donati.jpg Esclusivo incontro con uno dei più prolifici e bravi sceneggiatori del cinema italiano, il suo rapporto con Sergio Leone, con i film di genere: aneddoti, curiosità ed invenzioni dell’autore di “C’era una Volta il West e “Giù la Testa”.

di As Chianese

Chianese: Fosti coinvolto anche durante la realizzazione del suo ultimo film sull’assedio di Leningrado?

Donati: Certamente, anche questo film era già pronto nella mente di Sergio ed aspettava solamente di essere trasposto nella realtà. Voleva ancora Robert De Niro come protagonista, nei panni di un giornalista americano coinvolto nell’assedio. Voleva mostrare una grandezza superiore a quella di “C’era una Volta in America”.

Ricordo che incontrò, a Roma, Michail K. Kalatozov regista russo di “Quando Volano le Cicogne” e “La Tenda Rossa” che allora gestiva la commissione di stato per la realizzazione dei film, avrebbe potuto dargli un grande appoggio economico. Lo invitò a pranzo insieme al suo bravissimo operatore: Sergej Urusevski, un ragazzone paffuto che girava delle splendide sequenze con la MdP sulla spalla prima ancora che fosse introdotta la Steady. Al pranzo fui invitato anche io e, prima che i due venissero, Sergio mi domandò come si chiamasse l’ultimo film di Kalatozov, io gli dissi “Quando Volano le Cicogne” e lui mi confidò di non averlo mai visto, ma quando i due russi furono li non esitò affatto prima di dire: “Dove avete trovato quei bellissimi scenari naturali per il vostro film?”, Kalatozov e Urusevski si guardarono a lungo prima di digli che in realtà il film è ambientato in due strade di Mosca durante la seconda guerra mondiale e che non c’era nessun paesaggio, Sergio ci rimase male ma aveva lavorato di fantasia. Ecco: questo credo che chiarisca meglio di qualsiasi altra cosa che tipo fosse Sergio Leone.

Chianese: Cosa altro sa di questo mai realizzato progetto?

Donati: Sempre con i due russi, a pranzo, inanellò una serie di incredibili gaffe sulla connotazione storica della vicenda. Lui voleva all’inizio mostrare la sua grandezza facendo vedere una miriade di carri armati che assediavano la città, la distruzione completa di Leningrado e la popolazione ridotta a vivere nelle fogne e a mangiare i topi, ma Urusevski che da bambino aveva vissuto sulla sua pelle quell’assedio, gli disse che in realtà furono solo due i carri tedeschi, che una casa era sopravvissuta all’attacco ed era stata fata monumento nazionale e che in realtà la popolazione non se la passò poi così male. Leone si adirò moltissimo, odiava chi lo contraddiceva anche se questo aveva ragione. Il film non si fece ma era già tutto li, nella mente di Sergio.
Leone era a volte cinico, non c’è nessuno che ha lavorato con lui che non porti addosso qualche ferita inflitta da lui: da Baragli a Morricone. Questo perché lui era arrivato al successo piuttosto tardi e quindi vedeva tutto con un pizzico di pessimismo.

Chianese: Come mai i suoi tempi di lavorazione divennero così lunghi?

Donati: Credo che all’inizio, da “Giù la Testa” in poi, questo suo vezzo sia stata una rappresaglia nei confronti dei produttori che lo avevano “costretto” a girare un simil western. Poi al suo crescente massimalismo si affiancò anche il timore di sbagliare, per cui prese dei tempi biblici per girare alcuni film.

Chianese: Ma come erano i rapporti con Clint Eastwood?

