wojtyla – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 30 Oct 2025 21:00:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Oscar Arnulfo Romero: un martire civile / seconda parte https://www.carmillaonline.com/2017/08/16/oscar-arnulfo-romero-un-martire-civile-seconda-parte/ Tue, 15 Aug 2017 22:01:47 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=39108 di Paolo Bruschi

Monsignor Romero, in quel disastro sociale e politico, aveva deciso di stare dalla parte del suo popolo. E di portare avanti la causa degli ultimi, come Cristo gli aveva insegnato. Non professava nessuna fede marxista, era anzi un sacerdote ortodosso, considerato mite e conservatore, tanto che prima di diventare primate di El Salvador, nel febbraio 1977, faceva fatica ad accettare i grandi cambiamenti e aperture del Concilio Vaticano II e vedeva con sospetto i primi virgulti della Teologia della liberazione in America Latina: tutte ottime credenziali per essere accolto [...]]]> di Paolo Bruschi

Monsignor Romero, in quel disastro sociale e politico, aveva deciso di stare dalla parte del suo popolo. E di portare avanti la causa degli ultimi, come Cristo gli aveva insegnato. Non professava nessuna fede marxista, era anzi un sacerdote ortodosso, considerato mite e conservatore, tanto che prima di diventare primate di El Salvador, nel febbraio 1977, faceva fatica ad accettare i grandi cambiamenti e aperture del Concilio Vaticano II e vedeva con sospetto i primi virgulti della Teologia della liberazione in America Latina: tutte ottime credenziali per essere accolto con molto favore dalla cricca che controllava il Paese. Ma poi, davanti alle atrocità quotidiane compiute ai danni dei più indifesi, iniziò a puntare il dito contro il governo e le milizie, muovendo accuse precise e circostanziate. Senza mai fomentare la violenza e anzi chiedendo esplicitamente ai suoi concittadini che la risposta non fosse l’odio o il desiderio di vendetta.

Naturalmente l’oligarchia cambiò in fretta opinione sul conto dell’arcivescovo. E le minacce di morte cominciarono a fioccare anche sulla sua testa. Ma pur con le spalle al muro, Romero non rinunciò a lottare, e anzi si mise a scomodare i massimi sistemi:
il 17 febbraio 1980 prese carta e penna e scrisse una lettera all’allora presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, nella quale fra le altre cose chiedeva al Potus:1

Garantisca che il suo governo non interverrà direttamente o indirettamente con pressioni militari, economiche e diplomatiche nella determinazione del destino del popolo salvadoregno.

Ma già il 24 marzo, Carter non avrebbe avuto alcun interlocutore a cui rispondere.

Per due volte si recò anche da Giovanni Paolo II, ma in entrambe le circostanze non riuscì a convincere il papa polacco della sua condotta, e soprattutto a farsi difendere.
Durante le due udienze Wojtyla gli raccomandò genericamente di prodigarsi per migliorare le relazioni col proprio governo: il neo papa si rivelò deciso a glissare su come agivano quei politici, senza farsi carico in prima persona di quanto stava accadendo a una parte del (suo) clero, e in generale alla martoriata popolazione di El Salvador.

Così scrisse lo stesso Romero nel suo diario dopo la prima visita, nel maggio del 1979, alla quale si recò portando in dote voluminosi faldoni pieni di documenti e fotografie, alcuni dei quali facevano riferimento agli omicidi di sacerdoti:

Mi raccomandò molto equilibrio e prudenza, soprattutto nel fare denunce concrete, e che era meglio mantenersi ai principi generali.

Ma di fronte all’uccisione di prelati e di gente inerme, Romero trovò più cristiano elencare, durante le sue omelie, i nomi di vittime e carnefici, piuttosto che attenersi a “principi generali”.

Dopo la seconda udienza, avvenuta il 16 gennaio 1980, a poco meno di due mesi dal suo omicidio, Romero scrisse, sempre sul diario:

Mi disse che lo preoccupava il ruolo della Chiesa, che avremmo dovuto prendere in considerazione non solo la difesa della giustizia sociale e l’amore per i poveri, ma anche l’eventuale risultato di uno sforzo rivendicativo popolare di sinistra, che poteva arrecare danno alla Chiesa.

D’accordo difendere i poveri e la giustizia sociale, insomma, ma se questo poteva creare problemi alla Chiesa perché considerato di sinistra, allora era forse meglio lasciar stare.

