di Sara Passannanti

Francesca Matteoni, Animali, custodi di storie, pp. 252, € 17,90, Nottetempo, Milano 2025.

Animali, custodi di storie è una mappa celeste poetica con cui l’autrice ci indica un percorso possibile per metterci in ascolto del non umano attraverso costellazioni di storie.
Le storie e i miti affondano le radici in un mondo in cui l’incontro tra l’essere umano e l’animale è più frequente e immediato, in cui umano e non umano partecipano di una prossimità che oggi attribuiremmo soltanto a una “vita secondo natura”, caricando questa espressione di uno sguardo antropocentrico che annienta le sfumature e rende netti i confini tra un’ideale natura pura e la società.
È lo stesso sguardo che ci fa percepire soltanto i limiti imposti dall’umano. Dovremmo invece riconoscere e rispettare le soglie tracciate dagli animali, anche se questo significa “accettare di non essere ospiti graditi nel loro mondo”.
Una tale riflessione, che si allarga verso orizzonti antispecisti, è quanto mai necessaria, tanto più che l’occupazione di ogni luogo da parte degli umani fa sì che la presenza animale, quando non normata, viene vissuta come un’intrusione. Il lupo, l’orsa, sono intrusi pericolosi, che vanno puniti con l’abbattimento perché valicano un confine, salvo dimenticare che siamo noi umani ad aver annientato lo spazio vitale di queste specie con l’estensione dello spazio “nostro” ben oltre il necessario.
È ancora lo stesso sguardo antropocentrico che dovremmo riconoscere quando parliamo di ecosistemi e loro gestione, perdendo di vista il fatto che la nostra è una delle specie all’interno di un ecosistema e che le sfide della sostenibilità (della sopravvivenza ormai) passano non dalla gestione degli ecosistemi, ma dalla gestione della nostra specie dentro gli ecosistemi.
Così come la soglia che separa umano e animale non può essere un limite invalicabile imposto dall’essere umano, anche la forma del libro è ibrida. Matteoni procede infatti costruendo un memoir che parte dal racconto degli incontri con gli animali nei luoghi in cui è vissuta e abita, esperienze ordinarie che assumono lo statuto di straordinario grazie alla postura poetica con cui l’autrice le attraversa. Si tratta di incontri con scoiattoli e ghiri sull’Appennino pistoiese, ma anche con altri animali nelle brughiere del Devon o nella baia di Dublino.
Queste esperienze sono quotidiane. Altre volte, sono esperienze ricercate intraprendendo viaggi con il proposito di raggiungere stazioni di avvistamento e soccorso e santuari. Ognuna è caratterizzata dalla ricerca di modalità per essere accoglienti e non invadenti verso il non umano. Molte volte sono esperienze letterarie, proprio perché gli animali popolano le storie ed è necessario incontrarli anche in esse. “Ogni rivoluzione ecologica deve essere prima di tutto poetica: un fare mondo dove le lingue si flettono le une nelle altre. Si affievoliscono in suoni, mormorii”.

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