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Angelo Petrella, La città perfetta, Milano, Garzanti, 2008, pag.507, € 17.60

“E ora che hai intenzione di fare ?” dice Betta.
“Il che senso?”
“Intendo, da oggi in poi, nella vita.”
“Niente. Quello che ho sempre fatto: lottare.”
“Contro cosa?”
Io la guardo un po’ risentito e rido. “Ti devo fare un elenco? Possiamo starci un’ora e mezza: i vecchi ladri, i nuovi ladri, i nuovi padroni travestiti da democratici progressisti, i fascisti di sempre…”

A parlare è Chimicone, duro e puro fuoriuscito dall’esperienza delle occupazioni della Pantera verso la latitanza e la lotta armata. Come da manuale, sul suo ardore intransigente, Grandi Figli di Zoccola giocheranno partite proprie su campi più estesi.

In casa ha il suo primo nemico, un buon uomo di cui ho avuto pena infinita per un candore e un’innocenza mal riposta. È il padre, un operaio che crede per un automatismo incagliato nelle mutazioni post-Bolognina. Lavora gratis alle Feste dell’Unità, sogna un posto nella redazione de L’Unità per il figlio, in fabbrica bastava lui. Gli regala una Olivetti, i pc arriveranno, iniziano a circolare i primi cellulari, in dotazione a infiltrati, sbirri venduti e i soliti Grandi Figli di Zoccola. Chimicone invece non scriverà mai nessun articolo con l’Olivetti. Testa dura, pronto a giocarsi tutto con furore, lucidità e culo.angelo_petrella.jpg
La data del dialogo in testa è fondamentale, 19 Marzo 1993. Petrella ci mette le mani nella pasta degli anni Novanta, ce li consegna al naturale, crudeli e in totale assenza di etica, complessi ma prevedibili. Lasciano senza fiato, pensavamo di avere visto tutto, ma questo paese sa stupire e ingolfa di materiale giovani e vecchi noiristi.
Il romanzo parte dal 1° Maggio 1988, Stadio San Paolo. In campo c’è Maradona, estro e follia, ma è il campionato della rinascita del Milan, l’inizio di un ciclo solido, gente del Nord, Sacchi e Van Basten. L’anno di Silvio I, che nei secoli avrebbe regnato, forse siede in tribuna, ma non è dato sapere. Quindi è giusto, per nulla casuale (non una virgola è casuale in questo romanzo) e geniale che l’epica parta dallo stadio di quella città, un anno prima del crollo del muro di Berlino. Napoli, il cuore malato di questo paese cialtrone e amaro, Napoli che è malattia e sintomo, teatro di vita eccessiva e spudorata. Quello di Angelo Petrella è stato un grande lavoro di documentazione storica e di meccanica fiction imbullonata al meglio. Ha imparato bene la lezione di grandi maestri che lo hanno preceduto. Forse li ha superati. Ossessivo è il gergo del testo, le sucate di coca, i termini reiterati insieme ai soprannomi dei personaggi fanno ritmo. Fanno sangue, fanno una lingua nuova, un creolo napoletano parlato da gente di istintiva e concreta. I dialoghi ti perseguitano anche nelle ore post-lettura, il brulichio nervoso di Sanguetta, L’Americano, (che di cognome vero fa Tremalaterra…) Serpico, Beckembauer, Piragna, Sarracino, Polifemo, Champagne, Red Ronnie, Pavesino, Settemmezzo. Tutti Grandi Figli di Zoccola di un Carnevale dell’Orrore Quotidiano. Tutti traditori di tutti, presi nel vortice di una trama perfetta che ti entra nella carne e non ti lascia più. Buffo è l’inserimento di V.I.P. buttati nel magma del racconto come comparse. A Fiumicino Sanguetta in missione recupero ovuli dal Sudamerica, appare Raffaella Carrà. Edoardo Bennato staziona al bancone di una discoteca dove si trovano sbirri e confidenti. Altri V.I.P. compaiono a caso, Merola, Arbore, Gianna Nannini, Napolitano, punteggiano un testo in cui nessuna frase è attesa. Tutto brucia, vite che si consumano senza placarsi mai e senza arrivare a vecchiaia, pulsioni animali. Sesso, sangue, famiglia, potere, prevaricazione, animalità. La costruzione della trama è fin troppo in controllo, tutti i cerchi si chiudono, è soddisfazione autentica per il lettore che fatica a staccarsi da capitoli. Solo Ed Bunker mi aveva fatto entrare dentro dinamiche criminali così credibili. La città perfetta è il libro che anticipa Gomorra, narra la mutazione di denaro sporco in attività lecite, la metastasi che si fa inarrestabile, i limiti di Tangentopoli. La coca vola, il cemento resta. Ci vuole la dinamite per buttarlo giù. I politici Figli di Zoccola della Prima Repubblica cadono. Ma hanno generato creature ancora più mostruose che, capita la lezione, giocheranno ancora più duro per uno Stato sempre più flessibile con i fuorilegge che sanno gestire il malaffare con lungimiranza e tatto e insensibile alle esigenze degli umili.

“Cazzo, ma non capisco voi dello Stato come ragionate… Perché non ci blindate tutti quanti?”
Omissis ride, piglia un altro po’ di pop corn e poi fa: “ E se pure vi blindiamo tutti, il giorno dopo ne escono fuori altri trecento pronti a prendere il vostro posto. La camorra lo sai meglio di me come funziona: nasce dai poveri per tenere sotto controllo altri poveri. E allora per noi dello Stato, è meglio avere amici al posto di sconosciuti.”

La camorra è stabilità, potere liquido, nessuna messa in discussione del potere costituito, gerarchie feudali e conservazione. Tornassero i Borbone…forse i Borbone non se ne sono mai andati… la camorra sa quando fare imputridire tonnellate di monnezza per la strada. Sa quando farla sparire dai telegiornali. I combattenti rivoluzionari non vogliono calare le brache, vorrebbero disgregare le certezze borghesi, ma finiscono per essere funzionali al sistema di potere, facili da controllare, esposti ad infiltrazioni. Sanguetta il camorrista e Chimicone il rivoluzionario. Usano i ferri, ma dovrebbero essere entità parallele, incomunicabili, anche se il camorrista vende le armi al partito combattente. Ho ripreso Andare ai resti di Emilio Quadrelli [qui e qui un’intervista a Quadrelli], e invito tutti a leggerlo, o a rileggerlo. Quando i camorristi arrivano in carcere le incomprensioni con i detenuti politici sono inevitabili. Sono acqua e olio. Ma Angelo Petrella sconvolge anche questo quadro e sul finale sa sorprendere. Le qualità esplose compiutamente in questo romanzo erano già evidenti nei suoi libri precedenti usciti per i tipi di Meridiano Zero, Cane Rabbioso e Nazi Paradise.
La città perfettaè un romanzo perfetto?

qui il capitolo 2 di La città perfetta
qui l’intervista ad Angelo Petrella su Fahrenheit
qui il blog di Angelo Petrella