Donati: Eastwood aveva un carattere simile a quello dei personaggi che interpretava sullo schermo. Era burbero, silenzioso e freddo. Leone diceva, quando si infuriava con lui: “Io l’ho creato e io lo distruggo!”. Lo prese con se per il suo primo film western, per una cifra irrisoria, e poi col tempo le sue quotazioni salirono. Intanto Clint imparava un mestiere: il regista, che poi ha dimostrato di saper fare benissimo. Dedicò anche un suo film allo stesso Leone con cui aveva litigato più di una volta, tanto che per “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” lui voleva prendere Charles Bronson ma i produttori americani gli imposero Clint. Ricordo che a New York un dirigente della United Artist litigò clamorosamente con Eastwood, davanti agli occhi miei e di Sergio, perché lui non voleva assolutamente doppiare “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” rispettando i tempi stabiliti dalla major. Fu allora che mi resi conto del perchè gli americani adorano il suono in presa diretta: non sanno assolutamente doppiare un film, in questa tecnica sono indisciplinatissimi.

Chianese: Quando finì, con lei, la collaborazione fattiva con Leone?

Donati: Finì il giorno della sua morte. Avevamo moltissimi progetto, addirittura una serie di telefilm per la RAI dal titolo “Colt” di ambientazione western. Dovevamo girarli con buoni attori, all’epoca parlammo molto, tra una cena e l’altra, con Mickey Rourke, che era in Italia per “San Francesco” della Cavani e Richard Gere che aveva appena finito di girare gli esterni di “King David” in Sardegna. Non se ne fece niente.

Chianese: Pensavate già alla Tv quindi… è morto prima Sergio Leone o il cinema italiano?

Donati: Indubbiamente è morto prima il cinema italiano. Noi già avevamo capito che oramai l’unico mercato era la Tv. Il cinema nostrano non veniva visto più di buon occhio, per Sergio il problema della critica non esisteva ma quando si rese conto che gli spettatori diffidavano cercò di trovare un nuovo mercato.

Chianese: Secondo lei perché il nostro cinema è morto?

Donati: Ma sicuramente per una sindrome, non per una sola malattia. I fattori sono molti: c’è un fattore industriale, il problema della Tv, l’amministrazione dei fondi pubblici ecc… Comunque non c’è un motivo preciso o una persona a cui dare la colpa. Purtroppo è stato proprio il cinema di genere a farne, per primo, le spese.

Chianese: Una carenza di idee?

Donati: No, una carenza di produttori. Ponti e De Laurentiis se ne andarono negli states lasciandoci in mano a parecchi cialtroni ed incompetenti, Cristaldi morì e la televisione si apprestava a monopolizzare le nostre visioni. Il momento più bello sono stati i mitici anni ’60: lavoravano tutti, in una armonia perfetta, poi dagli anni ’80 in poi siamo andati alla deriva.

Chianese: Lei che fa attualmente, come si è “salvato”?

Donati: Ho ancora delle cose nel cassetto, uno splendido “Mata Hari” che forse non vedrà mai la luce, ma poi sono andato in America, ho conosciuti Billy Wilder ed ho continuato a fare cinema, contemporaneamente a molta Tv. Ho scritto “Cane Sciolto” che ha lanciato sul piccolo schermo Sergio Castellitto. Ma il cinema è il mio amore, ho scritto “Almost Blue” dal romanzo di Carlo Lucarelli con un Alex Infascelli quasi esordiente alla regia. Il risultato è stato molto buono, la critica e il pubblico ci ha premiati e credo che non sia poco visto che proporre un thriller oggi come oggi, in Italia, è una cosa davvero proibitiva. Fummo invitati a Cannes e vincemmo un David di Donatello contro ogni aspettativa.

Chianese: Come è stata la collaborazione con Infascelli?

Donati: Ottima, Alex è un ragazzo un po’ indisciplinato ma pieno di talento. Abbiamo scritto insieme il film cercando di far quadrare tutto. Basta sentirlo parlare per due minuti che già ci si rende conto del suo talento.

Chianese: Cosa ne pensa dell’attuale panorama cinematografico italiano, cosa è che non le piace?

