di Robert Meeropol Rosenberg*

Rosenberg1Il 28 settembre 2015 ricorreva il 100° anniversario della nascita di mia madre, Ethel Rosenberg. Più di sessant’anni fa, il 19 giugno 1953, all’apice del Maccartismo, il periodo in cui la “Paura Rossa” impazzava negli Stati Uniti d’America, il governo giustiziò Ethel una giovane donna e moglie, madre di due bambini – insieme al marito Julius. Condannati sulla base dell’accusa vaga di «cospirazione ai fini di spionaggio», i coniugi Rosenberg vennero di fatto dipinti dal governo come coloro che avevano trasmesso all’Unione Sovietica quello che veniva definito “il segreto della bomba atomica”.

Ethel Rosenberg resta l’unica donna giustiziata in tempo di pace per il crimine di spionaggio. Crimine che avrebbe commesso per conto dell’Urss, proprio nella fase della seconda guerra mondiale in cui Usa e Urss erano alleati.

Il caso Rosenberg ha assunto particolare rilievo perché, tra le altre cose, è stato studiato molto e approfonditamente. Attraverso il ricorso al Foia (Freedom of Information Act) e a diverse altre vie legali, centinaia di migliaia di documenti secretati relativi a persecuzioni precedenti, oltre ai verbali degli atti del Grand Jury relativi alla vicenda dei miei genitori, sono stati resi pubblici.

Questo materiale rivela che la sola prova presentata contro Ethel Rosenberg era una testimonianza orale ritrattata dal principale teste dell’accusa e contraddetta da documenti desecretati e resi pubblici di recente. Nonostante ora sia generalmente appurato che mia madre era estranea a qualunque attività illecita, nessun organismo governativo ha riconosciuto che non avrebbe dovuto essere giustiziata.

Poco si sa, invece, della sua vita e di quanto essa abbia dato alla gente del suo Paese prima dell’arresto.

Ethel Greenglass Rosenberg era la tipica esponente della classe lavoratrice, residente nel Lower East Side della New York degli anni Venti e Trenta del Novecento.

Come molti altri, sperava di risollevarsi dal suo stato di povertà. Intraprese un corso studi di indirizzo generale in un istituto superiore perché avrebbe desiderato proseguire la sua istruzione all’Università. Era una ottima studentessa e una promettente attrice: talentuosa nella recitazione e con una voce eccezionale, secondo i suoi insegnanti. Seppure allieva del primo anno, veniva convocata al di fuori dei suoi corsi per cantare l’inno nazionale nelle assemblee degli studenti delle ultime classi. Si diplomò nel 1931, tre mesi prima del suo sedicesimo compleanno. A causa della Grande Depressione, non poté permettersi di proseguire gli studi, e frequentò un corso di avviamento professionale di sei mesi nella speranza di trovare lavoro.

Ethel venne assunta come segretaria in una ditta di imballaggi e spedizioni. Nell’agosto del 1935, a neppure un mese dal suo ventesimo compleanno, prese parte all’organizzazione di uno sciopero per il riconoscimento sindacale e l’aumento dei salari: si distinse per una spiccata fermezza nelle azioni programmate per costringere i camionisti a rispettare il picchettaggio dei dimostranti.

Il 31 agosto del 1935, The New York Times riportava che «circa 150 giovani donne procedevano in gruppi verso la fabbrica di vestiti […], sdraiandosi sul marciapiede davanti ai camion e sfidando i conducenti a muoversi».

A seguito dello sciopero, mia madre venne licenziata e presentò un’istanza per illegittima cessazione di lavoro con il neo-nato National Labor Relations Board (NLRB). Il suo fu uno dei primi casi per il NLRB. «Non esiste alcuna accusa o prova che attesti che Ethel Greenglass non fosse un’impiegata efficiente. Non c’è dubbio che i suoi datori di lavoro comparvero in giudizio perché essa era attiva nel sindacato e aveva spinto i colleghi a smettere di lavorare per protestare contro il licenziamento di un collega sindacalista». (NLRB, Vol. I, 1936, p. 1016). L’impegno di mia madre a favore dei diritti dei lavoratori si espresse anche mettendo a disposizione le sue doti di cantante e attrice nelle raccolte fondi per le attività sindacali. Fu proprio in una di queste iniziative che incontrò Julius Rosenberg; poco dopo i due si sposarono.

Dopo l’inizio del secondo conflitto mondiale, Ethel aderì all’East Side Defense Council come unica volontaria a tempo pieno. Si trattava della prima organizzazione di difesa civile negli Usa, che presto divenne un modello per le altre che seguirono. Ethel Rosenberg organizzò donazioni di sangue e lavori a maglia a opera di volontarie, e fece discorsi pubblici sull’importanza dello sforzo bellico. Il suo primo figlio, Michael, nacque durante la guerra e il suo secondo, Robert, subito dopo la sua conclusione.

