tunnel – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Wed, 30 Apr 2025 21:35:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Là nella valle / 16: Chain Gang ovvero le vere risorse della Nazione https://www.carmillaonline.com/2017/10/09/la-nella-valle-16-chain-gang-ovvero-le-vere-risorse-della-nazione/ Mon, 09 Oct 2017 21:00:11 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=40986 di Sandro Moiso

Con la pala ed il piccon Del lavoro siam gli eroi…

Quella cazzo di worksong stakanovista risuonava nelle orecchie di Di Gennaro da ore. Il caldo, la fatica, il sudore e lo stridio e il picchiettare dei picconi e delle pale sulle rocce e nel terriccio pieno di pietre facevano del loro meglio per contribuire a sfinirlo. Senza tener conto del fatto che il coro era decisamente stonato e qualcuno, ma era riconoscibilissima la voce di quello stronzo di Larussa, modificava le parole. Tipo “buoi” al posto di “eroi”. [...]]]> di Sandro Moiso

Con la pala ed il piccon
Del lavoro siam gli eroi…

Quella cazzo di worksong stakanovista risuonava nelle orecchie di Di Gennaro da ore.
Il caldo, la fatica, il sudore e lo stridio e il picchiettare dei picconi e delle pale sulle rocce e nel terriccio pieno di pietre facevano del loro meglio per contribuire a sfinirlo.
Senza tener conto del fatto che il coro era decisamente stonato e qualcuno, ma era riconoscibilissima la voce di quello stronzo di Larussa, modificava le parole.
Tipo “buoi” al posto di “eroi”. Anche se, forse, non lo faceva nemmeno apposta.

Tutto era iniziato qualche giorno prima, subito dopo la fine del G7 di Venaria.
Il capo lo aveva convocato nel suo ufficio nel cantiere.
Vi siete divertiti a Torino e a Venaria eh? Aveva chiesto con tono quasi mellifluo.
Per una volta avete menato fuori dalla Clarea. Spero proprio vi siate divertiti.
E poi il Questore si è complimentato per il vostro eroico comportamento e per la vostra assoluta dedizione al dovere…

Di Gennaro taceva, sospettoso.
In fin dei conti a Torino lui e la sua squadra avevano fatto un po’ di cazzate.
Tipo non caricare di sera in via Po, mentre i Digos si incazzavano con loro.
Già, begli elementi anche quelli: tutti vestiti sportivi. Leggeri senza cinturone, para stinchi, scarponi, casco, pettorina di plastica, scudo. Tutte cose necessarie secondo il regolamento, ma che dopo dodici ore di servizio pesavano come piombo. Altro che caricare, correre e inseguire i manifestanti. Tutti avevano soltanto voglia di andare a dormire.

Ma al momento il Capo sembrava non voler fare cenno a quella specie di sordo e momentaneo ammutinamento che era stato illuminato da razzi e petardi. Anzi.
Caro Di Gennaro, siamo ormai una nazione moderna, all’avanguardia. Sia nella formazione dei Dirigenti delle nostre forze, sia nell’organizzazione delle sinergie interne ai nostri reparti.
Dove voleva andare a parare il Capo con quel discorso?

Caro mio – continuò- se non lo sapesse sinergia deriva dal greco”lavorare insieme” e può essere definita come la reazione di due o più agenti che lavorano insieme per produrre un risultato non ottenibile singolarmente.
Quello sfoggio di cultura e linguistica stupì l’agente scelto, che dalla bocca del dirigente era solito sentire uscire soltanto ordini, insulti, bestemmie e urla inarticolate.

Oggi i nostri dirigenti studiano molto: diritto, sociologia, economia. Ultimamente soprattutto quella e il nostro Questore ne ha dato prova, proprio in questi giorni.
Scusi
– chiese a quel punto Di Gennaro – ma che c’entra l’economia con i compiti di un alto dirigente dell’ordine pubblico?
C’entra, c’entra caro mio.

I corsi di economia sono ormai ispirati dalla Scuola di Chicago, che ha già avuto un gran successo nelle sue applicazioni in altre parti del mondo e la gestione delle risorse umane è importantissima all’interno di un attento taglio della spesa pubblica.
Di Gennaro continuava a non capire. Scuola di Chicago? Risorse umane? Taglio della spese pubblica? Cosa avevano a che fare col tirare quattro manganellate e un po’ di lacrimogeni sui giovani dei centri sociali?

Capisco dal suo sguardo che non comprende il mio discorso e quindi verrò al dunque – continuò il superiore.
Il Questore, nel complimentarsi con voi, ha affermato che gli agenti di polizia sono la vera risorsa del paese. Ora visto che la Francia ha , per il momento, bloccato gli stanziamenti per la realizzazione del tunnel e che mantenere a questo punto in attività la talpa e gli operai che l’accompagnano sembra attualmente una spesa inutile, si è deciso “in alto” di usare diversamente le risorse a disposizione.

