di Alessandra Daniele

Face Off (1)Fin dal secondo dopoguerra, il default mode dei media mainstream occidentali verso il presidente degli Stati Uniti era sempre stato il classico servo encomio. In diverse gradazioni, con qualche eccezione per i più sputtanati, e punte d’idolatria per i più fotogenici.
L’attuale unanime costernato disprezzo verso Trump è quindi particolarmente inedito e interessante.
Il coro mediatico inoltre amplifica ogni manifestazione di dissenso come mai prima d’ora, dando l’immagine fittizia di un’America sull’orlo della rivolta popolare contro un odiato dittatore, che ricorda tanto quelle della cosiddetta Rivoluzione Ucraina.
In questi giorni, mentre i social si riempivano di meme, abbiamo visto persino alcuni dei Tg  tradizionalmente più securitari simpatizzare coi casseur e coi black bloc, purché anti-Trump.
L’impressione è che chi controlla i media sia molto preoccupato che Trump possa diventare per gli USA una sorta di equivalente speculare di Gorbaciov per l’URSS: il liquidatore dell’Impero a cominciare dall’immagine.
Face Off (2)Il bando all’immigrazione infatti non è servito soltanto a sabotare gli accordi con l’Iran sgraditi a Putin.
L’orrido, arcigno, becero Donald Trump sta defacciando l’America.
L’impatto simbolico delle sue prime azioni di governo come delle sue dichiarazioni fuori dai denti sta definitivamente strappando agli USA la maschera di benevolo e accogliente protettore del mondo, sta distruggendo la narrazione falsa e paternalista che è sempre stata uno dei pilastri principali del colonialismo USA.
L’impresentabile Donald Trump sta ritirando gli USA dai territori dell’immaginario collettivo. 
È logico quindi che i media embedded che quei territori sono deputati a presidiare siano nel panico.
In questo Face Off, questo scontro epocale fra Imperialismo morente e Nazionalismo rianimato non ci sono Good Guys.
Gli stessi democratici che stanno dando a Trump del nazista per aver respinto i rifugiati da Libia, Siria e Iraq, sono responsabili della distruzione completa di Libia, Siria e Iraq. Trump non avrebbe rifugiati da respingere se Obama non li avesse bombardati.
L’ostilità di Trump verso Cina e Germania non promette però niente di meglio.
Il braciere nel quale arde la fiamma dell’unica vera religione di Stato USA, cioè la guerra, non si spegne mai.