vittime civili – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Wed, 01 May 2024 20:00:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.25 Bambini https://www.carmillaonline.com/2017/04/25/bambini/ Tue, 25 Apr 2017 00:48:58 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=37895 di Alexik

missili-siria“Nessun bambino dovrebbe soffrire come hanno sofferto quelli siriani !”

Con queste parole Donald Trump ha esternato, il 5 aprile scorso, la sua incontenibile indignazione davanti alle immagini dei bambini di Idlib. Esternazione seguita dal rituale lancio di missili contro il mostruoso assassino, e dalla corale piaggeria degli alleati europei, estasiati dal tuonar delle cannoniere. Dalla Merkel alla May, da Hollande all’ex pacifista Gentiloni, tutti si sono affannati a dimostrare a Trump il proprio incondizionato consenso, pronti a spergiurare che dietro tanto amore per l’infanzia non si [...]]]> di Alexik

missili-siriaNessun bambino dovrebbe soffrire come hanno sofferto quelli siriani !

Con queste parole Donald Trump ha esternato, il 5 aprile scorso, la sua incontenibile indignazione davanti alle immagini dei bambini di Idlib. Esternazione seguita dal rituale lancio di missili contro il mostruoso assassino, e dalla corale piaggeria degli alleati europei, estasiati dal tuonar delle cannoniere.
Dalla Merkel alla May, da Hollande all’ex pacifista Gentiloni, tutti si sono affannati a dimostrare a Trump il proprio incondizionato consenso, pronti a spergiurare che dietro tanto amore per l’infanzia non si celi alcun secondo fine e che, questa volta, la faccenda del sarin di Assad non sia un’altra montatura.

Del resto non si può certo affermare che gli USA e i loro alleati non facciano di tutto per evitare ai bambini inutili sofferenze.
Al contrario delle armi chimiche, infatti, le bombe convenzionali lanciate sul Siraq dalla Coalizione a guida americana (CJTF-OIR) sortiscono spesso l’effetto di ucciderli sul colpo, risparmiandogli l’orribile agonia.

Come nella cittadina irachena di Tal Afar (l’areoporto di Mosul), bombardata dalla Coalizione giusto il 4 aprile, il giorno prima che l’inquilino della Casa Bianca si accorasse per le stragi degli innocenti.
A Tal Afar fonti locali hanno denunciato la morte sotto le bombe di 20 civili, bambini compresi, mentre i portavoce della Coalizione recitavano la classica versione di circostanza: “Near Tal Afar, one strike engaged an ISIS tactical unit and destroyed an ISIS-held building”.1

Al Tafar1

4 aprile 2017: Tal Afar, dopo il bombardamento.(Fonte: Iraqi Spring Media Center)

Chi avesse sperato, a Mosul, che tanto interesse presidenziale per la salvaguardia degli infanti fosse il segnale di una svolta umanitaria nella politica statunitense, è certo andato incontro ad una cocente delusione: proprio il 5 aprile – più o meno in contemporanea alle dichiarazioni di Trump – nel quartiere Rifai, la famiglia del barbiere Nizar Mahdi veniva annientata da un bombardamento della Coalizione, con un bilancio di due genitori uccisi assieme ai due figli piccoli.

Stesso giorno e stessa sorte per 16 civili, tutti membri della stessa famiglia, ad Al Shafa, un altro quartiere di Mosul ovest, e per 40 civili del villaggio di Mayouf, a nordovest della città, che si erano riuniti nelle loro case in attesa di poter fuggire. Il 6 aprile è stato il turno di una madre e due bambini, uccisi in casa propria nel quartiere di Zanjili.2

Tutti avevano obbedito ai volantini, lanciati a migliaia dagli aerei, che invitavano gli abitanti di Mosul ovest e dintorni a rimanere chiusi in casa, allontanandosi unicamente dai centri di comando del Daesh. ‘Solo quelli‘ – si annunciava – ‘sarebbero stati bombardati3 Per questo intere famiglie sono morte tutte insieme nella distruzione delle loro case.

14 aprile 2017. Mosul, bombardamento del quartiere di Mahatta. (Foto: Jérémy André)

14 aprile 2017. Mosul, bombardamento del quartiere di Mahatta. (Foto: Jérémy André)

Nulla di nuovo per Mosul. Da quando è in atto l’offensiva della Coalizione per la riconquista della città occupata dal Daesh le vittime civili dei bombardamenti si contano a migliaia. L’emittente Al Araby, riportando i dati di un’anonima fonte dell’esercito iracheno,  ha stimato in 3.864 le vittime civili causate da metà febbraio a fine marzo nell’offensiva su Mosul (comprendendo, probabilmente, anche chi è rimasto ucciso nell’attacco via terra).

