di Nazareno Galiè

A. Barile, B. Brollo, S. Gainsforth, R. Marchini, Dopo la gentrificazione. Un quartiere laboratorio dalla crisi economica all’abitare temporaneo, Derive Approdi 2023, 205 pp., 18€

Ci sono temi di cui molti parlano per sentito dire, ma che paradossalmente vengono raramente tematizzati e analizzati. Non è raro che chi abbia frequentato il quartiere di San Lorenzo, non un’evenienza inconsueta per chi vive a Roma, abbia costatato negli anni dei profondi cambiamenti. Non è difficile rendersi conto del degrado e del senso di incompiutezza che lascia attualmente percepire questo quartiere, che fino a non troppo tempo fa era caratterizzato da un’identità legata a particolari esperienze sociali, culturali (e) di militanza.

Adesso, queste caratteristiche sembrano essersi esaurite. San Lorenzo è sempre più disgregato, cioè non in grado di restituire un’immagine coesa di sé, e chi lo abita difficilmente lo fa con un progetto di lunga durata. Ciò che questo quartiere sta vivendo è una perdita di senso, di cui è arduo comprendere sia le cause che gli effetti. Per di più, nonostante il fatto che insista su un’area piuttosto ristretta, San Lorenzo non è un quartiere qualsiasi: è uno dei luoghi su cui si sono addensati movimenti e relazioni sociali, il cui sfumarsi segna una traiettoria, per certi aspetti inedita, della sua configurazione urbana.

Il merito di Dopo la gentrificazione: Un quartiere laboratorio dalla crisi economica all’abitare contemporanea, volume scritto da Alessandro Barile, Barbara Brollo, Sarah Gainsforth e Rossella Marchini, è proprio questo: aver dato un’interpretazione densa e coerente di questi cambiamenti. Si tratta di uno studio che, ovviamente, può essere ampliato ed esteso ad altre zone di Roma. Senonché si tratta di un primo tassello di quello che potrebbe diventare un ricco mosaico. Gli autori dei saggi presenti nel volume lavorano su categorie interpretative che rimandano a una vasta tradizione di studi critici dell’urbano, che hanno avuto per oggetto anche la città di Roma. Una di quelle è sicuramente il concetto di rendita come elemento trasformativo, nonché motore, sia delle dinamiche che del paesaggio urbano.

Esempio di gentrificazione incompiuta, ovvero fallita, come notano gli autori nell’Introduzione, «San Lorenzo sta diventando un quartiere per abitanti temporanei, che portano allo stravolgimento del tessuto residenziale ed economico» (p. 8). Su questo punto, cioè la temporaneità dell’abitare esacerbata dal fenomeno degli affitti a breve e brevissimo termine, insiste l’intero volume. Nondimeno, è Sarah Gainsforth, già autrice di un importante studio sulle trasformazioni generate dal capitalismo delle piattaforme digitali (Airbnb, città merce. Storie di resistenza alla gentrificazione digitale, Derive Approdi 2019), ad illustrare il tema dell’offerta di case a San Lorenzo. L’analisi del mercato immobiliare è stata da sempre un elemento importante degli studi urbani, senonché l’autrice rileva nell’«avvento di piattaforme digitali che intermediano domanda e offerta di case vacanze, nello specifico di Airbnb, e il conseguente profilare di affitti brevi turistici» (p. 105) il fenomeno più importante nella trasformazione socio-spaziale di San Lorenzo. Uno scarto qualitativo nei meccanismi di estrazione della rendita che spiega la polarizzazione e le accresciute diseguaglianze presenti nel quartiere.

