di Lorenza Ghinelli

Mare-di-Libri---Festival-dei-Ragazzi-che-leggono-23635_c300Intervista ad Alice Bigli (socia fondatrice del festival Mare di Libri) e a Viola Magnani (giovane volontaria).

Che questi siano anni di crisi è evidente, le piccole e medie imprese hanno da tempo capito a proprie spese che la crisi è endemica, virale. E che non possono contare sullo Stato.
Proprio per questo mi ha profondamente colpito la storia di una piccola libreria indipendente specializzata in letteratura per ragazzi. Parlo di “Viale dei Ciliegi 17”, aperta a Rimini dieci anni fa. Bene, non solo la libreria resiste proponendo e spingendo titoli eccellenti, ma cresce. Le sue socie sono state in grado di compiere una vera e propria rivoluzione, dando i natali a quello che considero essere il miglior Festival di Letteratura per ragazzi del nostro Paese: “Mare di Libri”, il Festival DEI ragazzi che leggono. La libreria ne è il cuore pulsante.

Passo la parola a te, Alice. Di cosa ti occupi, com’è nato Mare di Libri e cos’è.

ALICE: Mi occupo di libri per bambini e ragazzi da sempre, sono sempre stati la mia passione, sono diventati il mio oggetto di studio all’università e il mio lavoro, in vari modi, subito dopo.
Dieci anni fa ho realizzato il mio sogno professionale: aprire con due socie la mia libreria specializzata. Due anni fa si è aggiunto un quarto socio.
Oltre al lavoro di libreria ci occupiamo di attività di promozione alla lettura, eventi culturali per bambini e ragazzi, e formazione e aggiornamento degli adulti sul nostro territorio ma anche in giro per l’Italia. Un lavoro appassionante, intenso, vario, faticoso e bellissimo. Poteva bastare così, ma più lavoravo più mi accorgevo che in Italia mentre per bambini e adulti si diffondevano sempre più gli eventi culturali e di promozione del libro sugli adolescenti c’era un vuoto.
Ho iniziato a cercare esperienze e a fare domande. Ho scoperto che molti “addetti ai lavori” la ritenevano una sfida impossibile: non programmavano eventi e attività rivolte ai ragazzi perché i ragazzi, dicevano, non partecipano. Sarebbe stato un “buco nell’acqua”.
Ecco, Mare di libri è nato così, per sfida. Volevo provare a dimostrare il contrario.
Ho pensato che si dovesse tentare di organizzare un grande evento culturale proprio per gli adolescenti. Mi sono resa conto che non mi sarebbe mai capitata l’occasione che qualcuno mi chiedesse di farlo e mi sono detta che sarei stata disponibile a impegnarmi a titolo di volontariato su una sfida del genere perché era una necessità che sentivo davvero. Se sfida doveva essere non volevo sconti: non un evento per le scuole, quelli li organizziamo tutto l’anno, sono eventi importanti ma lì sono gli insegnanti che decidono di far partecipare le classi. Questo doveva essere un evento diverso, a cui i ragazzi partecipassero per singola scelta. Per questo lo abbiamo voluto all’inizio delle vacanze scolastiche.
Ho pensato che forse la chiave poteva essere pensare non solo un evento per adolescenti ma un evento progettato e realizzato interamente con gli adolescenti.
Ho pensato a tutto questo ma non credevo di essere pronta. Avevo una libreria solo da tre anni, non avevo esperienza nell’organizzazione di grandi eventi, mi sembrava mi mancassero risorse di tutti i tipi. Ho fatto queste riflessioni ad alta voce una sera a cena con Beatrice Masini che allora era responsabile dei libri per ragazzi del gruppo Rizzoli. Ho scoperto che la Rizzoli poteva essere interessata a diventare partner del progetto e ho capito che quello che mi sembrava un castello in aria era già pronto a mettere le fondamenta.

