di Alexik

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“Oggi vorrei parlarvi di come si può creare la leadership per rendere questo decennio la decade dei vaccini…. Paesi donatori, dovete incrementare i vostri investimenti nei vaccini e nell’immunizzazione, anche se state affrontando crisi di bilancio….
Tutti voi, 193 stati membri, dovete fare dei vaccini il focus centrale dei vostri sistemi sanitari, per assicurare che tutti i vostri bambini accedano ai vaccini ora esistenti e ai nuovi vaccini nel momento in cui diverranno disponibili”.

Con queste parole Bill Gates, il 17 maggio 2011, arringava i rappresentanti dei 193 Stati riuniti a Ginevra per l’assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il fatto potrebbe sembrare bizzarro, e suscitare domande del tipo:
Ma non si occupava di informatica? Perché all’assemblea generale dell’OMS hanno fatto intervenire lui, e non – ad esempio – un premio Nobel per la medicina ?
E soprattutto, con quale autorità l’uomo più ricco del mondo detta l’agenda e definisce le priorità sanitarie dell’OMS e degli Stati membri?

Suppongo che la risposta sia da ricercare in un vecchio articolo del Sole 24 Ore, che spiegava come la quota del bilancio dell’OMS coperta dai contributi degli Stati membri fosse passata dall’80% del 1970 al 24% del 2010, e come il restante 76% fosse costituito da donazioni volontarie1.
Nel 2010 la Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF) aveva versato donazioni volontarie all’OMS per 219.787.513 $, il 9,6% dell’intero bilancio dell’Organizzazione di quell’anno, posizionandosi come secondo donatore dopo gli Stati Uniti.
Una sua creatura, la GAVI – Global Alliance for Vaccines and Immunisation (una partnership fra pubblico e privato che comprende le principali corporations del settore) – aveva versato all’OMS altri 39.106.302 $.
Ulteriori donazioni, molto più modeste, provenivano direttamente da Sanofi Aventis (4.417.959 $), Glaxosmithkline (523.844 $), Pfizer (200.000 $) e Pfizer /Wyeth pharmaceuticals (1.895.000 $), Novartis (500.000 $), rispettivamente il secondo, terzo, quarto e quinto produttore mondiale di vaccini per fatturato 2013.
Il contributo della Gates Foundation era comunque di gran lunga preponderante, e conferiva alla fondazione un peso superiore a quello della maggior parte degli stati membri, soprattutto dei più poveri.
Del resto la fondazione, con 43,5 miliardi $ di patrimonio, pesa tuttora più dell’intera OMS.

E’ da notare come l’OMS non disponga liberamente dei finanziamenti privati, perché si tratta in genere di fondi finalizzati al sostegno di progetti specifici scelti dai donatori stessi.
In pratica i donatori finanziano l’OMS giusto perché apponga il suo logo a legittimazione dei loro stessi progetti.
Margaret Chan, ai tempi in cui era Direttrice generale dell’OMS, espresse in modo chiaro il livello di sostanziale privatizzazione e di subalternità della massima autorità mondiale in materia di salute: “il mio budget è altamente destinato, per questo viene diretto verso quelli che io chiamo interessi dei donatori2.

Per capire come si è arrivati a questo punto, occorre riavvolgere di una ventina d’anni il nastro della storia.
Tornare al 1997, anno in cui Bill Gates scoprì di essere buono, e decise di dare origine e sostanze alla William H. Gates Foundation (confluita nel 2000 nella BMGF), votata al ‘miglioramento della salute globale‘.
Era un periodo particolarmente favorevole all’espansione dell’intervento privato nel settore dei cd ‘aiuti allo sviluppo’.
Il muro di Berlino era crollato da qualche anno, e di conseguenza il budget che gli Stati a capitalismo avanzato dedicavano alla cooperazione internazionale si era drasticamente ridotto, dato che non veniva  considerato più così necessario acquistare il consenso delle classi dirigenti del cd ‘terzo mondo’ per distoglierle dall’insano proposito di cambiare schieramento.
Erano altresì crollate, sotto i colpi del Fondo Monetario e dalla Banca Mondiale, le velleità di molti paesi di Asia, Africa e America Latina di creare un proprio sistema sanitario pubblico e universalistico.
Vi era dunque ampio spazio per l’introduzione al suo posto di un modello filantroprico privato, che fingesse di portare soccorso alle vittime delle politiche di aggiustamento strutturale mentre, al contempo, ne condivideva in pieno il fondamento ideologico.