Donati: Non amo i film intimisti o le commediole da quattro soldi. Anche la commedia, in italia, è morta: i registi dia desso non sono paragonabili assolutamente ad un Monicelli. Per il resto, non voglio fare nomi. Io credo che il nostro cinema sia anche stato ucciso dal ’68, dal collettivo… quando si aveva la voglia di far parlare tutti anche senza un minimo di professionalità.

Chianese: …e della Tv?

Donati: Ci sono dei buoni prodotti ma per il resto siamo nella pura degenerazione. Quando tornai dall’america poco tempo fa mi ritrovai sulla RAI una sceneggiato come “Orgoglio” che è di una rarissima bruttezza. Per non parlare dei reality show che rappresentano quanto pattume ci sia in giro, non penso tanto al “Grande Fratello” ma alla, taroccatissima, love story tra Costantino e Alessandra, propinataci da Maria De Filippi sul suo “Amici”: un vero orrore.

Chianese: Pensa che potremmo avere una rinascita in campo cinematografico?

Donati: Oramai siamo stati colonizzati dagli states. Ma il prezzo della produzione dei film è aumentato, non reggiamo più il passo. Quando io facevo i miei film con Sergio Leone la cosa era incredibilmente capovolta: erano gli americani che cercavano in tutti i modi di imitare Sergio, e non ci sono mai riusciti. Oggi come oggi un film del calibro di “C’era una Volta il West” è inserito, in una prestigiosa collana di DVD allegati a una rivista come “L’Espresso”, nei film del cinema americano. Questo perché quelli della mia generazione si sono sentiti vicinissimi agli states, dopo la fine del fascismo siamo cresciuti con i film western e i romanzi americani che la cultura del ventennio ci aveva negato, per cui abbiamo costruito film di matrice puramente americana.
Sicuramente uno spettatore, che deve scegliere se spendere una manciata di euro per il biglietto di un film intimista italiano o di un colossal americano sceglie di sicuro il secondo. La colpa è anche di alcune emittenti, di alcuni TG, che annunciano film italiani come se fossero dei capolavori e poi magari scontentano il pubblico. La fiducia nei nostri prodotti non c’è più.

Chianese: Potremmo provare la strada del Dogma di Von Trier…

Donati: Si, potrebbe essere una alternativa, staremo a vedere. Ma Von Trier è un regista che crea il Dogma ma poi fa i film sempre secondo le sue esigenze, vorrei tanto sapere come andrà “Dogville” in america dove esce alla fine di aprile. In realtà noi dovremmo riprendere la buona abitudine delle seconde visioni, del passaparola per guadagnare qualcosa in più (la stima nei confronti del pubblico?) e magari rinascere.

Chianese: Con la Tv, quindi non si va da nessuna parte?

Donati: No, anche se i presupposti erano buoni, la Tv che però si faceva anni fa era qualitativamente superiore a qualsiasi reality o qualsiasi “Carabinieri”, fatto di veline che si inventano attrici e di fotografie piatte e solari. Sono ambienti piccoli in cui non mi sono mai voluto calare… io, come Sergio Leone, sono un massimalista!

(27/03/2004)