La prossima domanda è anche per Viola, una delle giovanissime volontarie. Vedete, una delle cose che più mi affascina del festival, è che la gestione e l’organizzazione degli eventi vengano lasciate ai ragazzi. La responsabilizzazione non rimane un concetto aleatorio, astratto. I volontari possono misurarsi sul campo, imparando a gestire le frustrazioni, ma anche a gioire delle gratificazioni che seguono quando vengono riconosciute a ciascuno l’importanza e la preziosità del lavoro svolto. È stato così fin dall’inizio? Come rispondono gli adolescenti a questa chiamata?

VIOLA: Spesso non è facile che a noi ragazzi vengano affidati incarichi di grande, vera responsabilità senza che un adulto diffidente ci controlli e ci corregga costantemente. In realtà, se attentamente responsabilizzati, sappiamo capire alla perfezione l’importanza del lavoro che stiamo svolgendo e siamo grati della fiducia riservata. L’esempio di noi volontari è lampante: durante il Festival non ci occupiamo di fare le fotocopie, di mettere a posto una sedia, anzi, svolgiamo lavori di una certa importanza come controllare le cassette con il denaro, la biglietteria, la libreria del Festival, occuparsi degli autori, degli utenti. A Mare di Libri la fiducia è una prerogativa su cui si fonda il complesso macchinario che il festival è: se Alice, Luca, i volontari adulti dovessero controllare i ragazzi uno per uno sarebbe un lavoro lungo e poco stimolante. Naturalmente non siamo lasciati a noi stessi (la lunga formazione precedente al Festival ci aiuta a capire come svolgere con efficienza il nostro lavoro, evitare situazioni difficili e mantenere la calma in attesa di aiuto) eppure può capitare che in quel momento siano tutti occupati o che si debba contare solo sulle proprie forze per risolvere l’imprevisto. Riuscendo a sistemare il problema “insormontabile” da solo, il ragazzo può capire quanto sia soddisfacente essere indipendente, rafforzare la personalità e la sua autostima, sentirsi importante. Tutti noi volontari lavoriamo per Mare di Libri perché crediamo che sia un’esperienza formativa anche per noi stessi, un’opportunità unica; ce la mettiamo tutta per far sì che sia perfetto, assumendoci le nostre responsabilità se sbagliamo, sentendoci orgogliosi delle gratificazioni quando facciamo un buon lavoro.

ALICE: Sì, è stato così fin dall’inizio per scelta e per necessità. Gli adulti che lavorano al festival sono pochi, i ragazzi tanti: anche volendo sarebbe impossibile far finta di dar loro responsabilità per poi stare sempre a controllare cosa fanno. Occorre lavorare sulla formazione prima dell’evento e poi fare un vero investimento di fiducia nei giovani volontari perché la macchina del festival funzioni. Io credo che questo sia anche l’unico modo sensato di lavorare coi ragazzi e credo sia una delle più gravi mancanze della nostra società nei loro confronti. I ragazzi hanno spesso mille stimoli ma poche responsabilità concrete. A parole tutti dicono che occorre far spazio ai giovani ma gli adulti raramente lasciano vera autonomia.
I nostri volontari rispondono benissimo a questo modello. Spesso all’inizio in realtà sottovalutano la fatica, pensano sia più facile per poi venirci a dire che non si aspettavano che fare il festival fosse così impegnativo, capitano anche gli errori, le tensioni, i momenti di crisi ma nella maggior parte dei casi i ragazzi si scoprono più saggi, più autonomi, più organizzati quanto più si danno loro incarichi importanti e complessi. È una sorpresa anche per loro. Negli anni siamo riusciti a coinvolgere sempre di più i ragazzi non solo negli ultimi mesi di preparazione e nella gestione pratica del festival ma tutto l’anno anche nella direzione artistica dell’evento.

