di Mauro Simoni

Pubblichiamo volentieri un ricordo di Riccardo Bonavita che ci ha fatto pervenire un suo amico, Mauro Simoni. Lo facciamo seguire da una nota apparsa su Indymedia e scritta da un nostro redattore, Wainer Marchesini.

Dopo tante testimonianze (nessuno lo dubitava nemmeno prima) il ritratto di Riccardo è quello che ognuno di noi conosceva ed amava.
Uno schiacciasassi della cultura con l’entusiasmo di un ragazzino.
A spiazzarlo poteva essere il caso, più che disinteresse per partito preso.
Era un caso che si interessasse più di Olocausto che dei Padri Fondatori e certe volte, il dubbio era che non fosse così assodato trovare qualcosa che gli fosse totalmente estraneo.

Lo ricordo, distintamente, discettare sulla necessità dell’epidurale per fugare le ansie del parto e dei pericoli connessi, a prescindere dalle Operette Morali e dell’imperturbabiltà della Natura (ma presupponendola), cosiccome della moda del ritorno del Telemark (sciare all’antica senza racchette) e sono quasi certo che lui lo sapesse praticare.
Però se non aveva visto il film “Il resto di niente” nè aveva letto il libro, magari poteva raccontarti che, casualmente, durante una sua ricerca (ma quando e quante ne faceva ?) aveva letto gli scritti della Fonseca Pimentel ed il suo giornale “Il Monitore Napoletano”.
Ad osservare con attenzione, come in altri casi di grandi depressi famosi, nulla andava male. Ogni direzione presa il successo veniva conseguito e le occasioni si moltiplicavano.
Vi sono racconti, spesso del Sud del mondo, in cui uno spirito maligno od una strega svuotano l’anima di qualcuno e dall’immateriale mangiando poi la materia, la carne progressivamente, inesorabilmente.
Talvolta, prima che il processo sia agli ultimi stadi, la forma del ‘malcapitato’ resiste sana fino all’appassimento definitivo ed improvviso.
Questo quel che, travasato nella cultura psicoanalitica dell’Occidente, forse è quel che è capitato a Riccardo.
Qualcosa covava nel buio e un’occasione di stress ha trovato la spoletta per esplodere.
In realtà il bello del ricordo comune è che Bonavita per la maggior parte del tempo delle nostre frequentazioni non era nemmeno particolarmente malinconico.
La sua personalità “vincente” (se non fosse un termine abusato dall’edonismo disimpegnato o di destra) sfuggiva al circolo vizioso di un sacco di rivoluzionari, quello di aver subito uno o più torti contro cui ribellarsi; l’aver subito delle persecuzioni, delle sconfitte lascia un’aura di rancore, che talvolta giustifica anche le azioni più efferate in una spirale di vendetta.
Riccardo era abituato naturalmente a primeggiare, ma, invece di bearsi del suo talento agonistico, la sua mente e la sua ideologia lo portavano in prima fila nella difesa delle sofferenze, dei meno fortunati.
Tutto ciò fa di lui un combattente ancora più meritevole, senza bisogno di bandiere di cui ammantare la sua sofferenza degli ultimi giorni.
Non è stato ucciso dell’esternalizzazione delle case editrici e nemmeno dal precariato della ricerca in Italia, ma avrebbe combattuto con abnegazione contro questi mali di sempre.
Purtroppo nelle orbite degli astri è previsto anche il loro difetto d’eternità e quindi mi ritrovo privo di un riferimento, importante.
La rabbia (mia) per il gesto e l’immagine della sua vita mi lasciano il desiderio di essere più “integralista” contro il pressapochismo e l’improvvisazione.
Ora in alcuni casi sarò testimone e lotterò contro le schifezze del mondo.
Ciao Riccardo

IN MORTE DI UN AMICO
di Wainer Marchesini

Perdere Riccardo, per chi come me lo conosceva da quindici anni, è stato duro. Molto duro. Riccardo ha dato tanto a chi lo ha conosciuto ed a chi ha avuto il privilegio di fare cose con lui.
Se la sua assenza lascia un grande vuoto, vedere che qualcuno usa la sua morte per polemiche assurde e offensive nei confonti del collettivoredazionale di Carmilla provoca solo disgusto.
Riccardo ha sempre seguito il lavoro redazionale con interesse e partecipazione ed ha più volte
pubblicato suoi scritti su Carmilla, tra i cui redattori contava alcuni dei suo amici (e sottolineo amici) di più vecchia data. Questa è la realtà dei fatti, e nessuno può sognarsi di dire il contrario senza mentire per la gola. Se qualcuno ha voglia di polemizzare con Carmilla, con Valerio o con qualsiasi altro dei redattori della rivista lo faccia, ma a viso aperto e argomentando. Nascondersi dietro un morto è troppo facile, ed è un comportamento degno solo di vigliacchi e sciacalli.

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