Sigonella – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sun, 14 Dec 2025 09:25:41 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Foreign Fighters https://www.carmillaonline.com/2016/08/06/foreign-fighters/ Sat, 06 Aug 2016 18:00:23 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=32464 di Sandro Moiso

foreign fighters 1 Mentre la caccia ai possibili “lupi solitari” affiliati all’Isis prosegue in maniera apparentemente implacabile, sembra sfuggire ai più, e in particolare ai media ufficiali, che sul territorio italiano è presente un apparato del terrore che può usufruire di più di cento basi, sparse su ben sedici regioni italiane, che possono contare, a loro volta, su almeno diecimila uomini e donne ben addestrati e preparati a portare la violenza e il terrore in un’area che attualmente va dai Balcani al Vicino Oriente. Il dato più straordinario è però costituito dal fatto che queste basi sono ufficialmente [...]]]> di Sandro Moiso

foreign fighters 1 Mentre la caccia ai possibili “lupi solitari” affiliati all’Isis prosegue in maniera apparentemente implacabile, sembra sfuggire ai più, e in particolare ai media ufficiali, che sul territorio italiano è presente un apparato del terrore che può usufruire di più di cento basi, sparse su ben sedici regioni italiane, che possono contare, a loro volta, su almeno diecimila uomini e donne ben addestrati e preparati a portare la violenza e il terrore in un’area che attualmente va dai Balcani al Vicino Oriente. Il dato più straordinario è però costituito dal fatto che queste basi sono ufficialmente presenti sul territorio italiano dal 1951 e che, in alcuni casi, nascondono al loro interno un vero arsenale atomico.1

Negli ultimi giorni è poi diventato evidente che l’area interessata si allargherà al Nord Africa, in particolare alla Libia, e che il Governo, ben lungi dal discuterne pubblicamente o anche soltanto in Parlamento, risponde agli ordini e alle esigenze di tale apparato del terrore senza colpo ferire.
Si, perché come si afferma sull’Huffington Post del 3 agosto scorso2 il tentativo di silenziare le bombe in Libia potrebbe infrangersi in Parlamento.3

Il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti ha infatti appena ammesso che, se richiesto, daremo la base di Sigonella per i raid sulla Libia e Mario Mauro, ex ministro della Difesa, può affermare: “Sa cosa stanno facendo? Glielo dico che a quel ministero ci sono stato. Stanno facendo il gioco delle tre carte. Gentiloni dice ‘valuteremo’, la Pinotti il giorno dopo dice una frase su quel che è ovvio ed è stato già deciso e cioè che daremo le basi, e domani? Domani è prevista la riunione delle commissioni Eteri e Difesa congiunte. E loro mandano i sottosegretari, non i ministri, per non metterci la faccia”.

Già, non metterci la faccia, ché tanto la pelle ce la rimetteranno inevitabilmente i civili delle zone bombardate e poi, successivamente, gli italiani colpiti da attentati di rappresaglia o i soldati inviati sul territorio libico.
Già, ancora, la faccia: quella di dire che la guerra durerà trenta giorni, anzi per alcuni quindici, dimenticando o nascondendo quante guerre lampo e blitzkrieg del Novecento appena trascorso, che dovevano durare settimane o mesi, si sono trascinate per anni, come già sta avvenendo, causando milioni di morti.4

Mauro prosegue poi affermando: “Non mi stupirei che un governo che si rifiuta di esporsi con i ministri in commissione non abbia già autorizzato di fatto ciò che evita di discutere di Parlamento.” E’ infatti possibile che “da Sigonella sia già decollato un drone Usa, sganciando un missile su una postazione dell’Isis. Del resto la concessione d’uso di Sigonella è stata già concordata con Washington. Né è stato smentito un articolo molto documentato del Fatto sui sette raid in Libia in due giorni, dal titolo «Da Sigonella già partono i Droni Usa contro l’Isis»”.5

foreign fighters 2 Senza, infine, dimenticare che ancora una volta sarà una guerra tutta interna all’Occidente, in cui lo Stato italiano cercherà di riprendersi, concedendo più di qualcosa al potente alleato americano, il petrolio libico e la sua influenza sulle coste nord africane miserevolmente persi, con la caduta del regime di Gheddafi, a favore di Francia e Gran Bretagna.