In questa epoca gli stage sono perlopiù una beffa, un sistema di sfruttamento legalizzato che non è neppure in grado di trasmettere competenze. Per i ragazzi, in questo Paese, inserirsi nella realtà lavorativa e sperimentare la differenza che intercorre tra teoria e pratica risulta una difficoltà oggettiva. Prima, dopo e durante il Festival, i ragazzi sono invece chiamati a essere protagonisti attivi. Viene attuato un vero e proprio investimento sui giovani, questi ultimi, una volta maggiorenni potranno passare “dall’altra parte della barricata” e contribuire come soci adulti. Molti lo hanno fatto. Mare di Libri è in grado di rendersi un’esperienza formativa a pieno titolo incrementando le competenze dei ragazzi?

ALICE: Credo di sì. Noi lo speriamo e abbiamo incoraggianti risconti in questo senso. I ragazzi che lavorando al festival per diversi anni entrano a far parte dei soci appena maggiorenni hanno l’occasione di acquisire competenze teoriche e pratiche di alto livello che raramente si acquisiscono in uno stage, e raccolgono un grande numero di contatti diretti importanti nel mondo dell’editoria, della letteratura e della cultura, cose che crediamo siano già un grande valore per un ragazzo che decida di cercare lavoro negli ambiti a cui si è avvicinato come volontario. Alcuni di loro hanno trovato, poco più che maggiorenni, delle collaborazioni con case editrici proprio attraverso il festival, e per ora anche i nostri ex volontari diventati soci sono ancora giovanissimi ma credo che tra qualche anno le loro esperienze professionali potranno rispondere con più forza a questa domanda. Io mi fermo qui perché credo che questa sia una domanda per cui conta di più cosa rispondono i ragazzi stessi.

VIOLA: I compiti del Festival sono numerosi e diversi. Ogni squadra comprende ragazzi con particolari attitudini o capacità, scelti per creare dei gruppi di lavoro più bilanciati possibile. Comunque può succedere che si rompa un microfono, un computer (senza il tecnico nei paraggi!), che non si abbia idea di come compilare una ricevuta. Senza dubbio allora il volontario si trova a misurarsi con realtà e applicazioni diverse da quelle con cui di solito è abituato a confrontarsi, imparando veri e propri lavori che magari saranno utili nella sua futura carriera, ma non solo: capisce com’è organizzare un grande evento culturale, gestire una libreria, tenere il conto dei soldi e rapportarsi con la gente con un contatto diretto e personale.

Mare di Libri 2I bilanci sono pubblici. Quanto costa il Festival e com’è possibile rimetterlo in piedi ogni anno migliorandolo considerevolmente, per organizzazione e qualità della proposta culturale.

ALICE: Mare di Libri costa 40.000 euro, considerando che in genere gli eventi proposti sono circa quaranta, significa che ogni evento costa circa 1.000 euro. In confronto a tanti altri festival è una cifra irrisoria. Ovviamente il valore economico del festival è molto più elevato, ma questo è realmente il nostro budget. Come riusciamo a spendere così poco? È molto difficile, ma come abbiamo lanciato la sfida di organizzare un festival letterario per adolescenti, allo stesso modo crediamo che si possa e si debba non gettare soldi al vento. È indubbiamente un nostro vanto insegnare ai ragazzi, ai nostri volontari, che la cultura non è gratuita, che costa denaro e impegno, ma che spremendo le meningi, ottimizzando i costi fino all’ultimo centesimo, coinvolgendo le realtà economiche del territorio, pubbliche o private che siano, è possibile contenere i costi senza che questo influisca sulla qualità dell’offerta culturale. Anzi, nel corso degli anni siamo riusciti a migliorare sempre più la nostra proposta in termini di programmazione artistica mantenendo lo stesso budget. Forse il segreto è la volontà di offrire alla nostra città un evento culturale di carattere nazionale e chiedere in cambio la massima collaborazione in termini di contributi economici, sponsorizzazioni tecniche e partnership con aziende, enti pubblici e privati che hanno a cuore la crescita culturale di Rimini e dei suoi giovani.

Attraverso le iniziative della libreria e durante la preparazione del Festival, avete modo di sperimentare un’aggregazione ben lontana da quella proposta e propagandata dai media, basta pensare all’uso che, come volontari di Mare di Libri, sapete fare dei social. La comunità di lettori che siete in grado di costituire e incrementare è reale e non virtuale. Internet diventa lo strumento per dare corpo all’incontro, e non il fine che si risolve in alienazione. Resta il fatto che fare i volontari è un impegno serio, cosa spinge un ragazzo a dedicare così tanto tempo a un Festival come questo?

