reddito di cittadinanza – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Wed, 01 May 2024 20:00:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.25 Paternalismo di Stato e governo della povertà https://www.carmillaonline.com/2022/06/13/paternalismo-di-stato-e-governo-della-poverta/ Mon, 13 Jun 2022 20:00:31 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=72364 di Sandro Moiso

Joe Soss, Richard C. Fording, Sanford F. Schram, Disciplinare i poveri. Paternalismo neoliberale e dimensione razziale nel governo della povertà, a cura di Sandro Busso e Eugenio Graziano, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2022, pp. 580, 32,00 euro

Il paternalismo aziendale, soprattutto a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, costituì tutt’altro che una sorta di benevolo aiuto degli imprenditori ai loro operai e alle loro famiglie. In realtà costituì sempre e ha continuato a costituire, si pensi ad esempio alle politiche aziendali delle maggiori zaibatsu giapponesi, uno [...]]]> di Sandro Moiso

Joe Soss, Richard C. Fording, Sanford F. Schram, Disciplinare i poveri. Paternalismo neoliberale e dimensione razziale nel governo della povertà, a cura di Sandro Busso e Eugenio Graziano, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2022, pp. 580, 32,00 euro

Il paternalismo aziendale, soprattutto a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, costituì tutt’altro che una sorta di benevolo aiuto degli imprenditori ai loro operai e alle loro famiglie. In realtà costituì sempre e ha continuato a costituire, si pensi ad esempio alle politiche aziendali delle maggiori zaibatsu giapponesi, uno strumento di contenimento delle lotte salariali dei lavoratori e una forma di ricatto, travestito da aiuto socio-economico e talvolta da vero e proprio progetto urbanistico, nei confronti dei dipendenti.

Basterebbe fare un giro negli ex-villaggi operai del Veneto un tempo caratterizzato dalla presenza dell’industria tessile, come quello di Schio in provincia di Vicenza realizzato tra il 1872 e il 1896 per volontà dell’imprenditore Alessandro Rossi, per rendersi facilmente conto del fatto che casette destinate alle maestranza, asili e scuole per i figli degli operai e delle operaie e altri servizi distribuiti al loro interno rispondessero sia alla necessità di contenere le richieste salariali, all’interno di un ambiente protetto in cui gli investimenti padronali in edifici, impianti e servizi avrebbero contribuito a incrementare sia il capitale dell’azienda che a formare la comunità proletaria secondo standard di convivenza borghese, e a porre il lavoratore in una condizione di sudditanza aziendale in cui il rischio del licenziamento, a seguito di azioni sindacali o altro, avrebbe fatto perdere allo stesso non solo il posto di lavoro, ma anche la casa, la scuola, l’assistenza sanitaria o altre forme assicurative. In fin dei conti si trattava di una sorta di riformismo padronale che, senza passare attraverso richieste sociali ed economiche di carattere politico-sindacale, cercava di anticipare oppure tarpare le ali a qualsiasi conflitto sul lavoro che potesse esondare su un piano più alto o radicale.

Non è affatto un caso che proprio il Fascismo, ancor prima del keynesismo applicato nella gestione dell’economia privata e pubblica, sia stato il portatore di una sorta di paternalismo statale in cui a fianco di nuove forme di organizzazione ricreativa dei lavoratori, l’istituzione dell’INAIL, di un differente sistema assistenziale e pensionistico e dell’intervento sull’urbanistica per far fronte alla crisi degli alloggi oltre che di facilitazioni per gli enti che si occupavano di realizzarne (tra i quali l’Istituto Case Popolari, creato a Roma già nel 1903, o l’Unione Edilizia Nazionale o l’Istituto Nazionale Case Impiegati dello Stato, l’IFACEP o altri ancora) tanto sul territorio metropolitano quanto su quello coloniale, i lavoratori avrebbero dovuto rassegnarsi a salari progressivamente ridotti nel loro valore di acquisto e ad iscriversi a sindacati che non fossero quelli istituzionali fascisti. Senza contare la necessaria rinuncia, pena il licenziamento e la condanna al carcere o al confino, ad ogni tipo di opposizione politica al regime.

I provvedimenti fascisti portavano alle estreme conseguenze sia le politiche di paternalismo aziendale che avevano caratterizzato tanta parte del capitalismo industriale italiano, e non solo, sia il punto di approdo di tutte quelle politiche riformistiche che avevano usato parole d’ordine “socialiste” per far sì che gli ideali sociali e politici di cui il socialismo delle origini era stato portatore si ribaltassero nel loro contrario, ovvero nel mantenimento della stabilità sociale contrapposto a qualsiasi programma rivoluzionario ed eversivo, in cambio del classico “piatto di lenticchie”.
Da quell’epoca, ma soprattutto dal secondo dopoguerra in poi, tali politiche, declinate secondo le differenti esigenze dei singoli capitalismi nazionali, assunsero la forma del welfare state e del welfare system.

Ma perché dilungarsi tanto in un excursus sulle forme del paternalismo aziendale e sulle origini del welfare state per introdurre una ricerca che, invece, costituisce uno studio sul governo della povertà e della differenziazione razziale, come quello appena edito da Mimesis nella sempre interessante collana “Cartografie Sociali”?
Ce lo spiegano, indirettamente, i due curatori in apertura dello stesso testo:

Perché proporre oggi, a dieci anni dalla sua uscita negli Stati Uniti, un’edizione italiana del volume di Soss, Fording e Schram, “Disciplinare i poveri”? In fondo, almeno a un primo sguardo, non c’è nulla di particolarmente nuovo nel riconoscere il carattere disciplinante delle politiche di contrasto alla povertà e più in generale di welfare. Tuttavia, se è vero che questo aspetto è tutt’altro che sconosciuto alle scienze sociali, lo sviluppo e l’acquisizione di uno statuto autonomo da parte dei cosiddetti poverty studies si sono paradossalmente accompagnati a una progressiva marginalizzazione di questa prospettiva, nel quadro di un processo di restringimento dello spazio discorsivo di cui proveremo a dar conto nelle pagine che seguono. Il dibattito italiano, a cui il volume si rivolge, non fa eccezione a questo trend generale. Anzi, le recenti trasformazioni nell’assetto delle politiche di contrasto alla povertà, con l’avvento delle attese (e discusse) misure nazionali di reddito minimo, sembra aver dato un ulteriore impulso ad una riflessione strettamente policy oriented, che si concentra sull’impatto e sull’efficacia dell’intervento pubblico più che metterne in discussione i presupposti (uno su tutti quello della condizionalità degli interventi) o la logica meritocratica. In questo senso, ridare energia a un dibattito sopito, seppur non del tutto assente, sulla natura disciplinante delle politiche di sostegno al reddito e di attivazione appare quanto mai opportuno. Rompere i confini dello spazio discorsivo è dunque a nostro avviso il principale contributo che il volume può, e vuole, dare al dibattito. Accendere i riflettori sul “lato oscuro” delle politiche di contrasto alla povertà, è bene chiarirlo fin dal principio, non significa predicarne tout court la nocività o auspicarne la dismissione. Piuttosto, l’intento è quello di allargarne la rappresentazione includendo quei tratti che non possono essere derubricati a meri “effetti collaterali”, ma che sono da annoverare tra i possibili, sebbene non sempre esplicitati, obiettivi di policy1.