La guerra è terrore puro, per chi la combatte e per chi la subisce; i bombardamenti aerei, che mai sono stati intelligenti, sono terrore puro, soprattutto per le popolazioni civili, proprio così come li volle il suo ideatore, italiano e futuro fascista Giulio Douhet, che nel 1921 pubblicò un testo poi divenuto fondamentale per le strategie di annientamento aereo delle nazioni “nemiche”: Il dominio dell’aria.6

Testo che, insieme alla successiva e postuma raccolta di scritti “La guerra integrale” (pubblicata nel 1936 con una introduzione del Maresciallo dell’aria Italo Balbo), avrebbe costituito il primo, vero e autentico trattato del terrorismo “di massa” applicato contro le popolazioni civili nelle guerre “moderne”.


  1. Per l’elenco completo si consulti: http://www.kelebekler.com/occ/busa.htm oppure http://www.iraqlibero.at  

  2. Alessandro De Angelis, Libia Pinotti dà il via libera alle basi. Le opposizioni promettono bagarre in aula, http://www.huffingtonpost.it/2016/08/03/libia-basi-opposizioni_n_11317888.html?1470248921&utm_hp_ref=italy  

  3. Minaccia probabilmente già sventata con i 40 giorni di “ferie” parlamentari che proprio da oggi avranno inizio  

  4. Soltanto per la Seconda guerra mondiale la cifra si aggira, a seconda dei calcoli, dai 50 ai 200 milioni di morti  

  5. Alessandro De Angelis, cit.  

  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Douhet  

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Gorizia, l’attuale https://www.carmillaonline.com/2016/08/06/gorizia-lattuale/ Fri, 05 Aug 2016 22:01:20 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=32105 di Fiorenzo Angoscini

Gorizia 1 [Mentre l’uso della base di Sigonella, autorizzato dal Governo italiano per i bombardamenti americani in Nord Africa, apre nuovi orizzonti per il conflitto mondiale già in corso, è forse utile tornare con la memoria indietro di cento anni esatti per ricordare una delle stragi più significative del Primo conflitto mondiale sul fronte italiano. S.M.]

Era il 5 agosto 1916 quando un esercito di straccioni, composto però da uomini pieni di dignità, veniva mandato al massacro da “traditori signori ufficiali”. Destinazione Gorizia e altre terre di confine da [...]]]> di Fiorenzo Angoscini

Gorizia 1 [Mentre l’uso della base di Sigonella, autorizzato dal Governo italiano per i bombardamenti americani in Nord Africa, apre nuovi orizzonti per il conflitto mondiale già in corso, è forse utile tornare con la memoria indietro di cento anni esatti per ricordare una delle stragi più significative del Primo conflitto mondiale sul fronte italiano. S.M.]

Era il 5 agosto 1916 quando un esercito di straccioni, composto però da uomini pieni di dignità, veniva mandato al massacro da “traditori signori ufficiali”. Destinazione Gorizia e altre terre di confine da conquistare o che comunque andavano “redente”, anche se nessuno aveva voglia di sparare ed uccidere. Stivati su treni e carri-bestiame militari, partivano con il solo biglietto di andata: cinquantunmila uomini delle truppe italiane (di cui 21.000 rimasero uccisi) e quarantamila di quelle austriache (di cui 9.000 destinati a morire), ubbidendo agli ordini di capi imbelli (circa 1.800 sabaudi e 900 austro-imperiali, i graduati deceduti), furono costretti ad eliminarsi a vicenda.