VIOLA: Il fatto che Mare di Libri sia l’unico festival in Italia pensato solamente per ragazzi mi fa sentire per prima cosa molto fortunata. Ne consegue perciò che io voglia cercare di trasmettere tutto il mio entusiasmo per dimostrare agli adulti che, diversamente dagli stereotipi che ci rappresentano come svogliati, indolenti e disinteressati, i ragazzi fanno “cose belle” e agli altri giovani lettori che Mare di Libri è dedicato a loro. Il lavoro, durante i tre giorni del festival e tutto l’anno, è impegnativo, però la fatica è proporzionale alla soddisfazione. Il fermento arancio/blu delle strade di Rimini la seconda settimana di giugno e i grandi autori che qui si recano mi fanno credere che questi pregiudizi potranno prima o poi essere abbattuti.

Dal riduttivo e discutibile articolo della Borromeo (che troverete qui) siete riusciti a non cedere alla polemica sterile, creando invece un evento e un dibattito con Elasti e Margherita Ferrari. Cosa si prova a fare valere la propria voce e a scardinare gli stereotipi?

VIOLA: Quando Beatrice Borromeo ha pubblicato il discutibile articolo sulla sessualità degli adolescenti, è nata fra noi volontari una rivolta spontanea, di sdegno e rabbia. Ci sentivamo feriti dall’ennesima banale generalizzazione e volevamo urlare a tutti che era ora di fare basta con questi stereotipi denigratori. Mare di Libri ha dato realmente voce alle nostre parole, offrendoci un’opportunità che altrimenti non avremmo mai potuto di avere (cosa sperano di ottenere dei ragazzi minorenni rispetto a una giornalista affermata?): un intero evento-dibattito con ospiti d’eccezione al festival in cui noi parlavamo liberamente e non erano degli adulti dal tono paternalistico a farlo al nostro posto. Avrei voluto che la Borromeo sentisse i discorsi di quei ragazzi che partecipavano all’evento! L’orgoglio che ho provato in quel momento è stato indimenticabile.

Mare di LibriAll’interno della libreria c’è un’altra iniziativa meravigliosa. Mi riferisco al Circolo dei lettori. Per quello che ho potuto vedere e sentire, partecipandovi, la definirei una palestra eccellente di confronto e rispetto.
Potreste spiegarci meglio di cosa si tratta?

ALICE: Una volta al mese, la sera, ci incontriamo con i lettori adolescenti che vogliono fare con noi un percorso che dura tutto l’anno.
Programmiamo degli argomenti da affrontare, a volte si tratta di un circolo dedicato ad autore, un argomento storico, altre volte a un argomento di attualità che affrontiamo e dibattiamo sempre a partire da una bibliografia più varia possibile sull’argomento stesso. Un’esperienza molto stimolante anche per noi adulti che conduciamo.

VIOLA: Ci sono due iniziative che coinvolgono ragazzi di due fasce d’età amanti della lettura per il resto dell’anno: il Club dei Piccoli Lettori e il Circolo dei Lettori. Il primo è per i ragazzi delle medie, le magliette blu che durante il festival si occupano del giornalino, l’Eco del Mare e della redazione, mentre il secondo si rivolge ai più grandi. I temi del Circolo sono vari: si affrontano molti argomenti legati alla letteratura, di attualità, di etica oppure si presenta un autore in particolare, raccontandone la vita e la bibliografia. Spesso si svolgono in due incontri, oppure si completano con spettacoli teatrali, visione di film, eventi particolari. Luca e Alice introducono l’argomento senza mai dare risposte preconfezionate, ma cercando di provocare sempre nuove domande (capisci che è stato un buon Circolo solo se esci con più dubbi di quanti ne avevi quando sei entrato e nessuna certezza) e propongono una lista di libri e film pertinenti per alimentare la discussione. Nel Circolo successivo si parlerà dei libri letti sul tema prescelto. Il dibattito è vivace e ricco, perché spesso abbiamo tutti idee diverse e c’è la possibilità di esprimersi liberamente, mettendosi in gioco per aprirsi a nuovi orizzonti di pensiero e riconsiderare le proprie posizioni.