In fin dei conti

attraverso il tempo e lo spazio, il problema di garantire l’acquiescenza di una parte della popolazione considerata sgradevole e potenzialmente pericolosa è sempre stato ben noto ai governanti, e conseguentemente messo al centro delle ricostruzioni storiche dell’evoluzione delle politiche rivolte alla povertà, a partire dal medioevo e attraverso l’analisi di passaggi cruciali come le Poor Laws2.

Ciò vale tanto per il proletariato di fabbrica, quanto per gli strati marginali e più poveri della società, territori magmatici in cui l’apparente acquiescenza ad una condizione data può nascondere una inconscia e imprevedibile capacità di rivolta e rovesciamento, anche se spesso momentaneo, dell’ordine sociale dato. Non a caso infatti il testo mette in relazione, per quanto riguarda la società statunitense, le politiche neoliberali destinate alla povertà con quelle di carattere razziale di una società in cui ancora troppo spesso le linee di demarcazione tra le classi assumono anche quelle del “colore”.

Proprio la società schiavista, e in particolare quella statunitense dei secoli XVIII e XIX , costituisce un esempio perfetto di paternalismo, nel momento in cui il “padrone” deve prendersi cura dei suoi schiavi per impedirne sia la perdita di valore e redditività produttiva, sia la rivolta e la fuga. Due aspetti entrambi determinati da eccessi di risparmio sulla spesa di mantenimento che di violenza nei confronti dei sottoposti.

Quel paternalismo, come vedremo tra poco, ha esercitato la sua influenza fino al XX secolo e su quello attuale di stampo neoliberale, proprio attraverso un progetto di moralizzazione della vita individuale e sociale delle comunità afroamericane e/o povere che affondava le sue radici nel progetto di conversione degli schiavi alle norme della religione cristiana dei “padroni bianchi”.

Il modello di governo della povertà oggi non rappresenta la rottura netta con il passato che molti osservatori immaginano, ma al contempo è più di un semplice riciclaggio di vecchie tattiche. Per molti aspetti si pone in continuità con una lunga storia che vede in epoca contemporanea la mitigazione della povertà come meccanismo per regolare i poveri. Il sistema attuale ha fatto sue una serie di strategie di lungo corso finalizzate a promuovere il lavoro, soprattutto attraverso la riduzione e stigmatizzazione del welfare. Si tratta del nuovo capitolo di una lunga storia, fatta di campagne moralistiche per “migliorare” i poveri e, come evidenziato dal lavoro di ricerca di storiche femministe, di tentativi di regolare il genere, la famiglia e la sessualità. Al di là del carattere di novità rivendicato dai suoi proponenti, il “nuovo paternalismo” ha una sorprendente somiglianza con le precedenti forme di paternalismo, tra cui le ideologie sottese alle case popolari ottocentesche, alle agenzie di outdoor relief e ai scientific charity movement. Anche gli ambiti di intervento enfatizzati nella politica della povertà oggi – lavoro, sesso, abuso di sostanze, matrimonio, educazione dei figli etc. – fanno eco ai principali obiettivi delle precedenti crociate per elevare e normalizzare i poveri3.

Il governo della povertà, con tutte le iniziative ad esso associate continua così, pur nella diversità dei tempi e dei codici applicati, ad operare non solo come una forma di controllo sociale, ma anche come disciplinamento e regolamentazione del lavoro.

La promozione del lavoro continua a essere perseguita,, attraverso il tentativo di rendere qualsiasi sussidio meno accessibile e allettante rispetto ai peggiori posti di lavoro disponibili. Le procedure amministrative di concessione dei sussidi pubblici rimangono radicate in rituali durkheimiani che scoraggiano e stigmatizzano la fruizione del sussidio stesso, tanto che gran parte della riforma del welfare oggi può essere interpretata proprio come un classico caso di “contrazione dei sussidi”. Screditando e scoraggiando l’accesso ai sussidi, si costringono di fatto lavoratori disperati ad accettare i peggiori lavori per il più misero salario4.

La continuità con il passato emerge però anche nel progetto di inclusione civica che informa ogni forma di paternalismo, compreso quello di stampo neoliberale.

Nel corso della sua storia, il governo della povertà è stato oggetto di visioni contrastanti della civitas – chi siamo e cosa rappresentiamo, chi deve essere incluso e a quali condizioni, cosa ci meritiamo e cosa dobbiamo l’uno all’altro. Allo stesso modo, i programmi per i poveri sono stati tradizionalmente organizzati per promuovere specifiche concezioni di cittadinanza prevalenti in una distinta epoca, compresi i pregiudizi razziali, di genere e di classe che le sottendevano. Come generazioni di riformatori prima di loro, i paternalisti neoliberali hanno sostenuto che un’inclusione civica efficace può essere realizzata solo costringendo i poveri a confrontarsi con una più esigente e adeguata “definizione operativa della cittadinanza” […] A questo proposito, il paternalismo neoliberale può essere interpretato come un palese e ambizioso sforzo di rimodellare i modi in cui la gente povera pensa e si autodisciplina. Eppure, neanche questo aspetto è distintivo esclusivamente dell’epoca attuale, in quanto il governo della povertà ha sempre comportato qualcosa di più di un semplice sforzo per costringere i poveri ad adottare i comportamenti desiderati, indipendentemente dalla loro volontà. Il suo obiettivo più ambizioso, oggi come ieri, è quello di trasformare i poveri in nuovi soggetti che si governeranno da soli secondo le modalità desiderate. Il governo della povertà continua oggi a operare come “mezzo tecnico per la formazione e il rimodellamento dei comportamenti”, e rappresenta pertanto un tentativo di riconfigurare i modi in cui la gente povera sceglie liberamente di comportarsi5.

Se questa interpretazione dovesse, agli occhi di qualche lettore, apparire forzata ed eccessivamente negativa, sarebbe allora opportuno ricordare come anche in pieno New Deal, apparente “epoca d’oro” della collaborazione “positiva” tra capitale, lavoro e Stato in funzione para-riformistica, le cose non funzionassero troppo diversamente.

