di Attilio Folliero (da La Patria Grande)

Chavez2.jpgCome dimostrato ampiamente (1), le grandi televisioni private venezuelane sono le vere protagoniste del colpo di stato del 2002, pianificato a Washington. Invitiamo a leggere sul tema Il Codice Chávez di Eva Golinger. Il copione del colpo di Stato era stato scritto in funzione dell’azione delle televisioni. Per mesi il loro ruolo è stato di “avvelenare” la gente, entrare nella testa della gente, con trasmissioni appositamente confezionate, con la finalità di portare la gente a un odio parossistico verso Chávez. Quando l’odio raggiunge livelli altissimi, la persona praticamente perde il controllo di se stessa ed è capace di qualsiasi atto verso la persona odiata.

Quando l’odio ha raggiunto il punto più alto, l’11 aprile del 2002, queste persone che letteralmente odiavano Chávez sono state concentrate in una marcia, autorizzata per un determinato percorso e dirottata illegalmente verso il palazzo del governo.
Il copione scritto a Washington prevedeva la presenza di cecchini in prossimità di Puente Llaguno. I cecchini non solo avrebbero dovuto sparare sui manifestanti che appoggiavano Chávez, li concentrati, ma anche e soprattutto sulla marcia dell’opposizione per far ricadere la colpa su Chávez. Il copione è stato rispettato in pieno. Le televisioni private presenti sul luogo dell’eccidio hanno documentato i fatti, mostrando solo quello che gli conveniva: hanno mostrato alcuni chavisti che sparavano e dicevano che stavano sparando contro la marcia dell’opposizione. Le televisioni, artefici del golpe, avevano preso in affitto da mesi le terrazze degli edifici che offrivano la migliore visuale per riprendere gli avvenimenti. Perché affittare un terrazzo in prossimità del Puente Llaguno, quando non era minimamente prevedibile che lì potesse succedere qualcosa?
La complicità delle televisioni nel golpe non è comprovata solo da documenti e testimonianze. Ci sono le confessioni in diretta degli stessi protagonisti. La mattina del 12 aprile 2002, nella certezza di aver conquistato il potere, i vari partecipanti confessano in diretta come erano stati pianificati gli eventi.
I golpisti e le televisioni avevano pianificato tutto nei minimi dettagli, sottovalutando però un elemento: il popolo. Il popolo venezuelano non era disposto a sorbirsi una nuova dittatura. Il popolo venezuelano veniva da 40 anni di feroce repressione dei governi cosiddetti democratici, che avevano preso il posto delle dittature secolari. In sostanza, il popolo venezuelano, fin dall’arrivo di Cristoforo Colombo e degli europei, non aveva fatto altro che vivere nella dittatura, nella repressione e nella miseria. Nei soli tre anni di governo Chávez aveva conquistato una dignità e una speranza tali che era disposto a tutto pur di non tornare al passato. Fu fondamentalmente la reazione spontanea del popolo a riscattare il presidente Chávez e a sconfiggere il colpo di Stato.
Il colpo di Stato ha rappresentato anche la presa di coscienza di molti oppositori: parte dell’opposizione a Chávez si è resa conto di come era stata ingannata, manipolata e ha finito per appoggiare Chávez. Nascono, in questo momento, movimenti in appoggio a Chávez nell’ambito della classe media e medio-alta: “Clase media en positivo” e “Empresarios por Chávez”, per fare qualche esempio.
Il colpo di Stato non ha significato solo 19 morti il giorno della marcia (11 aprile 2002); ci sono centinaia di morti, vittime della repressione violenta delle forze dell’ordine al servizio del breve governo dittatoriale di Carmona. Il numero è rimasto imprecisato.
Il ruolo oppositore della televisione privata è comunque continuato ed è sfociato nel nuovo tentativo di colpo di stato del dicembre 2002.
Una delle principali accuse rivolte a Chávez, da parte dei media mondiali, ovviamente manipolati dall’informazione statunitense, è quella di essere un dittatore, di aver accentrato tutti i poteri. Falso. Niente di più falso! In Venezuela esiste una netta divisione fra i classici poteri di uno Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma risulta anche che uno di questi tre poteri, quello giudiziario è praticamente al servizio dell’oligarchia. Si spiega solo in questo modo come mai, di fonte alla presenza di reati gravissimi, accertati e confessati, quali la preparazione e consumazione di colpi di Stato, assalti ad ambasciate, attentati terroristici, omicidi ed assassini di giudici, praticamente nessun colpevole finisca in carcere.
La dinamica del colpo di Stato del 2002 è accertata pienamente; i responsabili della serrata del dicembre 2002 sono ben noti; l’allora governatore dello Stato di Mérida, Enrique Mendoza, oltre che essere uno dei protagonisti principali del colpo di Stato è soprattutto famoso per aver diretto l’occupazione e chiusura della Televisione di Stato, VTV. Immaginate il presidente della Regione Lazio alla testa di un gruppo che va a occupare e chiudere la RAI? Ovviamente chiedo scusa al presidente della Regione Lazio per tale irriverente accostamento, ma di fatto in Venezuela, sotto gli occhi delle telecamere, è successo proprio questo: l’equivalente venezuelano del presidente della Regione Lazio, ossia Enrique Mendoza, presidente della regione Mérida, in cui ha sede VTV, equivalente alla nostra RAI, ha letteralmente diretto l’occupazione di VTV. Nessun giudice, almeno fino ad oggi, lo ha trovato colpevole di qualche reato.