Nella testa dell’agente si accese un tenue, al momento, campanello d’allarme.
Poiché gli operai del cantiere che saranno licenziati avevano proposto di essere assunti in qualità di guardie, noi abbiamo deciso di rovesciare la proposta. Loro saranno comunque licenziati e la società costruttrice potrà utilizzare diversamente l’altra forza lavoro già presente sul posto.
L’allarme nella testa si trasformò in una luce rossa lampeggiante.

Scusi, quale sarebbe l’altra forza lavoro disponibile nel cantiere, una volta licenziati gli operai? Chiese Di Gennaro, temendo già la risposta.
Ma voi, mio caro. Tutti voi agenti nelle pause di riposo che, effettivamente, sono un po’ troppo lunghe e dispendiose per l’amministrazione pubblica. In fin dei conti passate più tempo in branda o in hotel che a lavorare, E questo è uno spreco di risorse umane.

Faremo così: otto ore di sorveglianza, otto ore di lavoro nel tunnel e otto ore di riposo. Penso che sia proprio un modo equilibrato per utilizzare le risorse umane disponibili.
Ma noi non siamo in grado di usare la talpa…
– provò ad obiettare Di Gennaro.
Non si preoccupi, la talpa è troppo costosa. Basteranno pale e picconi. Come ai bei tempi di una volta. Un bel lavoro sano, che rinforzi i muscoli e lo spirito di corpo. La sinergia, già, proprio quella…

L’allarme nella testa di Di Gennaro diventò una sirena assordante.
Provò reagire: Ma noi non siamo pagati per picconare la roccia…
Come no
– rispose l’altro- in fin dei conti manganellare e picconare richiedono lo stesso gesto. Dall’alto verso il basso e poi di nuovo. All’infinito. Siete già belli che allenati. Pronti.
Ma riceveremo almeno un aumento della diaria?
– chiese come ultima, disperata reazione l’agente.
No, pensavo che l’avesse capito: qui si tratta di tagliare la spesa e il tutto sostituirà il vostro normale addestramento. Rafforzandolo. Pensi a che bei muscoli avrete per le prossime manifestazioni, contro quegli stronzi di black block.

Poi era iniziata la preparazione: pochi giorni per ricevere il materiale (pale e picconi) e per imparare le canzoni a chiamata e risposta (worksong) che avrebbero dovuto accompagnare e ritmare il lavoro degli uomini. I dirigenti ci tennero molto a spiegare che erano state scritte da Zucchero, esperto di blues, gospel e quant’altro in salsa emiliana. Probabilmente, se le cose fossero andate bene, gli agenti della squadra di Di Gennaro avrebbero potuto cantare come coro in uno dei suoi prossimi dischi, avevano in fine aggiunto.

Gli altri agenti non la presero bene, ma piegarono il capo, abituati ad obbedir tacendo e tacendo obbedir.
Soltanto al primo turno di lavoro di scavo, entrando nel tunnel, Larussa chiese: Ma che minchia vuol dire quella scritta in tedesco che hanno messo sopra l’ingresso?
Di Gennaro non lo sapeva e disse soltanto: Dai, lascia perdere…andiamo a lavorare.

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Segnali di fumo: NarcoGuerra di Fabrizio Lorusso / Venti mesi dopo #Ayotzinapa https://www.carmillaonline.com/2016/05/26/sdf-narcoguerra-fabrizio-lorusso/ Wed, 25 May 2016 22:01:58 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=30574 2di Nicola Gobbi e Simone Scaffidi

La notte tra il 26 e il 27 settembre 2014, 43 studenti della scuola rurale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa, Messico, venivano sequestrati dalla polizia di Iguala e scomparivano nel nulla. A venti mesi da quella notte, la strage di Stato resta impunita e gli studenti tuttora desaparecidos. Fabrizio Lorusso ha sviscereto il tema sulle pagine di Carmilla e ha scritto un libro fondamentale e documentatissimo per capire il contesto che ha permesso Ayotzinapa. Si intitola NarcoGuerra. Cronache dal Messico dei cartelli della [...]]]> 2di Nicola Gobbi e Simone Scaffidi

La notte tra il 26 e il 27 settembre 2014, 43 studenti della scuola rurale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa, Messico, venivano sequestrati dalla polizia di Iguala e scomparivano nel nulla. A venti mesi da quella notte, la strage di Stato resta impunita e gli studenti tuttora desaparecidos. Fabrizio Lorusso ha sviscereto il tema sulle pagine di Carmilla e ha scritto un libro fondamentale e documentatissimo per capire il contesto che ha permesso Ayotzinapa. Si intitola NarcoGuerra. Cronache dal Messico dei cartelli della droga (Odoya, 2015) e si tratta di una piccola enciclopedia narrativa sul Messico di oggi: la violenza quotidiana che lo attraversa, le sparizioni forzate, i Narcos e il loro rapporto con lo Stato, con la cultura popolare e il sistema economico.

