Peter Capaldi – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sun, 14 Dec 2025 09:25:41 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Il signore del tempo sprecato https://www.carmillaonline.com/2016/01/31/il-signore-del-tempo-sprecato/ Sun, 31 Jan 2016 21:46:24 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=28323 di Alessandra Daniele

Doctor_WhoDopo averne sistematicamente sprecato, distorto e distrutto tutte le potenzialità e tutti i pregi, Steven Moffat lascia finalmente Doctor Who, ma potrebbe già essere troppo tardi. Nella nona stagione, la serie ha disceso un altro gradino della sua deriva reazionaria: è diventato uno strumento di propaganda bellica. The Zygon Invasion – The Zygon Inversion, scritto da Peter Harness (già autore del sermone antiabortista Kill the Moon) e dallo stesso Moffat, episodio doppio concepito fin dal titolo come l’Invasione degli Ultracorpi dello “Scontro di Civiltà”, s’è dimostrato un [...]]]> di Alessandra Daniele

Doctor_WhoDopo averne sistematicamente sprecato, distorto e distrutto tutte le potenzialità e tutti i pregi, Steven Moffat lascia finalmente Doctor Who, ma potrebbe già essere troppo tardi.
Nella nona stagione, la serie ha disceso un altro gradino della sua deriva reazionaria: è diventato uno strumento di propaganda bellica.
The Zygon Invasion – The Zygon Inversion, scritto da Peter Harness (già autore del sermone antiabortista Kill the Moon) e dallo stesso Moffat, episodio doppio concepito fin dal titolo come l’Invasione degli Ultracorpi dello “Scontro di Civiltà”, s’è dimostrato un esempio particolarmente disgustoso ed ipocrita di come la paranoia xenofoba e la falsa dicotomia NATO – ISIS siano sistematicamente adoperate per giustificare il neocolonialismo.
I profughi sono poi stati di nuovo ritratti come pericolosi mostri alieni anche nell’episodio Face the Raven.

Tutta la nona stagione è stata d’una bruttezza desolante. Non stupisce quindi che l’audience sia precipitato. Già l’ottava stagione, la prima di Capaldi e la quarta di Moffat, aveva segnato un tracollo degli ascolti, registrando un record negativo dopo l’altro persino in Gran Bretagna dove la serie è un’istituzione. Il crollo è continuato e peggiorato con la nona stagione, sprofondando Doctor Who ai minimi storici ai quali fu cancellato la prima volta.
La serie è franata anche dal punto di vista tecnico. Set squallidi, fotografia sciatta, costumi palesemente riciclati da altre serie, imbarazzante CGI anni ’90. Storie inconsistenti stiracchiate in due episodi per risparmiare anche sulle idee. Quasi tutto lo scarso budget è stato speso per l’unica guest star, Maisie Williams, sfruttata ad nauseam per quattro episodi diversi, mentre il resto veniva letteralmente girato con due spicci.
La pochezza dei testi ha finito per danneggiare anche Peter Capaldi, costantemente sopra le righe nel vano tentativo di compensarla, con un imbarazzante effetto simile allo storico sketch di Tunnel “Gassman legge l’etichetta del maglione”.

Negli ultimi due anni s’era tentato di giustificare il reazionario retcon della Time War in The Day of the Doctor come necessario per un epico ritorno di Gallifrey. Il ritorno di Gallifrey è stato patetico.
Lo sgangherato season finale Hell Bent ha ridotto Gallifrey a uno sterrato e un robivecchi sullo sfondo, mentre l’episodio si concentrava completamente sull’ennesima resurrezione di Clara, che Moffat ha cercato di rendere la companion più “importante” della storia della serie, e il suo maldestro alibi contro le motivate accuse di sessismo, riuscendo solo a farne una lagnosa Mary Sue al quale ogni status iperbolico, dall’ubiquità all’immortalità, è stato regalato solo per cattiva coscienza, come una laurea a una raccomandata analfabeta. Prima bistrattata senza colpa e poi angelicata senza merito secondo il classico modus operandi sessista, senza una personalità autonoma, senza coerenza né spessore narrativo, Clara è stata uno dei peggiori fallimenti di tutta la fallimentare era Moffat.

