di Alberto Prunetti

sperone_prunetti.jpgL’uomo era magro e robusto. Stupivano i suoi pantaloni di velluto, fissati con una corda in vita a dispetto del caldo dell’estate. Dominava da un colle, tra recinti e annessi agricoli, un fondo di pascoli in un angolo di Maremma. Cinque creste di colline piene d’animali, erba secca e cespugli di lentisco.
Ricordavo i consigli. Vai da quel pastore. Sui prezzi del maneggio niente da dire. Ma attento ai cavalli. Li picchia e a volte sono ombrosi.

Entrai nel recinto. Scegli quello che vuoi, mi disse.
Evitai il baio, aveva una zona di pelo bianco sul dorso, e i cavalli fiaccati hanno già patito troppo.
Ne vidi uno che mi piaceva. Mi piaceva perché non mi faceva paura. Questo, dissi.

Perché questo?
Perché è timido, risposi.
Sorrise.

Adriano! Urlò il mio uomo. Poi lanciò un fischio infilandosi due dita in bocca.
Da una stalla uscì un ragazzo. Ossuto e ricciolo, teneva in mano una lunghina che finiva attorno al collo d’una vecchia capra.
Sella il castrone! Presto!

Il ragazzino mi guardò sfuggente, quasi non osasse incrociare il mio sguardo. Il pastore voleva farmi vedere i suoi greggi, dispersi sulle colline d’intorno.
Eravamo lontani da Adriano, che stava incavezzando il mio cavallo. Chi è?, chiesi.
Adriano?L’ho preso in Sardegna, quando sono stato l’ultima volta, due anni fa. Rumeno, o qualcosa del genere. Che ne so. Era in un recinto, in Sardegna.
In un recinto?
Si, assieme agli altri. Scegli quello che vuoi, mi hanno detto.

Ma quanti anni ha?
Diciassette. Ma lo tratto bene, sai. Tutto il giorno a non far nulla con le pecore. Eh!

Ti hanno detto scegli quello che vuoi?
Proprio così.
E come hai fatto a sceglierlo? Perché lui e non un altro?

Mi mise una mano sulla spalla, poi rise.
Ho fatto come te. Perché era timido.

[La foto di corredo in alto a destra è di Alberto Prunetti]