Il fondatore della Microsoft si buttò in questa avventura applicando alla sua fondazione umanitaria le stesse logiche d’impresa sviluppate nell’ impero del software, sia per quanto riguarda gli aspetti gestionali che gli obiettivi da raggiungere.
Coinvolse nel suo progetto filantropico nuovi ‘azionisti’, in particolari suoi simili come Warren Buffets, ‘uomo più ricco del mondo 2008’ secondo la classifica di Forbes, amministratore delegato della Berkshire Hathaway (gigante delle assicurazioni) e genio delle speculazioni finanziarie.
Buffets versò alla BMGF un obolo da 30 miliardi di dollari nel 2006. Di altri donatori miliardari si prevede l’arrivo in seguito al “the Giving Pledge”, l’iniziativa lanciata dai Gates per convincere ricchi filantropi (sembra fossero già 141 alla fine del 2015) a devolvere parte delle loro fortune verso cause caritatevoli.

E’ una carità ‘business friendly’, non in contrasto con le dinamiche che minano la salute dei popoli, come il saccheggio delle loro risorse, i conflitti istigati da appetiti stranieri, la distruzione delle economie di autosussistenza ad opera delle multinazionali dell’agroindustria, la fuga dalle campagne che rigonfia gli immensi slums delle periferie urbane.
E’ una carità che rafforza proprio queste dinamiche, come nel caso del sostegno dei Gates, dei Rockfeller, dei Bono alla Green Revolution 2.0, ovvero la ‘soluzione’ Monsanto alla fame nel mondo.
E’ una carità che si sostituisce al concetto di giustizia sociale, e si abbatte come una bomba finanziaria sulle politiche degli Stati e delle istituzioni internazionali, condizionandone gli obiettivi, deviando la ricerca, indirizzando l’informazione.

Nelle parole di Arundhati Roy, essa rappresenta solo una piccola percentuale dei profitti, “ma una piccola parte che si misura in miliardi. Sufficiente per decidere le priorità del mondo, comprare le politiche dei governi, determinare i programmi universitari, finanziare ONG e attivisti. Quei soldi danno [a Bill Gates e alla consorte Melinda] il potere di plasmare il mondo come vogliono”.

E difficilmente i loro voleri possono divergere dagli interessi che rappresentano, dall’ideologia che li pervade, dalla visione verticistica e tecnocratica che pretendono di applicare indifferentemente al business dei computer o alla salute mondiale.

L’ottica tecnocratica  agisce per schemi semplificati, come il sistema binario dei software.
Formula risposte semplicistiche per problematiche complesse, quali la malattia e la cura, che vengono avulse dal loro contesto sociale e ambientale.
Produce ‘soluzioni’ tecniche per obiettivi molto specifici, senza curarsi dell’impatto generale sui sistemi su cui vengono calate (ovviamente dall’alto). Soluzioni tecniche che diventano dogma, escludendo, attraverso strategie fortemente aggressive, ogni possibile alternativa ed obiezione.
Fra le soluzioni tecniche, i vaccini sono una delle principali passioni dei Gates, da utilizzare massivamente nella lotta alle malattie trasmissibili presenti e future, secondo metodologie standardizzate da attuare in ogni paese del mondo, a prescindere da ogni analisi sulla loro necessità o utilità in un determinato contesto.

I vaccini sono una tecnologia estremamente elegante. Sono poco costosi, sono facili da consegnare ed è dimostrato che proteggono i bambini dalle malattie. Alla Microsoft abbiamo sognato delle tecnologie così potenti e allo stesso momento così semplici“.

Certo, nell’ambito della lotta alle malattie trasmissibili, è ‘più costosa e più difficile da consegnare’ l’accessibilità per tutti alle reti di distribuzione dell’acqua potabile, ai sistemi fognari e di depurazione, ad abitazioni salubri, a presidi sanitari pubblici e diffusi, in grado di intervenire sulle priorità dei territori.
Obiettivi possibili solo con un rafforzamento del settore pubblico. Ma sarebbe una contraddizione in termini se il filantrocapitalismo volesse rafforzare ciò che il capitalismo tenta di distruggere.

