scrittori – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Mon, 03 Nov 2025 21:00:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Uno scrittore è uno scrittore, alla faccia di ogni repressione https://www.carmillaonline.com/2023/04/06/uno-scrittore-e-uno-scrittore-alla-faccia-di-ogni-repressione/ Thu, 06 Apr 2023 21:55:47 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=76806 di Nico Maccentelli

Cesare Battisti, sepolto all’ergastolo, continua la sua opera di scrittore e di editor nonostante tutte le difficoltà che incontra quotidianamente. Ultimamente ha denunciato con due reclami al tribunale di sorveglianza di Reggio Emilia un episodio descritto qui, qui e qui, giusto per farsi un’opinione. 

Che chi è preposto a farlo accerti i fatti, senza che come molto spesso finisca tutto in cavalleria, è auspicabile. Ma al di là di una singola vicenda da accertare, che un governo e [...]]]> di Nico Maccentelli

Cesare Battisti, sepolto all’ergastolo, continua la sua opera di scrittore e di editor nonostante tutte le difficoltà che incontra quotidianamente. Ultimamente ha denunciato con due reclami al tribunale di sorveglianza di Reggio Emilia un episodio descritto qui, qui e qui, giusto per farsi un’opinione. 

Che chi è preposto a farlo accerti i fatti, senza che come molto spesso finisca tutto in cavalleria, è auspicabile. Ma al di là di una singola vicenda da accertare, che un governo e parti politiche di destra ignorino da sempre i più elementari diritti della persona in un luogo di restrizione della libertà come il carcere non mi stupisce. Ma parimenti non mi stupisce neanche la posizione della cosiddetta sinistra, sempre pronta a blaterare di diritti umani quando conviene, ma latitante se non connivente con la repressione e il clima di emergenza nei confronti dei protagonisti della sinistra antagonista degli anni ’70. 

Destra e “sinistra” così come sono sulla stessa lunghezza d’onda riguardo la guerra e l’invio di armi ai nazisti di Kiev, anche sulla repressione non si distinguono l’una dall’altra. E se non ho mai creduto al carcere come strumento di riabilitazione, ritenendolo solo un dispositivo di punizione fino all’annientamento della personalità attraverso la compressione dei diritti, fino ai più elementari, credo ancor meno in specifico a questo sistema discriminatorio e repressivo come quello carcerario italiano. 

Ci credo meno che meno quando un ministro esibisce il prigioniero come una belva in gabbia e quando da sempre alla restrizione tra quattro mura si aggiunge il libero arbitrio dell’intimidazione e della violenza sui detenuti. Soprattutto quando esiste il 41bis, prosecuzione della legislazione emergenziale (do you remember l’art.90?), già giudicato tortura dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo (vedi qui) e ancora più spudoratamente dispositivo politico di annientamento su detenuti antagonisti che nulla ha a che vedere con lo scopo (o pretesto?) che politici e legislatori si erano dati per istituirlo: troncare i legami dei capi mafia detenuti con l’esterno. Vedi la lotta dell’anarchico Cospito, in sciopero della fame a oltranza.

La storia del nostro paese e delle sue lotte popolari è fatta anche delle condizioni di vita dei prigionieri, di quella molteplicità di soggetti, politici o meno, la cui presenza  e modalità di trattamento nelle carceri servono in fin dei conti, al di là dei reati veri o presunti, a legittimare un regime borghese e classista, un insieme di valori e narrazioni dominanti, che sono quelle dei gruppi più forti ed egemoni in questa società.

In questo contesto, dunque, ritengo importante proseguire l’impegno del nostro Valerio Evangelisti, dando spazio alla scrittura di Battisti, che carcere o meno è e resta uno scrittore e oggi anche un editor che dà spazio e stimolo ai tanti detenuti che scrivono. Battisti è uno scrittore alla faccia delle riscritture utili al regime (vedi il recente programma sulla RAI) perché un’opera d’arte, così come il suo autore, sono tali in quanto considerati così dai fruitori dell’opera stessa e dall’opinione che questi hanno degli artisti. La censura può solo colpire chi produce cultura e informazione critica, gli scrittori, i giornalisti che non si sono venduti, ma non può alterare ciò che sono, o che sono stati, il loro percorso culturale e artistico durante e dopo la loro opera. 