Innumerevoli le testimonianze:
“Erano circa le 2 del pomeriggio quando la casa venne bombardata e collassò su di noi… Vennero uccisi quasi tutti, 11 persone. Solo io sono sopravvissuta. Ci sono voluti sei giorni per trovare tutti i pezzi dei corpi, che abbiamo bruciato in una fossa comune nelle vicinanze. Non so perchè ci hanno bombardato. So soltanto che ho perso tutte le persone che amavo4

Il 6 gennaio scorso, un attacco aereo sul quartiere di Hay al-Mazaraa, a Mosul est, ha provocato 16 morti nella distruzione di edifici dove non era presente nessun militante del Daesh.
Fra le vittime i tre figli piccoli e la madre di Shaima’ Qadhem, una donna arrestata e uccisa l’anno prima dai miliziani di Al Baghdadi: “Questa famiglia è stata colpita da tutti. L’anno scorso il Daesh ha arrestato e giustiziato la madre dei bambini che oggi sono stati uccisi da un bombardamento della Coalizione. I civili sono intrappolati in questa guerra e nessuno li aiuta”, ha testimoniato un parente ad Amnesty International.

Sempre a Mosul, fra il 20 e il 21 febbraio, i bombardamenti a tappeto della zona ovest della città hanno ucciso un’ottantina di civili, fra cui 32 bambini.5 Dodici giorni dopo, l’airstrike sui quartieri di Mills e Fatah ha lasciato sul terreno una quarantina di morti e più di 70 feriti fra i civili.6
Anche questa volta i portavoce della Coalizione hanno descritto l’accaduto come segue: “Near Mosul, three strikes engaged an ISIS tactical unit and an ISIS staging area.”
Altri invece ne hanno mostrato le immagini:

4 marzo 2017. Bombardamenti su Mosul. (Foto: Iraqi Spring Media Center)

4 marzo 2017. Bombardamenti su Mosul. (Foto: Iraqi Spring Media Center)

Ma il contributo di sangue più alto è stato pagato dalla città sotto i bombardamenti del 17-22 marzo, che hanno colpito, fra gli altri  un palazzo dove avevano trovato rifugio centinaia di profughi nel quartiere di al Jadida. Alcuni giorni dopo l’emittente Al Araby stimava in 511 i corpi estratti dalle macerie, fra cui 185 sotto i 15 anni.7

We probably had a role in those casualties“, ha affermato per l’occasione il generale americano Stephen Townsend8, comandante della Combined Joint Task Force – Operation Inherent Resolve (CJTF-OIR).
Ci si poteva aspettare che Donald Trump, l’amico dei bambini, dopo 185 ragazzini uccisi lo cacciasse a calci nel culo, facendolo appendere al pennone più alto.
E invece sta  ancora lì, Stephen Townsend, al suo posto.

Forse perchè il problema sta a monte. Dal gennaio 2017, data dell’insediamento di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, i cd ‘effetti collaterali’ dei bombardamenti della CJTF-OIR sono aumentati vertiginosamente, sia in Siria che in Iraq.
Nei primi 4 mesi del 2017 il numero delle vittime civili in Siria già supera quello raggiunto nell’intero anno 2016, mentre quello iracheno è più del doppio.

Gli attacchi aerei vengono diretti sempre più verso centri abitati piuttosto che su obiettivi militari.
Facile prevedere che altri corpi di bambini verranno occultati dalle macerie e dal buio dei nostri teleschermi. Altri invece verranno ostentati di nuovo, per giustificare nuove escalations militari.

Intanto, chi pensava che Donald Trump non sarebbe riuscito ad eguagliare l’attitudine guerrafondaia di Hillary Clinton dovrà purtroppo ricredersi.


