia ammonisce che la storia non si ripete mai allo stesso modo, ma se si abbandona la lotta antifascista con determinazione, il fascismo potrebbe tornare, e anche “in peggio”. E questo concetto ci è utile per ridefinire il fascismo oggi nelle mutate condizioni storiche e politiche. Secchia consegna un’eredità storica e politica antifascista non al suo PCI, ma come già accennato, alle organizzazioni della sinistra extraparlamentare nel loro complesso, concludendo che il fascismo era una reazione violenta e organizzata delle classi dominanti per liquidare le conquiste dei lavoratori e scoraggiare la mobilitazione popolare. Il nesso tra fascisti e strategia stragista della tensione è stato il frutto di questa visione cogliendo nel segno. La lotta contro di esso non poteva limitarsi allo squadrismo, alla sola mela marcia, ma cogliere tutto il cesto del potere capitalista. Non poteva dunque limitarsi alla reazione, ma doveva essere proattiva, organizzata e rivoluzionaria.
Per non essere tacciato di inguaribile terzointernazionalismo2, do altre due definizioni di altrettanti due marxisti:
“Il fascismo è il potere aperto e terroristico della borghesia, basato sulle masse piccolo-borghesi mobilitate contro il proletariato.” (Lev Trotsky, 1932)
Per Bordiga infine, il fascismo non nasce come un’anomalia o “male assoluto”, ma come strumento della borghesia per conservare il potere. È una risposta autoritaria e repressiva del capitale alla minaccia proletaria rivoluzionaria, in particolare dopo la crisi post-bellica e il biennio rosso (1919–1920). La borghesia, per conservare il proprio dominio, abbandona le forme democratico-parlamentari e si affida a un regime dittatoriale.
Esiste quindi un denominatore comune tra le varie tendenze del marxismo novecentesco nel definire il fascismo come strumento oppressivo della classe borghese capitalista verso il proletariato e le masse popolari. Ma da questa “genetica” c’è stata un sua evolozione. E nelle condizioni sociali, politiche e storiche mutate, il fascismo, pur mantenendo il ruolo di strumento del capitalismo, va ben oltre la sua funzione di regime statuale in numerosi casi (oggi maggioritari) che ha avuto nel ventennio mussoliniano, e non si manifesta solo nell’ambito di un contrasto a un’avanzata popolare e di classe, ma assume forme e ruoli differenziati e preventivi.
Infatti, vediamo come tale sistema (oggi) neoliberale non agisce solo per fermare le conquiste della classe lavoratrice, come del resto accaduto nella fase del dopoguerra fino agli anni ’70 in Italia, ma che con l’emergenzialismo (che da Pinelli e Valpreda in poi, ossia da Piazza Fontana, è proseguito sotto diverse tematiche, tutte create ad arte) diviene forma repressiva preventiva, anticipando i movimenti stessi, ponendo l’intera società, in tandem con gli apparati mediatici del consenso, in condizioni di ignoranza e incertezza sugli avvenimenti che gli apparati di regime nel loro complesso predispongono.
Il fascismo con l’orbace diventa quello che è ormai da decenni: un’anticaglia della storia, sostituito da un fascismo che non ha altra ideologia che non quella dell’individualismo concorrenziale dentro la gabbia ultraliberista. Vediamo come negli ultimi decenni l’egemonia culturale del grande capitale si sia spalmata su tutta la società. A partire dagli anni del TINA (There Is No Alternative) e del thatcherismo-reaganismo, in Italia l’emergenzialismo si sviluppò con Tangentopoli e la Seconda Repubblica provocando un ricambio dei ceti dirigenti, al berlusconismo, che segnò la fine definitiva dell’egemonia culturale resistenziale, tra sdoganamento dell’estrema destra fascista e l’affermazione dei valori consumistici in sostituzione delle identità sociali precedenti, come passaggio culturale della scomposizione di classe. Si arriva dunque alle nuove strategie ordite oltre oceano, dove la funzione del fascismo è deideologizzata, o meglio: è poliedrica, assume forme ideologiche adeguate ai contesti in cui opera e agli ambiti politici e culturali che possono essere utili come massa di manovra. Serve sempre la CIA delle operazioni sporche, ma anche USAID, l’organizzazione che sotto la copertura di ong “umanitarie” fino all’avvento Trump organizzava golpe e movimenti colorati eterodiretti laddove servivano.