Braccianti, muratori, carrettieri e contadini con scarsa coscienza di classe, precettati per combattere una guerra finta, non per quanto riguarda il sacrificio umano, che mieteva vittime solo, o prevalentemente, fra poveri cristi a cui non importava nulla di ampliare i confini del regno sabaudo o difendere quello austro-imperiale.

Le pendici del Monte Nero sloveno e jugoslavo, gli altopiani di Asiago, del Carso, il fondo valle dei fiumi Piave, Isonzo ed Adige trasformati in un’unica enorme fossa comune (“su quei monti, colline e gran valli”).
Anche il tempo meteorologico (“pioveva a rovesci”) si era alleato ai felloni ed agli austro-ungarici-tedeschi mentre “grandinavano le palle nemiche”.

Una guerra voluta da militari di carriera, forgiati nelle accademie militari (università per ambiziosi imboscati), dai notabili di ogni risma, dagli agrari padani e piemonteis, da nobili parvenu, poeti orbi (e ciechi delle condizioni della povera gente) e dediti a imprese pseudo-epiche compiute pilotando aeroplani e dai banchieri e dagli industriali di ogni settore manifatturiero.

gorizia I comandanti di giorno comandavano gli eserciti, ordinando l’assalto a postazioni nemiche e obbligando a difendere il campo d’onore, autentico cimitero di proletari in divisa che trascorrevano il giorno e la notte immersi nella melma frammista al loro piscio e alla loro merda, mentre il pavimento delle trincee, che fungeva anche da giaciglio per sonni impossibili, sala mensa e locale per passatempi.
Gli stessi comandanti la sera tornavano alle accoglienti dimore, dalle mogli o dalle amanti agghindate e dormivano in giacigli con comodi materassi. (“con le mogli sui letti di lana”).

Mentre con le baionette, gli ultimi degli ultimi, loro malgrado, si infilzavano reciprocamente, la raccomandazione e pensiero finale era per i figli piccoli rimasti con le madri.
Raccomando ai Compagni vicini di tenermi da conto i bambini…
Stavano morendo e il pensiero correva ai loro cuccioli. Traditi da inamidate divise, fatte loro indossare dai macellai di una gioventù che aveva da poco compiuto i diciotto anni (i ragazzi del novantanove), ribaldi che volevano e facevano combattere una guerra in cui la vittoria sarebbe poi stata definita “mutilata”, soltanto per prepararne altre. Proprio loro, guerrafondai e reazionari di ogni risma, definirono così il risultato di quella “Grande guerra” che, ancora oggi, ci fanno festeggiare ogni anno il 4 novembre.Gorizia 2

N. B.
Testo elaborato sulla falsariga di “O Gorizia, tu sei maledetta” di anonimo, cantata, secondo una testimonianza orale raccolta a Novara da Cesare Bermani, dai fanti italiani che il 10 agosto 1916 “conquistarono” la città friulana. Poi, ci fu Caporetto…

La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia e le terre lontane,
dolente ognun si partì.

Sotto l’acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.

O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.

Voi chiamate il campo d’onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
Maledetti sarete un dì.

Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.

Traditori signori ufficiali
che la guerra l’avete voluta,
scannatori di carne venduta,
e rovina della gioventù.

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.

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Le tre sepolture di Giulio Regeni https://www.carmillaonline.com/2016/03/01/le-tre-sepolture-di-giulio-regeni/ Mon, 29 Feb 2016 23:01:15 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=28772 di Sandro Moiso

sepoltura 1 Se, pur nel dramma rappresentato dalla sua morte, Giulio Regeni avesse avuto come unica sepoltura quella avvenuta a Fiumicello sarebbe stato, per così dire, fortunato. Accompagnato dall’affetto dei suoi cari e dei numerosi amici o anche soltanto di coloro che hanno avuto modo di conoscerlo di persona o di apprezzare il suo lavoro di ricerca, avrebbe avuto una sola, ma dignitosissima e commovente cerimonia funebre.

