di salvatore ditaranto
[riceviamo via mail e volentieri pubblichiamo – la redazione carmilla]

Carissimo Giangiacomo Feltrinelli,
ggfeltrinelli.jpgun motivo preciso perché ti sto scrivendo questa lettera non c’è: avevo qualcosa da dire e ho scelto te come destinatario. Perchè per me sei un mito, anche se non ti ho conosciuto. Anzi ti dirò la verità non ho ancora capito se ti hanno ucciso oppure se la tua morte è dovuta alle tue idee e al tuo modo di portarle avanti. Ad ogni modo non voglio e non posso giudicarti. Io non c’ero a quei tempi e non so cosa avrei fatto. Di te la prima volta mi ha parlato mio padre. Non ha mai letto un libro nella sua vita ma a 18 anni da Bari si era trasferito a Milano per cercare un lavoro e una sera alcuni amici lo portarono ad una riunione in cui c’eri anche tu. Non mi ha detto se in una fabbrica o all’università. Ha aggiunto che eri un pazzo e che non ti avrebbe mai seguito anche se eri simpatico. Ma questo non è importante. Per me sei un mito perchè pur essendo miliardario, invece di investire in palazzi come ha fatto un altro “simpatico” milanese negli anni ’80 ti mettesti in testa di fare l’editore. A modo tuo “Per cambiare il mondo!”
Tra due anni, se non sbaglio, la casa editrice che tu hai fondato compirà 50 anni. Vedrai, tutti diranno “quanto era bravo quel feltrinelli!” “quanto era figo!” “quanto era amante della cultura” eccetera eccetera. Bè io non aspetto gli anniversari per dire certe cose. Te le dico ora e vedrai che nessuno dirà “quanto era rivoluzionario quel feltrinelli!”
Perchè le rivoluzioni fanno paura.

E non parlo delle rivoluzioni armate. No. Parlo di quelle fatte con le idee, con le discussioni, parlo dei cambiamenti di pensiero, dei modi di agire eccetera eccetera. Perchè un atto rivoluzionario non è rapire o uccidere un politco oppure mettere una bomba in una stazione, ma andare da editore miliardario in una fabbrica o in una università a sentire cosa si dice in giro a discutere con gli studenti e gli operai e poi magari pubblicare un libro che costa poco e far arrivare quelle stesse cose a più gente. Non sei stato tu a diffondere i libri economici? Per far leggere più persone, per farle crescere culturalmente. Eppure lo sai che oggi in Italia si legge poco? Perchè? Perchè penso che si pubblichino troppi libri che non dicono nulla, che non dividono, che non creano discussione! Sia ben chiaro che per me certi libri si possono anche pubblicare ma temo che la gente a furia di trovare libri sciapi alla fine si secchi di questi brodini malriusciti e non leggerà più.
Nemmeno per vantarsi di aver letto l’ultimo bestseller americano!
Ci tenevo a dirti che le cose non vanno proprio male, ma penso che sia meglio parlarne e discuterne, perchè può essere che mi stia sbagliando. Il fatto è che si respira un’aria quasi di rassegnazione. O forse di sconfitta. In realtà è come se ci trovassimo in una pentola a pressione e ci sono un sacco di cose che bollono… alla fine scoppieranno!
Il “nuovo” mondo del lavoro, molto diverso rispetto a quando c’eri tu, è regolamentato da leggi da giungla. Si sono inventati una sorta di latinorum manzoniano che io chiamo inglesorum fatto di parole incomprensibili come job sharing, job on call eccetera eccetera per prendere più facilmente per culo la gente.
All’università non si capisce più niente. Hanno inventato le lauree triennali e sai che nessuno ha capito come si fa la tesi alla fine dei tre anni? E i master da 10000 euro? E i professori non pagati? E gli assistenti frustati che vendono gli esami a 1500 euro?
Per non parlare della politica. Ognuno fa una legge per accontentare il proprio elettorato o il proprio grande elettore, il proprio finanziatore della campagna elettorale fino a fare una legge ad personam per colui che è stato eletto.
Ma io non sono ingenuo. Non voglio fare il purista. Queste cose, lo so, sono sempre esistite e continueranno ad esistere. Ma è giusto che ne parliamo. E’ importante che ce le comunichiamo. Non siamo mica dei computer!
Per finire, anche se potrei continuare all’infinito, volevo aggiungere che nonostante tutto (nonostante qualche coglione pensa ancora di fare le rivoluzioni uccidendo), c’è qualcuno che si sforza di far crescere questa Italia, ci sono tante formiche che continuano ad incazzarsi e c’è qualcosa che ci fa continuare a sperare. Tra queste anche il tuo ricordo. Hasta Giangiacomo! Alla prossima!

salvatore ditaranto