di Valerio Evangelisti

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Mi vedo costretto a fare ciò che più vorrei evitare: intervenire su queste pagine per “fatto personale”. Vi avevo rinunciato anche nelle rare occasioni in cui su qualche sito o qualche giornale erano apparse considerazioni sul mio conto poco gradite. Di norma non ritengo dignitoso instaurare polemiche che poi si esauriscono da sole, dopo avere imbrattato tutte le parti in causa.
Se questa volta violo la regola, è perché la faccenda di cui sto per parlare non riguarda realmente me, bensì i Wu Ming. Io vi entro solo in quanto vengo “usato” come arma contro di loro. Cosa stupefacente per chi sappia quanto io stimi i Wu Ming, collabori regolarmente con loro (vedi ultimamente il caso Battisti) e li ritenga, nel panorama letterario nazionale, il gruppo di scrittori più vicini alle mie vedute (il che non significa che siano sempre identiche). Per non parlare dell’amicizia personale, che negli anni si è solo rafforzata.


Entrando nel merito, mi tocca riassumere per sommi capi una vicenda poco importante e dimenticata, che non interesserà nessuno dei lettori di Carmilla On Line. Mi scuso con costoro. Lo faccio solo perché è stata rievocata da un noto sito “di movimento”, forse un po’ troppo liberale nell’accettare i contributi più disparati, a rischio di trasformarsi periodicamente in un collettore di immondizia. Comunque è scelta sua e non la discuto; solo, evito di scrivervi, ed è per questo che le mie precisazioni escono su Carmilla.
Era il 1990 e all’università di Bologna il movimento di occupazioni detto “La Pantera” si era appena spento (l’averlo sostenuto mi costò l’incarico quanto mai precario che svolgevo presso la facoltà di Scienze politiche). L’esperienza veniva in qualche modo continuata da una miriade di collettivi, sia politici che culturali. Uno di questi, politico e culturale al tempo stesso, si chiamava Transmaniacon. Oltre che nell’ambito universitario, agiva nella rete ECN, una bbs (Internet esisteva già ma non era ancora accessibile al grosso pubblico).
Il collettivo sembrava ispirarsi al situazionismo (non starò a spiegare ai lettori ignari cosa sia; facciano da soli le loro ricerche). Uno dei suoi esponenti – uno solo, si badi – fu poi tra i fondatori del Luther Blissett Project, e oggi porta il nome di Wu Ming 1. Gli altri quattro sono estranei alle sue esperienze.
A quei tempi ero il direttore di una rivistina intitolata Progetto Memoria – Rivista di storia dell’antagonismo sociale, che tra alterne vicende sopravvisse per quasi un decennio. Parte dei redattori di Progetto Memoria diedero poi vita a Carmilla, cartacea e on line; ma ciò non vuol dire che dietro Carmilla si nasconda l’antico Progetto Memoria. Non più di quanto, dietro i Wu Ming, si celi lo scheletro del collettivo Transmaniacon.
Nel numero 14 Progetto Memoria, nel proprio editoriale (se ben ricordo, scritto da me), attaccò duramente i “transmaniaci”, sia pure di sfuggita. Il tema era il pericolo di commistioni tra destra e sinistra, ed era accaduto che il collettivo preso di mira avesse diffuso su ECN testi “negazionisti” (cioè di autori che, facendo perno sull’esistenza o meno di camere a gas nei lager nazisti, giungono a negare un tentativo di sterminio totale degli ebrei da parte del Terzo Reich). Il resto del fascicolo di PM era però polemico principalmente nei confronti degli storici “revisionisti” alla Ernst Nolte o alla Renzo De Felice. Categoria diversa e forse più temibile, anche se i “negazionisti” tentano di assimilarsi a essa definendo se stessi “revisionisti”.
Personalmente credo di non essere sospettabile di “negazionismo”: quando mi occupavo di storia ho scritto parecchio sul tema, e conservo una lettera di tale Cesare Saletta che, dopo una mia trasmissione radiofonica contro i “negazionisti”, mi coprì di insulti. Credo anche che Progetto Memoria facesse sostanzialmente bene a rimproverare con durezza il collettivo Transmaniacon: settori minoritari del movimento antagonista cominciavano a prendere troppo alla lettera i suoi interventi, e tesi ambigue, proprie normalmente dell’estrema destra, iniziavano a circolare anche nell’estrema sinistra.
Tuttavia la vis polemica (accentuata da questioni di schieramento) portava ad appiattire e a semplificare. E’ forse vero che i “transmaniaci”, che come tutti i situazionisti erano influenzati dal pensiero di Amadeo Bordiga, tendevano a negare la specificità dell’Olocausto (se la seconda guerra mondiale è stata conflitto interno alla borghesia, come vuole la vulgata bordighista, tutte le parti in causa, alleati e nazifascisti, si equivalgono sotto il profilo morale). E’ però anche vero che non era quello l’obiettivo centrale del collettivo. Da un lato cercava di provocare a fini di dibattito, dall’altra difendeva la legittimità di conoscere e discutere anche tesi eterodosse. Due obiettivi male impostati e peggio conseguiti, secondo me, ma che comunque non implicavano un legame tra il collettivo Transmaniacon e l’estrema destra.
In seguito quelle controversie si esaurirono e il collettivo si dissolse. Nulla di simile riapparve nell’azione culturale dei Luther Blissett, né in quella dei Wu Ming. Anzi, fu opera loro Asce di guerra, forse il libro più vivacemente e visceralmente antifascista mai apparso in Italia. Per non parlare degli articoli e degli interventi su Wumingfoundation, su Carmilla stessa, su altri siti della rete, in ogni ambito della cultura. Solo il “complesso di Tafazzi”, cioè l’impulso a darsi martellate sui coglioni (vizio tipico della sinistra in genere, che nell’estrema sinistra si ritrova amplificato), può indurre qualcuno al tentato linciaggio, per fortuna subito abortito, degli scrittori più coerentemente antagonisti esistenti in Italia.
Ma il colmo dello squallore è servirsi di cinque righe di Progetto Memoria risalenti a quindici anni fa (!), e di oggetto totalmente diverso, per cercare di negare l’evidenza e provare a inchiodare i Wu Ming a un’identità che è l’inverso della loro. Antisemiti, negazionisti, criptonazisti. Ma scherziamo? Il movimento antagonista dovrebbe ringraziare ogni giorno il cielo di avere dalla propria parte intellettuali della loro levatura. Io, che non ho di certo la loro coerenza, lo faccio. E diffido dal coinvolgermi in battaglie astiose e insensate, chiuse da millenni e portate avanti solo da Terminators mezzi pazzi. Con tutto il revisionismo autentico che c’è in giro, la guerra da combattere è ben altra.