Purtroppo altre due orrende, macabre e tutt’altro che dignitose, per coloro che le hanno messe in atto, sepolture sono seguite al suo tragico decesso. La prima è stata rappresentata dai servizi [...]]]> di Sandro Moiso

sepoltura 1 Se, pur nel dramma rappresentato dalla sua morte, Giulio Regeni avesse avuto come unica sepoltura quella avvenuta a Fiumicello sarebbe stato, per così dire, fortunato. Accompagnato dall’affetto dei suoi cari e dei numerosi amici o anche soltanto di coloro che hanno avuto modo di conoscerlo di persona o di apprezzare il suo lavoro di ricerca, avrebbe avuto una sola, ma dignitosissima e commovente cerimonia funebre.

Purtroppo altre due orrende, macabre e tutt’altro che dignitose, per coloro che le hanno messe in atto, sepolture sono seguite al suo tragico decesso.
La prima è stata rappresentata dai servizi egiziani fin dal primo momento della sua scomparsa e delle prime ricerche messe in atto per ritrovarlo. Secondo quanto riferito in un’intervista rilasciata al quotidiano filo governativo egiziano AlYoum7, il titolare delle indagini, il generale Khaled Shalabi, ha parlato di un incidente stradale sostenendo che la polizia avrebbe ritrovato il cadavere dopo la segnalazione di un passante.

Ma sul luogo dove la polizia aveva sostenuto di aver ritrovato il cadavere di Giulio Regeni nove giorni dopo la sua sparizione, sulla parte superiore di un cavalcavia dell’autostrada che collega Il Cairo ad Alessandria d’Egitto, non ci sono mai state tracce “né di brusche frenate, né di vetri, né di sangue, né di ripulitura nello spesso strato di polvere mista a rifiuti che ricopre tutto”.1 In compenso come altri hanno già riportato vi sono significative tracce di pratica di torture messe in atto dal generale Khaled Shalabi, che “venne condannato nel 2003 per aver falsificato rapporti di polizia e per aver torturato – fino a ucciderlo – un uomo, insieme ad altri due poliziotti”,2 anche se la sentenza fu poi sospesa.

La terza ed ultima sepoltura però, ed anche la più blasfema, è quella messa in atto dalle autorità governative e da vari media italiani che, pur fingendo di voler ottenere giustizia e pur facendo, come al solito e così come piace al nostro Presidente del Consiglio, la voce grossa, in realtà tardano a denunciare con certezza e sicurezza che gli autori del barbaro assassinio potranno essere soltanto individuati tra gli agenti dei servizi, nemmeno tanto segreti, del sanguinario regime di Al Sisi.

Così si sta letteralmente prendendo e perdendo tempo, in attesa che lo scorrere dei giorni, delle settimane, dei mesi finisca con il fare levigare la memoria dell’omicidio politico dalle sabbie millenarie del deserto egiziano. Fino a farne scomparire ogni traccia, quasi si trattasse del naso della Sfinge o di qualche altra decorazione delle antiche piramidi ormai erose dal vento e svuotate più dai tombaroli secolari che non dagli archeologi.

Un autentico sepolcro di menzogne e depistaggi, dalla diffusione di notizie riguardanti una presunta collaborazione di Giulio con agenzie di intelligence oppure un rapimento dovuto ai Fratelli Mussulmani3 fino all’ipotesi di una vendetta personale avvallata negli ultimi giorni dalle autorità egiziane,4 viene ormai quotidianamente costruito al fine di ostruire ogni possibile accesso alla più semplice delle verità. Anzi la sponda che l’informazione nazionale presta, in gran parte, alle notizie rilanciate dai giornali filo-governativi egiziani, come il sopracitato AlYoum7 oppure Al Ahram, permette al regime di Al Sisi di presentarsi come vittima di un possibile complotto.