Il programma Aid to Families with Dependent Children (AFDC), terminato nel 1996, è iniziato con il nome di Aid to Dependent Children (ADC) nel 1935, come provvedimento minore del Social Security Act. La legge del 1935 stabilì un sistema di assistenza sociale a due livelli, differenziati in termini di utenza secondo divisioni di classe, razza e sesso, con programmi di assicurazione sociale gestiti a livello federale e programmi di assistenza pubblica per i poveri amministrati a livello statale e locale. I programmi di assicurazione sociale erano di fatto riservati alle famiglie dei lavoratori maschi bianchi, in quanto escludevano le categorie lavorative che statisticamente includevano un gran numero di donne e neri – il lavoro domestico, agricolo e nelle charities. Le famiglie povere con capofamiglia donna e gli americani non bianchi venivano di conseguenza dirottati sui programmi di assistenza pubblica. Lo status sussidiario del programma ADC rappresentava il riflesso delle gerarchie civiche prevalenti elaborate su base razziale. La legge del 1935 aveva consolidato un particolare “assetto della questione sociale”, dando la priorità civica al “capofamiglia maschio e alla famiglia dipendente dai suoi guadagni”, partendo dal presupposto che “lo stato-nazione [fosse] l’arena appropriata” di protezione sociale per questi “cittadini in piena regola”. L’esclusione dai programmi nazionali di assicurazione sociale da una parte rifletteva e dall’altra istituzionalizzava de facto la posizione civica subordinata delle donne e delle minoranze6.

Il governo della povertà è sempre stato uno strumento di assimilazione e regolazione dei gruppi emarginati, ma l’emarginazione stessa non ha una relazione statica con la razza, la classe, il genere o le altre categorie di differenziazione sociale. Le dimensioni della stratificazione sociale si intersecano per dare forma al governo della povertà in modi storicamente situati perché, in ogni epoca, operano in modo diverso per definire i termini di appartenenza alla società, posizionare i gruppi in relazione alle istituzioni sociali e sottoscrivere le nozioni prevalenti di obbligo e merito. Consideriamo, per esempio, i modi complessi in cui le costruzioni razziali si intrecciavano con la classe, il genere e la cittadinanza nelle prime fasi di sviluppo dello stato sociale americano “a due livelli” dell’assicurazione sociale e dei programmi di assistenza pubblica. Il primo passo verso la protezione sociale per gli uomini, ossia la creazione delle pensioni per i reduci della Guerra Civile alla fine del XIX secolo, avvenne in un’epoca in cui l’idea di supremazia bianca permeava la vita sociale e pubblica degli Stati Uniti. L’integrazione del soldato nell’apparato militare dello stato, marcatore centrale del contributo civico maschile, legittimò però l’estensione delle protezioni sociali oltre la linea del colore, cosicché oltre 180.000 veterani afroamericani dell’Unione vennero ritenuti idonei ai sussidi federali esattamente quanto le loro controparti bianche. Per quanto riguarda la questione di genere, il sistema di sussidi statali per le madri (Mothers’ Pension) – creato all’inizio del ventesimo secolo – rifletteva una miscela ancora più complessa di dinamiche razziali. I sussidi alle madri erano infatti il frutto dell’epoca progressista, finalizzati a ridurre il numero di bambini bianchi che venivano messi negli orfanotrofi perché le loro madri povere non potevano prendersi cura di loro. I riformatori che si batterono per la concessione di questi sussidi lo fecero attingendo a retoriche basate sull’idea di maternità repubblicana, per cui le donne erano detentrici dello specifico dovere (e diritto) civico di crescere e prendersi cura della prossima generazione di cittadini. Non sorprende che tale retorica, rispecchiando le coordinate razziali di appartenenza civica prevalenti all’epoca, immaginasse come madri della Repubblica americana le donne bianche. Il sostegno alle madri (bianche) faceva parte della battaglia contro la “morte della razza” davanti alla minaccia importata dalle crescenti file di immigrati “non bianchi”. I sussidi per le madri venivano di solito negati alle donne nere e latinoamericane, da una parte perché erano ritenute immeritevoli e dall’altra perché la loro esclusione rafforzava il prestigio del programma in quanto sostegno destinato alle “buone madri”. “I gruppi oggi considerati minoranze ricevevano solo una minima parte degli aiuti alle madri. A Los Angeles, i messicani furono esclusi dal Mothers’ Pension in base al fatto che il loro background inferiore rendeva troppo probabile la possibilità di un abuso nell’utilizzo del sussidio. A volte le minoranze erano escluse dai programmi; altre volte i programmi non venivano istituiti in località con un’ampia popolazione appartenente alle minoranze”. Sussidi come il Mothers’ Pension servirono anche per veicolare politiche razziali che enfatizzavano l’integrazione civica, promossi dai riformatori come efficace strumento per “americanizzare” le famiglie di immigrati polacchi, irlandesi, tedeschi e italiani, gruppi che all’epoca erano considerati “non bianchi” e che alla fine costituivano un numero sproporzionato di beneficiari7.

La ricerca di Soss, Fording e Schram, troppo ampia e dettagliata per essere riassunta fedelmente in sede di recensione, si rivela dunque duplicemente stimolante, non soltanto nel delineare le caratteristiche del neo-paternalismo neoliberale odierno, ma anche nel tracciare la storia dell’evoluzione sociale e politica di un pensiero e di formule di governance che sia a destra che a sinistra, in ambito repubblicano o democratico, liberal o tory, hanno sempre avuto la prioritaria funzione di privare gli strati inferiori della società di qualsiasi padronanza del proprio destino, attraverso il mantenimento di una specifica identità (nazionale, razziale, di genere e/o di classe) in nome di un superiore e ben identificabile interesse, interamente normato dalle necessità dello sviluppo del capitale nazionale e internazionale.

Estremamente documentata e ampia la ricerca è accompagnata nell’attuale edizione da un aggiornamento redatto dagli autori (intitolata Disciplinare i poveri: ieri e oggi, pp. 511-536) e da un utile glossario curato da Irene Fattacciu e Eugenio Graziano, oltre che da un’appendice di Antonella Meo (dal titolo La povertà e il suo contrasto in Italia: il disciplinamento come chiave analitica, pp. 537-569) che serve ottimamente a ricollegare il discorso condotto dagli autori americani alle azioni messe in atto nel nostro paese in termini di sostegno dei redditi fino all’attuale reddito di cittadinanza e alle pratiche di infantilizzazione degli utenti dello stesso attraverso una definizione, contenuta nel decreto attuativo del 2019 «dell’elenco delle spese ammesse e di quelle vietate con il RdC, [in cui] l’idea che gli acquisti dei poveri debbano seguire una certa morale, e che la carta elettronica trovi giustificazione nella possibilità che offre di tracciare e controllare le spese, è ancora radicata8.