Il panorama editoriale italiano degli ultimi anni com’è cambiato e come vi sembra?

ALICE: Vedo cambiamenti positivi e negativi. Di positivo c’è sicuramente una maggiore attenzione al pubblico dei cosiddetti young adults. Escono libri molto belli e inizia a esserci un’attenzione critica meno superficiale e spocchiosa di quella che un tempo li snobbava a priori. Sicuramente però siamo anche afflitti dal tentativo di inseguire i successi dei bestseller che porta in libreria infiniti cloni di ogni romanzo che ottiene successo e da una continua corsa alle novità che porta a pubblicare troppi titoli e a indebolire i cataloghi, con buoni libri che vengono dimenticati o diventano introvabili dopo pochi anni.

VIOLA: Leggo molto, però non lavoro in una libreria come Alice, quindi posso solo provare a rispondere a questa domanda analizzando la situazione dal mio punto di vista di lettrice. Negli ultimi anni hanno spopolato e trovato successo soprattutto fra i giovani nuove saghe fantasy e distopiche. Molti le adorano, me compresa, altri ritengono la letteratura moderna non sia all’altezza dei grandi classici, anche se personalmente trovo inutile fare queste differenze. Ora come ora, non sembra molto difficile pubblicare un libro, notando la facilità e la tempestività con cui le librerie si riempiono di biografie di cantanti, personaggi famosi, attori eppure è veramente difficile trovare un romanzo bello, appassionante, ben costruito. Sembrerà un giudizio azzardato, ma ho l’impressione che in questo momento ci siano troppe persone che scrivono (male) e troppe poche che leggono. Mi piacerebbe che l’editoria italiana riscoprisse gli scrittori capaci e promuovesse una nuova letteratura… posso dire più “scelta”?

Quali argomenti, secondo voi, l’editoria non riesce a trattare in modo esaustivo e sincero?

VIOLA: Non credo ci siano argomenti poco approfonditi, piuttosto penso che si verifichi un problema diverso. Ogni anno vengono pubblicati decine e decine di libri che trattano lo stesso tema in mille sfumature: sicuramente fra questi ce ne sono di meritevoli, libri che lasciano con il fiato sospeso, che emozionano, che fanno pensare, però nella moltitudine di pubblicazioni “di moda” (l’editoria è soggetta ai cambiamenti delle mode e ai tormentoni esattamente come qualsiasi altro particolare della vita dell’uomo) quasi scompaiono o non si prendono il merito che dovrebbero, giustamente, ricevere.

ALICE: Vedo sempre meno argomenti tabù nei libri per adolescenti. Forse abbiamo ancora dei passi da fare nella rappresentazione del sesso tra i ragazzi e mi piacerebbe che ci fossero più romanzi capaci di raccontare anche ai giovanissimi in modo non stereotipato le altre culture, ecco. Forse sopratutto mi piacerebbe che fossero pubblicati e tradotti più autori che siano voci dirette di altre culture.

Volontari Mare di LibriIn questi anni di festival avete avuto occasione di incontrare molti autori. Ci sono stati degli incontri capaci di ispirarvi interessi nuovi o in grado di accendere un’intuizione nella testa riguardo a quello che vorreste fare in futuro?