Così, mentre il macellaio si traveste da agnello, le indagini brancolano in un buio, più che voluto, desiderato. Soprattutto dalle stesse autorità italiane che, denunciando la scarsa collaborazione di quelle egiziane, sembrano non veder l’ora di poter archiviare il tutto come delitto irrisolto. Che volete che sia, in fondo, un ricercatore scomparso, magari di sinistra, ai margini di un deserto immenso in cui sono scomparse culture millenarie, faraoni, templi e armate?

Contro le illazioni su una sua possibile collaborazione con qualche forma di intelligence Oxford Analytica, il think tank britannico col quale aveva collaborato Giulio Regeni, ha fatto sapere “di non voler parlare in questo momento coi media italiani sulla vicenda del ricercatore ucciso in Egitto. Fonti in contatto col centro studi hanno riferito che si respira un’aria di irritazione fra i responsabili dell’organizzazione, che negano di essere legati a qualunque agenzia di intelligence e lamentano inesattezze sulle ricostruzioni della loro attività”.5 Mentre “invece, al Department of Politics and International Studies (Polis), l’istituto che Regeni frequentava nel campus di Sidwick Site, trapela un misto di dolore e irritazione. Glen Rangwala, un docente esperto di questioni mediorientali, si limita a dire di non voler fare commenti dopo “le inesattezze” – deplora – comparse su alcuni media italiani”.6

Un balletto così vergognoso quello inscenato tra Mukhabarat (la centrale dei servizi segreti egiziani7 ), governo e media italiani da spingere il mondo accademico inglese a formulare un appello “affinché il Parlamento britannico chieda e ottenga sulla morte di Regeni ‘un’indagine indipendente e imparziale’. Quale evidentemente non è ritenuta quella italo-egiziana”.8

Ma cosa spinge ad un comportamento tanto vile il nostro governo e buona parte dei nostri media? Soltanto gli interessi economici oppure anche qualcosa d’altro? “Non fosse altro perché sul tavolo delle relazioni tra i due Paesi, oltre al cruciale ruolo strategico svolto dal Cairo in chiave antiterrorismo, ci sono commesse per 10 miliardi di dollari (7 soltanto dell’Eni per lo sfruttamento del giacimento di gas Zohr, il più grande mai scoperto nel Mediterraneo9 ). Può il destino di un ventottenne “comunista” valere di più di quel fiume di denaro?10 E già soltanto su questo il regime di Al Sisi potrebbe ampiamente scommettere che l’Italia non vorrà fare di questo assassinio una questione capitale.

abu omarMa anche un’altra risposta è arrivata in questi giorni proprio da Strasburgo. La Corte europea dei diritti umani ha infatti condannato l’Italia per il rapimento e la detenzione illegale dell’ex imam Abu Omar, avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003 con la decisiva collaborazione del Sismi, servizio segreto militare. Collaborazione, guarda caso con la CIA e i servizi segreti egiziani. “Tenuto conto delle prove, la Corte ha stabilito che le autorità italiane erano a conoscenza che Abu Omar era stato vittima di un’operazione di ‘extraordinary rendition’ cominciata con il suo rapimento in Italia e continuata con il suo trasferimento all’estero“, afferma la Corte di Strasburgo e prosegue: “L’Italia ha applicato il legittimo principio del segreto di Stato in modo improprio e tale da assicurare che i responsabili per il rapimento, la detenzione illegale e i maltrattamenti ad Abu Omar non dovessero rispondere delle loro azioni”. Concludendo poi che: “nonostante gli sforzi degli inquirenti e giudici italiani, che hanno identificato le persone responsabili e assicurato la loro condanna, questa è rimasta lettera morta a causa del comportamento dell’esecutivo”.11

Ci sono segreti, e la storia d’Italia almeno da piazza Fontana in avanti lo dimostra tristemente, che non possono essere rivelati. A qualsiasi costo. Perché ne nascondono altri. Asservimenti che non possono essere rifiutati, come le rivelazioni degli ultimi giorni, a proposito dei controlli esercitati dai servizi di sicurezza americani sui governi “amici” e anche su quello italiano, ben dimostrano. Al massimo possono produrre un abbaiare di cani, come quando di notte siamo risvegliati da un breve latrato che, una volta interrotto, ci lascia tornare ai nostri sogni.