La morte annunciata di Romero, purtroppo, non servì a nulla. I fatti anzi precipitarono, tanto che molti storici identificano l’inizio della guerra civile in Salvador proprio con quell’omicidio.
Con l’ingresso ufficiale della guerriglia nel panorama politico, le operazioni degli squadroni della morte si intensificarono insieme a quelle, nemmeno troppo nascoste, delle forze regolari salvadoregne: l’esercito e gli organismi di polizia presenti all’epoca (la Guardia Nacional, la Policia Nacional e la Policia de Hacienda).

Istituzioni appartenenti al governo, dunque, si macchiarono di delitti di stampo terroristico, alcuni dei quali talmente efferati da guadagnarsi il titolo di massacri. Il più ripugnante dei quali avvenne tra il 10 e il 12 dicembre 1981 nel villaggio di El Mozote (municipio di Arambala, dipartimento di Morazán) e nei suoi dintorni: i soldati del Battaglione Atlacatl, un’unità specializzata dell’esercito salvadoregno, entrarono nei villaggi contadini, considerati arbitrariamente fiancheggiatori della guerriglia. Divisero donne, uomini e bambini. Agli interrogatori e torture seguirono le esecuzioni sommarie. E infine lo scempio dei cadaveri, orrendamente mutilati o bruciati. Prima di andarsene, le bestie dell’Atlacatl lasciarono un cartello appeso a un muro del villaggio:

Qui è passato l’Atlacatl, il papà dei sovversivi, Seconda Compagnia. Ve la siete presa in culo, figli di puttana. Se vi mancano le palle, chiedetele per corrispondenza al battaglione Atlacatl. Noi angioletti dell’inferno torneremo perché vogliamo terminare il lavoro.

Ma in realtà c’era poco da terminare.
Nel volgere di due soli giorni, l’intera popolazione di tre villaggi era stata cancellata. Soltanto una donna miracolosamente si salvò: le uccisero il marito e quattro figli.
In totale la strage di El Mozote, il più grande massacro di civili perpetrato nel continente americano durante il ventesimo secolo, lasciò sulla nuda terra i corpi di circa 1.000 salvadoregni (molti corpi non furono mai identificati): cittadini inermi, tutti assassinati dall’esercito della propria nazione. Tra essi, furono ammazzati come cani almeno 400 bambini, alcuni ancora in fasce e strappati ai seni delle loro madri.
L’intero battaglione Atlacatl, circa 1.200 uomini, fu creato, addestrato ed equipaggiato dal governo degli Stati Uniti alla School of the Americas.

Quando i responsabili di tali stragi vennero alla luce, ormai era troppo tardi: D’Aubuisson nel 1981, in piena guerra civile, aveva fondato il partito di destra Arena, e per pochi voti perse le elezioni presidenziali del 1984 (morirà nel 1994 per un cancro alla gola). Ma Arena riuscirà, a partire dal 1989, a governare il Paese per i successivi 20 anni.
Una delle più controverse leggi fatta approvare quando salì al potere, appena il conflitto intestino ebbe termine, fu l’amnistia nazionale per i crimini di guerra, nel marzo del 1993.

Nessuno ha mai pagato per tutto questo.

Appendice.

Papa Woytila, in occasione del Giubileo del 2000, ebbe la faccia tosta di citare ancora Romero nel testo della “celebrazione dei Nuovi Martiri”, riprendendo quanto aveva scritto il giorno della sua morte alla Conferenza Episcopale salvadoregna: “Il servizio sacerdotale della Chiesa di Oscar Romero ha avuto il sigillo immolando la sua vita, mentre offriva la vittima eucaristica.

La causa di beatificazione dell’arcivescovo, rimasta ferma per anni, fu sbloccata dall’intervento di Benedetto XVI il 20 dicembre 2012, e in seguito proseguita da Papa Francesco che, con proprio decreto del 3 febbraio 2015, ha infine riconosciuto il martirio in odium fidei di monsignor Romero, che è stato elevato strumentalmente alla gloria degli altari, come beato, il 23 maggio 2015. Strappandolo, letteralmente, dal novero delle altre migliaia di vittime della repressione fascista e dell’oppressione imperialista cui avrebbe dovuto essere più autenticamente e significativamente accomunato.[S.M.]