  1. Reported civilian and ‘friendly fire’ deaths from Coalition airstrikes April 2017, Airwars.org. 

  2. Idem. 

  3. Iraq urges west Mosul residents to shelter at home, Al Araby, 6/04/17. 

  4. Testimonianza di Hind Amir Ahmad sul bombardamento di Mosul est del 13 December 2016, rilasciata ad Amnesty International

  5. Reported civilian and ‘friendly fire’ deaths from Coalition airstrikes January February 2017, Airwars.org. 

  6. Reported civilian and ‘friendly fire’ deaths from Coalition airstrikes March 2017, Airwars.org. 

  7. Vedi anche Al Jazeera e Iraq Provincial Council.  

  8. US Coalition admits possible role in Mosul civilian deaths, Al Araby, 28/03/17. 

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Libertà duratura https://www.carmillaonline.com/2016/10/07/liberta-duratura/ Fri, 07 Oct 2016 02:35:10 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=33828 di Alexik

woman_mourning_death_of_son_killed_in_raid_laghman_1_may_2012Ricorre oggi l’anniversario dei primi bombardamenti aerei britannici ed americani sull’Afghanistan, che diedero inizio all’operazione Enduring Freedom. Non so se a tale ricorrenza saranno tributati gli stessi onori della cronaca dell’attentato alle torri gemelle. In teoria la notizia dovrebbe monopolizzare i telegiornali, se non altro per i centoquattromila afgani ammazzati negli ultimi 15 anni, a cui vanno a sommarsi altri sessantunomila nel vicino Pakistan. Come dire: le vittime dell’attentato alle Twin Towers moltiplicate per 55. Poco fiduciosa riguardo all’obiettività del giornalismo nostrano, qualche cifra proverò a darvela io. Ad occuparsi della conta dei [...]]]> di Alexik

woman_mourning_death_of_son_killed_in_raid_laghman_1_may_2012Ricorre oggi l’anniversario dei primi bombardamenti aerei britannici ed americani sull’Afghanistan, che diedero inizio all’operazione Enduring Freedom. Non so se a tale ricorrenza saranno tributati gli stessi onori della cronaca dell’attentato alle torri gemelle.
In teoria la notizia dovrebbe monopolizzare i telegiornali, se non altro per i centoquattromila afgani ammazzati negli ultimi 15 anni, a cui vanno a sommarsi altri sessantunomila nel vicino Pakistan. Come dire: le vittime dell’attentato alle Twin Towers moltiplicate per 55.
Poco fiduciosa riguardo all’obiettività del giornalismo nostrano, qualche cifra proverò a darvela io.
Ad occuparsi della conta dei cadaveri, nonché dei feriti e dei mutilati, è il rapporto periodico della Brown University del Rhode Island, di commento ai dati della United Nations Assistance Mission in Afghanistan (UNAMA).

Fonte: Neta C. Crawford, Update on the Human Costs of War for Afghanistan and Pakistan, 2001 to mid 2016.

Fonte: Neta C. Crawford, Update on the Human Costs of War for Afghanistan and Pakistan, 2001 to mid 2016.

Leggendo queste stime, probabilmente redatte per difetto, non suscita particolare stupore il fatto che fra i caduti complessivi in 15 anni di guerra afgana solo il 6,32 % sia costituito da soldati e contractors stranieri, e che quasi 32.000 morti siano vittime civili, a fronte di 42.100 miliziani antigovernativi.
Questi ultimi due dati potrebbero essere soggetti a correzione, a giudicare dalla vicenda del così detto ‘Kill Team’ che nel 2010 disvelò come anche i soldati USA in Afghanistan avessero preso il vizietto dei ‘falsi positivi’.
Lo stesso vizietto dei loro colleghi dell’esercito colombiano, responsabili dell’assassinio di civili innocenti fatti passare per guerriglieri uccisi in combattimento.

Gli assassini del distretto di Maywand

I componenti del ‘Kill Team’ erano membri della Bravo Company del Terzo Plotone dell’esercito USA di stanza a Maiwand, provincia di Kandahar.

Il soldato Jeremy Morlock in posa con il cadavere di Gul Mudin.

2010. Il soldato Jeremy Morlock in posa con il cadavere di Gul Mudin. Fonte: Rolling Stone.

Il 15 gennaio 2010 uccisero con una granata a frammentazione il quindicenne disarmato Gul Mudin, mentre lavorava nel campo di suo padre. Sotto la guida del sergente Calvin Gibbs, ne spogliarono il cadavere e si misero in posa per le foto, fingendo di aver catturato un miliziano. Poi abbandonarono in campagna il corpo nudo.