Le proteste di alcuni membri del governo e le indagini di questi giorni sembrano infatti ricordare l’abbaiar dei cani, spesso inutile e soltanto molesto. Perché mentre la guerra si delinea sempre più come unico orizzonte possibile, gli alleati possono chiedere ed ottenere dal governo italiano tutto ciò che vogliono. E falsificare la verità di un delitto non sarà certo la sola richiesta o la peggiore.

sepoltura 2 Il governo del pifferaio magico ci aveva garantito, qualche giorno fa, che i droni americani della base di Sigonella sarebbero stati usati soltanto per azioni di risposta a pericoli immediati e che, in sé, non avrebbero rappresentato un preludio ad una escalation militare. Peccato che, successivamente, sia stato riunito il Consiglio supremo di Difesa che “ha valutato ‘la situazione in Libia, con riferimento sia al travagliato percorso di formazione del governo di accordo nazionale sia alle predisposizioni per una eventuale missione militare di supporto’“.12 Mentre è stata rivelata, ad esempio dal quotidiano Le Monde, la presenza di truppe francesi in Libia, così come quella di corpi speciali americani e britannici.

Così sebbene lo si neghi, si è discusso del fatto che “Gli specialisti del Cosubin e del Col Moschin ma anche i parà della Folgore potranno agire grazie alle stesse garanzie funzionali degli 007 che la legge ha concesso loro con il provvedimento varato larga maggioranza proprio in previsione di un possibile intervento in Libia“. Potrebbero essere circa 3000 i soldati italiani “impiegati a protezione dei siti sensibili come gli impianti energetici, i giacimenti, gli oleodotti13 che ancora forniscono l’ENI, mentre “la macchina dei raid è già in azione. C’è una ricognizione aerea continua, condotta dai droni americani e italiani che decollano da Sigonella; da quelli francesi che perlustrano l’area desertica del Fezzan e da quelli britannici che partono da Cipro. Altri velivoli spia, inclusi i nostri Amx schierati a Trapani, scattano foto e monitorano le comunicazioni radio grazie ad apparati a lungo raggio, che gli permettono di restare fuori dallo spazio aereo libico. Una sorveglianza che avrebbe permesso di selezionare circa duecento potenziali bersagli […] Ma nessuno si illude: una manciata di bombardamenti e colpi di mano isolati non riuscirà a fermare la crescita del Califfato. Per sconfiggerlo servono truppe di terra: soldati libici con un sostegno occidentale. E bisogna trovare un governo riconosciuto che legittimi questo “sostegno” […] l’ipotesi che sta rapidamente prendendo piede tra Roma e Washington è quella di abbandonare il parlamento di Tobruk e l’armata del generale Haftar – che stanno soffocando anche il secondo tentativo dell’Onu – per puntare sull’altra compagine, quella di Tripoli. Al momento è una sorta di “ultima minaccia”, per cercare di sbloccare le resistenze di Tobruk, ma potrebbe trasformarsi in fretta in un’opzione concreta. Con un ribaltamento di fronti: mentre a Tripoli il potere è in mano a formazioni islamiche più o meno moderate, il governo rivale aveva ispirazione laica e supporto occidentale. E con la prospettiva di dividere il paese in tre entità principali, che ricalcano l’antica organizzazione amministrativa ottomana: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Una soluzione che potrebbe placare anche le potenze regionali, come Egitto, Turchia, Qatar ed Emirati14.