  1. Sandro Busso, Eugenio Graziano, GUARDARE OLTRE LE POLICY Un contributo al dibattito sulla povertà, in Joe Soss, Richard C. Fording, Sanford F. Schram, Disciplinare i poveri. Paternalismo neoliberale e dimensione razziale nel governo della povertà, a cura di Sandro Busso e Eugenio Graziano, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2022, p.9  

  2. ivi, p.10  

  3. Joe Soss, Richard C. Fording, Sanford F. Schram, Disciplinare i poveri. Paternalismo neoliberale e dimensione razziale nel governo della povertà, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2022, p. 41  

  4. op. cit., p. 42  

  5. Ibidem, pp. 42-43  

  6. ibid, pp. 110-111  

  7. ibid., pp.108-109  

  8. Antonella Meo, La povertà e il suo contrasto in Italia: il disciplinamento come chiave analitica, p 560  

]]>
Uno vale zero https://www.carmillaonline.com/2019/06/02/uno-vale-zero/ Sun, 02 Jun 2019 21:00:04 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=52811 di Alessandra Daniele

“Il governo vale bene ogni compromesso” – Denis Verdini

Persino peggio di Renzi dopo il referendum, Disastro Di Maio ha negato ogni responsabilità diretta nella meritatissima disfatta elettorale del Movimento 5 Stelle, e con la scontata complicità della farsesca Piattaforma Casaleggio, s’è imbullonato a tutte le sue poltrone, una sull’altra. Quando tempo fa ho definito il Movimento 5 Stelle la peggiore truffa di massa dopo lo schema Ponzi, sono stata ingiusta verso Ponzi: dopotutto lui non ha consegnato il suo paese a Salvini. Il fatto che, dopo un [...]]]> di Alessandra Daniele

“Il governo vale bene ogni compromesso” – Denis Verdini

Persino peggio di Renzi dopo il referendum, Disastro Di Maio ha negato ogni responsabilità diretta nella meritatissima disfatta elettorale del Movimento 5 Stelle, e con la scontata complicità della farsesca Piattaforma Casaleggio, s’è imbullonato a tutte le sue poltrone, una sull’altra.
Quando tempo fa ho definito il Movimento 5 Stelle la peggiore truffa di massa dopo lo schema Ponzi, sono stata ingiusta verso Ponzi: dopotutto lui non ha consegnato il suo paese a Salvini.
Il fatto che, dopo un decennio d’iperboliche promesse di palingenesi, i grillini siano finiti a fare i Minions del trippone leghista non è che la prova definitiva della loro squallida pochezza.
Dalla Val di Susa a Pomigliano, da Taranto a Melendugno, non c’è comunità che il M5S non abbia tradito. Dal contratto nazionale per i riders, alla nazionalizzazione della società autostrade, non c’è impegno solenne che non si sia rimangiato.
Persino la promessa elettorale mantenuta nel vano tentativo di comprarsi una manciata di voti s’è rivelata una mezza truffa: quel reddito di cittadinanza pubblicizzato come “l’Abolizione della povertà”, ma in realtà costruito in modo che potessero effettivamente ottenerlo solo meno d’un quinto di coloro ai quali era stato promesso, ricevendo in media solo meno di metà della cifra promessa.
La convinzione di potersi comprare a prezzo scontato il voto di chi è povero è quanto di più classista si possa concepire. Infatti ci aveva provato anche il PD, col micragnoso “reddito d’inclusione”.
Intanto, vinte le Europee, Salvini ha di fatto gettato la maschera, e la felpa, da “amico del popolo”, per imporre il suo programma solidamente classista: flat tax per favorire i contribuenti più ricchi, autonomia differenziata per favorire le regioni più ricche, Grandi Opere per favorire gli speculatori, condoni per favorire gli evasori, e decreti sicurezza per manganellare e incarcerare chiunque dissenta.
È questa, da sempre, la sostanza del fascismo leghista. Il resto è clickbait. Perciò l’improvviso “antifascismo” elettorale del socio M5S non è più credibile di quello del PD, che con la Lega condivide Grandi Opere, e Dottrina Minniti su migranti e manganelli.
Ogni altra Grande Opera al Nero che il Movimento Zero Stelle controfirmerà, sarà un altro passo verso l’estinzione.

]]>
Il Quarto Stadio https://www.carmillaonline.com/2019/05/12/il-quarto-stadio/ Sun, 12 May 2019 21:00:33 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=52520 di Alessandra Daniele

Come sappiamo, quando un tumore comincia a dare sintomi molto evidenti, di solito è ormai al suo stadio più avanzato. Chi scopre oggi la deriva fascista, si sveglia troppo tardi. Le truci baracconate di Salvini e dei suoi fanboys di CasaPound (che adopera come sturmtruppen per l’assalto della Lega al Campidoglio) sono i sintomi plateali d’un male che già da tempo ha preso il sopravvento. Sgomberare adesso CasaPound, per quanto giusto, sarebbe come asportare un neo dopo che le metastasi del melanoma sono già arrivate al cervello. Chi [...]]]> di Alessandra Daniele

Come sappiamo, quando un tumore comincia a dare sintomi molto evidenti, di solito è ormai al suo stadio più avanzato.
Chi scopre oggi la deriva fascista, si sveglia troppo tardi.
Le truci baracconate di Salvini e dei suoi fanboys di CasaPound (che adopera come sturmtruppen per l’assalto della Lega al Campidoglio) sono i sintomi plateali d’un male che già da tempo ha preso il sopravvento.
Sgomberare adesso CasaPound, per quanto giusto, sarebbe come asportare un neo dopo che le metastasi del melanoma sono già arrivate al cervello.
Chi sostiene che il fascismo non stia ritornando non ha tutti i torti, perché il fascismo è già ritornato, da un pezzo, ed è diventato mainstream, con un altro nome.
Il fascismo è la dottrina della disuguaglianza. Questa è la sua essenza, sotto tutti i macabri fronzoli. Disuguaglianza, e conseguente discriminazione in base alla nazionalità, all’etnia, alla religione, al genere, all’orientamento politico e/o sessuale.
Il capitalismo, professato da tutti i partiti rimasti in parlamento, è la dottrina della disuguaglianza e conseguente discriminazione in base alla classe sociale.
E ha disintegrato la società, facendone un’arena per Hunger Games.
Fomentando qualsiasi conflitto redditizio, e capace di stornare l’incazzatura popolare dalla lotta di classe alla guerra fra poveri, in base alla nazionalità, all’etnia, alla religione, al genere, all’orientamento politico e/o sessuale.
E riducendo la democrazia ad un farsesco talent show, che serve solo a scegliere il cazzaro incaricato di eseguire ed imporre gli ordini del Mercato fingendo di non farlo, finché non viene scoperto, e rimpiazzato con un altro ancora più grottesco.
La deriva fascista non è un malfunzionamento imprevisto del capitalismo, è nella sua natura.
Il fascismo è il quarto stadio del capitalismo.

