di Marilù Oliva

Colomba.jpg“Ogni giorno siamo oggetto di balle colossali per farci stare buoni, per costringerci a credere che dobbiamo pagare la crisi perché in fondo è nostra, per obbligarci a ingurgitare cibo senza qualità, a respirare aria inquinata, a bere acqua inquinata, per inchiodarci a un’esistenza dove predomina la precarietà. Non c’è aspetto della nostra vita “sociale” che non sia infettato dalla menzogna. Addomesticare la verità non è una novità in questo Paese, in fondo ci siamo abituati a convivere con la menzogna e a non credere più a nulla. La negazione della verità è la negazione di un diritto fondamentale del cittadino e comporta una destrutturazione della realtà che espelle tutte le storie scomode, quelle che devono essere nascoste a ogni costo sotto il tappeto o tenute sottotraccia”. (Massimo Carlotto, Introduzione a Sabot/age)

Colomba Rossi, cagliaritana, per anni fiscalista poi libraia, agente del suo autore preferito (Massimo Carlotto) e direttrice della collana Sabot/age di e/o edizioni ha risposto ad alcune domande sull’editoria, a partire dalla sua collana per poi dilatare il discorso in senso piàù ampio: quanto l’editoria oggi osa, quanto scuote, quanto le donne si propongono e in quali distorsioni ci si imbatte lavorando anche su Internet, ovvero: i social media hanno fallito il progetto di sviluppo di libertà individuali e collettive?

Partiamo dalla collana che dirigi per edizioni e/o, Sabot/age, il cui nome si presta a una doppia lettura: “Sabotaggio” ed “Era del Sabot”, lo zoccolo di legno che, ai tempi della rivoluzione industriale, veniva lanciato dagli operai negli ingranaggi delle macchine, quando erano esausti. Come e quando è nata l’idea?
L’idea è nata con l’antologia di romanzi Donne a perdere pubblicato con le edizioni e/o.
Da una riflessione condivisa con Massimo e cioè che la letteratura di genere non poteva più essere considerata come “l’unica” in grado di leggere, analizzare, radiografare la realtà, ci siamo resi conto che di fronte alla complessità del momento tutte le forme letterarie dovevano concorrere a raccontare le trasformazioni imposte dalla crisi.

Nelle linee programmatiche vi è una forte componente di sovversione e di scuotimento di una realtà (e di una lettura mediatica della realtà) intorpidita. Secondo te, oggi e in Italia, quanto è ribelle la letteratura rispetto allo stato delle cose?
Oggi in Italia la letteratura riflette la frammentarietà delle idee e non un fronte omogeneo e credo che dichiarare le proprie progettualità letterarie sia già sintomo di minoranza. A differenza di un tempo stiamo assistendo a un ritorno dello scrittore verso l’individualismo e a una scarsa propensione alla condivisione. Eppure la letteratura possiede la forza straordinaria di scuotere, indignare, suggerire riflessioni necessarie. Sempre se, ovviamente, la scrittura e la storia sono di buon livello.

In che modo la vostra collana si collega al progetto/laboratorio Sabot?
Il collettivo Sabot è nato col proposito di sabotare la fabbrica della menzogna e di proporre quelle storie che i media si guardano bene dal raccontare. Un laboratorio dove giovani autori, (alcuni conosciuti nella mia libreria) confrontandosi, con uno più “navigato” producono letteratura in un percorso di formazione e di scambio continuo di idee. Non necessariamente gli autori di Sabot/Age arrivano da quell’esperienza, anzi finora solo Piergiorgio Pulixi è entrato nella collezione. Il collegamento tra collettivo e collezione è di tipo progettuale ma i metodi di lavoro degli autori è completamente diverso.

Scorrendo i titoli, mi son fatta l’idea è che i libri non siano ingabbiati severamente in generi: un pulp, La ballata di Mila di Matteo Strukul, un romanzo poliziesco, Lupi di fronte al mare di Carlo Mazza, poi una saga criminale con Una brutta storia di Piergiorgio Pulixi e un fantapolitico con Sinistri di Tersite Rossi: l’appartenenza a un genere non è quindi la conditio sine qua non della collana?
Assolutamente no. A noi interessa proporre letteratura di contenuti e non di genere.
E in questo dobbiamo ringraziare i nostri editori e il fantastico staff delle Edizioni e/o per aver creduto fin dall’inizio nel progetto. E’ la qualità della storia che la rende o meno inseribile nella collezione. L’altra discriminante è la qualità letteraria, a noi non interessa pubblicare a discapito della buona letteratura.