(Fine)


  1. Acronimo che in inglese sta per President Of The United States  

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Italia senza limiti https://www.carmillaonline.com/2013/09/29/italia-senza-limiti/ Sun, 29 Sep 2013 20:56:17 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=9631 di Alessandra Daniele

telefono– Buongiorno! – Esordisce garrula la voce al telefono – Vorrei proporle l’offerta IllimItalia. – No, grazie, non cambio gestore. – Ma quest’offerta non riguarda solo la telefonia. Se lei sceglie di collocare la sua impresa in Italia, potrà inquinare l’ambiente, devastare il territorio, abbattere i monumenti, frodare il fisco, truccare il bilancio, corrompere i funzionari, truffare i clienti, sfruttare gli operai, intossicarli, ricattarli, e licenziarli in massa. Illimitatamente! Se poi decidesse di entrare in politica, potrà riempire il parlamento di suoi dipendenti, rovesciare i governi, e cambiare tutte le leggi nell’interesse suo, e delle sue aziende. [...]]]> di Alessandra Daniele

telefono– Buongiorno! – Esordisce garrula la voce al telefono – Vorrei proporle l’offerta IllimItalia.
– No, grazie, non cambio gestore.
– Ma quest’offerta non riguarda solo la telefonia. Se lei sceglie di collocare la sua impresa in Italia, potrà inquinare l’ambiente, devastare il territorio, abbattere i monumenti, frodare il fisco, truccare il bilancio, corrompere i funzionari, truffare i clienti, sfruttare gli operai, intossicarli, ricattarli, e licenziarli in massa. Illimitatamente! Se poi decidesse di entrare in politica, potrà riempire il parlamento di suoi dipendenti, rovesciare i governi, e cambiare tutte le leggi nell’interesse suo, e delle sue aziende.
– Io non ho aziende.
– Neanche una?
– No.
– Capitali da investire o riciclare?
– Nemmeno.
– Allora mi permetta di proporle l’offerta Quiri-Line. Se il presidente Napolitano non riuscirà a reinstallare Letta, gli servirà un’altra app che esegua gli ordini della BCE. Tutto quello che lei dovrà fare come premier è sfoggiare il suo savoir faire sobrio ma elegante, e le sue conoscenze altolocate…
– Non ne ho.
– Oh, ma allora lei è un poveraccio, un caso umano – sospira – Posso offrirle l’opzione Papa e Più Papa: una telefonata di Bergoglio, più cento sms di Ratzinger, che preferisce scrivere, più una suoneria di Wojtyla che canta il Pulcino Pio in otto lingue.
– Wojtyla è morto molto prima che uscisse il Pulcino Pio.
– Era un profeta – risponde la voce, in tono ispirato.
– Ma io non sono un caso umano. Sono uno che lavora.
Un attimo di silenzio.
– Allora mi dispiace. A lei non abbiamo niente da offrire.

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Il Primo https://www.carmillaonline.com/2011/05/02/il-primo/ Mon, 02 May 2011 07:48:46 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=3886 di Alessandra Daniele

vat.jpgIl cardinale entra nella basilica deserta, si avvicina al feretro del pontefice. S’accorge che è vuoto. Si guarda attorno, perplesso. Vede una sagoma in fondo alla navata. – Scusi, ma lei chi è? Dove sono le guardie? Dov’è la salma? E’ l’alba, dovrebbe essere tutto pronto per la cerimonia di stamattina. La sagoma resta immobile, di spalle. Il cardinale s’avvicina. – Santità, siete voi? Siete sceso a pregare sulla salma del vostro predecessore? Ma… non c’è più! La sagoma si volta. Il cardinale lancia un urlo strozzato. Scappa verso la navata opposta. A metà strada, inciampa su qualcosa [...]]]> di Alessandra Daniele

vat.jpgIl cardinale entra nella basilica deserta, si avvicina al feretro del pontefice. S’accorge che è vuoto. Si guarda attorno, perplesso. Vede una sagoma in fondo alla navata.
– Scusi, ma lei chi è? Dove sono le guardie? Dov’è la salma? E’ l’alba, dovrebbe essere tutto pronto per la cerimonia di stamattina.
La sagoma resta immobile, di spalle. Il cardinale s’avvicina.
– Santità, siete voi? Siete sceso a pregare sulla salma del vostro predecessore? Ma… non c’è più!
La sagoma si volta. Il cardinale lancia un urlo strozzato. Scappa verso la navata opposta. A metà strada, inciampa su qualcosa di sanguinolento. Una gamba che sembra strappata a morsi. Il cardinale urla ancora. Due lunghe braccia scheletriche lo afferrano. La sagoma in bianco lo azzanna alla gola.

