tesiomicidio.jpgdi Giovanni Bianconi

Una ragazza assassinata nei pressi dell’università, facoltà di Legge; l’indagine di polizia che arranca nel mondo accademico e studentesco; l’ipotesi del movente legata alla teoria del delitto perfetto. Tutto questo s’è letto nelle cronache degli anni scorsi sull’omicidio di Marta Russo, la ragazza uccisa alla Sapienza di Roma nel maggio 1997. Un fatto vero, purtroppo; la realtà che, per essere investigata, s’è incrociata con qualche esercizio di fantasia. Ora sembra che le parti si siano invertite e che nell’altro emisfero, in Argentina, uno scrittore sia ricorso alla realtà (ma chissà se ha mai sentito parlare del delitto della Sapienza, avvenuto proprio mentre lui lavorava al libro) per un’opera di fantasia che s’interroga sull’adeguatezza del sistema giudiziario a risolvere gli enigmi e le miserie umane quando si trasformano in crimini. Gli stessi quesiti potrebbero nascere dal processo per la morte di Marta Russo, ma l’autore argentino Diego Paszkowski li propone narrando le vicende dei due protagonisti di Tesi su un omicidio , suo romanzo d’esordio [Editore Fanucci, pagine 172, 12 euro].

La storia ruota intorno alla sfida lanciata dallo studente Paul Besançon, figlio di un diplomatico, al professor Roberto F. Bermudez, già magistrato e poi avvocato e docente, sulla possibilità di un assassino di sfuggire alla giustizia perché «sono un cittadino che non ha fatto niente di male o almeno niente che si possa provare». E dunque, anche se Bermudez sa che Besançon è un criminale, «tutte le speculazioni che possono venirgli in mente saranno prive di fondamento». Ma il professore non s’arrende davanti alla difficoltà d’incastrare lo studente-killer e continuerà le proprie riflessioni – che a tratti diventano ossessioni, uguali e contrarie a quelle del suo avversario – fino a risolvere il caso a modo suo, con un finale a sorpresa. Le suggestioni del volume, però, proseguono con la postfazione all’edizione italiana. L’ha scritta Giancarlo De Cataldo, affermato scrittore di storie gialle e noir, nonché magistrato; è stato il giudice a latere nel processo di primo grado agli imputati dell’omicidio di Marta Russo.
[dal Corriere della Sera]