di Sandro Moiso bomba 1

La scorsa settimana, nell’arco di quattro giorni, per ben due volte la Procura della Repubblica di Brescia è stata sgomberata d’urgenza a causa di un allarme bomba.
Non è la prima volta che questo accade, ma in questo caso il dispiegamento di mezzi, vigli del fuoco e forze dell’ordine è stato superiore alla norma, mentre le vie circostanti venivano chiuse al traffico e gli impiegati e il personale di servizio venivano a loro volta allontanati anche dal piazzale antistante l’edificio.

Oltre a tutto ciò, già di per sé in grado di suscitare allarme tra i presenti, sono state fatte circolare voci che attribuivano l’allarme ad una telefonata di avvertimento di stampo jihadista o No Tav.
Naturalmente nessuna bomba è esplosa o è stata ritrovata, ma l’idea che tutto ciò non fosse frutto di uno scherzo è sorta tra chi ha avuto modo di riflettere a freddo sull’avvenimento. Che naturalmente è stato subito accompagnato in rete da messaggi tipo: ”Ecco, oltre a rubarci il lavoro, adesso provano anche ad ammazzarci!”.

Ciò che ha aggiunto qualche sospetto, poi, sono state le rivelazioni, a distanza di circa quarantotto ore dalla seconda evacuazione, riguardanti un ampio articolo del sottosegretario con delega all’intelligence Marco Minniti, che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista Italiani europei diretta da Massimo D’Alema, cui hanno dato immediatamente spazio La Repubblica e RaiNews24.

Negli ultimi anni – spiega Minniti – si sta assistendo alla partenza dall’Europa di volontari, spesso indottrinati sul web, per i teatri di jihad così da “unirsi alla causa”. “Gli elementi di preoccupazione – prosegue il sottosegretario con delega ai servizi segreti e sicurezza – sono legati alla possibilità che questi soggetti, dopo essere entrati in contatto sul campo con gruppi qaedisti e aver acquisito specifiche capacità offensive, decidano di tornare in Occidente, Italia compresa, per attuare attacchi o creare filiere radicali1 .

Il fenomeno – aggiunge Minniti -, benché si presenti con maggiore incidenza in altri paesi europei, esiste anche in territorio nazionale, come reso evidente dalla morte in Siria, principale meta di dispiegamento per i «foreign fighters», di un cittadino italiano unitosi all’insorgenza islamista dopo un periodo di radicalizzazione. Nel contempo, profili di rischio sono legati anche a eventuali iniziative estemporanee in nome della cosiddetta ‘jihad individuale’ da parte di soggetti radicalizzatisi soprattutto sul web”2 .

Che gli avvenimenti in Medio Oriente, dalla Palestina all’Iraq e alla Siria, prima o poi possano ricadere sui paesi limitrofi a causa delle dissennate politiche filo-israeliane e di ingerenza perseguite dai paesi occidentali è possibile. Ma ciò che turba in quell’articolo è la continuazione. Infatti, secondo il sottosegretario resta “alta l’attenzione in Italia all’estremismo antagonista” sulle “rivendicazioni ambientaliste, sul diritto al lavoro e alla casa” sottolineando “la potenzialità dell’eversione di matrice anarco-insurrezionalista” capace di “infiltrare manifestazioni di dissenso, come la mobilitazione No Tav3 .

Ecco il nodo. La Corte Costituzionale ha appena invitato i PM di Torino a riformulare le loro accuse nei confronti di quattro militanti NoTav accusati di terrorismo che già il campo della propaganda tesa a criminalizzare ogni forma di lotta e di dissenso si allarga e si fa più manifesto, anche con l’arresto di altri attivisti NoTav con la stessa accusa e proprio nel giorno, 11 luglio, di uno di questi nuovi boatos.

Uno storico avversario della lotta di classe, Giulio Andreotti, era solito affermare che “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”. Ecco, appunto.
Vediamo perché si può pensare male, partendo proprio dall’allarme in quel di Brescia. Infatti, anche se non è dato sapere se nei giorni scorsi tali allarmi o evacuazioni siano avvenuti anche in altre città italiane, certamente Brescia potrebbe costituire, ancora una volta, un buon terreno per la strategia della tensione.

E’ la città con la più alta percentuale di immigrati rispetto alla popolazione residente, in Italia. Nonostante questo il leghismo ha subito sul territorio bresciano durissimi colpi e una certa qual solidarietà anche di stampo cattolico non ha mai smesso di manifestarsi sia in cittòà che in provincia. Proprio per questo la lotta per la casa è abbastanza sentita e rimane un’area di intervento importante per i giovani dei centri sociali.

