di Luca Cangianti

Michele Colucci, Storia dell’immigrazione straniera in Italia. Dal 1945 ai nostri giorni, Carocci 2018, pp. 243, € 18,00.

Accanto ai grafici, alle percentuali, ai titoli di giornale, ai testi di legge e alle circolari ministeriali che affrontano il fenomeno dell’immigrazione straniera in Italia, se guardiamo bene, in trasparenza vediamo il volto di un uomo. Ha trent’anni, il capo appoggiato su una mano e il sorriso malinconico. Il suo nome è Jerry Masslo. Suo padre fu ucciso dal Sudafrica dell’apartheid e così sua figlia di sette anni. Arrivato in Italia gli fu negato l’asilo politico confinandolo in un limbo giuridico di estrema vulnerabilità: al tempo questo diritto era riservato solo a chi fuggiva dai paesi realsocialisti. Il 24 agosto 1989 quattro rapinatori italiani fecero irruzione nella baracca dove alloggiava insieme ad altri lavoratori agricoli. Volevano i soldi che avevano guadagnato con la raccolta dei pomodori. Spararono e uccisero Jerry Masslo.
La Storia dell’immigrazione straniera in Italia di Michele Colucci è un libro che rispetta nell’estetica e nella sostanza gli ideali scientifici dando conto dettagliatamente di fonti e rimandi bibliografici. Tuttavia, a differenza di molti altri studi analoghi, può esser letto con piacere anche da chi non sia obbligato a navigare nel gorgo accademico del publish or perish. L’oggetto dello studio è indagato con empatia, senza nulla togliere alla rigorosità dell’analisi. Ecco perché la figura di Masslo apre il libro di Colucci e riemerge nel corso del suo svolgimento quale fantasma shakespeariano che allude a un contenuto oscuramente rimosso: a fronte della velocità di diffusione dell’immigrazione e del suo dinamismo risalta «il ritardo, l’incomprensione, la mancanza di consapevolezza all’interno della società italiana». Non a caso è la regolarizzazione tramite sanatoria lo strumento principale della politica migratoria nazionale.

Lo studio parte dalla situazione postbellica dove più che d’immigrazione bisognerebbe parlare di passaggi di popolazione straniera generati dal conflitto. Negli anni sessanta e settanta si assiste poi a un afflusso di persone provenienti dalle ex colonie: spesso trovano impiego nel lavoro domestico oppure frequentano corsi universitari. Essere studenti consente infatti l’accesso legale a molti militanti in fuga dai regimi autoritari. Negli anni novanta con gli arrivi in massa dall’Albania e poi dalla Iugoslavia il fenomeno dell’immigrazione diventa pubblicamente visibile e per la prima volta le presenze straniere in Italia superano il milione. Dopo una prima legge del 1986, la legge Martelli archivia il principio della “riserva geografica” che discriminava tutti coloro che fuggivano da conflitti e regimi diversi da quelli dell’est europeo. La televisione comincia a dedicare programmi ai cittadini immigrati che prendono parola e danno alle stampe le prime opere letterarie in lingua italiana. Negli anni duemila le dimensioni del fenomeno risultano ormai prossime ad altri paesi quali Francia, Germania e Gran Bretagna; si diffonde l’imprenditoria straniera, interi comparti economici dipendono dalla forza lavoro immigrata, quasi l’8% dei contribuenti non sono più italiani e i residenti stranieri nel 2018 superano i cinque milioni, cioè l’8,3% dell’intera popolazione nazionale.
Parallelamente al diffondersi della presenza straniera, tuttavia, emergono pulsioni razziste e xenofobe che vengono raccolte da varie forze politiche e messe a frutto in termini elettorali. Si moltiplicano fenomeni d’intolleranza che in più di un caso si configurano come veri e propri pogrom. Nel frattempo i governi di centrosinistra e di centrodestra che si succedono alla guida del paese associano concordemente il tema dell’immigrazione alla sicurezza e al terrorismo. Il razzismo istituzionale è bipartisan: era riscontrabile nelle dichiarazioni degli esponenti democristiani come in quelli comunisti e la situazione non cambia con i partiti della cosiddetta seconda repubblica. Questo contesto contribuisce a orientare negativamente l’opinione pubblica, mentre le leggi rendono la vita degli immigranti un percorso a ostacoli sempre più «intriso di burocrazia, discrezionalità, dipendenza dai rispettivi datori di lavoro»: con la legge Turco-Napolitano vengono istituiti per la prima volta i centri di permanenza temporanea per gli stranieri raggiunti da provvedimenti di espulsione e di respingimento; con la successiva legge Bossi-Fini si può entrare in Italia solo con un contratto di lavoro firmato e si perde il diritto alla permanenza in caso di disdetta dello stesso; con il decreto Minniti del 2017 infine è abolito un grado di giudizio per i richiedenti asilo.

Così come va contrastata la mostrificazione razzista dell’immigrato, a detta di Colucci, le criticità della storia dell’immigrazione in Italia non devono schiacciare la sua figura su quella della vittima, dell’ente deprivato di agency, del “disperato” tanto caro ai telegiornali nazionali. Lo studio non trascura infatti le esperienze di riscatto e di emancipazione ricordando gli esempi dei militanti del diritto alla casa, dei lavoratori della logistica e di quelli rurali – tre settori a forte presenza immigrata che guarda caso sono pressoché gli unici negli ultimi anni a registrare lotte d’attacco vincenti.
Come Jerry Masslo gli immigrati si lasciano alle spalle problemi spesso creati dal dominio e dalle guerre occidentali. Il sentimento che muove chi attraversa i deserti, chi risale in carovana tutto il Messico, chi sopravvive ai campi di prigionia libici non è la disperazione, ma al contrario la speranza in una vita e in un mondo migliore.

Storia dell’immigrazione straniera in Italia di Michele Colucci sarà presentato:
– a Roma lunedì 26 novembre, ore 10.30 presso il Centro Studi Emigrazione, Via Dandolo 58. Interventi di: Adriano Roccucci (Roma Tre), Nadan Petrovic (La Sapienza), Aldo Skoda (Simi-Cser). Modera: Matteo Sanfilippo;
– a Ferrara il 4 dicembre, ore 17.00 presso la Biblioteca Ariostea. Interventi di: Giancarlo Perego, Michele Nani, Alfredo Alietti. Modera Pietro Pinna;
– a Napoli il 7 dicembre, ore 16.30 presso la Libreria Laterzagorà Teatro Bellini, Via Conte di Ruvo, 14. Interventi di: Enrico Pugliese, Naji Ahmed e Hillary Sedu;
– a Potenza il 10 dicembre, ore 18.00, Sala Riunioni presso la sede della Cgil;
– a Bergamo il 13 dicembre, ore 21.00 presso la Sala Mutuo Soccorso. Intervengono: Paolo Barcella, Samson Famuyde e Bruno Ravasio.

Altre iniziative connesse al libro saranno riportate sul sito www.storiaimmigrazione.it