Il fascismo oggi non è altro che quell’insieme di dispositivi forzatamente consensuali del mainstream combinati con una repressione mirata sui fenomeni di resistenza popolare, di minoranze circoscritte, che diventano tecnocratici esattamente come l’economia dei tecnici, dove la politica non conta più nulla. Il tecnocapitalismo sovrasta l’intera società dosando l’emergenzialismo, tra terrorismo sociale e salvezza. Lo si è visto con la nuova fase che ci ha portato al militarismo dell’escalation bellica oggi in atto e iniziata con il laboratorio sociale e biopolitico della pandemia (costruita) da COVID. Non si era mai vista una reclusione sociale e totale in casa di tutta la popolazione: una svolta emergenziale fascista che purtroppo una gran parte dei comunisti non hanno saputo vedere e analizzare.
Certo è che se non siamo in grado di vedere il fascismo nelle sue nuove forme, ruoli e sperimentazioni laddove si manifesta con gravi ricadute sulla popolazione (senza l’inutile carta verde non facevi nulla…), sui rapporti capitale/lavoro (migliaia a casa senza stipendio…), il resto dell’analisi è monca e non si comprende la reale traiettoria del fascismo neoliberista che va sostituendo col nichilismo la vecchia democrazia borghese, nata dalle Resistenze popolari antifasciste della Seconda guerra mondiale.
Per comprendere il nuovo volto del fascismo occorre partire dalle milleforme che assume e non dai retaggi della sua vecchia ideologia reazionaria. Le “rivoluzioni colorate” nei paesi dell’Est Europa per esempio partono da rivendicazioni su deteminati diritti individuali e sociali, ma l’anima fascista di strumento eterodiretto del sistema atlantista e imperialista emerge negli scopi e nei risultati ottenuti. L’esempio di Euromaidan in Ucraina nel 2014, fa comprendere come la gestione delle piazze su la qualunque istanza utile faccia da tandem con l’ingresso di guppi paramilitari nazi-banderisti, con cecchini che dai palazzi della piazza sparavano a tutti. Tutto orchestrato: Euromaidan, questo fascismo che comprende tutto e il suo contrario, è una suite ben musicata dalla Nuland & C. con i miliardi della Casa Bianca.
Dunque, il fascismo poliedrico, sempre al servizio degli stessi manovratori, si è evoluto, divenendo di volta in volta golpista, false flag, movimentista e targettizzato sulla strumentalizzazione di istanze umanitarie e sociali. Le euroburocrazie, dal canto loro, non si fanno mancare nulla rispetto a Washington: seguono la medesima strada, con leggi liberticide sui media, e con forme di censura e di attacco alle opposizioni che cercano di organizzarsi, usando la demonizzazione emergenziale, che oggi è accresciuta ancor di più nel contesto di un riarmo e di guerra imperialista contro la Federazione Russa.
Pertanto la fascistizzazione “inodore”, bipartisan delle società occidentali segna la fine epocale della democrazia borghese per come l’abbiamo conosciuta e l’avvento di un fascismo sistemico e geopolitico, imperialista, un fascio-liberismo guerrafondaio, che è multiforme e multi-ideologico. Un fascismo che può arrivare a farti cantare “Bella ciao”, ma con finalità di stabilizzazione o destabilizzazione a seconda degli scopi delle élite oligarchiche atlantiste.
Il dirittumanitarismo, per esempio, fa da contraltare al nazismo ucraino e sionista genocida3, devitalizza la sinistra stessa, impelagandola in mobilitazioni di scopo che guarda caso non toccano mai la struttura della società, ossia il capitalismo e le sue forme più oppressive nel rapporto capitale/lavoro. E incasinano le menti e le politiche anche sulla guerra imperialista, sulle sue origini e scopi. E infatti i soggetti dem possono partecipare tranquillamente a manifestazioni LGBT+ e al tempo stesso sostenere i nazisti banderisti o formare supporter del sionismo suprematista come “Sinistra per Israele”. Oppure possono essere presenti nei principali consigli di amministrazione che fanno affari con Israele (Cingolani in Leonardo) e al tempo stesso essere dentro la Flottilla con due deputati. Ma la questione non cambia: il loro ruolo è reprimere le lotte sociali quando sono al governo e disattivarle quando sono all’opposizione.