Nell’agosto del 1950, mia madre venne arrestata con l’accusa di cospirazione finalizzata a spionaggio. Documenti del Federal Bureau of Investigation rivelano che i testimoni chiave dell’accusa, David e Ruth Greenglass – fratello e cognata di Ethelnon fornirono alcuna prova contro di lei nelle loro confessioni iniziali. Infatti, David Greenglass giurò che sua sorella non c’entrasse. Una dichiarazione di Ruth Greenglass, rilasciata davanti al Grand Jury e resa pubblica da qualche anno (2008), esclude ugualmente qualsiasi coinvolgimento della cognata. I documenti del Fbi dimostrano, inoltre, come i membri della pubblica accusa avessero constatato che le prove a carico di Ethel Rosenberg fossero “deboli”, malgrado ciò decisero che essa dovesse venire processata e che le fosse comminata una pena severa, sperando di far leva su ciò per indurre il marito a collaborare con i pubblici ministeri del governo. Fu soltanto dopo la messa a punto di tale strategia processuale che Ruth Greenglass, prima, e David Greenglass, poi a pochi giorni dal processo –, rilasciarono agli agenti federali nuove dichiarazioni che questa volta coinvolgevano Ethel, contraddicendo le precedenti confessioni fatte sotto giuramento. Il giudice si basò sulle nuove deposizioni per condannare mia madre alla pena capitale. In un’intervista televisiva del 2001, David Greenglass ha ammesso che si trattò di deposizioni false.

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Un fascicolo del Fbi riporta che il giudice del processo, Irving R. Kaufman, aveva deciso di condannare a morte Julius Rosenberg già prima della fine del dibattimento; al termine del processo la pena di morte fu sia per lui sia per sua moglie. Il giudice motivò la condanna rifacendosi alla tesi accusatoria secondo cui entrambi i coniugi avevano rubato il «più grande segreto scientifico che l’umanità ricordi» e commesso, quindi, un crimine «peggiore di un omicidio», che metteva in pericolo di vita «milioni di persone innocenti». Sappiamo adesso che Julius Rosenberg trasmise informazioni di carattere militare-industriale all’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale, ma che le dichiarazioni del giudice e dei pubblici ministeri si fondarono sul falso. Questo materiale non aveva niente a che fare con la costruzione della bomba atomica.

Il governo degli Usa era al corrente, sin dalle sue prime investigazioni della fine degli anni Quaranta, che i servizi segreti sovietici non avevano attribuito alcun nome in codice a Ethel Rosenberg e che, di conseguenza, lei non aveva mai fatto attività di spionaggio. I fascicoli del Fbi non fanno altro che avvalorare ciò. Poco prima delle esecuzioni dei miei genitori, un documento del Fbi elencava una serie di domande da porre a Julius Rosenberg, nel caso avesse accettato di collaborare. Il Fbi non si regolò allo stesso modo per Ethel, né contemplò tra le domande per Julius quella su un eventuale coinvolgimento della moglie. Gli si chiedeva, però, se Ethel fosse a conoscenza delle sue attività politiche. I resoconti del Fbi descrivono l’atteggiamento di mia madre, poco prima della sua uccisione, come «consapevole e insofferente». Il che non equivale a essere colpevole. Tutto questo dimostra che il governo degli Stati Uniti d’America giustiziò Ethel Rosenberg sapendo che non era colpevole del reato per cui la condannò a morte.

Mia madre rifiutò di assecondare l’agenda della parte più reazionaria del governo degli Usa coinvolgendo i suoi compagni in crimini che non avevano commesso. Ethel Rosenberg fu davvero consapevole e insofferente, così come fu leale e coraggiosa.

(Traduzione di Costanza Ciminelli)

* Sull’argomento Robert Rosenberg Meeropol ha scritto Quando il Governo decise di assassinare mio padre e mia madre – Il figlio di Ethel e Julius Rosenberg racconta, Zambon 2007. In Italia è stata pubblicata la biografia di Robert Rosenberg Meeropol adattata per ragazzi intitolata Il segreto di Robert, Giovanna Gelmi, Zambon 2011. Robert Meeropol, specializzato in Antropologia e Diritto, nel 1990, ha dato vita a “The Rosenberg Fund for Children”, che sostiene concretamente i figli di genitori perseguitati, discriminati, incarcerati e talvolta uccisi a causa delle loro attivismo politico progressista.