di  Sandro Moisotelefono                         

“Anche Lui?!”

“Sì…anche lui”

“Non è possibile!”

“ Certo che lo è!”

“ Comunque, io il pigiamone a strisce non lo indosserò!”

Roma. Settembre 2013. Ministero degli Interni. Ufficio Affari Riservati. Molto riservati.

Dialogo tra l’agente scelto De Gennaro e il solito, anonimo, superiore.

Dietro una porta si avverte una presenza più oscura. Nera. Svolazzante.

Questa volta anche il superiore sembra dare segni di nervosismo.

“Con la tua divisa normale non potresti farlo. L’area di svolgimento dell’operazione è ufficialmente fuori dalla nostra giurisdizione”

“Appunto…perché non lo fanno Loro?”

“Perché sarebbe un casino…”

“E, invece, per noi no?”

 “Noi, in questo caso non esistiamo…saremo, di fatto, loro”

“Mi spieghi meglio: noi non saremo noi, loro non saranno loro, ma noi saremo loro?”

“Esatto”

“E come si spiegherà il tutto?”

“Non ci sarà niente da spiegare. Lo prenderete e lo porterete via. Desaparecido…come ai vecchi tempi. Punto e stop”

 “Dove?”

“Probabilmente in Patagonia”

“In Patagonia?”

“Sì. Là i nostri colleghi argentini sono riusciti a salvaguardare qualche vecchio centro di detenzione…segreto”

“Ma Lui…lo saprà”

“Certo, ma non potrà dire nulla…come ha fatto fino ad ora”

 “Sì, ma, continuo a dire…perché? Piace alla gente, alle mamme, ai bimbi, ai vecchi…,”

“Non piace più a Loro…”

“Perché ha tirato in ballo pedofili e lobby omosessuale?”

“No”

“Allora per il cambiamento ai vertici dello Ior…”

“Nemmeno”

 La porta si spalanca di colpo e la figura nera si materializza nella stanza.

“Ci sta rovinando economicamente – afferma con voce roca e rabbiosa un alto e magrissimo prelato con il volto coperto da un paio di occhiali neri – Ci sta rovinando!”

“Allora vuol dire che anche Lui ha i suoi vizietti…” prova ad interloquire De Gennaro.

“No, non si tratta di quello…magari!”

 “Ma, allora, perché?”

L’alta, legnosa figura si toglie gli occhiali, rivelando un volto rugoso e vecchissimo in cui due occhi neri come la pece bruciano come tizzoni, mentre una furia di origine divina sembra pervadere tutto il suo corpo

“Le vie del male sono infinite…Si snodano per mille rivoli e, troppo spesso, la strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni”

“Padre…” inizia a balbettare De Gennaro.

“Eymerich, Nicolau Eymerich” precisa il nero servo di Dio

“Padre Eymerich, cosa ha fatto quell’uomo di così tremendo?!”

 “Il telefono, figliolo, il telefono! Sta telefonando a tutto il mondo: studenti di Padova, donne argentine, pensionati di Busto Arsizio, macellai emiliani, operai cassaintegrati, esodati, tagliatori di teste della Nuova Guinea, malati di ogni genere…conta un sacco di balle e ci fa spendere un sacco di soldi in bollette telefoniche! Già ci avevano tagliato le carte di credito e i bancomat, ma lui adesso, con le bollette che ci tocca pagare, sta finendo di svuotare le casse della casa di Dio!”

Nell’accompagnare le ultime parole la mano adunca del vecchio domenicano si  leva verso l’alto .

Il superiore tace, ammutolito. De Gennaro cade in ginocchio.

“Ed io cosa otterrò se mi presterò a tutto questo?”

“Non sarai obbligato a indossare la divisa e gli scarpini da guardia svizzera anche in Val di Susa, figliolo” conclude Eymerich con un sogghigno. E con queste ultime parole il vecchio inquisitore scompare oltre la porta.

 

* In ricordo di Roberto Bolaño,  a dieci anni dalla scomparsa (1953 – 2003)

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