di Riccardo Valla

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Riassunto. Parigi, estate 2005. Il nuovo conservatore del Louvre viene ucciso dal monaco Valjean, il quale poi procede nella sua missione recandosi a Notre Dame

Capitolo primo

Era quasi mezzanotte quando Robert Londong sentì squillare il telefono nella sua camera del Jolly. «Monsieur le Docteur, può passare dalla conciergerie? C’è un signore che la cerca».
«Sì, stavo quasi per scendere, un momento».
Qualche minuto più tardi, il professor Robert Londong, americano, docente di tradizioni religiose in visita sabbatica a Parigi, usciva dall’ascensore al piano terreno e sfoderava un sorriso radioso, quello che riservava ai Potenti della Terra.

La “V” approssimativa del suo sorriso si cambiò presto in una “V” delusa, di sopracciglia aggrondate. Al posto dei capelli canuti del Conservatore Sommeillère aveva scorto un cappello di stoffa e un trench imitazione Aquascutum: l’immortale divisa dalla Pantera Rosa, il segno di riconoscimento della polizia di Parigi.
«Ispettore Fouché» si presentò il nuovo venuto. «Lei è Long-Dong?»
«Una parola sola, come London; la “g” è muta» replicò Robert, con una smorfia. «A che devo…?»
«Ci serve il suo aiuto. Lei aveva un appuntamento con Sommeillère, vero? Il Conservatore del Louvre. L’hanno ucciso un paio d’ore fa, e c’è di mezzo un gruppo religioso americano. Guardi.»
Si tolse di tasca una stampata di computer. «Sono i suoi ultimi sms.»
«“Troverai un Lungo Battacchio di campana / In congedo ebdomadario all’Ostello del Buffone / A mezzanotte doveva entrare nella buriana / A tutti mostrerà la religione”» lesse Robert e ironizzò: «Che è, Nostradamus? E che nomi sono? Non saranno mica simboli?» azzardò speranzoso.
Alla parola “simboli”, Fouché gli aveva rivolto un’occhiataccia. «Ehi, sarà mica anche lei un rompiscatole come quell’altro del libro? “La rosa è il simbolo della gnocca, la gnocca è il simbolo della croce, la croce è il simbolo del coltello…” che palle, voialtri cerebrali! Comunque, Sommeillère era un esperto di Nostradamus, tra le altre cose. E cambiava sempre i nomi, abbiamo trovato le corrispondenze nella rubrica del suo cell. S’era cambiato persino il suo, una volta si chiamava Gourmet ed è diventato Sommeillère quando ha preso il posto del povero… sa anche lei come è andata. Ma legga qualche riga sotto.»
«“Passo io a mezzanotte, impegno imprevisto”… no, questo è il messaggio che ha mandato a me tre ore fa. Ah, ecco. “Dalla città della Grande Mela rompendo i patti / I dio-fellisti rivogliono il segreto / Io li ho fregati, lo posso dire lieto / Ma adesso spetta a te scoprire i fatti.” Inviata anche questa a Sophie?»
«Sì, la nipote, che non sa nulla. Non si vedevano da anni, per questioni di donne, ci ha detto lei. Evidentemente Sommeillère pensava che voi due potete indicarci l’assassino.»
«Lavorare con una donna?» Londong fece una smorfietta. «E cos’è che non capite?»
«Quell’accenno ai “dio-fellisti” di New York.»
«Ma caro ispettore» rispose Robert, prendendolo sottobraccio e rivolgendosi a lui con un affabile sorriso «glielo spiego io! Allude al simbolo contenuto nel rituale di una bizzarra setta americana, che si rifà a un preteso episodio della Fuga in Egitto — chiaramente un simbolo — allorché…»
«Senta, se pronuncia ancora una volta la parola “simbolo” la arresto!» lo interruppe Fouché, staccandosi bruscamente da lui. «Mi dica il nome della setta e lasci perdere il resto.»
«Il cosiddetto Ordine della Santa Pustola» rispose Robert, piccato. «Hanno la sede dietro il Dakota, sul Central Park.»
*
Intanto, a qualche chilometro di distanza, il cell di Valjean riprendeva a squillare. «Sei a Notre Dame?» gli chiese il Magister. «Perché non mi hai chiamato?»
«Non ho potuto» rispose mestamente il gigantesco monaco. «La suora di notte non mi ha neppure aperto, dice che da quando ha letto quel libro non apre più a nessuno, neppure al papa. Sono qui che aspetto la prima messa e pian piano sono stato circondato da giapponesi che esclamano “Silas! Silas!” e scattano foto. In questo momento ce ne sono almeno tre che stanno registrando con le telecamere la telefonata, maledetti piccoli musi gialli.»

(2-CONTINUA)