Alla presentazione dell’ultimo romanzo di Battisti, “l’Ultima duna”, che ho recensito su Carmilla tre mesi fa, c’era un folto pubblico presso la libreria Ubik di Bologna. È ho già detto tutto.

Per il resto, ecco un altro racconto di Cesare. E ne seguiranno ancora.

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L’albero delle storie

di Cesare Battisti

 Le apparenze ingannano, ma sono ancora ciò che abbiamo di più solido. Lo sa anche Vlady che ha solo dieci anni. Un’età in cui è ancora possibile cogliere gli istanti che passano nell’aria che respira e percepire che il presente gli è interdetto. Lui sa che la guerra non è fatta solo di bombe che cadono dal cielo, di fughe, di pianti, i corpi dilaniati. Sta negli sguardi vuoti dei sopravvissuti, nel silenzio afflitto del rifugio sotterraneo. La guerra sta nei gesti gravi dei grandi, nel loro inconfessabile terrore.

Ogni volta che sguscia allo scoperto, Vlady guarda le macerie tutt’intorno e sente quanto poco vale realmente la su vita. Sa che non dovrebbe esporsi tanto, farà stare in pensiero i suoi. Al rifugio tutti credono che fuori non sia rimasto niente, non sanno però dell’Albero e delle fughe che lui fa per andarlo ad ascoltare. Vlady è guardingo, ma non sa chi siano i nemici, di essi conosce solo il fagore degli spari. E una paura senza volto è troppo vaga per disanimare.

La guerra lui la sente sotto i piedi quanfo stringe i denti e corre incontro all’Albero delle storie. L’insidia è il palpito del sangue assorbito dalla terra, sta nell’alito pesante della quiete. Vlady corre a perdifiato al calar del sole, pregustando il suono di magiche parole. Il suo non è un albero speciale, offre ombra a tutti quelli che lo vogliono ascoltare. Racconta storie di mondi vecchi e nuovi, di (…) che rincorrono la pace. La sua è una lingua universale, dice di giochi, di sogni e di prestigiatori, di angeli erranti senza ali. 

Sotto le sue fronde la guerra regredisce, dalle rovine rinascono le case, la mamma stende ancora i panni sul balcone, mentre nel cortile della scuola è un gran vociare. l’Albero racconta che così è sempre stato, che volerlo differente è solo un’illusione, un abbaglio di inventori che non sanno amare.

La storia l’ha sentita tante volte, Vlady la ripete tutto il giorno sotto terra, eppure ogni volta sembra nuova. l’Albero sa quel che dice, ha radici più grandi della guerra e la sua voce è solo melodia; combina le parole con la musica dei fiori e ogni adagio ha un profumo differente.

Resta poco del giorno, ma Vlady non è sazio di ascoltare, vuole il cuore debordante di vita per inondare di speranza il rifugio sotto terra. Vuole portare con sé il canto degli uccelli, la filastrocca degli insetti a primavera, la vita che fisorge dalla cenere. E la sorpresa dei signori della guerra, il tornare docilmente al posto loro, come bravi nani da giardino.

Si fa notte, sul rifugio è spuntata una stella. l’Albero delle storie lo saluta con una lieve inclinazione della chioma, come per sigillare un accordo su qualcosa che Vlady ancora ignora.

