di Giorgio Bona

Alessandro Angeli, Combattevamo i fascisti per mare e per terra. Vita e ballate di Woody Guthrie, Ortica editrice, 2018, pp. 128, € 10,00.

This machine kills the fascists. Questa macchina uccide i fascisti era scritto sulla chitarra di Woodrow Wilson Guthrie, conosciuto da tutti come Woody Gutrie, il grande chansonnier americano, padre del Country e della canzone di protesta negli anni della Grande Depressione Economica che aveva investito il paese..

Il celebre film di Hal Ashby “Questa terra è la mia terra” ne aveva esaltato le avventure attraverso una straordinaria interpretazione di David Carradine e Melinda Dillon.

Siamo nel 1936. È il periodo segnato dalla povertà e dalla miseria, dalla speculazione e dall’avvento della ricca Upper Class e dalla disperata Working class. Woody sta vivendo il momento drammatico della grande crisi. Raggiunge gli stati del sud e si unisce a una squadra di disperati come lui. Lotta insieme a loro per un miglior trattamento del lavoro e nel frattempo viene scoperto dal titolare di una radio, In possesso di un grande talento potrebbe avere successo soltanto se riuscisse ad abbassare la testa integrandosi. Rifiuta di farlo perché preferisce, con le sue canzoni, sostenere le lotte dei lavoratori.

È l’America dei vagabondi pronti a saltare su un merci in corsa inseguiti dai vigilantes armati di manganello, quei merci che attraversavano il paese, percorrendo sterminate pianure, fino alle grandi metropoli dove sempre accadeva qualcosa.

Il treno merci era chiamato nel gergo dei vagabondi “spaccaculo”, perché terribilmente scomodo. Per Woody, povero in canna, squattrinato, quelle rotaie rappresentano l’unica soluzione per lasciarsi alle spalle la disperazione e raggiungere Chicago, New York, il sogno californiano. E come lui molti sono i senzatetto uniti da uno medesimo destino, in viaggio soltanto alla ricerca di lavoro e di un tozzo di pane raffermo per scaldare lo stomaco, in fuga non soltanto dalla polizia, ma dal gelo e dalla pioggia.

Questo e altro in “Combattevamo i fascisti per mare e per terra (vita e ballate di Woody Guthrie)”, dove la vita disastrata e meravigliosa, nomade, aiuta a comprendere realtà scomode da raccontare, verità ancora attuali, quando si trova a contestare aspramente il potere dominante.

La mia vita è stata come questa moneta che gira: un susseguirsi di testa o croce. Ma quelli a cui mi sono sentito più vicino sono stati i sindacalisti. Poi, naturalmente, i contadini. Cantare, per me, è un modo di conoscere la gente, di partecipare al lavoro degli altri.

È una canzone popolare, politica, che trova il suo significato più profondo e il suo modo di esistere in quella Working class che stenta a trovare spazio nella società e che la società medesima ha interesse a far rimanere come l’anello debole del sistema.

Woody Guthrie è il padre del Country, la musica bianca per autonomasia in antitesi alla musica nera che è il Blues. Il Country canta il lavoro e l’orgoglio, la seconda il lavoro e il dolore.

Per chi ama certi schematismi, non sempre efficaci, il Country è essenzialmente di destra, il Blues è di sinistra. Poi, come è ovvio, ci sono le eccezioni. Una, la più eclatante, corrisponde al nome di Woody Guthrie, (anti)eroe del folk che alla fine degli anni trenta ha dato vita alla canzone di protesta.

L’unica cosa che non mi va di questo paese sono i padroni.

Ecco quello che cantava un “militante antifascista”, tacciato di comunismo nonostante non sia mai stato organico al partito.

Canto quello che vedo, che ho visto, che spero di vedere, da questa parte, in un mondo lontano.

Cosa intende Guthrie quando con fermezza marca “da questa parte” lo si può intendere chiaramente senza girarci troppo intorno. È la parte giusta, che lui riconosce come quella dei diritti, della giustizia e dell’uguaglianza, contro ogni forma di sfruttamento.

In effetti, in questo libro breve, ma intenso, oltre la finzione narrativa, ciò che si respira c’è l’autenticità del personaggio Guthrie. Intenso è il capitolo intitolato “la notte dei vagabondi”.

Sono in una stanza bianca e sto vomitando l’anima intera. L’ultima volta che lo feci, una vomitata del genere, potevo vedere il ponte di Brooklyn, quasi albeggiava. La vedevo in lontananza quell’alba metallica e faceva male come uno schiaffo in faccia. Come se fossi stato abbandonato da una delle tante macchine scoreggianti che attraversano il cielo. La bottiglia di torcibudella era ancora ai miei piedi e avevo in bocca un gusto salato di acqua di mare e rancida. Cosa avevo mangiato per cena non lo ricordo più… ricordo solo che ero uscito dal locale e avevo in mano un sacchetto di becchime e mi misi a dar da mangiare ai piccioni…  C’eravamo, solo io, loro, la strada e qualche sbirro che guardava storto dall’angolo della piazza. Già, la strada. La strada e il becchime, sempre la stessa storia e gli sbirri. Prendetelo voi il becchime!

E poi l’incontro con Seeger e Lomax, le canzoni sindacali, quelle della Coulee e Dam, le Ballate di Sacco e Vanzetti ci fanno rivivere la parabola esistenziale di questo grande artista, diventato un punto di riferimento musicale e politico delle generazioni a venire.

C’è un’autenticità in questa scrittura che guarda al passato e ti catapulta nel presente perché la realtà incerta di allora è la realtà incerta di adesso, echi dal profondo dove nulla è scontato ma occorre lottare perchè le situazioni sono estreme e sempre a senso unico, ma Woody sa che si può fare qualcosa, provare a invertire la rotta.

Allora, come oggi, i lavoratori svenati dai mutui ipotecari che non possono pagare sono l’epopea e l’elegia di una grande tragedia e ci accorgiamo, nel presente come nel passato, che sono un ciclo doloroso di storia dei grandi disastri causati dall’economia capitalista.

Un omaggio, dunque, alla testimonianza trasmessa di questo straordinario artista, che con il suo Bound of Glory lasciò un segno indelebile nella letteratura di viaggio di tutti i tempi, perché l’immaginazione, la passione, le idee, sono armi che ci potevano salvare dai fascisti di allora e dai despoti globali di oggi. Per questo this mashine kills the fascists. Ad alta voce.