Il capitano delle guardie controlla i monitor. Poi si volta verso il Papa.
– Santità, grazie a dio qui le porte sono robuste. È come se i progettisti di questo palazzo già si aspettassero qualcosa del genere.
– Anch’io me l’aspettavo – dice il Papa, con un filo di voce – sapevo che lui avrebbe trovato il modo di tornare.
Il capitano s’avvicina alla finestra.
– Dobbiamo inchiodare anche questa – dà un’occhiata fuori – Santità, la piazza si sta ancora riempiendo di gente… dobbiamo avvertirli di non avvicinarsi, dobbiamo dare l’allarme!
– No! – Il tono di voce del Papa si alza improvvisamente – Non devono sapere che è cominciata qui, che il primo è stato uno di noi!
– Santità, che dio mi perdoni, ma io non posso permettervi… – il capitano allunga la mano alla ricerca della sua arma. Non la trova
– Loro non sapranno – dice il Papa, puntandogliela alla testa – E tu sarai tra i fortunati.
Il sangue schizza sull’ermellino.

– In piazza c’è una calca terribile – sbuffa l’infermiere del pronto soccorso – sarà già il centesimo che si sente male per il caldo e la fatica.
Il collega annuisce.
– Quello di prima ha avuto un arresto cardiaco. E quando l’abbiamo rianimato, ha dato di matto, stanno ancora cercando di sedarlo. Guarda che m’ha fatto.
– T’ha morso? – L’infermiere scuote la testa – Fanatici. Hanno persino attaccato un’ambulanza con un neonato dentro.
– Forse volevano mangiarselo – ridacchia il collega.
– Già. Che giornata di merda. Avremmo dovuto saltare il turno, e andare al concerto.

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Christmas Karol https://www.carmillaonline.com/2008/12/11/christmas-karol/ Thu, 11 Dec 2008 01:29:47 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=2869 di Alessandra Daniele

Catene.JPGFu svegliato da uno strano clangore di ferraglia. Aprì gli occhi, e lo vide davanti al suo letto, in piedi, vestito di bianco, alto ma curvo, come negli ultimi anni. Coperto di grosse catene rugginose. – Salve Joseph — disse. La sua voce inconfondibile sembrava provenire dal fondo dell’inferno. Joseph biascicò un grido strozzato – Karol? Non è possibile, sei morto! – A fatica si tirò su dal cuscino, poi spalancò la bocca — allora anch’io sono morto… Maledetti, lo hanno fatto di nuovo, hanno avvelenato nel sonno anche me come quel povero stronzo! – No Joseph, tu [...]]]> di Alessandra Daniele