 

Illustrazione di Nico Maccentelli

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La fantascienza in Messico https://www.carmillaonline.com/2016/07/22/la-fantascienza-messico/ Thu, 21 Jul 2016 22:00:43 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=32125 di Raul Schenardi

Fanta Mex Hielo Negro BefNel luglio del 2000, invitato all’Asturcon, una convention internazionale di fantascienza all’interno dell’annuale Semana Negra di Gijón organizzata da Paco Taibo, conobbi due allora giovanissimi scrittori messicani, Pepe Rojo e Bef (Bernardo Fernández), e l’incontro segnò l’inizio delle mie incursioni nella s-f messicana. Fino a quel momento mi ero occupato di scrittori di ciencia-ficción spagnoli – César Mallorquí, Elia Barceló, Rodolfo Martínez, Domingo Santos – traducendo alcuni racconti per la rivista “Futuro Europa” di Ugo Malaguti, e argentini (un racconto di Carlos Gardini comparve su “Carmilla”, [...]]]> di Raul Schenardi

Fanta Mex Hielo Negro BefNel luglio del 2000, invitato all’Asturcon, una convention internazionale di fantascienza all’interno dell’annuale Semana Negra di Gijón organizzata da Paco Taibo, conobbi due allora giovanissimi scrittori messicani, Pepe Rojo e Bef (Bernardo Fernández), e l’incontro segnò l’inizio delle mie incursioni nella s-f messicana. Fino a quel momento mi ero occupato di scrittori di ciencia-ficción spagnoli – César Mallorquí, Elia Barceló, Rodolfo Martínez, Domingo Santos – traducendo alcuni racconti per la rivista “Futuro Europa” di Ugo Malaguti, e argentini (un racconto di Carlos Gardini comparve su “Carmilla”, edizione cartacea, nel 1998, altri su “Nova s-f” e due si possono leggere sul mio blog perleecicatrici.org).

La fantascienza messicana ha una storia antica e nobile, con predecessori della statura di José Emilio Pacheco, che scrisse La catastrofe, un racconto d’ispirazione apocalittica, e di altri scrittori mainstream che hanno fatto proficue incursioni nel genere, da Carlos Fuentes a José Agustin a Hugo Hiriart  a Amado Nervo, mischiando tematiche politico-sociali, miti che risalgono all’epoca pre-Cortés e premonizoni (o ricordi) di disastri nazionali futuri e passati. Fanta Mex Pepe Negro eventoNegli anni ’60 René Rebetez e Alejandro Jodorowsky, un cileno e un colombiano, si installarono in Messico portando una ventata di surrealismo e di sperimentazione artistica e letteraria. Per Rebetez la fantascienza era “il più fedele testimone della nostra epoca e anche qualcosa di più: il suo critico più intransigente”. Soprannominato “il mago del caos”, fu una sorta di precursore delle filosofie new age e si interessò di divinazione, medicine alternative e viaggi astrali, oltre che delle nuove scoperte scientifiche, mentre Jodorowsky era maggiormente interessato ai racconti simbolici e onirici, come appare evidente anche dai suoi film (La montagna sacra, El Topo e Santa sangre i più famosi).

Inutile dire forse che, come tutta la fantascienza latinoamericana, anche quella messicana è piuttosto lontana dall’hard e si imparenta invece più strettamente con la letteratura fantastica, senza rinnegare dunque una tradizione con salde radici nazionali. Un sensibile avvicinamento alla fantascienza che si scriveva a nord del Rio Bravo, che ha segnato anche un significativo rinnovamento delle tematiche e delle modalità di scrittura, si è avuto poi negli anni ’80 e ’90, in particolare per l’influenza del cyberpunk statunitense, quando si sono moltiplicate antologie, fanzine, riviste, raccolte di racconti e romanzi di autori come José Luis Zárate, Gerardo Sifuentes (qui LINK si può leggere Bar Radiotekhnika), Gabriel Trujillo Muñoz (che è anche lo storico del genere in Messico), Mauricio José Schwarz (curatore dell’importante antologia Frontera de espejos rotos), i già citati Pepe Rojo e Bef, e Alberto Chimal, fra i più attivi e riconosciuti.