Insieme al delirante “Decreto Sicurezza Bis”, la cosa più fascista che Salvini sostiene non è Altaforte, è la Flat Tax. La disuguaglianza fiscale che favorisce i ricchi anche più di quanto non lo siano già.
Solo un fanboy del capitalismo come lui poteva arrivare a proporre il tariffario per i naufraghi. Salvare un bambino dall’annegamento quanto costerà di multa? E per una donna incinta si pagherà il doppio?
L’unica obiezione del socio Di Maio al Delirio Sicurezza Bis è stata: “Non c’è niente sui rimpatri”.
Intanto, secondo il classico gioco delle parti, il Movimento 5 Stelle continua a recitare il ruolo dell’amico del popolo, col suo reddito di cittadinanza, la versione all’ingrosso dei pacchi di pasta che CasaPound distribuisce ai borgatari, purché bianchi.
Per la dottrina della disuguaglianza, anche i diritti elementari diventano concessioni condizionate alla buona condotta, e all’italianità.
O all’europeismo.
Dipende dallo stadio della deriva.
Chiunque dei cazzari in gara vinca il talent show delle Europee, continuerà a credere, obbedire e combattere. Non per il DUX. Per il PIL.

]]>
Blackout https://www.carmillaonline.com/2019/03/31/blackout/ Sun, 31 Mar 2019 21:00:28 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=51873 di Alessandra Daniele

La Mossa Kansas City della settimana è stata l’Inquisizione, completa di caccia alle streghe, e auto da fé. Mentre il parlamento italiano litigava su castraz¡one chimica e feti di gomma, quello britannico trasformava la Brexit in un episodio di Black Mirror, e in Venezuela il tragico blackout generale continuava a fare vittime, nel tentativo di mettere in ginocchio il paese, e separare dall’irriducibile Maduro l’esercito che ancora lo sostiene nonostante le minacce USA. Il Golpe Elettrico venezuelano potrebbe innescare quel genere di conflitto prima locale e poi mondiale che è [...]]]> di Alessandra Daniele

La Mossa Kansas City della settimana è stata l’Inquisizione, completa di caccia alle streghe, e auto da fé.
Mentre il parlamento italiano litigava su castraz¡one chimica e feti di gomma, quello britannico trasformava la Brexit in un episodio di Black Mirror, e in Venezuela il tragico blackout generale continuava a fare vittime, nel tentativo di mettere in ginocchio il paese, e separare dall’irriducibile Maduro l’esercito che ancora lo sostiene nonostante le minacce USA.
Il Golpe Elettrico venezuelano potrebbe innescare quel genere di conflitto prima locale e poi mondiale che è da sempre la naturale conseguenza delle derive nazionaliste planetarie.
Forse dopotutto non saranno le alterazioni climatiche a estinguerci.
Non abbiamo più tempo, e probabilmente non ce lo meritiamo nemmeno.
Invece di perderlo con le meschine zuffe da pollaio della politica nostrana, dovremmo chiederci quale apocalisse ci attenda, se quella ecologica temuta dalla generazione di Greta Thunberg, o quella nucleare, incubo delle generazioni precedenti.
Se l’ultima onda sarà causata dallo scioglimento dei ghiacciai, o dallo tsunami di un’esplosione atomica.
Invece preferiamo stordirci con le cazzate Grilloverdi.
Come quel reddito di cittadinanza che era stato promesso a 5 milioni di poveri, ma che la ridda kafkiana di restrizioni, obblighi, controlli e divieti ha finora reso accessibile soltanto a un decimo dei presunti destinatari. Il cui voto difficilmente basterà a salvare il Movimento 5 Stelle dal meritato tracollo che lo aspetta alle elezioni europee.
Non è vero però che Macron abbia fatto con la Cina affari migliori di Luigi Di Maio. Macron gli ha venduto 30 miliardi in airbus. Di Maio gli ha venduto l’Italia.
Intanto il PD ha deciso la sua strategia per recuperare consenso: scavalcare a destra Salvini. Accusarlo di non aver ancora espulso 600.000 immigrati come promesso, d’avere un controllo degli sbarchi e delle milizie libiche meno ferreo di quello di Minniti, di trascurare gli interessi degli imprenditori del Nord e le direttive di Confindustria, e naturalmente di ritardare la realizzazione del TAV.
Con un centrosinistra così non ci servirebbe una destra, ma ce l’abbiamo. Anzi, non abbiamo nient’altro.
Qualsiasi apocalisse ci dovesse capitare, per noi non sarà molto peggio che continuare così.

]]>
Dissolvenza incrociata https://www.carmillaonline.com/2019/03/17/dissolvenza-incrociata/ Sun, 17 Mar 2019 22:00:00 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=51660 di Alessandra Daniele

Vi ricordate quando le elezioni europee non contavano un cazzo? Adesso sembrano diventate l’Armageddon. Tutte le decisioni che potrebbero costare voti ai soci di governo vengono rimandate a data da destinarsi, mentre il Reddito di Cittadinanza subisce un’accelerazione improvvisata, con regole che cambiano continuamente a scapocchia, anche a costo di assegnarlo provvisoriamente a qualcuno a cui poi lo si chiederà indietro. Come si chiederanno indietro ai pensionati i soldi della mancata indicizzazione. Mentre Salvini, con la “difesa sempre legittima”, fidelizza il suo elettorato cercando di legalizzare l’omicidio di classe, il Movimento Due Facce [...]]]> di Alessandra Daniele

