di Edoardo Todaro

Andrej Longo, Mille giorni che non vieni, Sellerio Editore Palermo, 2022, pp. 312,  euro 14,25

Dopo sei anni di reclusione in un istituto di pena, a causa di lunga condanna per omicidio, Antonio Caruso una mattina viene inaspettatamente scarcerato. Sembra che la vita voglia offrirgli una seconda occasione. Ha solo 27 anni e la consapevolezza di aver commesso molti errori; ora quell’occasione vuole sfruttarla. Vuole recuperare l’amore e la stima di Maria Luce, l’adorata moglie che l’ha lasciato non appena ha scoperto che lui aveva ammazzato un uomo. E poi c’è Rachelina, la figlia di sette anni che Antonio ha incontrato solo una volta. Può bastare il desiderio di riconquistare una donna e l’affetto di una figlia che non si è visto crescere, a riscattare una vita sbagliata? O invece il destino di Antonio è quello di perpetrare il male, perché nelle sue vene, come gli ha detto sprezzante il direttore del carcere, scorre solo sangue delinquente? Il destino di Antonio è quello degli eroi, spesso negativi, dei grandi romanzi noir, forse condannati alla sconfitta ma pronti sino alla fine a correre ogni rischio e a combattere qualunque battaglia. Segnato da un personalissimo sentimento della giustizia, da una rabbia in cui convivono il bene e il male, “Mille giorni che non vieni” è un romanzo teso fino all’ultimo respiro, dalle sorprendenti svolte narrative. È il ritratto di un personaggio che insegue se stesso in un labirinto da cui è possibile uscire, ma solo per trovarsi nuovamente al punto di partenza. La tensione che segna ogni pagina non abbandona il lettore neanche a libro finito. Longo mantiene per tutta la narrazione un sentimento puro che incanta, che fa a pugni con le scelte del suo personaggio dettate da quello stesso sentimento.

Dopo  aver letto “ Mille giorni che non vieni “ si può dire che il noir ha la sua versione più consona a ciò che è, cioè il romanzo sociale. In questo caso non incontriamo investigatori, poliziotti, ,imprenditori, amministratori corrotti o quant’altro del genere. Indagine sì, ma indagine sociale. Tramite Antonio Caruso, Longo ci porta a conoscere il motivo per cui ….;  il contesto sociale che fa sì che maturi e prenda piede il sopravvivere in una esistenza sempre più complicata, le contraddizioni che emergono e che fanno sì che ogni giorno sia una scommessa da vincere; una vittoria da mettere nel cassetto. Prima di tutto  il mondo della giustizia e di conseguenza il carcere da cui non esci per sbaglio, semmai il contrario; il carcere scandito dal rumore del portone e dal tempo che non passa come un orologio fermo;quindi  un luogo dove puoi dimenticarti cos’è la fretta; questo luogo di reclusione è descritto decisamente bene prendendo in considerazione ciò che si prova ad essere reclusi: solo il presente esiste e qualunque aspettativa futura non trova spazio,se non si vuole considerare il “ fine pena mai “ visto che 13 anni non passano mai; mentre il passato non smette di rinnovare la sua ossessiva, presenza. Carcere che come una catena di montaggio produce, produce morte con suicidi a catena, basti pensare che solo nel 2022 sono stati 84 i decessi per suicidio, la tortura, la “ battitura “, un direttore che si ispira al Lombroso pensiero: “ non potete fare a meno di essere delinquenti “. Quanto descritto è parte assillante dei pensieri di Antonio.Pensieri che vanno oltre le sbarre per dirigersi nel porsi domande importanti ed esistenziali su cos’è l’amicizia e chi sono gli amici. Pensieri che spesso divengono veri e propri tormenti quando alla mente affiora ciò che si è fatto. Pensieri che non hanno mai aiutato a risolvere alcunché. Antonio che da buon napoletano non può non essere innamorato del mare e della pizza, e che non disdegna di fare a “ mazzate “ con i figli di papà, attività da curriculum vitae, che privilegia la legge della strada, il “ prendere da solo a solo “e perché ha una rabbia in corpo che non è calmabile in alcun modo, se non con l’affetto di Marilù, la moglie da riconquistare con gli occhi che “ scavano da dentro “, e di Rachelina la figlia nata quando Antonio varca l’ingresso del carcere,e  che definisce “ quel brutto posto” il luogo che dovrebbe essere utile alla rieducazione. Antonio che rimpiange un passato che non ritorna, quando la vita era vissuta con una voracità incredibile e consumata più in fretta possibile, quando Antonio aveva imparato troppo presto come funziona la vita facendo parte, assieme a “ Tyson “ e “ Polpetta “ di un trio inseparabile tenuto assieme da un’ amicizia senza prezzo. Antonio che tiene in riferimento princìpi inossidabili come l’astio verso gli usurai visto che succhiano il sangue alla povera gente e che non tollera essere comandato, o subire ordini. Oltre al trio sopracitato, incontriamo altri personaggi che caratterizzano queste pagine: Caffeina,Santodomì, Pasqualone, Mezza Recchia. Aspetto secondario, ma non troppo, oltre ad alcune specialità culinarie come la GRAFFA, ciambella di frutta con farina e patate, è la caratteristica parlata che rende bene il famoso contesto: stare atterrare; a pazziare; mi salgo le scale; tutte ‘ste tarantelle, ha pigliato a piovere solo per citarne alcune. Dall’universo carcere Longo/Antonio ci porta a tu per tu con la complessità del mondo del lavoro, con i camionisti, ed Antonio dovrà inventarsi tale, che sono obbligati ad ingurgitare pasticche per sostenere ritmi impossibili; camionisti all’oscuro di ciò che trasportano, siano essi pomodori od esseri umani, ed a volte è la stessa cosa. Carcere, lavoro; immigrazione, naturale il porsi il punto interrogativo del perché arrivano qua; i traffici illeciti come l’espianto degli organi con il suo mercato alquanto anomalo:rubare ai poveri per dare ai ricchi; il trasporto di armi e di rifiuti tossici, quest’ultimi seminatori di morte, la madre di Antonio deceduta per quei, tristemente famosi, rifiuti tossici sotterrati. Antonio che, come scritto sopra, è assillato dai pensieri ma che ha anche dei desideri importanti, oltre a quelli verso la moglie e la figlia: la libertà, quella con la l maiuscola, contraddistinta dal correre sul lungomare, fare una passeggiata, vedere il tramonto e perché no? dormire con.; senza più domandine, permessi, orari e regole da rispettare. Un noir che fa capire il senso ed il valore di certe parole, l’andare al di là dell’essere amico: l’essere fratello ed il divenire tale in conseguenza degli accadimenti. Terminata la lettura, non mi può non venire in mente la frase attribuita a Voltaire “ Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione “ un libro che ci fa riflettere sulla società in cui viviamo.