Catene.JPGFu svegliato da uno strano clangore di ferraglia.
Aprì gli occhi, e lo vide davanti al suo letto, in piedi, vestito di bianco, alto ma curvo, come negli ultimi anni. Coperto di grosse catene rugginose.
– Salve Joseph — disse. La sua voce inconfondibile sembrava provenire dal fondo dell’inferno.
Joseph biascicò un grido strozzato
– Karol? Non è possibile, sei morto! – A fatica si tirò su dal cuscino, poi spalancò la bocca — allora anch’io sono morto… Maledetti, lo hanno fatto di nuovo, hanno avvelenato nel sonno anche me come quel povero stronzo!
– No Joseph, tu non sei ancora morto. Non più del solito, almeno. Sono stato mandato qui per annunciarti che quest’anno non te la sei cavata con la messa, la tua notte di Natale non è ancora finita, e sarà peggiore di quanto previsto dal cerimoniale. Peggiore persino del concerto di Canale 5.
Lo spettro sghignazzò, facendo cigolare le catene, e svanì.
Joseph si ritrovò seduto nella neve, davanti a una casa in stile bavarese. La casa dov’era cresciuto.
Con uno sforzo si girò a quattro zampe, si alzò rabbrividendo, e si guardò attorno: non c’erano automobili o antenne, tutto era come nei suoi ricordi d’infanzia. Quasi senza rendersene conto, sorrise.
Come sbucato dal nulla, un uomo gli si avvicinò. Alto, sulla cinquantina, cappello, occhiali, bastone, e un lungo cappotto.
– Professor Goldstein! Mi ricordo di lei!
L’uomo sorrise.
– Anch’io mi ricordo di te. Eri così studioso, educato, disciplinato. Sempre in ordine. Anche l’ultima volta che t’ho visto eri in ordine. Avevi la divisa impeccabile.
L’uomo gli sferrò una bastonata, sbattendolo a terra
– La divisa della Hitlerjugend. Sì Joseph, mi ricordo di te.
– Ero un ragazzino! Avevo quattordici anni, non è stata una mia scelta, reclutavano tutti!
L’uomo sferrò un’altra bastonata.
– No, non tutti. Mio figlio non l’hanno reclutato, l’hanno preso. Ti ricordi anche di lui? Aveva la tua età di allora. E non ne avrà mai un’altra. È morto soffocato dal gas, insieme a me, a sua madre, e a sua sorella di cinque anni, mentre tu lucidavi i bottoni della tua divisa nuova.
L’uomo assestò una terza bastonata. Joseph si girò cercando di sottrarsi. Vide che attorno a loro le case in stile bavarese erano sparite. Restava solo una sconfinata distesa di neve percorsa da filo spinato.
– Non lo sapevo, non lo sapevo! – Piagnucolò.
– Allora non lo sapevi. Adesso lo sai però, vero? Quindi perché beatifichi quel viscido farabutto del tuo pio collega? Lui lo sapeva allora. Lui non era un ragazzino.
L’uomo sollevò a due mani il bastone, e fece per abbatterlo sul cranio di Joseph.
Joseph strillò coprendosi la testa con le braccia.
Fu assalito da un’ondata di calore bruciante.
Si ritrovò in una piazza deserta e assolata.
Accanto a lui un ragazzo bruno, dai grandi occhi neri, scuoteva la testa.
– Scommetto che quel babbione di Karol non t’ha spiegato quello che ti sarebbe successo stanotte. Voleva lasciarti la sorpresa — accennò un sorriso — sì, lui ha sempre avuto il senso dello spettacolo. Beh, come penso avrai capito, quello che hai appena incontrato era il fantasma del tuo passato. Io invece sono quello del tuo presente.
Improvvisamente la piazza si riempì di persone vocianti. Perlopiù uomini baffuti, e qualche donna velata. La folla afferrò Joseph e il ragazzo, li trascinò brutalmente, e li issò su d’un patibolo improvvisato.
– Ehi, no, un momento — gridò Joseph, dibattendosi — questi sono fanatici musulmani, non c’entro niente con loro!
Il ragazzo sospirò, mentre a entrambi legavano le mani dietro la schiena
– Ma Joseph, non senti come ci stanno chiamando? Ah, già, tu non sei poliglotta come Karol, non li capisci, beh, traduco io: nella città in cui abiti si dice “froci”. Già, quelli che tu preferisci vedere impiccati, che sposati. L’hai detto chiaro anche all’ONU.
– E tu sei?…
– Dici che non si vede? Certo che non si vede, stronzo. Non andiamo mica tutti in giro vestiti da drag queen come te.
Un paio di baffuti infilarono un cappio al collo del ragazzo, altri due fecero lo stesso con Joseph, che si torceva scalciando e urlando.
– Lasciatemi andare! Io questo frocio non lo conosco! Non lo toccherei mai!
– Che c’è Joseph, sono troppo vecchio per te? Su, non ti agitare, la morte per impiccagione è un’esperienza che non può mancarti, la sensazione di soffocamento, l’osso ioide che si spezza, gli occhi spinti fuori dalle orbite, io ci sono già passato, ma per te sarà meno doloroso, non ti toccherà veder morire nello stesso modo accanto a te anche la persona che ami.
La botola sotto i loro piedi s’aprì con uno scatto secco.
Joseph sentì lo strappo della corda.
Poi si ritrovò nell’oscurità.
Non riusciva più a percepire il suo corpo, né nient’altro attorno a se. Era come fluttuare nel nulla più angoscioso e assoluto.
«Ecco, adesso sono davvero morto» pensò.
«Errato» disse una voce metallica nella sua testa.
«Sei… Dio?» Pensò Joseph
«Errato» ripeté la voce metallica.
«Chi sei allora?»
«DIMON»
«Cosa?»
«Dspositivo Integrato di Mantenimento Organico Neurale»
«Che?»
Joseph sentì un click, poi ancora la voce:
«Guida tecnica, attendere prego… Guida tecnica – partì una specie di spot introduttivo — DIMON, il cyber-supporto che mantiene in vita ciò che resta del vostro cervello anche dopo l’incidente più devastante. Neanche un solo neurone attivo rimasto è troppo poco per noi, la vita è sacra. DIMON, approvato dalla Chiesa Rinata Unificata Cristiano-Capitalista d’Occidente.»
«Aspetta, tu saresti il fantasma del futuro? — Pensò Joseph — Vuoi dire che sono condannato a un’eternità di coma meccanico? Eh no, basta! Karol! Vecchio bastardo, dove sei? Noi abbiamo fatto un accordo! Tu mi hai lasciato il tuo posto, e in cambio io, quand’è arrivata la tua ora, t’ho fatto staccare la spina senza accanimenti. Ti ricordi? Beh, ho già fatto lo stesso accordo col mio successore, quindi non ci sarà nessun DIMON nel mio futuro, quest’incubo finisce qui, io me ne torno nel mio letto, e domattina lo faccio bruciare!»
Un altro click interruppe i suoi pensieri.
«Alterazione percettiva in atto. Schema consueto: il paziente rivive l’allucinazione avuta la notte di Natale in cui è stato colpito dall’emorragia cerebrale, e crede di poterne uscire come da un incubo, ritrovandosi nel suo corpo di allora. Terapia consigliata: elettroshock».
La scarica trasformò la marea di nulla in un oceano di dolore.
«Alterazione percettiva cessata. Il paziente è tornato consapevole della sua condizione attuale».
Mentre riemergeva dal dolore al nulla, a Joseph sembrò di sentire un lontano rumore di catene, e l’eco ghignante d’una frase.
«Che Dio ci benedica tutti quanti».