Un balzo indietro di oltre cento anni senza consultare, nemmeno per conoscenza, i libri di storia […] un “piano B” per la Libia che troppo assomiglia a vecchi progetti coloniali europei”.15 Confermato dallo odierne dichiarazioni del Segretario alla Difesa statunitense Ash Carter che ha dichiarato: “L’Italia, essendo così vicina, ha offerto di prendere la guida in Libia. E noi abbiamo già promesso che li appoggeremo con forza16

Piano, ormai tutt’altro che “segreto”, che va in direzione totalmente contraria al comunicato congiunto pubblicato dopo la riunione ministeriale per la Libia del 13 dicembre 2015 in cui veniva affermato “il nostro pieno appoggio al popolo libico per il mantenimento dell’unità della Libia e delle sue istituzioni che operano per il bene del paese“.

Menzogne, nient’altro che menzogne: la guerra al terrorismo, la difesa della democrazia, la fedeltà e l’affidabilità degli alleati, l’azione umanitaria a favore dei profughi, la collaborazione tra stati e polizie per stabilire la verità sul caso Regeni. Vittima, come noi tutti, i vivi e i morti, di una macchina di oppressione, violenza, sfruttamento e falsificazione che solo la lotta per la liberazione dell’umano che è ancora in noi potrà un giorno ribaltare e distruggere.
migranti


  1. http://www.corriere.it/video-articoli/2016/02/07/egitto-luogo-dove-stato-trovato-corpo-giulio-regeni/5049aef8-cdaa-11e5-9bb8-c57cba20e8ac.shtml?refresh_ce-cp  

  2. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/10/news/regeni_informativa_da_egitto_nessun_elemento_riconduce_a_rapina_-133135353/  

  3. http://www.panorama.it/news/esteri/morte-di-giulio-regeni-legitto-rifiuta-le-accuse/  

  4. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/24/news/regeni_egitto_non_escludiamo_nessuna_pista_-134137778/?ref=HREA-1  

  5. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/16/news/regeni_famiglia_non_era_uomo_dei_servizi_segreti_-133551437/?ref=HREC1-8  

  6. ancora http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/16/news/regeni_famiglia_non_era_uomo_dei_servizi_segreti_-133551437/?ref=HREC1-8  

  7. che si dividono rispettivamente in Gihāz al-Mukhābarāt al-ʿĀmma (Apparato d’informazioni generali), Idārat al-Mukhābarāt al-Harbiyya wa al-Istiṭlāʿ (Direzione dei servizi militari e d’indagine) e Gihāz Mabāḥith Amn al-Dawla (Apparato d’informazioni per la sicurezza dello Stato)  

  8. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/15/news/giulio_tradito_dai_suoi_report_sui_gruppi_di_opposizione_intercettati_dagli_apparati_-133450148/?ref=HREA-1  

  9. con riserve stimate in 850 miliardi di metri cubi di metano  

  10. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/12/news/giulio_i_giorni_della_paura_e_la_verita_del_testimone_preso_da_agenti_in_borghese_proprio_davanti_alla_metro_-133248679/  

  11. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/12/news/giulio_i_giorni_della_paura_e_la_verita_del_testimone_preso_da_agenti_in_borghese_proprio_davanti_alla_metro_-133248679/  

  12. http://www.huffingtonpost.it/2016/02/25/libia-_n_9318500.html?1456431239&utm_hp_ref=italy  

  13. Fiorenzo Sarzanini, Intervento in Libia. Ok a missioni segrete dei nostri corpi speciali, Corriere della sera, Venerdì 26 febbraio 2016  

  14. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/24/news/l_allarme_la_casa_bianca_agiremo_ogni_volta_che_verra_individuata_una_minaccia_diretta_renzi_roma_fara_la_sua_parte_-134100071/  

  15. libia-divisione-in-tre-sconfitta_n_9306502.html  

  16. http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/29/news/libia_usa_appoggeremo_con_forza_ruolo_guida_dell_italia_in_intervento_militare_-134513426/?ref=HRER1-1  

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