di Walter Catalano

Gérard Prévot, Il demone di febbraio, Alcatraz Edizioni, pp. 231, 14 €.

Gérard Prévot, La notte del nord, Alcatraz Edizioni, pp. 192, 14 €.

Sembra profilarsi un anno di riscatto per il fantastico francofono da sempre snobbato e poco seguito nel nostro paese. Infatti, mentre l’editore Hypnos – già artefice del recupero di Jean Ray con l’esauritissimo Il Gran Notturno (2010) e I racconti del Whisky (2013) – annuncia un’imminente raccolta del meglio di Claude Seignolle, Agenzia Alcatraz – che ricordiamo anche per un’altra bella iniziativa di un paio d’anni fa: la collana Solaris dedicata alla fantascienza sovietica – licenzia i primi due volumi addirittura di un’intera collana, Bizarre, intesa a traghettare in Italia buona parte del suggestivo catalogo della Marabout Fantastique. Volumi riproposti nello stesso formato, anzi addirittura migliorato rispetto all’originale: meno pocket, più grande e leggibile, con copertina rinforzata, stampa e carta superiore, e per di più mantenendo le straordinarie copertine del Karel Thole belga: il grande illustratore Henri Lievens (1920 – 2000).

Mentre si fa il nome più noto dopo Jean Ray, fra gli autori in prossima uscita, quello di Thomas Owen – che da noi non è mai andato oltre il singolo racconto disperso in qualche antologia miscellanea e un’unica e ormai quasi introvabile raccolta, Le dimore inquietanti (Panozzo Editore – 1994) – i geniali curatori  spiazzano invece tutti con una coraggiosa dichiarazione di intenti che pospone la comparsa dei personaggi più attesi per un secondo tempo ed esordisce con ben due volumi dedicati ad un illustre sconosciuto: Gérard Prévot.

Sconosciuto da noi, beninteso, perché lo scrittore belga – nato nel 1921 nella città vallona di Binche, vissuto a Ostenda e morto a Bruxelles nel 1975 – è stato poeta, drammaturgo, memorialista della Resistenza nel suo paese, nei ranghi della quale ha combattuto, arrivando alla narrativa fantastica piuttosto tardi: nel 1970, proprio con una delle due raccolte ora tradotte, Il demone di febbrario, alla quale sono seguite nel 1974 La notte del nord, e altre due – Celui qui venait de partout e Le Spectre large , e due romanzi: La Fouille del 1972 e L’Empan del 1973 –  più i sei volumi della serie fantascientifica per ragazzi Dan Dubble, firmati sotto lo pseudonimo di Red Port. Il tutto compreso in 5 anni, fra il 1970 e il 1975, anno della prematura morte.

L’approdo di Prévot alla cosiddetta scuola belga del bizzarro giunge dopo l’incontro con Jean-Baptiste Baronian, romanziere, antologista e autore di alcune delle migliori monografie sull’argomento – Panorama de la littérature fantastique de langue française: Des origines à demain; Jean Ray: l’archange fantastique, e altre – oltre che direttore della collana fantastica di Marabout. Nell’intervista raccolta dal bravo traduttore Luca Fassina e inserita in appendice a La notte del nord, Baronian ricorda il collega ed amico: “Era ispirato, vedeva il mondo con i suoi fantasmi, i suoi spettri, i suoi demoni, era calato in una dimensione metafisica, anche se non era per forza una visione. Era assolutamente convinto che la realtà fosse solo un velo. […] Era un poeta nel senso più classico del termine. […] (con) l’eleganza, il classicismo, la proprietà di linguaggio e soprattutto quella sua visione post-romantica, un po’ alla maniera di Gérard de Nerval…”. Nel suo saggio panoramico sul fantastico francese poi, così spiega la minore diffusione dell’opera di Prévot, nel capitolo a lui dedicato Priez pour le pauvre Gérard: Forse perché proclama alto e forte angosce mortali che sarebbe meglio non svelare troppo ? Forse perché è davvero inquietante ? […]scrittore allucinato, che scatena la tormenta umana come una tela di James Ensor”.

In effetti i testi di Prévot suonano assai più letterari e meno pulp di quelli dei colleghi Ray e Owen e gran parte dei racconti di queste due antologie spiccano ancor più che per l’originalità delle idee o per la coerenza della trama, soprattutto per il nitore adamantino dello stile e per la fascinazione ipnotica dell’atmosfera. Prévot incanta il lettore con le melodie del pifferaio di Hamelin, lo conduce per i vicoli tortuosi delle città del nord, lungo le nebbie sui canali, oltre moli spettrali e bettole portuali fumose, fino alle dune spazzate dai venti di spiagge deserte, fra echi di onde e di gabbiani, e lì lo attende al varco, mentre è ancora letargicamente perso dietro a false piste, per stenderlo con un inaspettato e fulmineo twist finale.

La tecnica è infallibile sia nel passo lungo dei tre racconti di La notte del nord che in quello breve e brevissimo dei ventuno di Il demone di febbraio. Fra i racconti lunghi ci hanno ammaliato quello morbosamente erotico che dà il titolo al volume, “La notte del nord”, e il quasi romanzo “Gli sparti” – cioè i giunchi marini – inclassificabile ed enigmatico in precario equilibrio fra claustrofobico noir, cupa e apocalittica fantascienza o allusione delirante ad una passione pedofila. Fra i brevi il fulminante “Il demone di febbraio”, l’ellittica ghost-story “Pergolesi”, il sorprendente “La confessione di Gert Verhoeven”, il visionario “Il chitarrista di mezzanotte”, il sadiano “Corrispondenza”, lo psicanalitico “La smemorata”, il gotico “Il giullare di Damme”, l’omaggio a Mary Shelley “Il cadavere di Beachy Head”, il romantico “Strana eclisse”, il mystery “Il rapporto venuto dal Reno”.

L’esordio della nuova collana di Agenzia Alcatraz si rivela un colpo da maestri: Prévot va subito a collocarsi nei nostri cuori alla destra di Jean Ray (…alla sinistra c’è Thomas Owen). A dimostrare che non è la fama di un nome a contare ma la qualità del testo proposto. In più c’è la maneggevolezza, la leggibilità, il garbo tipografico dei volumi e la cura scrupolosa della traduzione di Luca Fassina. Riconoscenti per la scoperta di un territorio quasi inesplorato restiamo in attesa delle prossime auspicate uscite.