di Luca Baiada

L’uomo seduto continua:

– «Non mi mancherà, lo ammetto. Era vecchia e insopportabile. Sa, Domitilla me lo disse subito, appena cominciato fra noi. Ma che ci potevo fare. Se il cuore batte a mille, se è la ragazza per te, stai lì a fare storie? Quando c’è Domitilla… ma lo devo spiegare? E mi ha accettato come sono. Lei di famiglia così ricca, io figlio di lavoratori. E poi Domitilla è fantastica, un minuto con lei e sono un altro, se non c’è sto male. Mi creda, commissario, è così. Andiamo, dovevo fare il difficile? Vive con sua nonna, mi dissi, e con questo?

Che poi dico sua nonna, ma dovrei dire non so che. Per come trattava Domitilla, la sua padrona. E per come si atteggiava, una regina. E quei profumi, e i vestiti. E gioielli costosi, una collezione di gemme e diamanti. A Domitilla niente, neanche li prestava. E sempre quella collana di perle, che tintinnava; tanto per dire sono la padrona. Non se ne separava mai. Si rende conto, commissario? Per paura degli scippi, al posto del filo aveva fatto mettere una lenza da pesca.

E chiamava sempre Domitilla, per ogni cosa. E pensare che aveva anche la badante. Una badante con la pazienza, ma tanta pazienza. Una donna d’oro, che a trovarne. Scelta da lei, dalla nonna, eh? Italiana, assolutamente, tassativamente diceva, perché le straniere puzzano, rubano, fanno rumore, portano gli uomini a casa eccetera. E allora una badante italiana e sposata: religiosa, senza complicazioni per la testa. E anche così, non si fidava. Quando apriva la cassaforte, tutti fuori dalla camera, anche lei e anche Domitilla. E voleva sapere cosa votava, come con Domitilla. La nonna alle elezioni non mancava mai, perché diceva che l’Italia è scostumata, che va raddrizzata. Ci andava anche con le stampelle, e sempre il filo di perle.

E Domitilla sempre paziente. La mia Domitilla. Non poteva lasciare la nonna e ho accettato tutto. La nonna è malata, la nonna è tanto brava. E lo sai il bene che mi vuole, e lo sai che quando ho finito gli studi si è fatta il vestito per la festa, e col filo di perle si è messa anche i brillanti. Commissario, che dovevo fare? Ho aspettato. E intanto trattare bene la nonna, e portare i fiori con la carta che fruscia, e i cioccolatini con la scatola satinata, ma non quelli al latte, perché la nonna non li mangiava.

Ma io convinto, perché come Domitilla non ce n’è. Una ragazza deliziosa, che ama gli scherzi, che accetta tutto. Anche con me, lo sa? Mai un momento di impazienza, sempre giocherellona, affettuosa. Ogni cosa è una battuta, un bacio, un’allegria. Che serate romantiche e carine! Pensi che bello, fra noi: ci divertiamo con tutto e niente. Io la sfido a ricordare le parole delle canzoni, lei mi sfida a contare le gocce di un rubinetto che non chiude, i cinguettii del canarino, il ticchettio di un tarlo nel comò del Settecento, sempre per divertirci. E anche quando perde, è felice, pur di stare con me.

Qualche passeggiata, ma telefonare spesso perché la nonna sta in pensiero. Ma Domitilla meravigliosa, e la badante a casa a dirci tutto bene, la signora ha preso la tisana, ha sentito il concerto sul divano, poi si è addormentata in poltrona nella veranda, giocando col filo di perle fra le dita, come un rosario. Naturalmente, sempre attenzione a chi veniva in casa. Con una donna di quell’età! Che poi una volta un truffatore venne davvero, uno di quelli che ti dicono di mandare soldi a un parente. La nonna si accorse che aveva notato il suo filo di perle e lo fece scappare ringhiando, che sentirono anche i vicini. Ma Domitilla si preoccupò lo stesso, Domitilla è sempre un tesoro. Innamorata, dolce, straordinaria».

Squilla il telefono. Il commissario risponde:

– «Sì, lui è qui. E voi?… Col verbale? Anche le foto? Ah, con le indagini informatiche, certo. Benissimo, allora ci penso io e poi proseguiamo».

Riattacca e si rivolge all’uomo seduto:

– «Abbiamo il referto e la risposta della scientifica: la signora è stata strangolata con una collana di perle. E c’è la confessione della badante. Del resto, ci sono le sue impronte sulla cassaforte, aperta. E abbiamo anche trovato la collana. Adesso Lei può andare».

L’uomo seduto, sconvolto:

– «Ma è orribile! La prego, ditelo con delicatezza a Domitilla. È una ragazza sensibile, un fiore. Non sapete come potrebbe spaventarsi. Domitilla ha l’anima di una colomba, è un angelo. Avere un’assassina in casa! È atroce! E sembrava una persona perbene. Sa una cosa? Con Domitilla, parlando del matrimonio, pensavamo di tenerla come domestica. Domitilla è così buona che andavano sempre d’accordo».

Il commissario si alza:

– «Già, d’accordo».

Si avvicina all’uomo, lo accompagna alla porta:

– «Giovanotto, la cassaforte è aperta, ma vuota. Aperta con la combinazione; bisogna far girare un disco, per le cifre in sequenza: non fa rumore, o almeno così sembra. La badante ha confessato, in una mail che stava per spedire; l’ha recuperata il perito informatico. La collana ce l’aveva lei, la badante. Però al collo: strangolata, come la signora, ma seduta al computer, non nella vasca da bagno. La sua fidanzata è latitante. L’abbiamo già individuata, con l’Interpol. In questo momento è ad Anversa, nel quartiere dei gioiellieri, vicino alla Borsa dei diamanti. Adesso mi lasci lavorare».

Il commissario apre la porta:

– «Usciere! Lo accompagni. Prudenza: è cieco».