Fanta Mex Xanto ZarateDi Zárate, grande fan di Lovecraft e cultore di una fantascienza imparentata con l’horror, è stato pubblicato da noi il racconto “Hyperia”, nell’antologia Schegge di futuro (scaricabile qui: http://www.letturefantastiche.com/schegge_di_futuro.pdf), e di recente in Messico hanno riedito il suo romanzo del 1994 Xanto, novelucha libre, letteralmente “novellotta libera”, gustosa parodia di un famoso wrestler messicano protagonista di numerosi film che qui assurge a Supereroe della Marvel. Bisognerebbe poter leggere anche in italiano il suo La ruta de la sal y del hielo (La rotta del sale e del ghiaccio), una storia di vampiri e di attrazione omosessuale del capitano di una nave per i suoi marinai, un testo dal linguaggio poetico estremamente intenso e raffinato. Zárate, come anche Chimal, è inoltre un cultore del racconto brevissimo, con cui delizia i suoi fans su twitter, inanellando serie di tweet che hanno per protagonisti Cappuccetto Rosso, Penelope, le sirene, il gatto di Schrödinger, ecc.

Quest’anno sono stati tradotti (nella collana di e-book Future Fiction) anche due racconti di Pepe Rojo: “Rumore grigio”, di taglio cyberpunk, e l’originalissimo “Conversazioni con Yoni Rey”, che alla violenza allucinata delle disavventure di un cyborg unisce stenografiche riflessioni filosofiche che ci conducono in Francia, da Artaud e Deleuze Guattari.

fanta mex chimal gente del mundoPepe Rojo è anche autore del notevole romanzo Punto cero, che ha al centro l’influenza dei simulacri mass-mediatici sulle vite di un gruppo di amici a Città del Messico, nonché animatore dell’elegante fanzine underground “Sub”.

Anche di Bef è stato pubblicato da noi in e-book il romanzo Hielo Negro, per i tipi di Logus mondi interattivi. Bef ha ormai all’attivo diverse raccolte di racconti e romanzi in cui ha coniugato la fantascienza con il noir, e in veste di fumettista ha pubblicato Uncle Bill, sulle vicende di William Burroughs in Messico. È rappresentato da una delle più importanti agenzie editoriali latinoamericane.

Alberto Chimal ha fatto capolino da noi in un’antologia di scrittori messicani pubblicata da Fahrenheit 451, Curiose inquietudini, con una raccolta di minificciones intitolata “83 romanzi”. (Ma volendo essere un po’ pedanti la sua prima apparizione in italiano è stata una nota su “Borges e la fantascienza” pubblicata su un numero di Urania e tradotta da un servidor, come si dice in spagnolo). (Nella foto sotto: Bef e Pepe Rojo si fanno firmare autografi da Robert Sheckley a Gijon, nel luglio del 2000)

Fanta Mex Bef e Pepe Rojo a Gijon-2000-163Pluripremiato in Messico e tradotto in una decina di lingue, Chimal ha iniziato a pubblicare testi brevi e molto raffinati di sapore borgesiano a partire dalla fine degli anni ’80 e ormai ha al suo attivo più di venti libri, fra raccolte di racconti, romanzi e saggi. Di un racconto, in particolare, mi sono innamorato parecchi anni fa: “È stata smarrita una bambina”, che vinse nel 1999 il premio Kalpa, all’epoca il più importante della s-f messicana. Regalandoci un sorriso a ogni pagina, la voce narrante rievoca un regalo fatto alla figlia della sorella: un libro di fiabe illustrato edito dalle Edizioni Progress dell’ex URSS. La bambina, che non ne ha mai voluto sapere di libri, ne resta talmente affascinata che decide di scrivere all’autrice per farle i suoi complimenti. Inutile tentare di spiegarle che l’URSS non esiste più, dunque nemmeno le Edizioni Progress. Sta di fatto che alla fine bisogna accontentarla, e il bello è che la lettera arriva a destinazione e qualcuno le risponde… e il resto ovviamente non ve lo racconto. Quando lo lessi la prima volta pensai: ma guarda questo! sta sfottendo tutti i comunisti nostalgici dell’URSS, ma lo fa con un’empatia e con un’ironia impareggiabili.

Ora l’editore Arcoiris vuole pubblicare Nove, una raccolta di nove racconti, compreso “È stata smarrita una bambina”, grazie a un’iniziativa di crowdfunding illustrata qui: https://www.produzionidalbasso.com/project/nove/ dove si possono leggere ulteriori informazioni sull’autore, giudizi critici, ecc. Che dire, io ci farei un pensierino.

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