L’idea di partnership fra pubblico e privato promossa dalla BMGF funziona diversamente, sul  modello della Global Alliance for Vaccines and Immunisation (GAVI).
GAVI è una fondazione di diritto svizzero con sede a Ginevra, nata nel 2000 grazie alla forte volontà dei Gates e ad uno stanziamento da parte della BMGF di 750.000.000 $, a cui si aggiunsero contributi della Federazione Internazionale delle Industrie Farmaceutiche (IFPMA), della Banca Mondiale, della US Agency for International Development (USAID), del Programme for Appropriate Technology in Health (PATH).
La GAVI è partecipata, oltre che dalla BMGF, da paesi donatori e da paesi riceventi aiuto, dalle multinazionali farmaceutiche, dalle istituzioni internazionali (OMS, UNICEF, Banca Mondiale).

La partnership pubblico/privato all’interno della GAVI funziona così:
Le istituzioni pubbliche mettono la maggior parte dei soldi (19.252.000.000 $ nel 2015).
I donatori privati mettono un’altra parte dei soldi (4.290.000.000 $ nel 2015)3.
Le industrie farmaceutiche li incassano.

Nell’ambito della GAVI i donatori ricchi cofinanziano le campagne di immunizzazione di un gruppo scelto di paesi poveri.
Sostengono la ricerca delle case farmaceutiche per lo sviluppo di vaccini che non avrebbero una forte domanda sul mercato, garantendo l’acquisto futuro del prodotto.
In cambio, le case farmaceutiche si impegnano ad adeguarsi a determinati standard qualitativi e di prezzo. All’industria produttrice restano i brevetti e i profitti.
L’obiezione secondo cui i donatori potrebbero, con gli stessi soldi, finanziare la ricerca sui vaccini dei centri di ricerca pubblici, per poi metterli a disposizione del mondo a prezzi bassissimi, non trova particolare ascolto4.

E il prezzo comincia ad essere un problema. Dal 2001 al 2014 i vaccini previsti dal programma di immunizzazione dell’OMS sono aumentati da 6 a 12, con un incremento fino a 68 volte del prezzo dell’intero pacchetto per i paesi esclusi dall’aiuto del GAVI.
Per Médecins Sans Frontières, la causa degli aumenti è da ricercare nella proprietà dei brevetti da parte di un ristretto gruppo di industrie5.
Ma Bill Gates ha liquidato personalmente l’appello di MSF per un abbassamento dei prezzi, dicendo che esso avrebbe potuto dissuadere le aziende farmaceutiche ad impegnarsi nella ricerca e sviluppo sui prodotti salvavita per i paesi poveri6.

Insomma, per il filantrocapitalismo, il prezzo di mercato è un dogma indiscutibile, impermeabile a qualsiasi considerazione etica.
La GAVI non serve a calmierarlo, ma a garantire alle imprese farmaceutiche mercati di sbocco.
Le mancano, però, gli strumenti per ampliarli a dismisura, sfruttandone tutte le possibilità di espansione.
Per questo ci vuole un’autorità superiore che imponga una forte accelerazione delle coperture vaccinali in tutto il mondo.
Per questo ci vuole l’OMS. (Continua)


  1. Da Bill Gates a Big Pharma una pioggia di aiuto. I finanziatori? Sempre più «volontari», Il Sole 24 Ore Sanita’ – N.43 – 15 novembre 2011. Articolo riportato a p. 34 della rassegna stampa della Federazione ordine dei Farmacisti del 16/11/11. 

  2. Sheri Fink, W.H.O. Leader describes Agency’s Ebola Operations, The New York Times, 4/09/14. Dichiarazione riportata sul dettagliato dossier: Global Justice Now, Gated Development. Is the Gates Foundation always a force for good?, giugno 2016, p. 48.  

  3. Actionaid, L’Italia e l’Alleanza Globale per le Vaccinazioni. Verso un nuovo approccio per la partecipazione italiana al GAVI, la partnership pubblico privata per l’immunizzazione, Aprile 2016, p. 8.  

  4. Amit Kumar, Jacob Pulivel, GAVI funding and assessment of vaccine cost-effectiveness, The Lancet, 20 January 2007. 

  5. Médecins Sans Frontières,The Right Shot: bringing down barriers to affordable and adapted vaccines, gennaio 2015, p. 6. 

  6. Bill Gates dismisses criticism of high prices for vaccines, The Guardian, 27/01/15