Sempre sotto gli occhi delle telecamere si è svolto l’assedio dell’Ambasciata di Cuba a Caracas. Qquesta volta l’assedio, sfociato nell’isolamento materiale dell’edificio con il taglio dell’elettricità e dell’acqua, era diretto da un tale Oscar Pérez e dal sindaco di Baruta, municipio in cui ha sede l’ambasciata, tale Capriles Radoski, che materialmente attraverso una scala riesce a penetrare all’interno dell’ambasciata e pretendere che gli vengano consegnati alcuni ministri del deposto governo Chávez, presumibilmente rifugiati all’interno dell’ambasciata stessa.
Nessun tribunale li ha ritenuti colpevoli. Nessun tribunale ha mai incriminato i militari artefici del golpe, nessun tribunale ha mai incriminato proprietari dei vari media e giornalisti rei confessi di aver partecipato all’organizzazione dei fatti che portarono alla deposizione momentanea del presidente della Repubblica Hugo Chávez. Il proprietario di una delle grandi televisioni private, ossia di Globovision, oltre che padrone di banche ed altre grandi imprese venezuelane è uno dei pochi agli arresti domiciliari, incriminato come autore intellettuale dell’omicidio del Giudice Andreson, il giudice che stava indagando su tutti i fatti più neri della storia venezuelana recente e che fu fatto saltare in aria all’interno della sua auto.
L’altro presunto autore intellettuale dell’omicidio è la direttrice del Giornale Nuevo País, Patrizia Poleo, scappata poi negli Usa. Per il resto. nessun colpevole.
Il Tribunale Supremo di Giustizia ha dichiarato che non si è trattato di un colpo di Stato e i militari coinvolti non hanno compiuto alcuna azione delittuosa! Risulta che il vice ammiraglio Ramírez, uno dei principali militari coinvolti nel golpe. è l’artefice della lettura in televisione, il giorno del colpo di Stato, di un comunicato in cui si annunciava che a Caracas c’erano già sei morti e Chávez ne era il responsabile; pertanto i militari disconoscevano l’autorità del presidente.
Da una confessione del giornalista della CNN, Otto Neutchtel, che faceva parte di una troupe televisiva incaricata di registrare questo famoso comunicato, sappiamo che la registrazione avvenne la mattina del golpe, molte ore prima che in Caracas ci fosse il primo morto. La registrazione avvenne nella casa di un famoso giornalista, Napoleon Bravo, coinvolto direttamente con la sua televisione, Venevision, la principale Tv del Venezuela in questo golpe. E’ uno dei famosi giornalisti rei confessi la mattina del 12 aprile.
Nessuno dunque è mai finito in galera, a parte il proprietario di Globovision agli arresti domiciliari. A oggi in pratica sono incriminate solamente due persone, ma nessuna delle due è in carcere. Il dittatore Carmona, quando era agli arresti domiciliari, fu fatto scappare e raggiunse il consolato della Colombia. Dal governo colombiano ottenne lo status di rifugiato politico, e pertanto oggi è libero di cospirare in Colombia. L’altro che finì agli arresti fu Carlos Ortega, segretario della CTV, che era il principale sindacato del Venezuela. E’ riuscito a sfuggire alla giustizia per ben due volte. La prima volta, quando era agli arresti domiciliari, si rifugiò nell’Ambasciata del Costa Rica e ottenne lo status di rifugiato politico. Ritornato clandestinamente in Venezuela, fu arrestato mentre giocava a poker in un famoso casinò di Caracas. Rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, fu fatto evadere poco tempo dopo. Oggi vive cospirando in Perù.
A proposito di Carlos Ortega, c’è da dire che era il segretario della CTV, l’equivalente della CGIL; va aggiunto che è un imprenditore del settore trasporti e la sua elezione a segretario non fu mai riconosciuta dal Consiglio Nazionale Elettorale chiamato a presiedere la regolarità delle elezioni interne di partiti e sindacati. Immaginate un Montezemolo dirigere la CGIL? Tra i grandi misteri del Venezuela c’e quello dell’alleanza Sindacato CTV — Fedecamara, l’equivalente della nostra Confindustria. Sono rimaste nella storia della televisione venezuelana i quotidiani resoconti giornalieri del duo Carlos Ortega, segretario della CTV e di Carlos Fernandez, presidente di Fedecamarcas. Il potere della televisione in questo paese è tale che tutto avviene o è avvenuto sotto gli occhi delle telecamere, perfino i colpi di Stato!
Praticamente accertato il ruolo delle televisioni nei vari colpi di Stato, risulta difficile da capire come mai queste continuino a trasmettere. Come mai non sono state chiuse?