Vi ricordate quando le elezioni europee non contavano un cazzo? Adesso sembrano diventate l’Armageddon.
Tutte le decisioni che potrebbero costare voti ai soci di governo vengono rimandate a data da destinarsi, mentre il Reddito di Cittadinanza subisce un’accelerazione improvvisata, con regole che cambiano continuamente a scapocchia, anche a costo di assegnarlo provvisoriamente a qualcuno a cui poi lo si chiederà indietro. Come si chiederanno indietro ai pensionati i soldi della mancata indicizzazione.
Mentre Salvini, con la “difesa sempre legittima”, fidelizza il suo elettorato cercando di legalizzare l’omicidio di classe, il Movimento Due Facce sente un bisogno disperato che almeno qualche centinaio di migliaia di elettori vada alle urne con in tasca la tesserina gialla del RDC, e per questa sia disposto a tapparsi il naso su tutte le altre promesse tradite, le svendite e i voltafaccia, compreso il via libera ai bandi del TAV, camuffato dalla “clausola di dissolvenza”.
Di Maio è convinto che Renzi abbia perduto i suoi elettori essenzialmente perché non li pagava abbastanza, quindi ha moltiplicato i suoi 80 euro, e adesso spera in una fedeltà più duratura.
Intanto la neolingua del Governo del Cambiamento diventa sempre più democristiana: i problemi si chiamano “criticità”, le chiacchiere “interlocuzioni”, e ad ogni “controversia” – cioè zuffa – si evoca un cavillo del Contratto di Governo impossibile da “espungere”.
Come annunciato da Grillo, l’era del Vaffanculo è finita.
È cominciata quella della Supercazzola.
Anche l’era di Grillo sembra finita: durante la riorganizzazione post-elezioni regionali, Beppe e Gianroberto Casaleggio sono stati cancellati dalla lista dei fondatori del M5S, sostituiti da Luigi Di Maio e Piersilvio Casaleggio. D’altronde, pare che ormai Grillo sia pentito, e che il suo “Ho creato un mostro” sia qualcosa di più che una battuta del suo nuovo spettacolo, che viene contestato da grillini delusi ad ogni replica.
Troppo tardi, dottor Frankenstein Junior, non avresti dovuto impiantare alla tua creatura il cervello con la targhetta “Abnormal”.
Il Movimento 5 Stelle però non è certo l’unica cosa in dissolvenza.
Il Secolo Americano è al tramonto. L’egemonia USA è in declino, rimpiazzata da quella cinese in espansione. Capitalismo di Stato senza nessuna limitazione, nemmeno apparente.
La parabola dei grillini sembra la terza stagione di Mr Robot:
spoiler
tutte quelle chiacchiere sul fare la Rivoluzione digitale e sconfiggere le perfide corporazioni, per poi finire a svendere il paese ai capitalisti cinesi.
Più o meno come stavano facendo Renzi e Gentiloni.

]]>
Il tunnel di Schrödinger https://www.carmillaonline.com/2019/03/10/il-tunnel-di-schrodinger/ Sun, 10 Mar 2019 22:00:50 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=51567 di Alessandra Daniele

“I nodi vengono al pettine, quando il pettine esiste” – Leonardo Sciascia

Il braccio di ferro tra Movimento 5 Stelle e Lega sul rinnovo dei Bandi del Buco per il TAV è stato brillantemente risolto da una geniale mediazione che viene incontro alle esigenze elettorali di entrambi. Il tunnel sarà realizzato, ma in un universo parallelo. L’entrata esisterà quindi soltanto a discrezione dell’osservatore: coloro che vorranno attraversarlo lo vedranno, per gli altri invece la montagna resterà intatta. Il TAI, Treno ad Alta Improbabilità, condurrà in un Green Universe dove Movimento 5 [...]]]> di Alessandra Daniele

“I nodi vengono al pettine, quando il pettine esiste” – Leonardo Sciascia

Il braccio di ferro tra Movimento 5 Stelle e Lega sul rinnovo dei Bandi del Buco per il TAV è stato brillantemente risolto da una geniale mediazione che viene incontro alle esigenze elettorali di entrambi.
Il tunnel sarà realizzato, ma in un universo parallelo.
L’entrata esisterà quindi soltanto a discrezione dell’osservatore: coloro che vorranno attraversarlo lo vedranno, per gli altri invece la montagna resterà intatta.
Il TAI, Treno ad Alta Improbabilità, condurrà in un Green Universe dove Movimento 5 Stelle e Lega sono al governo in Italia e in Europa fin dal secondo dopoguerra, e grazie alle loro politiche illuminate hanno riformato il continente rendendolo prospero, e impervio alle invasioni saracene. Qualsiasi fonte d’infiltrazione viene immediatamente sigillata con l’ambra gialloverde.
Sotto il vessillo pentaleghista la difesa è sempre legittima, e uno vale uno, purché sia maschio, bianco, e analfabeta.
Tutto il traffico internet è filtrato dalle piattaforme della Casaleggio, che garantiscono imparzialità ed efficienza.
Fame e povertà sono state eliminate per sempre dal Reddito di Cittadinanza, come certificano i dati biometrici inviati alla Casaleggio dai braccialetti elettronici che tutti coloro che lo ricevono devono portare sempre.
Le emissioni tossiche dell’Ilva vengono convogliate e smaltite in un pocket universe, una tasca sub-dimensionale fluttuante sulla periferia di Taranto. Quando sarà satura, si provvederà a fratturare il continuum spazio-temporale con le trivelle quantistiche per crearne delle altre.
L’economia italiana è la locomotiva d’Europa. Ovviamente una locomotiva ad alta velocità.
Giuseppe Conte ha garantito che il Green Universe potrà presto essere visitato, appena terminati i lavori di scavo quantistico del wormhole valsusino, ad opera della Fringe Division della TELT.
Alle insinuazioni dell’opposizione che questa dimensione parallela sia in realtà inesistente e del tutto immaginaria, il premier Conte ha risposto rivelando che è l’universo dal quale lui stesso proviene.

]]>
Casaleggi Disperati https://www.carmillaonline.com/2019/02/17/casaleggi-disperati/ Sun, 17 Feb 2019 22:00:43 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=51143 di Alessandra Daniele

Il Movimento 5 Stelle continua a precipitare, e il mitico Reddito di Cittadinanza potrebbe arrivare troppo tardi per salvarlo. Nelle elezioni abruzzesi, i grillini sono crollati al 19%. Calcolato l’astensionismo al 47%, oggi il M5S ha soltanto il voto di un elettore su 10. A quanto pare, anche il ritorno di Alessandro Di Battista è stato un boomerang. Il Cazzaro Viaggiatore, più che in America Latina, andrebbe spedito in Australia. Luigi Di Maio è sparito 3 giorni, per farsi installare gli aggiornamenti dalla Casaleggio. Quando è tornato online, ha chiesto un’alleanza alle liste civiche che chiamava liste civetta. [...]]]> di Alessandra Daniele