Questo trasformismo trasversale, infatti, non ha un’ideologia, ma segue a comando i desiderata impartiti dai centri di potere imperialista che albergano nel deep state USA, e nelle cancellerie atlantiste e UE. È uno Zelig che si riveste di istanze e contenuti opportuni e necessari alla bisogna. Vanno bene anche i sedimenti politici della sinistra radicale apparentemente più antagonista se segue un determinato ruolino di marcia, deviando le lotte dal fronte in cui il proletariato dovrebbe aver individuato il nemico principale e combatterlo: così per esempio il sostegno al nazi-banderismo ucraino si veste di velleità anarcoidi. Gente che pensa di battersi contro tutte le ingiustizie del potere: cosa c’è di meglio nell’eterodirigerle con qualcuno a libro a paga?
Ovviamente il fascismo si manifesta anche in forme più classiche, repressive, nelle fasi in cui, per parafrasare Gramsci, Togliatti e Secchia, il giochino della democrazia borghese non funziona più. Al momento il fascismo ultraliberista preventivo ed emergenziale funziona a pieno regime in paesi come il nostro, che al governo ci sia la destra o il centro-sinistra. Del resto, sarebbe un’idiozia anche il solo pensare che attraverso regolari elezioni il blocco capitalista al potere lasciasse andare al governo una coalizione o una forza di segno opposto, popolare, improntata anche solo su un’economia mista dove lo Stato smettesse di avere un ruolo ancillare nei confronti della finanza e delle multinazionali, ossia del capitalismo monopolistico, per accogliere le istanze di una reale partecipazione popolare e comunitaria. Abbiamo visto come non sarebbe accaduto, non l’avrebbero permesso da Washington nel dopoguerra e per tutta la seonda metà del Novecento, e anche oggi questa impossibilità di essere democrazia reale, di accettare un ricambio dato dalla lotta di classe e dai rapporti di forza tra classi è pressoché impossibile con gli strumenti cotituzionali dati (per altro sempre più ristretti), e i disposistivi e gli apparati che permeano sul piano politico, culturale, mediatico e di esercizio della forza tutta la società. La manfrina è sempre la stessa, sin dai tempi della Prima Repubblica.

Cecchino israeliano: colpire i civili deliberatamente per il governo etnofascista di Netanyahu è legittimo, con la copertura di USA e l’omertà complice dell’UE.
Ma questo vulnus che ci portiamo dietro da ottant’anni gran parte della sinistra radicale non lo capisce o non lo vuole vedere. E oggi diventa ancora più grave: l’errore è in chi blatera di antifascismo e non vede episodi gravi come quello francese, in cui al Nouveau Front Populaire (NFP) nel 2024 fu precluso il governo del paese, o come quello rumeno sempre nel 2024, con l’invalidazione da parte della Corte costituzionale delle elezioni che avevano visto al primo turno la vittoria di Georgescu, candidato inviso agli eurocrati di Bruxelles e considerato putiniano. O la repressione cieca verso le manifestazioni di sostegno al popolo palestinese che avvengono in tutta Europa, Gran Bretagna e Germania in particolare4. O ancora la caccia che autorevoli esponenti dem fanno nei confronti di chiunque cerchi di proiettare nel nostro paese dei video di controinformazione che tematizzino la guerra in Ucraina vedendo anche il punto di vista russo5. E si potrebbe continuare: una censura repressiva “antiputiniana” funzionale alla guerra e al riarmo con una criminalizzazione e punte di isteria ben costruite per tacitare ogni critica. Sono tutti segni di questo fascismo “liberale” (fascioliberismo) che colpisce il dissenso e l’opposizione sul nascere categorizzandola alla bisogna: putiniani, antisemiti, novax… e via dicendo.
Sono segnali molto gravi che ci dicono che il fascismo oggi è nella destra come nella sinistra addomesticate, funzionalizzate al controllo e alla repressione di ogni movimento che fuori esca dal seminato. O se preferite nelle due destre per usare un’azzeccata definizione di Marco Revelli. Lo può essere in un modo o nell’altro a seconda delle necessità dei centri di potere che nell’UE non possono essere messi in discussione in alcun modo. Il fascismo Zelig è nelle disposizioni delle euroburocrazie europeiste e atlantiste. Se si cercasse di trovare il bandolo della matassa usando la chiave ideologica non si arriverebbe da nessuna parte.