RCTV non solo è complice nell’organizzazione dei colpi di Stato, ma si è macchiata anche di altri reati: ha violato sistematicamente la legge che regola le trasmissioni televisive, come trasmettere programmi riservati agli adulti in orari adatti a tutto il pubblico. I suoi programmi, a giudizio dello scrivente, che ovviamente non fa testo, sono di una tale bassezza che non vale neppure la pena di prenderli in considerazione. L’altro giorno in uno dei programmi principali, “Video loco”, un programma comico, la scenetta da cui, secondo gli autori, doveva scaturire la risata era costruita attorno a un nano. Allo scrivente sembra assurdo che si possa utilizzare una categoria di persone così sfortunate, quella dei nani, per trarne risate.
Certo non per questo si chiude una televisione! E infatti RCTV non è stata chiusa, come si dice in giro. Semplicemente è terminato il contratto che aveva stipulato con lo Stato per ottenere la concessione delle frequenze. Infatti RCTV non chiude; semplicemente smette di trasmettere in chiaro e dovrà limitarsi a trasmettere via cavo. RCTV continuerà a trasmettere!
Rimane un interrogativo da chiarire. Come detto all’inizio decine, centinaia di televisioni perdono le frequenze, ossia lo Stato non rinnova la concessione dell’uso delle frequenze, ma nessuno dice niente. In questo caso invece tutto il mondo ne parla.
Non c’e’ solo il progetto politico di Chávez, che consiste in una distribuzione delle ingenti ricchezze di cui è ricco il Venezuela in modo equo, fra tutte le classi sociali, ricchezze fino all’avvento di Chávez appannaggio delle classi oligarchichee e di una piccola parte della popolazione, non più del 20%. Il progetto di Chávez non è avversato dalla maggior parte dei capitalisti locali, basti pensare al presidente del Banco Banesco. Chávez sta portando per la prima volta in Venezuela la democrazia, che da Lenin fu definita il miglior involucro del capitale; e infatti molti capitalisti stanno facendo affari come da nessuna parte e in nessun altro paese del mondo. Provate a parlare male di Chávez ai capitalisti del settore dei trasporti! Le vendite delle auto nel 2006 sono aumentate del 500% rispetto all’anno precedente; nei primi quattro mesi del 2007 le vendite hanno uguagliato quelle di tutto il 2006! La costruzione di strade, autostrade, ponti, ferrovie, metropolitane, ecc. stanno facendo fare affari d’oro ai capitalisti di tutto il mondo, comprese le grandi imprese italiane. Per avere un’idea, qua in meno di tre anni, dalla fine del 2003, quando lo Stato riesce ad appropriarsi pienamente di PDVSA, è stato costruito un ponte che è l’equivalente del Ponte di Messina ed è già iniziata la costruzione di un altro ponte della stessa grandezza! In tre anni sono stati realizzati gli stessi chilometri di linea metropolitana di cui è dotata l’intera Italia (156 km); è iniziata la costruzione della ferrovia nazionale, che in dieci anni raggiungerà oltre 10.000 Km. Come già detto, la produzione giornaliera di petrolio raddoppierà nei prossimi cinque anni. Si provvederà non solo a estrarre petrolio, ma anche a raffinarlo, con la costruzione di un’altra grande raffineria. In Venezuela è attiva la raffineria di petrolio piú grande del mondo: El Palito, capace di raffinare da sola un milione di barili al giorno. Se ne affiancherà un’altra di pari proporzioni.
Chávez, in quanto socialista, avversa il capitalismo, però il capitalismo non è contro Chávez. Chi è dietro gli attacchi a Chávez è precisamente l’oligarchia che controlla i media di informazione.
E’ notorio che, a livello mondiale, 5 (cinque) agenzie controllano il 96% delle notizie. Praticamente USA, Unione Europea e Giappone controllano il 90% dell’informazione mondiale. Delle 300 imprese di informazione più importanti del mondo, ben 144 sono statunitensi, 80 dell’unione Europea e 49 del Giappone.
L’oligarchia venezuelana controlla precisamente i mezzi d’informazione venezuelani e questa stessa oligarchia è socia con Bush padre in Direct TV, una delle principali società di diffusione della TV via cavo del continente americano. Un’ oligarchia che si chiama Zuloaga, Mezerani e soprattutto Cisneros, assieme al messicano Carlos Slim uno degli uomini più ricchi dell’America Latina e del mondo intero.
Si comprende facilmente perché il mancato rinnovo di un contratto di concessione dell’utilizzo delle frequenze, affare interno di uno Stato sovrano, nel caso di RCTV abbia raggiunto l’opinione pubblica mondiale.
Pur essendo il primo caso del genere, sappiamo che non sarà l’unico, perché la storia si ripeterà presto in Ecuador, dove la situazione è anche peggiore rispetto a quella del Venezuela. In Ecuador vi è una concentrazione del 100% delle televisioni nelle mani di poche famiglie oligarchiche. Non esiste nessuna televisione pubblica.

1) Si veda il notissimo e impressionante documentario The Revolution Will Be Not Televised, accurata ricostruzione dei fatti da parte di due giovani giornalisti irlandesi che vi assistettero. Un documento storico, che inchioda i media venezuelani al muro delle loro allucinanti responsabilità. (V.E.)