di Danilo Arona

Vodun.jpgQuasi sempre le malattie hanno cause metafisiche, emozionali e inconscie. Lo sostiene, e si può concordare, la ricercatrice canadese Lise Bourbeau, autrice di inquietanti libretti che testimoniano l’esistenza di un Lato Oscuro a carico persino delle emorroidi o dell’incontinenza urinaria. E’ un approccio che in qualche modo illumina anche questa rubrica, i cui intenti appariranno sempre più chiari – nonostante il titolo contradditorio – man mano si proseguirà. Il senso è che esiste una “luce oscura” non solo per le malattie, individuali o collettive, del corpo e della mente, ma pure sullo sfondo di certi, indecifrabili, eventi di cronaca.

Forse si tratta di un bagliore che non tutti sanno o vogliono percepire, ma è una dimensione che per taluni esoteristi si cela nella cosiddetta “bassa astrale”, una specie di stato intermedio tra il mondo fisico e quello non visibile in cui “vivrebbero” pericolose forme vitali, demoniache e vampiriche in grado di condizionare l’esistenza da questa parte. Condizionale d’obbligo, perché, per quanto amiamo la metafisica, restiamo degli incalliti e prudenti materialisti, fantasmi della strada a parte.
Un solo esempio, tratto dalla cronaca più recente e più nera, forse vale più di dieci, goffe introduzioni teoriche. Una sfortunata ragazza inglese di nome Meredith è stata uccisa, come tutti sanno, a Perugia durante la notte tra l’1 e il 2 novembre 2007. Movente dell’omicidio: oscuro, se non assente. Una sola certezza: è stata ammazzata da una persona mancina. Tra gli arrestati per forti indizio a carico, l’ivoriano Rudi Guedè che si è visto più volte in TV con le manette ai polsi e anche in rete in un grottesco clip nel quale rovescia gli occhi e ruggisce con voce cavernosa.
Che ci racconta al proposito la luce oscura?
La Costa d’Avorio, patria di Guedè, è la patria – con il Senegal e il Benin – dell’autentico “vodun”, quello che poi tramite lo schiavismo si è diffuso, contaminandosi con altre forme animistiche, nelle zone caraibiche (soprattutto in Haiti) e in quella zona dell’America del Nord ai tempi controllata dalla Francia (Louisiana e New Orleans). Dalle varie combinazioni locali è nato quel che oggi chiamiamo ancora “voodoo”.
Il “vodun” africano è una forma cultuale in cui la possessione, spesso inconsapevole da parte di chi la subisce, è considerata componente essenziale. Tutti i voodooisti, almeno una volta all’anno, vengono posseduti dai “loro” spiriti cui sono devoti, siano questi buoni – angels – o cattivi – djab, e durante il periodo di possessione appaiono in trance, quasi si trovasero sotto ipnosi o fossero sonnambuli. Al risveglio non ricordano assolutamente nulla di quello che hanno detto o fatto.
Il “Genio della Morte”, il cosiddetto “principe dei cimiteri”, viene chiamato Baron Samedì, Baron Kriminel o più brevemente “Guedè”, come Rudi. La leggenda lo descrive come mancino, né potrebbe essere altrimenti dal momento che sovrintende alla “via della mano sinistra”, definizione classica della magia nera. Sui testi “vodun” è ben specificato che, quando Guedè s’impossessa di uno dei suoi accoliti, si compiace di imporgli un grottesco comportamento sessuale e violento in contrasto, se non in rotta di collisione, con il vero carattere della persona posseduta.
Sebbene sia oggi, soprattutto nelle versioni esportate, un culto incruento (anche se non si disdegnano i sacrifici di animali da cortile), resistono ai margini del “vodun” dei pericolosi gruppi di praticanti che tutti cercano di evitare: si chiamano “zobops”, “vlaindinbingue”, o “sectes rouges” (le cosiddette “sette rosse”) che, secondo parecchi antropologi (Melville, Herskovits…), praticano omicidio rituale, magia nera e forse cannibalismo. Esistono ipotetiche tracce “in cronaca” applicabili a questa tesi in diversi eventi degli ultimi anni capitati in Africa, ad Haiti e nel sud degli Stati Uniti.
I giorni stabiliti in cui i Guedè possiedono ritualmente i loro seguaci sono l’1 e il 2 novembre.
Forse si potrebbero sottolineare altre coincidenze o analogie con quanto accaduto a Perugia. Forse, se le conoscessimo. Forse, appunto, si tratta solo di coincidenze.
La coincidenza, ovvero la legge del Caso. Parola che è l’anagramma di “Caos”. In quanti altri delitti degli ultimi tempi i protagonisti sembrano “posseduti” e immemori delle loro azioni?

(Ringrazio Paolo Russo per la preziosa consulenza)