Il Movimento 5 Stelle continua a precipitare, e il mitico Reddito di Cittadinanza potrebbe arrivare troppo tardi per salvarlo.
Nelle elezioni abruzzesi, i grillini sono crollati al 19%. Calcolato l’astensionismo al 47%, oggi il M5S ha soltanto il voto di un elettore su 10.
A quanto pare, anche il ritorno di Alessandro Di Battista è stato un boomerang. Il Cazzaro Viaggiatore, più che in America Latina, andrebbe spedito in Australia.
Luigi Di Maio è sparito 3 giorni, per farsi installare gli aggiornamenti dalla Casaleggio.
Quando è tornato online, ha chiesto un’alleanza alle liste civiche che chiamava liste civetta.
Poi ha definito il Movimento 5 Stelle l’unico argine al berlusconismo. Devono avergli installato gli aggiornamenti del 2009.
La Lega di Salvini, benché primo partito, s’e fermata al 27% dei votanti – parecchi punti sotto i roboanti sondaggi di propaganda – cioè il 13% degli elettori totali.
Quindi, tutto il cosiddetto Governo del Popolo ha ormai soltanto il consenso reale di 2 italiani su 10.
La presunta marea gialloverde, che ci è stata raccontata per mesi come uno tsunami inarrestabile, in realtà si è già ritirata.
A mantenerla al potere è soltanto il patto di sangue per le poltrone che sta costando al Movimento 5 Stelle un’incurabile emorragia di consensi.
Il contratto firmato dal M5S con la Lega somiglia sempre di più a quelli stipulati in Supernatural con un Demone degli Incroci.
E il ministro dell’Inferno non lascerà andare i grillini finché non li avrà dissanguati completamente.
Preoccupato soprattutto di tenere la presa sul governo, Salvini non ha nemmeno festeggiato il risultato dell’Abruzzo secondo l’abituale stile social della Bestia. Invece di lanciarsi in una diretta Facebook di 12 ore in divisa da Imperatore Klingon, s’è precipitato a prendere in ostaggio il primogenito dei grillini, il Reddito di Cittadinanza, con una raffica di emendamenti che lo renderebbero ancora più difficile, se non impossibile, da ottenere.
Poi ha sconfessato l’analisi costi-benefici commissionata da Toninelli, ribadendo che i lavori per il TAV procederanno comunque, come l’Autonomia Differenziata delle regioni più ricche del Nord, la cosa più vicina alla secessione che è riuscito ad ottenere, confermando che il suo patriottismo tricolore non è che un altro dei suoi grotteschi travestimenti.
Benché sia diventato popolare anche al Sud, in realtà Salvini non ha mai cambiato idea sui meridionali.
Vedremo quando i meridionali cambieranno idea su Salvini.
Intanto, questa settimana alla Banda degli Onesti grillina toccherà salvargli il culone dal processo per sequestro di persona.
La base potrà votare sulla piattaforma Rousseau, ma naturalmente alla fine, come a Sanremo, a decidere davvero sarà la giuria di esperti.
E gli salverà il culone, sputtanando definitivamente la Prima Direttiva a 5 Stelle.
Perché Salvini è Salvini.

]]>
La signora in giallo https://www.carmillaonline.com/2019/02/10/la-signora-in-giallo/ Sun, 10 Feb 2019 18:00:04 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=51047 di Alessandra Daniele

Luigi Di Maio l’ha presentata in una teca come una Madonnina piangente: la prima tessera del mitico Reddito di Cittadinanza. Che in realtà non è un reddito, e non è di cittadinanza, ma sarà (se e quando partirà davvero) un sussidio di disoccupazione, vincolato a un milione di regole burocratiche che trasformeranno in un sorvegliato speciale chi cercherà di ottenerlo. Inoltre, la gialla master card destinata secondo Di Maio ad “abolire la povertà” sarà comunque negata proprio ai più poveri. Non la riceveranno gli sfrattati e i senzatetto. Non la [...]]]> di Alessandra Daniele

Luigi Di Maio l’ha presentata in una teca come una Madonnina piangente: la prima tessera del mitico Reddito di Cittadinanza. Che in realtà non è un reddito, e non è di cittadinanza, ma sarà (se e quando partirà davvero) un sussidio di disoccupazione, vincolato a un milione di regole burocratiche che trasformeranno in un sorvegliato speciale chi cercherà di ottenerlo.
Inoltre, la gialla master card destinata secondo Di Maio ad “abolire la povertà” sarà comunque negata proprio ai più poveri.
Non la riceveranno gli sfrattati e i senzatetto.
Non la riceveranno italiani e stranieri in povertà assoluta che risiedono in Italia da meno di dieci anni.
Non la riceveranno i giovani disoccupati che devono abitare ancora coi genitori.
Se la riceverà, la perderà l’imbianchino disoccupato di Catania che si rifiuta di andare ad allevare anguille a Comacchio, e viceversa.
Non riuscirà mai ad ottenerla chi non sa o non può procurarsi tutta la documentazione necessaria per dimostrare a Nostra Signora del Sussidio che non è un truffatore fancazzista, né un immigrato a torso nudo con lo smartphone.
Ma basta con queste lamentele, guardiamo il bicchiere mezzo pieno: se tutto va bene, da maggio circa un milione di famiglie riceveranno una nuova social card con circa 100 euro a settimana per fare la spesa (l’eventuale resto sarà rigorosamente destinato all’eventuale affitto).
È il momento di recuperare lo scontrino col quale Pina Picierno voleva dimostrarci come 80 euro bastassero a una famiglia di tre persone per una spesa settimanale.
Lo scopo primario del Reddito di Cittadinanza però non è lo stesso degli 80 euro renziani, cioè pagare gli italiani per votare un branco di cazzari. Quello lo fanno anche gratis.
Il Reddito di Cittadinanza è innanzitutto uno strumento di controllo sociale, come ha esplicitato il sociologo ex-grillino Domenico De Masi: “Elargire questo sussidio serve ai ricchi, per evitare che i poveri s’incazzino e gli taglino la testa”.
Il compito dichiarato del Movimento 5 Stelle è sempre stato fin dall’inizio quello di assorbire la rabbia popolare, per impedire che producesse qualcosa di realmente rivoluzionario.
Beppe Grillo l’ha rivendicato più volte: “Se non ci fossimo noi a tenerla buona, la gente scenderebbe in piazza”. E Di Maio s’è vantato di recente: “Senza di noi, anche in Italia ci sarebbero i gilet gialli”.
Il RDC è un sedativo di massa. 
E non è certo concepito per evitare la recessione (generale e prevista) né la conseguente prossima Quaresima di tasse e tagli, ma per renderle più sopportabili per le masse, con un centinaio di euro in più a settimana a quelli che potrebbero diventare realmente pericolosi per il sistema.
Per tenerli tranquilli. E sorvegliati.
Perché restino buoni cittadini.
E consumatori.
Non ai senzatetto quindi, né ai migranti, che invece vengono spinti sempre più verso l’emarginazione totale – anche col decreto Salvini – per essere usati come spauracchio e capro espiatorio.
Questo disegno non è occulto, è esplicito, come le dichiarazioni che ho citato confermano, ma funziona lo stesso, come ogni manipolazione che faccia leva sugli istinti e sui bisogni primari.
L’utilità del governo Grilloverde per le élite che dice di combattere però difficilmente lo salverà dal suo destino ultimo: diventare a sua volta il capro espiatorio, quando la Crisi affonderà le zanne, e i sedativi di massa non basteranno a tenere buone le prede.