Un mese dopo, il 22 febbraio, la stessa squadretta fece il tiro a segno su Marach Agha, sordo con problemi mentali, ponendo poi un Kalashnikov vicino al suo corpo per giustificarne l’uccisione. I soldati presero come souvenir frammenti del suo cranio (Calvin Gibbs amava collezionare ossa e denti estratti dai corpi degli afgani morti).

2010. 2010. Messa in scena. Cadaveri di contadini afgani messi in posa come miliziani.

2010. Messa in scena. Cadaveri di contadini afgani messi in posa come miliziani. Fonte: Rolling Stone.

Il due maggio fu la volta del Mullah Adahdad, ucciso dal Kill Team con una granata.
E’ stato colpito perché ha intrapreso un’azione aggressiva contro le forze della coalizione“. Così il comandante del plotone Stefan Moye giustificò l’uccisione del religioso disarmato davanti agli anziani del villaggio di Qualaday.

Ma la vera passione dei macellai del Kill Team era la fotografia.

Un giorno trovarono due contadini ammazzati da un’altra pattuglia.
Li appoggiarono a un cippo legandogli i polsi fra di loro, per poi fotografarli con un AK47 e un cartello in grembo con scritto ‘Talebani morti’. In un’altra occasione, oggetto dei loro scatti fu l’oltraggio nei confronti della testa mozzata di un afgano.
Probabilmente i membri del ‘Kill Team’ non sapevano di inserirsi nell’alveo di una lunga tradizione figurativa, tipica di ogni invasione coloniale (a cominciare dalla guerra al brigantaggio dell’Italia postunitaria), tesa alla reificazione del ‘nemico’ ritratto come mera carne, alla riduzione allo stato animale dei corpi nudi, spogliati dalla loro condizione umana e civile.

2010. Oltraggio al cadavere di un afgano.

2010. Oltraggio al cadavere di un afgano. Fonte: Rolling Stone.

Chissà da chi avrà preso esempio il Daesh per le sue lugubri messe in scena ?

I componenti del ‘Kill Team’ sono stati condannati da un tribunale militare statunitense a pene variabili.
Oggi sono quasi tutti fuori, tranne i due più alti in grado.
Nel loro caso la Corte ha deciso che ammazzare civili per gioco è reato. Massacrarli con i bombardamenti aerei no.

Effetti collaterali

Marc Herold, docente presso l’Università del New Hampshire, ha stimato, sulla base di fonti giornalistiche, che solo nel primo anno di Enduring Freedom i bombardamenti hanno ucciso fra i 2.730 e i 3.199 civili (vedi qui e qui).
Il conteggio è superiore a quello riportato nel grafico dell’UNAMA, che però ha il pregio di registrare una serie storica più completa.

Civili afgani uccisi dal 2001 al 2015. Fonte: UNAMA.

   Civili afgani uccisi dal 2001 al 2015. Fonte: UNAMA.

Ottobre 2006. Quattordicenne ferito dai bombardamenti NATO nel villaggio di Panjwaye. Fonte: RAWA.

Ottobre 2006. Quattordicenne ferito dai bombardamenti NATO a Panjwaye. Fonte: RAWA.

Il grafico mostra come il numero delle vittime civili abbia subito un primo forte aumento nel 2006.
Quell’anno il contingente multinazionale ISAF, formato principalmente da truppe britanniche, canadesi, olandesi, australiane e danesi, diede il cambio allo US Army nel sud del paese, rilanciando l’offensiva contro i talebani  (vi prese parte anche una task force italiana).
E gli effetti sui civili si videro.

A fine ottobre, un bombardamento ISAF/NATO uccise 90 abitanti nel distretto di Panjwaye, provincia di Kandahar.
Il portavoce dell’ISAF/NATO dichiarò che si trattava di 38 talebani.
Sempre a fine ottobre 5 ‘talebani’ arrivarono anche all’ospedale di EmergencyLashkargah.

Ottobre 2006. Ospedale di Lashkargah. Fonte: Peace Reporter.

Ottobre 2006. Ospedale di Lashkargah. Fonte: Peace Reporter.

L’uomo che li ha portati qui ci ha detto che le bombe cominciarono a cadere sul loro insediamento lunedi sera. Due sono i suoi stessi figli. Gli altri tre sono bambini Kuchi, i nomadi dell’Afghanistan. Sono stati portati dalla loro sorella maggiore. Lei non ha le parole per dire i loro nomi e la loro età. Lei non ha nemmeno le parole per urlare la sua rabbia“.