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Sbarackati https://www.carmillaonline.com/2008/03/31/sbarackati/ Mon, 31 Mar 2008 02:47:33 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=2590 di Alessandra Daniele

Pastafariani.jpg• Anche se il prossimo presidente USA avrà diritto assoluto di vita e di morte anche sugli italiani, ai semplici sudditi della periferia non è consentito partecipare alla sua elezione neanche per finta, come succede a quegli americani i cui voti elettronici rischiano la fine delle pillolette divorate dal vecchio PacMan. Se agli italiani è negato votare, gli è però almeno consentito tifare. Così, eccone alcuni tentare di abbellire il livido squallore da discarica della politica italiana con un cartellone colorato a stellestrisce. Come un baraccato che ritagliandosi una veranda finta nel cartone sognasse di far sembrare una villetta [...]]]> di Alessandra Daniele

Pastafariani.jpg• Anche se il prossimo presidente USA avrà diritto assoluto di vita e di morte anche sugli italiani, ai semplici sudditi della periferia non è consentito partecipare alla sua elezione neanche per finta, come succede a quegli americani i cui voti elettronici rischiano la fine delle pillolette divorate dal vecchio PacMan.
Se agli italiani è negato votare, gli è però almeno consentito tifare.
Così, eccone alcuni tentare di abbellire il livido squallore da discarica della politica italiana con un cartellone colorato a stellestrisce. Come un baraccato che ritagliandosi una veranda finta nel cartone sognasse di far sembrare una villetta il suo tugurio di lamiera. Poi arrivano le ruspe.

• Dopo quella di Magdi Cristiano Allam, battezzato in mondovisione da Papa Ratzinger in persona, ecco un’altra conversione controversa: Gesù Cristo ha deciso di passare al Pastafarianesimo, la celebre religione del mostro volante di spaghetti. “So di essere nato per sopportare le peggiori sofferenze, persecuzioni, derisioni, flagellazioni, crocifissioni… ma a tutto c’è un limite — ha dichiarato il Messia — Appartenere alla stessa Chiesa di quei due lì era insopportabile anche per me.”

• Un arabesco di strani disegni circolari è comparso stamattina misteriosamente inciso sul più largo cumulo di spazzatura abbandonata della provincia di Napoli. Gianni De Gennaro ha affidato le indagini sul curioso fenomeno all’esperto più qualificato del ramo misteri-spazzatura: Roberto Giacobbo.
Durante una ricognizione aerea, il conduttore di Voyager ha definito il fenomeno di chiara origine aliena. “Dopo i Crop Circles, i cerchi nel grano, ecco i Crap Circles, i cerchi nella merda” ha dichiarato, adattando la celebre definizione. Poi si è raccomandato che l’importante testimonianza di vita extraterrestre non venga in alcun modo rimossa. “Non si preoccupi — lo ha rassicurato De Gennaro, — durerà quanto le piramidi”.

• Per anni, con macho stoicismo, Wojtyla ha portato personalmente il crocefisso della Via Crucis per tutte le stazioni della diretta TV, finché glielo hanno consentito i malanni. Le prime volte lo lanciava anche in aria e lo riprendeva al volo, facendolo piroettare come un bastone da majorette.
Quest’anno Ratzinger invece lo ha toccato solo per pochi minuti alla fine, reggendolo con la punta delle dita, e poi l’ha mollato, quasi come se gli scottasse le mani.
Direi di provare con l’aglio.