]]>
Accattoni https://www.carmillaonline.com/2018/12/09/accattoni/ Sun, 09 Dec 2018 18:00:27 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=50140 di Alessandra Daniele

Mentre fanno i bulli sui social – l’epitome della sfiga – in real life, davanti ai commissari europei i Grilloverdi strisciano, mendicando qualche punto di deficit in più. Secondo lo stesso decreto Salvini andrebbero arrestati per accattonaggio molesto. La loro speranza di sopravvivenza politica si riduce tutta alla scommessa che gli italiani condividano la loro stessa pochezza, che siano abbastanza disperati da svendersi per la vaga promessa di quattro spiccioli, e per di più condizionati alla supervisione d’un fantomatico tutor, navigator, predator, terminator. Il prezzo della servitù a [...]]]> di Alessandra Daniele

Mentre fanno i bulli sui social – l’epitome della sfiga – in real life, davanti ai commissari europei i Grilloverdi strisciano, mendicando qualche punto di deficit in più. Secondo lo stesso decreto Salvini andrebbero arrestati per accattonaggio molesto.
La loro speranza di sopravvivenza politica si riduce tutta alla scommessa che gli italiani condividano la loro stessa pochezza, che siano abbastanza disperati da svendersi per la vaga promessa di quattro spiccioli, e per di più condizionati alla supervisione d’un fantomatico tutor, navigator, predator, terminator.
Il prezzo della servitù a un sistema economico che ti sfrutta e ti umilia, però ogni tanto ti lancia un osso da rosicchiare, perché dopotutto gli servi vivo.
Di tutte le mirabolanti promesse di palingenesi e perestroika, ormai solo questo è rimasto, lo spettro d’un sussidio, e ogni giorno si fa più evanescente. Si scioglie come una pastiglia effervescente in un bicchiere d’acqua.
A questo punto della trattativa Stato – Mafia UE, ai Grilloverdi torna utile il premier di paglia, Giuseppe Conte, il prestanome incaricato di strisciare per tutto il governo, mentre Salvini promette fermezza, e distrae gli elettori con le solite stronzate razziste e nazionaliste.
Matteo Salvini è il Grand Wizard delle Mosse Kansas City.
Come ci viene illustrato dal killer Mr.Goodkat (Bruce Willis) all’inizio di Slevin (“Lucky Number Slevin”, 2006) una Kansas City Shuffle – o Mossa Kansas City – è un elaborato diversivo per distrarre l’attenzione delle proprie vittime da ciò che sta veramente per succedergli.
Anche Di Maio ha la sua Kansas City, quella del Sordi Americano a Roma, al quale somiglia ogni giorno di più, coi suoi Mississipi Navigator, e il suo ghigno sempre più anacronistico.
E pure Conte sorride, mentre cala le braghe coll’UE sui conti della Manovra, già votata alla Camera, ma solo per essere cancellata subito dopo come un mandala di sabbia. O un messaggio di Mission Impossible.
Tutte le rutilanti promesse dei Grilloverdi si autodistruggeranno entro la fine dell’anno.
È il prezzo della servitù a quest’Unione Europea, che ogni tanto ci lancia un osso da rosicchiare, perché dopotutto l’Italia gli serve viva.

]]>
Money For Nothing https://www.carmillaonline.com/2018/12/02/money-for-nothing/ Sun, 02 Dec 2018 18:00:42 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=49844 di Alessandra Daniele

Dopo aver giurato, spergiurato e letteralmente gridato dal balcone che non avrebbero mai ceduto all’UE sui conti della manovra finanziaria, i Grilloverdi ovviamente hanno ceduto. Tuttavia il Movimento 5 Stelle, mentre approva le leggi razziali di Salvini, distrae i media con un classico berlusconiano – gli insulti ai giornalisti – e assicura che il Reddito di Cittadinanza arriverà come promesso. Non sono però ancora chiare le modalità con le quali il sussidio sarà erogato.

Queste le tre ipotesi più accreditate.

1 – Il primo settembre d’ogni anno, tutti gli aventi diritto [...]]]> di Alessandra Daniele

Dopo aver giurato, spergiurato e letteralmente gridato dal balcone che non avrebbero mai ceduto all’UE sui conti della manovra finanziaria, i Grilloverdi ovviamente hanno ceduto.
Tuttavia il Movimento 5 Stelle, mentre approva le leggi razziali di Salvini, distrae i media con un classico berlusconiano – gli insulti ai giornalisti – e assicura che il Reddito di Cittadinanza arriverà come promesso. Non sono però ancora chiare le modalità con le quali il sussidio sarà erogato.

Queste le tre ipotesi più accreditate.

1 – Il primo settembre d’ogni anno, tutti gli aventi diritto riceveranno una lettera, dovranno recarsi alla stazione, e salire su un treno speciale visibile soltanto a loro, che li porterà a un Castello per l’Impiego nel quale saranno esaminati, e suddivisi in quattro diverse categorie in base alle loro attitudini personali.
I Grifondoro otterranno il Reddito di Cittadinanza.
I Tassorosso saranno affidati a Severus Spread.
I Corvonero saranno assunti dal padre di Di Maio.
I Serpeverde diventeranno sottosegretari leghisti.

2 – Il primo aprile d’ogni anno, tutti gli aventi diritto riceveranno un fagiolo magico che dovranno piantare in un campo la prima notte di luna piena. La mattina dopo sarà spuntata una gigantesca pianta sulla quale dovranno arrampicarsi fino a un Castello per l’Impiego sulle nuvole, dove per ottenere il Reddito di Cittadinanza dovranno sfidare la Bestia, ovvero l’algoritmo social col quale Matteo Salvini scopre tutte le mattine cosa deve fingere di essere per salire nei sondaggi. Gli sconfitti saranno postati su Instagram come piatto del giorno .

3 – Il primo novembre d’ogni anno, tutti gli aventi diritto riceveranno una videocassetta con la registrazione d’una bambina dai lunghi capelli neri che emerge dal tunnel del TAV.
Entro sette giorni recepiranno il Reddito di Cittadinanza.
O moriranno.

Il vicepremier Luigi Di Maio garantisce che siano già in preparazione oltre 5 milioni di speciali carte di credito, e che l’operazione servirà anche a risolvere la vertenza della Pernigotti.
Le tessere per ottenere il Reddito di Cittadinanza saranno infatti di cioccolata.

]]>