E’ una città destinata, nei prossimi anni, ad essere sconvolta dai lavori per la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità che l’attraverserà per buona parte. Lavori che con gli espropri di terreni a l’abbattimento con le ruspe, in stile “israeliano”, delle case presenti sul tracciato hanno già sollevato tensioni e proteste. E, com’era logico aspettarsi, un rafforzamento dell’attenzione non solo giovanile nei confronti delle problematiche NoTav.

E’ una città al centro di una provincia ormai de-industrializzata in cui le statistiche ufficiali registrano ormai 130.000 disoccupati, di cui 21.100 soltanto in città.
I dati dell’osservatorio provinciale del mercato del lavoro, che fanno riferimento ai dati raccolti dai Centri per l’impiego, parlano di cifre da capogiro. Ci sono comuni come Castelcovati, Orzinuovi o Sirmione dove la disoccupazione raggiunge vette di 17, 14, 23 punti percentuali. Un quadro destinato a peggiorare secondo la Cgil di Brescia e Giorgio Bontempi, assessore provinciale al Lavoro. Nel complesso in territorio bresciano il dato della disoccupazione, secondo questi rilievi, supera il 20 per cento4 .

E’ una città, quindi, in cui il malcontento può ancora salire e allo stesso tempo, però, è ancora una città dove la strage del 1974 non ha mai trovato una risposta definitiva. Dove l’elenco dei colpevoli per Piazza della Loggia è ancora ufficialmente tutto da scrivere. E, anche se molti sono sicuramente già morti, potrebbero non mancare i degni eredi.

Ma se si sposta lo sguardo da Brescia al resto d’Italia ci si accorge che l’intera nazione è pronta per una nuova strategia della tensione.
Le carte buone, si fa per dire, sono state già giocate (Monti, Letta) ed hanno fallito. E’ rimasto il Governo dei cazzari: promesse vacue, fuffa, discorsi beceri in pseudo anglo-toscano.

Un governo che deve distrarre con giochi delle tre carte da quattro soldi perché non ha alcunché d’altro da offrire. Supportato da un’informazione sempre più simile ad un circo mediatico di equilibristi, nani e ballerine preoccupati soltanto di ingrassare all’ombra del regime piuttosto che di svolgere un corretto lavoro giornalistico.

Niente per i milioni di disoccupati. Niente per i giovani. Niente per i poveri integrali che, in cinque anni, sono passati in Italia da 2,4 milioni a 4,8 milioni.
Nessuna risposta per i giganteschi problemi ambientali e i danni alla salute che non si possono più tener nascosti. Dai tumori della Terra dei Fuochi e di Taranto fino a quelli del bresciano prodotti dall’inceneritore , dal PCB oppure dal cromo presente nelle acque “potabili”.

Mentre trionfano il ladrocinio, la truffa e la rapina travestiti da Grandi Opere che di grande avranno solo i danni e i debiti che lasceranno dietro di sé. Un debito pubblico, arrivato a maggio a 2.166 miliardi euro ed aumentato in un solo mese di 20 miliardi, che cresce al ritmo vertiginoso del 10% all’anno (grazie soprattutto ai titoli di stato orgogliosamente e irresponsabilmente ancora emessi e degli interessi pagati a favore delle grandi istituzioni finanziarie) mentre il PIL sale e scende tra + 0,1% e -0,1% su base annua.

Una politica ed un’economia indirizzate soltanto a sfruttare l’istante, la vendita di imprese, la fuga di capitali, l’abbassamento del costo del lavoro e l’annullamento di ogni sua garanzia a fronte dell’accaparramento di prebende e immunità a favore delle compagini politiche di ogni colore e stella. Una folle propensione a far vedere i muscoli, sia militarmente che diplomaticamente, là dove non si hanno nemmeno quelli, già miserabili, di Mussolini. Un paese corrotto, allo sbando, prossimo al commissariamento della troika europea, privo di qualsiasi opposizione reale che non sia quella sui territori e delle lotte locali.

Eppure, eppure…una soluzione la si può sempre trovare.
Perché non criminalizzare l’opposizione reale, le lotte, i movimenti e gli immigrati con un bel botto?
Per ora di carta e/o mediatico…poi si vedrà.


  1. Riportato in Terrorismo, l’allarme di Minniti: ”Jihadismo minaccia anche l’Italia”, La Repubblica, 13 luglio 2014  

  2. art. cit.  

  3. idem  

  4. Silvia Ghilardi, Lavoro, disoccupazione alta ma il mercato è dinamico, Il Corriere della Sera, 12 luglio 2014