di Mauro Baldrati

Nella lussuosa buvette dell’Assemblea Legislativa della Repubblica Monarchica Italiana il segretario della Fratellanza del Nord Mirko Golpini e la presidente dei Guerrieri d’Italia Gina Peroni stavano sorseggiando due caffè. Quello di Golpini era, come sempre, corretto al Calvados, mentre la Peroni lo prendeva decaffeinato. Era già ipertesa, il suo medico personale le aveva proibito la caffeina.

“Dunque domani scatta l’ora X” disse Mirko Golpini, socchiudendo gli occhi per il piacere. L’aroma del Calvados bollente gli saliva fino alle orecchie.

“Già” confermò la Peroni, leggermente intristita per il suo caffè castrato. Sì, quando era in libertà, senza orecchie indiscrete, si abbandonava a una delle sue battute preferite: il decaffeinato era come un maschio senza le palle. Anche lei, per un attimo, socchiuse gli occhi. Una vampata di nostalgia l’aveva travolta: quando era giovane e forte, e manifestava coi ragazzi dei Cavalieri del Verbo contro i topi comunisti, ne beveva anche sei di caffè con le palle.

“Ce la dovremmo fare” disse Golpini.
“Perché, hai dei dubbi?”
Nessun dubbio. La maggioranza era sicura, in commissione.

Alberto Termitoni, un ex legislatore condannato a cinque anni e dieci mesi di carcere per corruzione, era uscito di prigione senza vitalizio. Infatti una legge stabiliva che, dopo una condanna definitiva superiore a due anni, il vitalizio doveva essere interrotto. Ma Termitoni aveva presentato ricorso, citando una sentenza dell’Alta Corte che limitava il carcere duro ai condannati per mafia e terrorismo. Quindi, per simpatia, lo stesso concetto si poteva applicare al suo caso. L’indomani il suo ricorso era all’ordine del giorno in Commissione Affari Interni.

“Siamo tre a due. E’ matematico” disse Gina Peroni.
Mirko Golpini aggrottò le sopracciglia. “Come sarebbe due?”
“Beh, ovviamente noi voteremo contro.”
Golpini spalancò gli occhi. O meglio, li sbarrò.
“Ma cosa stai dicendo? Sei impazzita?”

Gina lo guardò con occhi pazienti. Mirko non era cattivo, solo che la sua mente era primordiale, addirittura infantile. Bisognava spiegargli tutto con parole semplici.

“Caro mio, noi siamo l’opposizione in questo paese. Dobbiamo rispettare al nostro status. Sarà grazie a noi se vinceremo le prossime elezioni.”

Mirko Golpini non dissimulò una smorfia. Certo, il partito della Peroni era in continua ascesa. Stava addirittura per superare la Fratellanza e diventare il primo del paese.
“D’accordo, ma col vostro voto contrario è come se ci accusaste di essere… dei ladroni.”
Gina Peroni, sempre più paziente, cercò di organizzare le idee. Doveva comunicare a Golpini pochi concetti, chiari e facili da capire.
“Mirko, la nostra gente non sa e non capisce. E se sa, non ci crede. E’ un complotto dei comunisti. E a quelli che sanno e capiscono non importa nulla. Conta solo il potere. Ma perché ridi?”
Golpini stava ridacchiando guardando i propri piedi. “Sai, chiamare comunisti quei gasteropodi dei Democratici Nazionali fa un po’ ridere.”
“Hai ragione, ma è per capirci. E poi è ciò che raccontiamo ai nostri, no?”
Anche a lei, comunque, scappò un ghigno.
“Termitoni è caduto sul campo” disse Golpini. “Ha passato cinque mesi al gabbio, caso più unico che raro in Italia, e ha fatto tanto per tutti noi.”
“Certo, e verrà ricompensato. Gli spetteranno anche gli arretrati.”

Mirko Golpini sospirò. Il suo corpaccione sembrava appesantito. Si guardava i piedi e annuiva con aria sofferente. Doveva convincerlo fino in fondo, pensò Gina. Golpini aveva un talento animale per le pulsioni del pubblico. Si connetteva, diventava uno di loro. Quando era motivato avanzava come un toro, mieteva consensi e faceva proseliti. Era il front man perfetto.

“Ti rendi conto cosa significa vincere le prossime elezioni? Ci prenderemo l’intero paese.” Fece una pausa, per permettere alla mente lentula di Mirko di visualizzare l’evento: i tesori dell’Italia, la sanità, le pensioni, i cantieri, a loro disposizione… “Dopo il tradimento del consigliere di Stella Dorata, che è passato con voi, la maggioranza è blindata. Per questo possiamo permetterci di votare contro. Noi rappresentiamo la redenzione per quella grande massa di persone che non sanno, non capiscono e non sanno chi votare, ma sono comunque indignate per la politica corrotta. Noi intercettiamo questa indignazione. Il nostro voto contrario è funzionale alla vittoria.”

Mirko Golpini alzò la testa. Ora la sua faccia era distesa. Aveva capito. Era pronto.
Disse un occhei con un sorriso da orecchio a orecchio e abbracciò quella gran donna che era la Gina.