Questa trasformazione si riflette nel tessuto produttivo di San Lorenzo che è cambiato nella misura in cui si è accresciuta la quota di residenti temporanei. Non si tratta, come si è accennato, degli studenti, che anche prima di questa nuova fase trasformativa avevano risieduto a San Lorenzo, ma di una nuova utenza che ha accentuato i caratteri di turistificazione di questa area. Come spiega Barile le attività lavorative restituiscono «un’immagine di un quartiere letteralmente invaso dall’offerta alimentare di molteplice livello. Si tratta di una vera e propria monocultura economica, che si appropria di ogni spazio lasciato libero dal resto dell’offerta commerciale incapace di resistere a una domanda monofunzionale e monodirezionale» (p. 71). San Lorenzo è quindi invaso da localini e pub notturni e l’offerta si riduce «sulla richiesta di pochi e selezionati bisogni, per di più connessi alle esigenze di una popolazione esogena, transitante non-residente» (Ibid.). Inoltre, l’autore spiega come San Lorenzo sia un caso studio importante dei processi di post-gentrificazione: una volta che questo processo ha termine, le relazioni sociali e economiche preesistenti non vengono affatto ristabilite. A rimanere, in effetti, sono perlopiù le esternalità negative.

In precedenza, come ricostruisce il primo saggio presente nel volume scritto da Rossella Marchini, l’insediamento abitativo di San Lorenzo presentava tutt’altre caratteristiche, così come le attività produttive insediate nel quartiere. Sorto alla fine del XIX secolo nello spazio tra le Mura Aureliane e il cimitero del Verano, quest’area era ricca di attività artigianali e industriali, collegate anche al vicino scalo ferroviario. In questo saggio posto in apertura del volume viene ricostruita la storia di San Lorenzo, evidenziando la lunga durata alla base delle più recenti trasformazioni. Infatti, l’autrice coglie alcuni snodi che hanno profondamente agito sulla composizione socio-economica del quartiere: non si tratta infatti di una vicenda statica giacché l’abitare ha qui subito importanti trasformazioni «sotto la spinta della presenza dell’università». Infatti, «già a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta e fino agli anni Novanta, il terziario diviene il settore fondamentale nell’economia del quartiere e sempre più consistente il numero dei lavoratori impiegati nei servizi, rappresentati a San Lorenzo non solo dai trasporti pubblici o dal vicino Policlinico Umberto I, ma anche e soprattutto dalla Sapienza» (p. 73). Ad ogni modo, l’autrice ricollega la vicenda di San Lorenzo all’attualità, segnata a fondo dall’ultimo piano regolatore regionale che ha ridato ampio margine ai privati per costruire sfruttando i rinnovati processi di valorizzazione legati ai flussi di capitale globali, di cui anche Roma, benché in misura minore rispetto ad altre città propriamente “globali”, è partecipe.
Nei saggi non mancano i casi concreti, come quello paradigmatico dell’ex Dogana, laddove un pregiato complesso di archeologia industriale risalente al XIX secolo, considerato di valore storico-culturale, è stato dapprima trasformato in un luogo di movida selezionata a pagamento e poi, dopo alcuni passaggi che ne hanno valorizzato il capitale simbolico, è stato completamente privatizzato e trasformato in una gated community per clienti facoltosi.

Infine, l’ultimo saggio scritto da Barbara Brollo ritorna sul tema dell’abitare temporaneo favorito, come si è detto, dalle piattaforme digitali e da forme inedite di mobilità. Come spiega l’autrice «Airbnb diventa uno strumento per promuovere a livello internazionale stanze e appartamenti in quartieri residenziali, finora estranei alle dinamiche turistiche. Se per i proprietari di casa può essere un’opportunità di guadagno, il rischio è che queste zone si svuotino di residenti a più lungo termine e subiscano i rischi e le trasformazioni che sono associate alla turistificazione» (p. 176).
Si tratta di un esito non scontato e di un processo che, a differenza di quello che afferma la vulgata corrente, non è stato affatto alimentato dalle scelte consapevoli degli abitanti dei quartieri e delle periferie storiche, come San Lorenzo. Uno dei pregi più grandi di Dopo la gentrificazione è infatti proprio quello di far luce sui quei meccanismi, a tratti impersonali, che modificano radicalmente gli spazi urbani, senza che la politica, ovvero quella che viene chiamata nel paradigma neoliberista la governance, si ponga il problema del senso dell’abitare.

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