“Ed il nemico attuale è sempre ancora eguale…”6. Solo che bisogna saperlo riconiscere e associarlo alla dittatura mondiale delle oligarchie imperialiste. Ancora oggi, dunque, i classici prima citati hanno ragioni da vendere, al di là della deideologizzazione e poliedricità del fascismo: ciò che è realmente fascismo pertiene il dominio del capitalismo sulle classi subalterne, per evitare la loro emancipazione e l’instaurazione di una democrazia popolare. Pertanto la questione riguarda la lotta di classe per il socialismo.

Portaerei USA nei Caraibi: Trump ha dato l’ordine di iniziare le operazioni di guerra contro il popolo venezuelano e il suo governo bolivariano e antifascista.
Per ultimo, ma non per ordine di importanza, anche per Fidel Castro esisteva una forte correlazione tra il capitalismo nella sua fase suprema, ossia l’imperialismo, e il fascismo, quale suo strumento di contrasto oppressivo all’emancipazione delle classi popolari, arrivando a dire nel 1992: «La prossima guerra in Europa sarà tra la Russia e il fascismo, solo che il fascismo si chiamerà democrazia»7. Mai ragionamento è stato così centrato e predittivo, ma se si studia la traiettoria geopolitica tra potenze mondiali, tra imperialismo e popoli in via di sviluppo, già da allora si poteva comprendere cosa sarebbe accaduto successivamente, fino alla guerra ucraina nel nostro continente. Un’eredità che il lider maximo ha lasciato alla sua Cuba e a tutti i movimenti popolari e di liberazione antimperialisti.
Nella terza parte tratterò più direttamente la proposta nata con la Conferenza di Caracas di un anno fa, dove numerose forze antifasciste e antimperialiste hanno deciso di dare vita a un’Internazionale Antifascista. Passaggio politico che considero in relazione alle lotte popolari contro il mostro guerrafondaio e ultraliberista dell’Occidente collettivo a dominanza USA, che, se organizzate sotto un’unica visione strategica in cui riconoscersi, possono divenire l’espressione politica rivoluzionria più avanzata sul piano internazionale nel campo del multipolarismo e della decolonizzazione.
Si pensi al Piano Condor,programma di cooperazione militare e di intelligence tra diverse dittature sudamericane negli anni ’70 e ’80, finalizzato alla repressione coordinata delle opposizioni politiche, soprattutto dei movimenti di sinistra, dei dissidenti e dei presunti “sovversivi” che negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso ha visto l’operatività sanguinaria di militari e funzionari degli apparati di Stato di paesi come Cile, Argentina, Uruguay, Brasile, Paraguay, Bolivia, dirette e coordinate immancabilmente dalla CIA, quindi dalle amministrazioni della Casa Bianca ↩
Per non scontentare nessuno scontenterò tutti ma chi se ne importa: sono decenni che ritengo superate le varie parrocchie marxiste considerandone gli esegeti come i responsabili della volgarizzazione dogmatica del marxismo stesso, che è una delle cause, come nel nostro paese, della totale ininfluenza politica dei comunisti. ↩
Ora questo termine è passato dopo attacchi e fango d’ogni tipo da parte della lobby sionista infilata ovunque, l’hasbara, per la Corte di Giustizia Internazionale e per gran parte dell’opinione pubblica italiana e mondiale ↩
Per fare un esempio, cito da un post di pino Cabras: a Monaco lo scrittore tedesco Jürgen Todenhöfer, 84 anni, ex deputato CDU e noto critico della politica israeliana, è stato arrestato per “istigazione all’odio” e “banalizzazione dell’Olocausto” dopo aver pubblicato su X un post in cui paragonava Benjamin Netanyahu ai nazisti. La sua casa è stata sorvegliata e perquisita, e la polizia ha sequestrato telefoni e dispositivi digitali. Todenhöfer, autore di libri su Afghanistan, Iraq e ISIS, ha denunciato la repressione del dissenso filo-palestinese in Germania, dove ogni critica a Israele è spesso assimilata all’antisemitismo. Ha dichiarato: «Se sarò condannato, sarà un onore: difendere la libertà e la pace in Palestina è un dovere» ↩
emblematica è la chiusura a Bologna della Casa di Quartiere Vila Paradiso, solo per aver tentato di ospitare iniziative di questo tipo e in generale facendo una controinformazione su vari temi politici e sociali, non graditi alla giunta piddina ↩
dal brano I morti di Reggio Emilia, 1960, del compianto Fauto Amodei, scomparso lo scorso settembre ↩
Fonte non diretta: https://www.cuba-si.ch/it/il-fascismo-allora-e-oggi/?utm_source=chatgpt.com ↩