Con Nicola abbiamo deciso di recensire NarcoGuerra a fumetti. Le tavole che seguono sono state pensate e disegnate pochi giorni prima della spettacolare evasione dal carcere di massima sicurezza de El Altiplano del Chapo Guzman, fra i più leggendari narcotrafficanti della storia del narcotraffico, avvenuta in sella a una moto lanciata a tutta velocità in un tunnel sotterraneo scavato sotto le docce della prigione in cui era recluso. Alla notizia della corsa in moto in una galleria sotterranea abbiamo sorriso, ma non ci siamo sorpresi, la realtà in Messico supera di gran lunga la fantasia, la ribalta e la fa a pezzetti, senza chiedere permesso.

Fabrizio Lorusso, NarcoGuerra. Cronache dal Messico dei cartelli della droga, Odoya 2015, pp. 416, € 20.00

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Back In Town Re/search Milano: Tunnel della Bovisa https://www.carmillaonline.com/2015/06/20/back-in-town-research-milano-tunnel-della-bovisa/ Fri, 19 Jun 2015 22:17:01 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=23545 di Fabrizio Lorusso

graffiti bovisa[Testo estratto da AA.VV. Re/research Milano. Mappa di una città a pezzi, Agenzia X, 2015, p. 504, € 18,70]

Negli anni ’90 l’enclave postindustriale della Bovisa era una terra di nessuno, affascinante, ignota e temuta, alla periferia nordovest di Milano. Oggi non è difficile incrociarci qualche turista alla ricerca di pezzi di street art e panorami suburbani.

Tra fabbriche abbandonate, trattorie dalle insegne sbiadite, caseggiati in dissesto, muri popolati da tag, graffiti e vecchi manifesti, roulotte in strade senza uscita, capannoni morti e un gasometro che osserva [...]]]> di Fabrizio Lorusso

graffiti bovisa[Testo estratto da AA.VV. Re/research Milano. Mappa di una città a pezzi, Agenzia X, 2015, p. 504, € 18,70]

Negli anni ’90 l’enclave postindustriale della Bovisa era una terra di nessuno, affascinante, ignota e temuta, alla periferia nordovest di Milano. Oggi non è difficile incrociarci qualche turista alla ricerca di pezzi di street art e panorami suburbani.

Tra fabbriche abbandonate, trattorie dalle insegne sbiadite, caseggiati in dissesto, muri popolati da tag, graffiti e vecchi manifesti, roulotte in strade senza uscita, capannoni morti e un gasometro che osserva tutto, i pochi abitanti rimasti nell’ex glorioso quartiere operaio m’erano sempre sembrati dei reduci, invisibili ma fieri. Sempre che si riuscisse a incappare in qualcuno di loro.

graffiti bovisa4D’estate non c’erano segni di vita. Il silenzio delle strade assopite era rotto dal fischio di qualche treno diretto alle stazioni di Bovisa FS, la “Vecchia”, e Bovisa Nord, la “Nuova”. Tra quelle due oasi ferroviarie il quartiere decadeva nell’oblio, autarchicamente.

Per noi abitanti dei rioni confinanti, Prealpi, Villapizzone e Castelli, quel pezzo di città restava off limits, un bastione misterioso e, si diceva, molto pericoloso. La chiave di tutto, però, era un cunicolo, barriera da superare per l’abbattimento di miti e paure.

Prima che, in questo millennio, la stazione FS si trasformasse nell’attuale fermata Villapizzone del Passante, i soli accessi alla zona famigerata erano un passaggio a livello e un tunnel sotterraneo strettissimo, umido e maleodorante.

graffiti bovisa2Privo d’illuminazione, coi mattoni rossi invasi da sterpaglie e inquietudini, era un passaggio agli inferi: entrata della metropoli dimenticata e sfida per gli impavidi. Dopo venti metri d’oscurità, tra i boati impressionanti dei treni in transito sulla tua testa, arrivavi oltre, nell’altro mondo inesplorato.

Oggi il cunicolo infernale non esiste più. Al suo posto c’è un grande sottopasso stradale, in Via degli Ailanti, con 8000 m2 d’imperdibili opere murali a decorare le sue pareti.  L’immensa opera collettiva di street art fu realizzata in un week end autunnale del 2006 da 130 writers milanesi e un centinaio di artisti stranieri, confluiti a Milano per dipingere.

Stazione+Fs+Bovisa+12GEN8~4Laggiù il fragore dei treni è ancora irriverente, ma vale la pena affrontarlo per scoprire tutti i murales, varcando questo tunnel postmoderno per sconfinare in una Bovisa che, soprattutto ad agosto quando l’università è chiusa, conserva il suo sapore antico, non intaccato da una parziale riqualificazione, dall’apertura di una sede del Politecnico e di qualche negozio.

[Video #Bovisa #Milano #Villapizzone]

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