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Futuro Breve III – Santascienza https://www.carmillaonline.com/2007/09/09/futuro-breve-iii-santascienza/ Sun, 09 Sep 2007 01:31:59 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=2368 di Alessandra Daniele

CyberChurch.jpgPiù famoso di Gesù

Il talent-scout lo squadrò – Sì, sei fotogenico, ma soprattutto hai il fisico, e sei perfetto per il technicolor. Gli anni ’50 saranno il boom del technicolor — Gli puntò il sigaro contro — Io posso portarti dritto a Hollywood. Per prima cosa dobbiamo cambiare il nome. Cazzo, è impronunciabile, ma da dove vieni?! – Dalla Polonia. – Ehi! Non sarai mica un fottuto rosso? – Indiano? – Comunista! Il ragazzone biondo trasalì, come orripilato. – Assolutamente no! Sono contro, proprio per questo ho lasciato la Polonia. Avevo anche pensato di farmi prete… – [...]]]> di Alessandra Daniele

CyberChurch.jpgPiù famoso di Gesù

Il talent-scout lo squadrò
– Sì, sei fotogenico, ma soprattutto hai il fisico, e sei perfetto per il technicolor. Gli anni ’50 saranno il boom del technicolor — Gli puntò il sigaro contro — Io posso portarti dritto a Hollywood. Per prima cosa dobbiamo cambiare il nome. Cazzo, è impronunciabile, ma da dove vieni?!
– Dalla Polonia.
– Ehi! Non sarai mica un fottuto rosso?
– Indiano?
– Comunista!
Il ragazzone biondo trasalì, come orripilato.
– Assolutamente no! Sono contro, proprio per questo ho lasciato la Polonia. Avevo anche pensato di farmi prete…
– E perché hai lasciato perdere?
– Mi sono dovuto sposare — grugnì il polacco. Il talent-scout sghignazzò.
– Allora hai pure un marmocchio da mantenere.
– No, loro sono rimasti in Polonia.
– Meglio. Fanculo i pesi morti. E poi le fans preferiscono gli scapoli — gli strizzò l’occhio, masticando il sigaro – Tu come hai fatto a scappare?
Il biondo accennò un sorriso.
– Dopo la guerra, la mia compagnia teatrale è andata in tournée nella Germania Est…
Il talent-scout riprese a sghignazzare.
– E tu sei saltato all’Ovest! Bene, questa faccenda dell’anticomunismo farà un figurone nella tua biografia! Adesso pensiamo al nome. John, come Wayne, gli somigli anche.
Il polacco sospirò.
– Dobbiamo proprio cambiarlo tutto, il nome? E’ l’ultimo legame con la mia terra..
– Ma ci tieni così tanto, a ‘sto cazzo di Polonia? — Rise il talent-scout – Ok John Poland. Aspetta, mi piace, John Pol… John Paul… ci manca qualcosa… un numero! Sa di tradizione, valori familiari, padri pellegrini, e tutte quelle stronzate là. Sapresti imparare l’accento del New England?
– Sono portato per le lingue
– Benissimo John Paul II  — il talent-scout sfoderò un sorriso da squalo – Ti piace il tuo nuovo nome? Diventerà famoso!

* * *

– Cazzo, abbiamo persino cambiato la costituzione per poterlo eleggere, quel bastardo!
Il senatore Jameson si tormentava compulsivamente il cravattino dello smoking davanti allo specchio — Quello stronzo polacco invasato. Cazzo, un attore presidente degli Stati Uniti. Un pessimo attore di merdosi B-movie fascistoidi alla Casa Bianca. Come ci siamo arrivati?
– Be’, c’era già stato Reagan governatore della California — disse la moglie, sfilandogli di mano il cravattino ormai ridotto a un grumo di stoffa informe.
– Reagan?! In confronto a John Paul II, Reagan è un intellettuale liberal. In confronto a lui Nixon è un intellettuale liberal! — Il senatore crollò a sedere sul bordo del letto — Frida, se non riusciamo a risolvere questa maledetta crisi che Paul ha provocato con i russi, capisci cosa potrebbe succedere? Questo maggio 1981 potrebbe essere l’ultimo della razza umana.
– Ma Paul non dice sempre di volere la pace?
– L’albero si riconosce dai frutti, non dai discorsi — disse Jameson, cupo — Posso farla anch’io una citazione evangelica, o sono monopolio del polacco?
Frida si agganciò i vistosi orecchini.
– E’ la sua aria profetica che gli ha portato tanti voti.
– E l’odio paranoico per i comunisti.
– Beh, posso capirlo, con quello che hanno fatto alla sua prima moglie…
Il senatore si alzò di scatto.
– Stronzate! E’ stato lui a farla togliere di mezzo, raccontando che era morta in Polonia, per poter sposare una Vanderbilt, e farsi pagare la campagna elettorale.
Frida sogghignò.
– Però non credo che JP scatenerà la fine del mondo, gli piace troppo girarselo a spese nostre.
Un bodyguard irruppe trafelato nella camera d’albergo.
– Senatore, un attentato al presidente!
Jameson trasalì, la moglie mandò un gridolino strozzato.
– E’ stato colpito all’addome, è in coma!
Frida si precipitò ad accendere la tv. Tutti i canali avevano interrotto la normale programmazione per trasmettere le breaking news.
– L’hanno preso! — Disse la Jameson al marito, che s’era rimesso seduto con aria stordita.
– Chi?
– Il tizio che ha sparato al presidente. E’un turco, pare che farnetichi di provenire da un altro mondo, un altro universo… oh mio dio!
– Cosa c’è?
Frida si sedette sul letto accanto al senatore.
– L’FBI ha appena dichiarato d’avere un fascicolo su questo tizio. Pare sia legato al KGB
– Quindi hanno già identificato il mandante?… Ma che bravi. Veramente bravi.
Jameson si sdraiò, e chiuse gli occhi.
– E’ la fine — mormorò — Hai detto che J.P non avrebbe mai davvero cominciato la guerra? Be’, lo farà quel fottuto crucco nazista del suo vicepresidente.