VIOLA: Sono sempre stata una persona pianificatrice, ma mi sono resa conto che vorrei fare della mia passione un lavoro solo grazie al festival. Tutti gli incontri di Mare di Libri – e anche il motivo per cui è nato- ruotano intorno al complesso, variegato mondo della letteratura e dell’editoria: sono inevitabilmente affascinanti per un lettore. Vivere il Festival da dentro ha confermato l’aspirazione che già avevo di lavorare in una casa editrice o comunque di riuscire a tenere un contatto con Mare di Libri e continuare il lavoro che già in piccola parte faccio. Conoscere i grandi autori che ogni anno partecipano al festival è una fortunata occasione per osservare uno scorcio del mestiere di scrittore, giornalista, disegnatore, editor. Mare di Libri è ricco di spunti interessanti e può essere un ottimo punto di partenza per scegliere la propria futura professione.

Conoscete entrambe, e molto bene, la realtà scolastica di oggi, seppure da differenti prospettive. Che cosa sfugge alla scuola?

ALICE: Non si può mai generalizzare quando si parla di scuola. La scuola, nel suo impegno sull’educazione alla lettura, riesce a raggiungere vette altissime con progetti di enorme valore e abissi di incuranza e catene di errori, a seconda della realtà di cui si parla. Diciamo che dove le cose non vanno potremmo mettere come ingredienti di una ricetta di base quella di costruire una biblioteca scolastica decente, accessibile e realmente interessante per gli studenti, collaborare con il territorio e con gli esperti per costruire progetti di promozione della lettura validi, aprirsi al contemporaneo e non negare ai ragazzi il diritto di conoscere la letteratura del proprio tempo.
Soprattutto, abbiamo bisogno che tutte le scuole prendano coscienza del fatto che educare alla lettura è forse uno degli obiettivi più importanti che la scuola di oggi può darsi, l’elemento che potrebbe davvero fare la differenza per il futuro culturale dell’intero paese, e che insegnare ad amare i libri non può essere una frase fatta ma deve tradursi in impegni concreti ed efficaci.

VIOLA: La scuola italiana a mio parere non ha problemi per quanto riguarda le materie e il programma. Non credo che in generale ci siano lacune strutturali nell’insegnamento, ovviamente però dipende dai professori. Magari si potrebbero inserire più ore di storia della musica o dell’arte, per sensibilizzare maggiormente i ragazzi su quell’aspetto artistico dell’Italia che ora ha perso un po’ il suo significato. Una delle critiche maggiori alla scuola italiana è che è obsoleta; comunque questo rappresenta un problema che si potrebbe facilmente risolvere con l’introduzione di progetti interessanti, coinvolgenti e idee più innovative (incontri con autori, corsi di lettura/scrittura creativa, partecipazioni a eventi culturali, collaborazioni con librerie o biblioteche, mostre, uscite didattiche ai musei). È innegabile che si dovrebbe investire di più nella scuola, non solo per quanto riguarda i docenti, ma proprio nelle strutture e nei materiali. Sarebbe bello che, superata la crisi, si potessero dotare le classi di tecnologie più avanzate e strumenti multimediali per ampliare le modalità di apprendimento degli studenti. Il cambiamento più radicale deve avvenire per quanto riguarda l’indirizzo della scuola: i maggiori disagi nascono quando le classi non sono equilibrate o quando certi ragazzi intraprendono un percorso di studio non adatto a loro (o alla propria voglia di studiare). In realtà, sono a favore della meritocrazia. Se un ragazzo si accorge di non voler continuare a fare la scuola scelta, allora deve essere aiutato in tutti i modi a trovarne un’altra più adatta, in modo da non rallentare il suo percorso né quello dei suoi compagni.

C’è qualche consiglio che vi andrebbe di dare agli editori?

Magliette BiancheALICE: Sì! In modo molto sintetico e scherzoso ne ho fatto quasi uno slogan. Quando pensano ai libri per ragazzi “non parlare DEL target ma parlare COL target.”

VIOLA: Ce ne sono due in particolare che mi premono: non lasciare saghe interrotte e non tradurre libri stranieri in tempi molto lunghi. Il primo perché è come tradire la fiducia del lettore che ha comprato il tuo libro e il secondo perché se per tradurre un seguito passano ere geologiche non aumenta il desiderio di leggerlo, anzi spesso o si deve leggere il libro in lingua o l’interesse inevitabilmente cala.

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