Filmografia Essenziale

La Nemica (1952) di Giorgio Bianchi
Per Qualche Dollaro in Più (1965; non accreditato) di Sergio Leone
La Muerte Cumple Condena (1966) di Joaquín Luis Romero Marchent
La Resa dei Conti (1966) di Sergio Sollima
Tre Notti Violente (1966) di Nick Nostro
Requiem per un Agente Segreto (1967) di Sergio Sollima
4…3…2…1… Morte (1967) di Primo Zeglio
Faccia a Faccia (1967) di Sergio Sollima
L’Oro di Londra (1967) di Guglielmo Morandi
Eine Handvoll Helden (1967) di Fritz Umgelter
Col Cuore in Gola (1967) di Tinto Brass
C’era una Volta il West (1968) di Sergio Leone
Sette Volte Sette (1968) di Michele Lupo
Persecuciòn Hasta Valencia (1968) di Julio Coll
Rebus (1969) di Nino Zanchin
Concerto per Pistola Solista (1970) di Michele Lupo
Giù la Testa (1971) di Sergio Leone
Stanza 17 — 17 Palazzo delle Tasse, ufficio Imposte (1971) di Michele Lupo
Devil’s Crude (1971) di Tommaso Dazzi
Amico, Stammi Lontano Almeno un Palmo (1972) di Michele Lupo
Sbatti il Mostro in Prima Pagina (1972) di Marco Bellocchio
Gli Eroi (1973) di Duccio Tessari
Schiaffoni e Karate (1973) di Antonio Margheriti
Il Maschio Ruspante (1973) di Antonio Racioppi
Dio, Sei Proprio un Padreterno! (1973) di Michele Lupo
La Caza del Oro (1974) di Juan Bosch
Il Poliziotto è Marcio (1974) di Fernando Di Leo
La Poliziotta (1974) di Steno
Il Bestione (1974) di Sergio Corbucci
Il Padrone e l’Operaio (1975) di Steno
Cipolla Colt (1975) di Enzo G. Castellari
L’Italia s’è Rotta (1976) di Steno
Orca (1977) di Michael Anderson
Holocaust 2000 (1977) di Alberto De Martino
Il Mostro (1977) di Luigi Zampa
Duri a Morire (1978) di Joe D’Amato
L’Isola degli Uomini Pesce (1979) di Sergio Martino
Il Giocattolo (1979) di Giuliano Montaldo
Occhio alla Penna (1981) di Michele Lupo
Il Conte Tacchia (1982) di Sergio Corbucci
Bonnie e Clyde all’Italiana (1982) di Steno
I Paladini (1983) di Giacomo Battiato
A Tu per Tu (1984) di Sergio Corbucci
Casablanca, Casablanca (1985) di Francesco Nuti
Un Marinaio e Mezzo (1985 — TV) di Tomamso Dazzi
Raw Deal (1986) di John Irving
Rimini, Rimini — un Anno Dopo (1987) di Giorgio Capitani e Bruno Corbucci
Man on Fire (1987) di Elie Chouraqui
Il Segreto del Sahara (1988 — TV) di Alberto Negrin
Sotto il Vestito niente 2 (1988) di Dario Piana
Il Principe del Deserto (1989) di Duccio Tessari
Blowing Hot and Cold (1989) di Marc Gracie
Achille Lauro: il Viaggio del Terrore (1990 – TV) di Alberto Negrin
Un Milione di Miliardi (1990 — TV) di Gianfranco Albano
Cane Sciolto (1990 – TV) di Giorgio Capitani
Mountains of Diamonds (1991 — TV) di Jeannot Szwac
Cane Sciolto 2 (1991 – TV) di Giorgio Capitani
Beyond Justice (1992) di Duccio Tessari
Cane Sciolto 3 (1993 — TV) di Giorgio Capitani
Il Piccolo Lord (1994 – TV) di Gianfranco Albano
La Figlia del Maharaja (1994 —TV) di Burt Brinckerhoff
Tashunga (1996) di Nils Gaup
Les Hèritiers (1997 — TV) di Josèe Dayan
Senza Movente (1999) di Luciano Odorisio
Ombre (1999 — TV) di Cinzia TH Torrini
Nanà (1999 — TV) di Alberto Negrin
L’Ispettore Giusti (1999) di Sergio Martino
Gioco di Specchi (2000 – TV) di Josè Maria Sanchez Silva
Almost Blue (2000) di Alex Infascelli
Il Ritorno del Piccolo Lord (2000 – TV) di Giorgio Capitani
The Senenth Scroll (2001 —TV) di Kevin Condor
Bel Amì — L’Uomo che Piaceva alle Donne (2001 — TV) di Massimo Spano