Le operazioni dell’ISAF si intensificarono nel 2007, anno in cui le vittime fra i non belligeranti salirono a 1.582, di cui 629 sicuramente attribuibili alle forze filo governative, afgane e straniere.

Afghanistan. Responsabilità nelle uccisioni di civili, 2007/2015. Fonte: UNAMA.

    Afghanistan. Responsabilità nelle uccisioni di civili, 2007/2015. Fonte: UNAMA.

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Giugno 2007. Bambina ferita nel bombardamento ISAF di Grishk. Fonte: RAWA/Middle East Times.

Fra queste sono da annoverare le vittime del 29 giugno a Girishk, nella provincia di Helmand, dove un bombardamento ISAF/NATO uccise almeno 45 civili, soprattutto donne e bambini.

Il 2 agosto venne bombardato anche Qaleh, un villaggio sotto il controllo dei talebani, durante un raduno al santuario di Ibrahim Shah Baba. Per l’occasione il Generale Zahir Azimy, esponente del Ministero della Difesa afgano, ebbe a dire che erano stati colpiti più di 100 talebani. Alcuni di questi molto giovani, a giudicare dalla foto qui sotto.

Nel 2007 finirono davanti ai tribunali militari gli autori dei massacri di Shinwar e di Nangar Khel.

Agosto 2007. Uno dei feriti nel bombardamento del santuario di Ibrahim Shah Baba. Fonte: RAWA.

Agosto 2007. Uno dei feriti nel bombardamento del santuario di Ibrahim Shah Baba. Fonte: RAWA.

Nel distretto di Shinwar, il 4 marzo, un convoglio americano aveva subito un attentato con un’autobomba.
Mentre si allontanavano dalla zona dell’agguato, i marines del convoglio cominciarono a mitragliare indiscriminatamente tutte le auto che incontravano sull’autostrada, lasciando 19 morti e 50 feriti fra i passanti.

A Nangar Khel (provincia di Paktika) il 16 agosto 2007 una pattuglia di soldati polacchi aprì il fuoco sul villaggio con una mitragliatrice pesante. L’attacco provocò la morte di sei civili, tra cui una donna incinta e tre bambini, e il ferimento di altre tre donne.

Entrambi i crimini vennero sottoposti a giudizio nei paesi di provenienza dei militari, perché sia ben chiaro che l’Occidente democratico è patria del diritto e della legalità.

Tanto da poter dare lezioni in tema di giustizia: all’inizio di luglio del 2007 si tenne a Roma la ‘Conferenza sullo stato di diritto in Afghanistan‘, dove gli stessi paesi facenti parte dell’ISAF fecero il punto sulla ricostruzione del sistema giudiziario afgano.
Ma forse avrebbero fatto meglio ad occuparsi della ricostruzione del proprio.

L’anno dopo un tribunale militare USA concluse che a Shinwar “i marines avevano agito in maniera appropriata e secondo le regole di ingaggio”.

Lo scorso febbraio, la sezione militare della suprema corte di Varsavia ha deciso che i soldati polacchi non hanno compiuto un crimine di guerra a Nangar Khel, ma “una negligenza nell’esecuzione degli ordini“. (Continua)

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Foreign Fighters https://www.carmillaonline.com/2016/08/06/foreign-fighters/ Sat, 06 Aug 2016 18:00:23 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=32464 di Sandro Moiso

foreign fighters 1 Mentre la caccia ai possibili “lupi solitari” affiliati all’Isis prosegue in maniera apparentemente implacabile, sembra sfuggire ai più, e in particolare ai media ufficiali, che sul territorio italiano è presente un apparato del terrore che può usufruire di più di cento basi, sparse su ben sedici regioni italiane, che possono contare, a loro volta, su almeno diecimila uomini e donne ben addestrati e preparati a portare la violenza e il terrore in un’area che attualmente va dai Balcani al Vicino Oriente. Il dato più straordinario è però costituito dal fatto che queste basi sono ufficialmente [...]]]> di Sandro Moiso

foreign fighters 1 Mentre la caccia ai possibili “lupi solitari” affiliati all’Isis prosegue in maniera apparentemente implacabile, sembra sfuggire ai più, e in particolare ai media ufficiali, che sul territorio italiano è presente un apparato del terrore che può usufruire di più di cento basi, sparse su ben sedici regioni italiane, che possono contare, a loro volta, su almeno diecimila uomini e donne ben addestrati e preparati a portare la violenza e il terrore in un’area che attualmente va dai Balcani al Vicino Oriente. Il dato più straordinario è però costituito dal fatto che queste basi sono ufficialmente presenti sul territorio italiano dal 1951 e che, in alcuni casi, nascondono al loro interno un vero arsenale atomico.1

