treruote.jpgIl 2 agosto scorso, a Taranto, lo spezzone del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ha interrotto il comizio sindacale e reclamato il diritto dei tarantini a decidere del destino dell’ILVA, rifiutando la falsa alternativa tra salute e lavoro. I giornali hanno parlato di “black bloc provenienti da Bari”, Landini (Fiom) li ha definiti [qui] «esponenti dei Cobas, dei centri sociali, anche ultras del Taranto Calcio. C’erano, naturalmente, anche lavoratori dell’Ilva che non condividono le nostre posizioni. Ma mi sento di dire che si trattasse comunque di una minoranza». Una minoranza «che pensa che sia meglio chiudere la fabbrica e vivere di sussidi dello Stato». Tutti concordi nel dire che erano al massimo 300, neanche fossero stati capeggiati da Leonida redivivo. Lasciamo ai nostri lettori la libertà di giudicare, da questo video, se erano 300 o 3000, se erano minoranza o maggioranza. Per la cronaca: a parlare a nome del comitato, sul treruote trasformato in palco, è Aldo, 14 anni all’Ilva, ex tesserato Fiom, una famiglia da mantenere e una moglie part time in un call center. Anche lui un fannullone? [G.D.M.]

Per avere altre informazioni, continua a leggere.

La pagina fb del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, qui
Taranto, il paradosso del treruote: una storia di alternativa, di Francesco Ferri, qui
Sindacati alle cozze e classe operaia in «u tre rote» di Davide Cobbe e Devi Sacchetto, qui
Risvegliarsi dal Giorno della marmotta. Chiudere l’Ilva, uscire dal Novecento, di Girolamo De Michele, qui
La pagina fb del centro sociale Occupy ArcheoTower di Taranto, qui