Rituali

– Torno adesso dal pianeta Zrak, ho assistito alla Pioggia del Grande Nummo – disse lo sferoide, fluttuando attraverso l’elegante spazioporto di Alpha Draconis Primo.
– Oh, e com’è?- Chiese il lafadiano, sfregando le 16 antenne in segno di saluto.
– Una cerimonia davvero suggestiva! Su Zrak, chi ricopre la carica di Grande Nummo è considerato il tramite fra le acque del cielo e quelle della terra. Così, quando muore, il suo enorme corpo polpiforme viene bollito per tre rivoluzioni planetarie, e tutto il vapore che ne risulta viene condensato, e sparato nell’atmosfera. La prima pioggia successiva è perciò ritenuta sacra, e tutti accorrono a infradiciarsi sentendosi benedetti.
– Affascinante! – Il lafadiano sgranò gli occhi prismatici. Poi aggiunse – Sai, anch’io ho assistito a qualcosa del genere, su Terra. Un Ricambio Vaticano.
– Davvero? E’morto un altro di quei loro faraoni bianchi… come lo chiamano? Il Pupo?
– Il Papa. Sì, è morto, e milioni di loro si sono precipitati attorno alla sua salma.
– Per mangiarla?
– No, per fotografarla. Anche a costo di aspettare trenta ore pigiati tra la folla, evacuando i liquidi nelle stesse bottiglie da cui li avevano bevuti, e sempre continuando a fotografarsi anche a vicenda.
Il glabide sferoide oscillò pensoso.
– Gli occhi sono molto importanti per i terrestri. E dire che ne hanno solo due.
Il lafadiano annuì curvando le antenne, e riprese:
– Poi c’è stato il funerale. Ho usato l’antigravità per seguirlo dall’alto. Hai presente quella loro piazza circondata dal colonnato a forma di tenaglia?
– Quella che sembra una pista d’atterraggio per i Dischi Xorg?
– Già. Era strapiena di terrestri, tutti rigidamente divisi per caste ben riconoscibili anche dal colore delle livree. Ed anche lì tutti si fotografavano a vicenda.
– E il Klatvin?
Il lafadiano ronzò ironico.
– Ma no, il Klatvin è l’evirazione rituale dei principi di Wrana.. intendevi il Conclave? Beh, era l’unico posto dove non si poteva fotografare. Infatti ci sono rimasti pochissimo. Nella scelta della successione papale si sono limitati a seguire la linea dinastica: hanno nominato la vedova, Ra’hazt-qualcosa, che s’è subito precipitata alla finestra per farsi fotografare.
Il glabide ondeggiò perplesso – Ma questi loro Pupi non dovrebbero essere tutti maschi?
Il lafadiano si strinse nel diafano esoscheletro – Questo non mi è tanto chiaro… comunque non ci si può sbagliare di molto, i terrestri hanno solo due sessi.
– Ciascuno?
– A volte.
Passata l’ora di punta, lo spazioporto s’andava svuotando. Accompagnato dal lafadiano dalle otto propaggini cariche di bagagli, il glabide fluttuava pigramente verso l’uscita riflettendo ancora sui terrestri.
– E i loro rituali d’autodistruzione come procedono?
Il lafadiano sospirò, con uno schiocco della laringe chitinosa.
— La vedova s’è subito unita agli altri principali Necrofori del pianeta, ma credo che il suo influsso sui terrestri sia inferiore a quello del marito suo predecessore.
– E perché? – Chiese il glabide fermandosi davanti all’uscita.
– Non è fotogenica.- rispose il lafadiano, mentre usciva nel tramonto rossastro di Alpha Draconis.

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