di Giuseppe Caliceti (da Liberazione del 23 febbraio 2005)

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Immaginate che recentemente sia stato ritrovato un sonetto inedito di Dante Alighieri nel quale il Sommo Vate parla in prima persona delle sue fattezze. Immaginate che parli del suo fisico robusto, per non dire un po’ in carne; della sua calvizia incipiente; della sua barba candida; del suo volto perfettamente ovale e del suo naso perfettamente a patata: senza dubbio chi conosce Roberto Piumini si accorgerebbe che tra lui e Dante Alighieri c’è una certa somiglianza.
Forse è per questo che Piumini, – autore di libri per bambini e ragazzi e adulti, traduttore dei sonetti di Shakespeare, appassionato poeta e assiduo frequentatore di rime e di endecasillabi, – lo scorso anno ha dato alle stampe per Feltrinelli La Nuova commedia di Dante, illustrata da venti splendide tavole in bianco e nero di Francesco Altan.


Di cosa si parla in questo allegro e tagliente libro di pura satira? Dell’Italia di oggi. L’Alighieri redivivo descrive e mette all’inferno, al purgatorio o in paradiso alcuni dei
politici e dei personaggi dello spettacolo della recente vita italiana.
Chi sono i nuovi dannati?
Innanzitutto “quel Berlusconi / che fece stupro di democrazia”.
E poi, rifilati all’Inferno o fuori dall’Inferno, tanti altri. Da Giuliano Ferrara a Emilio Fede. Da Vanna Marchi a Bruno Vespa. Da George W. Bush a Benigni. Da Don Milani a Rosy Bindi. Da Gandhi a Andreotti. Da Pantani a Baget Bozzo. Da Zeffirelli a Previti. Da Sgarbi a Taormina e a tanti altri. Per un totale di cinquanta canti, in buona parte monografici, scritti in perfette terzine.

L’idea della Nuova Commedia nasce alcuni anni fa, quando la rivista “Avvenimenti” chiede a Piumini di realizzare una rubrica destinata ai bambini. L’autore propone una rubrica in poesia. Rivolta, però, agli adulti. Nasce “La poesia in pratica”, in cui si alternano vari pezzi. Il principale è un frammento sulla falsariga della Divina Commedia. La cosa dura un anno, finisce. A Piumini rimane la convinzione che valga la pena continuare ancora il gioco della poesia. Rendendolo più completo. E, magari, arricchendo il testo con disegni forti e spiritosi: così telefona all’amico Francesco Altan.
Leggendo il libro, si capisce che i due si devono essere divertiti parecchio a immaginare il sommo poeta che esplora la nostra travagliata e inquieta contemporaneità.
Piumini compie prima di tutto una operazione linguistica, forte del suo lavoro di traduttore. “Molte traduzioni a noi contemporanee”, sostiene, “nel tradurre Shakespeare seicentesco in italiano, hanno scelto un italiano dell’ottocento. Io ritengo, invece, che si debba tradurre in un italiano d’oggi, pur all’interno di una gabbia metrica ben definita. Quindi endecasillabo, terza rima, ma un linguaggio non arcaico, non arcano, non accademico”. Un’operazione simile viene messa in atto per Dante. “Oltre che parodia”, sostiene Piumini” più che parodia, la Nuova Commedia, dal punto di vista letterario, è un’attualizzazione lessicale del genere duecentesco”.
Effettivamente l’ironia, la satira e la parodia nel libro si sprecano. Nei confronti della vita politico-televisiva nazional-popolare di oggi. Ma forse anche, più sotto traccia, nei confronti di quella che molto vagamente potremmo chiamare “la cosiddetta società letteraria italiana”: che da un lato ignora o guarda con una certa diffidenza un’opera satirica intelligente e coraggiosa come questa (pochissime le recensioni uscite, quasi tutte su giornali toscani), dall’altra riempie i bookshop di tanti libri-gadget di comici che fanno un’apparizione in tv e poi riscrivono le loro battute; operazioni editoriali più che legittime, ma un po’ imbarazzanti; non per l’oggetto e la scrittura in sé, – come ho già avuto modo di scrivere, – né per la stima verso questo o quel comico, ma proprio perché lanciati, anche da persone tipo Gino&Michele, come icone di una Fantomatica Sinistra di Lotta & di Divertimento che credo abbia già fatto abbastanza danni: non tanto alla letteratura o alla cultura o all’editoria italiana, ma proprio alla cultura di Sinistra, alla Sinistra.

L’apparente contraddizione: i comici tv sfornano libri incensati da parte della critica letteraria “militante” e contemporaneamente delle dignitosissime opere letterarie satiriche vengono guardate con sospetto. Perché? Forse Piumini doveva continuare a stare in tv come ai tempi del suo Albero Azzurro? Forse la letteratura satirica è vista da molti scrittori con la stessa sufficienza con la quale si guardano i libretti di alcuni comici tv? E questo, nonostante la nostra tradizione letteraria sia piena di esempi di prim’ordine di opere letterarie satiriche? O forse perché Piumini continua a essere considerato soprattutto un autore per bambini e ragazzi?
Non lo so.
Ma è sicuro che, se fossimo in Inghilterra o in qualsiasi Paese del nord Europa, Roberto Piumini, nato in Valcamonica nel 1947 da genitori tosco-emiliani, sarebbe semplicemente Uno Scrittore, non uno Scrittore Per Ragazzi. Perché ha scritto importanti e divertenti libri di poesia e narrativa per adulti. E perché nella letteratura per ragazzi, – e non solo quella italiana… – per mole di lavoro, qualità e successo tributato da parte di editori e lettori, è da tempo considerato il Gianni Rodari di oggi.
Ma nonostante l’Italia sia il Paese in cui è nata un’opera letteraria universale come Pinocchio, la Letteratura per Bambini e per Ragazzi è considerata ancora come una sorta di letteratura di genere. Anzi, peggio: un sottogenere.
E Piumini un autore “strano”. E un po’ troppo “giocoso”.
Perché oltre i libri per bambini e ragazzi, scrive anche libri per adulti. E, quando li scrive, sono di contenuto satirico e addirittura in forma di poesia. Cosa potrebbe fare di peggio, oggi, in Italia, uno Scrittore?