Negli ultimi giorni è poi diventato evidente che l’area interessata si allargherà al Nord Africa, in particolare alla Libia, e che il Governo, ben lungi dal discuterne pubblicamente o anche soltanto in Parlamento, risponde agli ordini e alle esigenze di tale apparato del terrore senza colpo ferire.
Si, perché come si afferma sull’Huffington Post del 3 agosto scorso2 il tentativo di silenziare le bombe in Libia potrebbe infrangersi in Parlamento.3

Il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti ha infatti appena ammesso che, se richiesto, daremo la base di Sigonella per i raid sulla Libia e Mario Mauro, ex ministro della Difesa, può affermare: “Sa cosa stanno facendo? Glielo dico che a quel ministero ci sono stato. Stanno facendo il gioco delle tre carte. Gentiloni dice ‘valuteremo’, la Pinotti il giorno dopo dice una frase su quel che è ovvio ed è stato già deciso e cioè che daremo le basi, e domani? Domani è prevista la riunione delle commissioni Eteri e Difesa congiunte. E loro mandano i sottosegretari, non i ministri, per non metterci la faccia”.

Già, non metterci la faccia, ché tanto la pelle ce la rimetteranno inevitabilmente i civili delle zone bombardate e poi, successivamente, gli italiani colpiti da attentati di rappresaglia o i soldati inviati sul territorio libico.
Già, ancora, la faccia: quella di dire che la guerra durerà trenta giorni, anzi per alcuni quindici, dimenticando o nascondendo quante guerre lampo e blitzkrieg del Novecento appena trascorso, che dovevano durare settimane o mesi, si sono trascinate per anni, come già sta avvenendo, causando milioni di morti.4

Mauro prosegue poi affermando: “Non mi stupirei che un governo che si rifiuta di esporsi con i ministri in commissione non abbia già autorizzato di fatto ciò che evita di discutere di Parlamento.” E’ infatti possibile che “da Sigonella sia già decollato un drone Usa, sganciando un missile su una postazione dell’Isis. Del resto la concessione d’uso di Sigonella è stata già concordata con Washington. Né è stato smentito un articolo molto documentato del Fatto sui sette raid in Libia in due giorni, dal titolo «Da Sigonella già partono i Droni Usa contro l’Isis»”.5

foreign fighters 2 Senza, infine, dimenticare che ancora una volta sarà una guerra tutta interna all’Occidente, in cui lo Stato italiano cercherà di riprendersi, concedendo più di qualcosa al potente alleato americano, il petrolio libico e la sua influenza sulle coste nord africane miserevolmente persi, con la caduta del regime di Gheddafi, a favore di Francia e Gran Bretagna.

La guerra è terrore puro, per chi la combatte e per chi la subisce; i bombardamenti aerei, che mai sono stati intelligenti, sono terrore puro, soprattutto per le popolazioni civili, proprio così come li volle il suo ideatore, italiano e futuro fascista Giulio Douhet, che nel 1921 pubblicò un testo poi divenuto fondamentale per le strategie di annientamento aereo delle nazioni “nemiche”: Il dominio dell’aria.6

Testo che, insieme alla successiva e postuma raccolta di scritti “La guerra integrale” (pubblicata nel 1936 con una introduzione del Maresciallo dell’aria Italo Balbo), avrebbe costituito il primo, vero e autentico trattato del terrorismo “di massa” applicato contro le popolazioni civili nelle guerre “moderne”.


  1. Per l’elenco completo si consulti: http://www.kelebekler.com/occ/busa.htm oppure http://www.iraqlibero.at  

  2. Alessandro De Angelis, Libia Pinotti dà il via libera alle basi. Le opposizioni promettono bagarre in aula, http://www.huffingtonpost.it/2016/08/03/libia-basi-opposizioni_n_11317888.html?1470248921&utm_hp_ref=italy  

  3. Minaccia probabilmente già sventata con i 40 giorni di “ferie” parlamentari che proprio da oggi avranno inizio  

  4. Soltanto per la Seconda guerra mondiale la cifra si aggira, a seconda dei calcoli, dai 50 ai 200 milioni di morti  

  5. Alessandro De Angelis, cit.  

  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Douhet  

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