di Mauro Baldrati

legion-movie-paul-bettanyAngeli, questi (s)conosciuti. Li abbiamo visti nei quadri dei maestri antichi, creature alate di sembianze umane che calano dal cielo, dove ha la residenza l’amministratore delegato del Paradiso, “Colui che parla agli uomini”. Svolazzano spesso anche sopra o accanto alla Madonna, la Madre, di solito con toni cromatici celesti (perché “Celeste” è il Regno dei Cieli). Sono ragazzi adolescenti, talvolta bambini, pallidi e paffutelli. Toni chiari, luce pura, aura luminosa: è l’estetica della versione edificante della divinità operata dalla riforma cattolica, che ha rifondato la prima versione trucida, vendicativa e sanguinaria della Bibbia antica. Tutto è stato riscritto, rieditato, Dio, i santi (un inserimento abbastanza recente, che recupera parecchia iconografia pagana), la Madre, e gli angeli. Sono la luce di Dio, i messaggeri, i Suoi plenipotenziari.
Ma non è sempre stato così.
Quando è apparso il primo angelo davvero operativo non c’era tanto da scherzare, né da contemplare albe radiose dai colori turchini. Dobbiamo prendere quello straordinario romanzo di fantascienza, in parte autobiografico in parte fiction, scritto da Dio, il primo grande scrittore apparso sulla terra: Esodo, la storia della migrazione degli Ebrei dall’Egitto alla Terra Promessa. Dio li guida, attraverso Mosè, li incalza, spesso li minaccia, li condanna a morte, li obbliga a sgozzare agnelli, per compiacerlo, e se è necessario, a “spaccare il cranio” dei propri figli, se a Lui piacerà. Stranamente, ma con straordinario genio letterario, l’Autore rivela che farà di tutto per ostacolare l’esodo, da Lui stesso ordinato, influenzando negativamente la mente del faraone, per obbligarlo a rifiutare il permesso di espatrio, e permettergli così di scatenare le piaghe, che hanno uno scopo dimostrativo: affermare la Sua potenza, perché Lui è “l’Unico”, è “Colui che comanda agli uomini”. Una delle piaghe più orribili, forse la più tremenda di tutte, è la strage dei primogeniti, umani e animali, che scatenerà dopo avere naturalmente obbligato telepaticamente il faraone a rifiutare le richieste di Mosè. E qui entra in scena l’Angelo Sterminatore: “Durante la notte l’Onnipotente punirà l’Egitto: là dove Egli vedrà il sangue (degli agnelli sgozzati dagli ebrei, ndr) sugli stipiti e sull’architrave passerà oltre e non permetterà al Suo angelo sterminatore di entrare e colpire.” Sarà un massacro biblico, appunto, con grida di dolore che echeggeranno in tutto l’Egitto.

Dopo le successive iconografie edificanti, apparizioni in alcuni film degli anni ’40 e ’50 (un inserto angelico in Miracolo a Milano di De Sica e Zavattini, oltre all’angeologia di un certo cinema americano a cavallo della guerra) recentemente l’immaginario della fiction cinematografica sembra avere ripreso questa natura spietata degli angeli. Dio, dopo avere creato un genere letterario che si propagherà e si riprodurrà nei secoli, si è stancato del genere umano, che è incontrollabile, inaffidabile, bugiardo e infingardo. Gli ha addirittura scatenato contro il Diluvio Universale, ma non è servito. Gli umani pensano solo ai loro sporchissimi interessi privati e se ne fregano di tutto. Così si è ritirato, non si sa dove, e non si sa quando tornerà. Ma non si chiama fuori in realtà. Lui è “il Dio geloso”, e sappiamo che se non lo celebrano abbastanza li stermina tutti, senza tanti complimenti. Così, dopo l’ennesima delusione, scatena di nuovo gli angeli. Non un solo Angelo Sterminatore, ma una intera legione. Scoppia una guerra feroce, tra gli angeli incarnati negli umani, e gli umani stessi. E’ la trama del mediocre Legion (2010), nel quale un manipolo di umani asserragliati in un’area di servizio nel deserto, che ricorda molto da vicino Il postino suona sempre due volte, è attaccato dai mostri, guidati dall’Arcangelo Gabriele. L’altro grande Arcangelo, Michele, invece si è schierato con gli umani, disobbedendo, pare, all’ordine impartito dal “Padre”. Gli angeli sono una via di mezzo tra i “walkers” di Walking Dead, i woodoo children di Distretto 13 le brigate della morte e i vampiri di Blade. Superdotati, feroci, si arrampicano sui muri come Dracula e parlano con la voce cavernosa de l’Esorcista.