Prendi i quattro titoli e dimmi, di ciascuno, cosa ti ha colpito. Perché l’hai scelto.
La ballata di Mila: finalmente i cinesi e un ritorno d’autore al pulp.
Lupi di fronte al mare: la storia della sanità barese e una scrittura eccellente.
Sinistri: un progetto letterario straordinariamente moderno e una storia così spostata nel futuro prossimo da sembrare attuale.
Una brutta storia: il noir per raccontare un tema scottante come la corruzione nelle forze di polizia e il ritorno alla saga criminale.
Al di là dei pregi letterari mi preme sottolineare che le scelte si sono basate anche sulle persone. A noi piacciono “belle” e interessanti. E diverse da noi. E che siano in grado di condividere, arricchendolo, uno stile di comportamento professionale e umano. E da questo punto di vista sono veramente fiera dei risultati.

Si tratta di una collezione: avrà dunque un numero limitato di uscite?
La collezione terminerà quando riterremo esaurita l’idea che fonda il progetto. Impossibile oggi quantificare e tanto meno prevedere tempi. Oggi Sabot/Age ha un senso preciso, quando non l’avrà più sarà giusto annunciarne la fine e passare ad altro. Noi concepiamo la letteratura come un’insieme di progettualità sottoposte a continue trasformazioni.

Un dato che mi ha colpita è che, per ora, non siano presenti autrici: le donne scrivono di meno, si propongono di meno o vengono più scartate?
La mia esperienza diretta è che si propongono di meno nonostante siano sempre le benvenute. La collezione ha bisogno, come del resto la letteratura italiana, di una maggiore presenza femminile.

Sei molto attiva anche sul web e sui social network. Che idea ti sei fatta del mondo culturale/intellettuale?
Mi sembra che la reazione alla crisi che ha investito il mondo del libro nel suo complesso sia spesso fuori contesto. invece di approfittare del momento per recuperare terreno sulla qualità delle proposte e di capire l’importanza di un’alleanza strategica tra autori, editori e librai per salvaguardare i lettori, la scelta di fondo rimane quella di grattare il fondo del barile con scarso senso del futuro. La situazione del mondo culturale italiano riflette le difficoltà del momento, lasciando fuori in nome dei prodotti più facili un sacco di intelligenze ed esperienze straordinarie. In editoria come nel cinema, nel teatro…
Essere attiva sul web mi offre la possibilità di entrare in contatto in forma attiva con un sacco di persone ma guai se fosse l’unico modo. Ho sempre il bisogno di entrare in contatto reale con le persone, il virtuale ha già invaso troppo le nostre esistenze.

Sul web si incontrano persone molto in gamba, ma non solo. Uno dei sei errori dell’uomo elencati da Cicerone è che “L’illusione che il proprio vantaggio si ottenga dalla rovina degli altri”. Non hai la sensazione che, per alcuni soggetti, sia proprio così, soprattutto nel mondo letterario? Secondo te qual è la causa?
Da questo punto di vista il panorama è sconfortante, i social media hanno in parte fallito il progetto di sviluppo di libertà individuali e collettive. Si assiste a una ossessione collettiva per l’identità e la promozione di sé stessi basata sull’indebolimento dell’altro. Credo che da tempo si sia oltrepassato il limite della decenza. Da parte mia e degli autori con cui collaboro, la pratica del mezzo è basata sulla correttezza. Noi non attacchiamo mai nessuno, ma soprattutto vogliamo costruire una rete di autori e persone che rivendichino, oltre alla correttezza, il piacere di discutere, confrontarsi, sostenere romanzi e autori che riteniamo di valore. C’é aria per tutti, ha senso condividere cultura e umanità senza massacrarsi.

Progetti?
Rispetto alla collezione due importanti uscite a ottobre… e spero di riuscire a trovare altri autori e altri romanzi all’altezza delle nostre aspettative.

Salutaci con una citazione da sabotatrice.
C’è aria per tutti, ma chi ha polmoni più forti respira meglio.