n22_1.jpg– Partecipa con un racconto breve ad una raccolta di narrazioni sulla scuola –
di Gianluca Gabrielli e Antimo Santoro
[COBAS e CESP di Bologna]

Sulla scuola hanno raccontato in molte, in molti. Racconti divertenti, sarcastici, ricordi di umiliazioni infantili, di imbarazzi adulti, di incontri scombinati, di folgoranti scoperte. Narrare esperienze reali e immaginarie, fantascienza, ricordi, cronache.
Abbiamo pensato di farlo anche noi, o meglio, di invitare a provare la scrittura narrativa ad vasto gruppo di persone cui la scuola sta a cuore. Maestre e professori, ma anche studentesse e ex studenti (ognuno lo diviene), scrittori. Ognuno può scrivere di scuola.
Abbiamo pensato di proporre la formula del racconto breve, 4000-10000 battute, per essere in molti e per giungere — se l’idea trova risposte — ad una pubblicazione.

Abbiamo pensato di farlo ora, in un momento di svolta per l’istituzione scuola e per la quotidianità scolastica, in cui una “riforma” osteggiata tenta di imporci cambiamenti che nemmeno ci fanno retrocedere, ma ci avanzano verso un modello di educazione e di istruzione egoista, che ci consegnano ad una terra di nessuno, nel senso che a nessuno dovrà o potrà più importare cosa e come si insegna ai giovani e alle creature piccole.
Ciò non significa che pensiamo a racconti a tema: nella narrazione le idee e le esperienze più sentite si faranno spazio. Alcuni di noi pensano che possa emergere la scuola, come contesto privilegiato, come opportunità, e come luogo della necessità, di suscitare, di provare, di dispensare emozioni. Perché non c’è nessuno di noi che non abbia una esperienza, un ricordo, un vissuto sulla scuola che non lo riconduca verso, che non gli provochi, un’emozione. Qualcosa che, come dice la parola, muove, cammina dentro di noi, si mostra nel sorriso, negli occhi, nella postura, sta nell’animo, ma segna ed è segnato dal, nel corpo. Allora ecco la scuola elementare, perché quello è il periodo dell’incantamento, del sogno della conoscenza, della magia contenuta negli apprendimenti elementari, fondativi, nelle approssimazioni al sapere e al convivere che lasciano un segno. O la scuola superiore quando è presi dai compagni, dalle compagne, dall’amore, dalla lotta per definire chi siamo, se mai lo si possa davvero fare. Altri hanno in mente le disarticolazioni potenti dei processi di mercificazione e il riemergere prepotente della dimensione classista e ne cercano le tracce negli episodi quotidiani del presente cui assistono quasi come antropologi — allo stesso tempo dentro e fuori dalle situazioni — di un contesto culturale in forte mutazione.
In tutti noi è comune e fortissima la convinzione che per cogliere meglio le molteplici emozioni, relazioni e trasformazioni che si sviluppano nella e attorno alla scuola l’approccio narrativo è decisamente il più adatto.
Dunque raccontare. Nessuna attività umana è più strutturante la relazione con l’Altro del racconto. E forse, che lo si creda o no, si pensa per storie.

CESP Centro Studi per la Scuola Pubblica
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