Questa natura crudele degli angeli, diabolica verrebbe da dire, è ripresa e perfezionata dalla serie Supernatural. Per una congiura che ha come obiettivo la chiusura delle porte del Paradiso gli angeli si scatenano, rapiscono gli umani, li ammazzano, se necessario li torturano, li lusingano, li ingannano. I fratelli Winchester, che già hanno il loro da fare contro i demoni, devono fronteggiare degli esseri altrettanto crudeli, usciti non dall’Inferno ma direttamente dal Paradiso. Il che, se possibile, è ancora peggio. A questo punto lo spettatore non può fare a meno di chiedersi: ma che razza di posto è se i suoi guardiani sono dei simili mostri? In realtà non c’è da stupirsi, visto il ritratto che il loro creatore fa di se stesso nel suo romanzo.

“Io sono un angelo, posso uccidere un neonato davanti agli occhi della madre, posso pietrificare una città” dice uno straordinario Gabriel, interpretato da Christopher Walken, nell’originale L’ultima profezia, un film del 1995 dove la natura spietata degli angeli viene rappresentata in un mix di horror, noir e supernatural. C’è la guerra, c’è sempre la guerra, su nei cieli, perché Dio, ancora Lui, ha creato la razza umana, facendo rovinare alcuni angeli nella gelosia. Poiché nessuno nell’universo può competere con “le scimmie parlanti” in fatto di guerra, omicidio, tradimento, gli angeli rinnegati, guidati da Gabriel , stanno cercando l’anima più nera di tutte le animacce umane, da usare come arma segreta. Ma è una lunga ricerca, complicata dalla discesa in campo di Lucifero, impersonato da un feroce e sornione Viggo Mortensen, che decide di eliminare Gabriel, perché in caso di vittoria si creerebbe un secondo Inferno, quindi una sgradevole concorrenza. E va da sé che gli angeli sono tutto fuorché dei liberisti!

Infine un’altra serie, attualmente in programmazione su RAI 4, Dominion, riprende l’antica epica sanguinaria, partendo proprio dal già citato Legion. L’umanità è trincerata in una città fortificata, con postazioni di contraerea che abbattono quegli angeli che osano svolazzare sul suo spazio aereo. Li comanda il solito Gabriele, mentre suo fratello Michele è con gli umani, perché nonostante la loro natura negativa, sono esseri speciali, oggetto di amore e, forse, di invidia. D’altra parte gode abbondantemente degli agi e dei lussi umani, per esempio ha un intero harem di fanciulle che usa per il suo personale rilassamento sessuale. Si avvicendano gli intrighi, gli effetti speciali, apparizioni dei mostri che volano come enormi avvoltoi, duelli di arti marziali tra Michele e certi guerrieri “angelici”, e un “prescelto” coperto di tatuaggi parlanti che ha la missione di guidare il genere umano verso la riscossa. Il senso della storia è la lotta tra umani e mostri, ma con la complicazione (già ottimamente rappresentata in Walking Dead) degli intrighi, dei tradimenti e dei crimini operati dagli umani stessi, che in fondo rappresentano i peggiori nemici di se stessi.

Gli angeli di Dominion, che probabilmente è l’opera migliore del genere, non sono affatto bianchi e luminosi, ma hanno ali nere e gli occhi neri (come i loro colleghi di Supernatural e de L’ultima profezia), sono in grado di fare a pezzi in pochi secondi un essere umano e non fanno distinzione tra adulti, vecchi e bambini. Ci chiediamo se l’autore originario sia soddisfatto di questi Suoi epigoni, che hanno sviluppato il genere da Lui stesso ideato.

Ah, ci sarebbe poi l’intermezzo angelico de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders (e del sequel Così lontano così vicino, oltre al remake City of Angels), ma qui siamo in un’estetica del tutto diversa: gli angeli ascoltano i pensieri degli umani, ne condividono speranze e delusioni, li consolano, hanno sempre il cappotto e uno si innamora, fino a diventare umano. Ma quando noi, noi tutti ammiravamo queste opere in religioso silenzio, seguendone col fiato sospeso i dialoghi densi, poetici e filosofici, coi nostri cuori moltiplicati e vagabondi, forse eravamo noi stessi degli angeli.

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