Se proteste, stroncature, e petizioni non avevano mai avuto nessuna possibilità di spingere la BBC a sostituire Moffat fintanto che la serie rimaneva un successo commerciale, la frana degli ascolti s’è invece dimostrata efficace: al termine della prossima stagione di Doctor Who, rimandata al 2017, Steven Moffat lascerà la guida della serie a Chris Chibnall.
L’indispensabile rigenerazione è finalmente cominciata.
Attualmente impegnato con la terza stagione di Broadchurch di cui è autore e showrunner, Chibnall è stato sceneggiatore capo e co-produttore di Torchwood con Russell T. Davies, e autore di vari episodi di Doctor Who e Life on Mars.
Purtroppo però la transizione s’annuncia pericolosamente lenta e farraginosa. Lasciare a Moffat un’altra stagione per demolire definitivamente la serie è un azzardo suicida.
Quando Chibnall subentrerà potrebbe non esserci rimasto più niente da salvare.

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L’ultimo respiro https://www.carmillaonline.com/2014/08/31/lultimo-respiro/ Sun, 31 Aug 2014 20:48:06 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=17051 di Alessandra Daniele

Twelve“Andiamoci a incollare un’altra cassa da morto” diceva Totò negli ultimi anni quando s’accingeva a interpretare un altro film il cui unico pregio sarebbe stata la sua presenza. Doctor Who è morto, creativamente e culturalmente morto. A Peter Capaldi, arrivato troppo tardi, non è rimasto che l’ingrato compito di caricarsene la cassa sulle spalle, d’incollarsi il peso d’esserne l’unico pregio, tentando di rendere accettabile il Dottore che gli tocca interpretare, benché Moffat l’abbia fatto persino più stronzo del predecessore.

Segue spoiler

Eleven era una jena (ridens). Twelve [...]]]> di Alessandra Daniele

Twelve“Andiamoci a incollare un’altra cassa da morto” diceva Totò negli ultimi anni quando s’accingeva a interpretare un altro film il cui unico pregio sarebbe stata la sua presenza.
Doctor Who è morto, creativamente e culturalmente morto. A Peter Capaldi, arrivato troppo tardi, non è rimasto che l’ingrato compito di caricarsene la cassa sulle spalle, d’incollarsi il peso d’esserne l’unico pregio, tentando di rendere accettabile il Dottore che gli tocca interpretare, benché Moffat l’abbia fatto persino più stronzo del predecessore.

Segue spoiler

Eleven era una jena (ridens). Twelve è un arrogante aristocratico stizzoso e crudele, che non ha nessuna giustificazione narrativa per la sua stronzaggine, essendo stato svuotato di tutto il bagaglio emotivo che avrebbe potuto dare qualche senso a questa sua ulteriore involuzione.
È uno sprezzante privilegiato acido e menefreghista col quale risulta impossibile empatizzare.
Cosa della quale sembra persuaso persino lo stesso Moffat, se ha ritenuto necessario riesumare Eleven per convincere la povera Clara ad accettare Twelve, con un’imbarazzante, ricattatoria e patetica ”telefonata di raccomandazione”.
La millanteria moffattiana che la monocromatica stronzaggine renda il suo Dottore più simile ai lontani predecessori dell’era classica è non solo sostanzialmente falsa, ma soprattutto irrilevante: i personaggi sono creati per evolversi, non regredire.
E il Time Lord del passato a cui Twelve più somiglia è Rassilon.
Questa caratterizzazione del dodicesimo Dottore, che neanche il talento di Peter Capaldi riesce a salvare, è il difetto più grave di Deep Breath, premiere della nuova stagione, ma non certo l’unico.
Il plot è l’ennesimo fiacco auto-riciclaggio della fissa moffattiana per le statue assassine, anche stavolta nella versione robotica di The Girl in the Fireplace. Un’idea logora quanto l’ambientazione vittoriana, altra ormai insopportabile fissa della gestione Moffat.
“Don’t breath” non sarà il nuovo ”Don’t blink”.
La riduzione di Clara a carne da macello per le peggiori gag poi non lascia dubbi sul perché Jenna Louise Coleman stia cercando di lasciare la serie. Si perde il conto di quante volte Clara venga zittita, cazziata, insultata, presa a giornalate in faccia, e abbandonata per strada. Come un cane.
E mentre sopporta tutto questo, dopo essere nella scorsa stagione morta infinite volte per salvare il Dottore, viene anche ripetutamente accusata di non essergli ancora abbastanza devota. Benché le manchi solo di mettersi una scopa nel culo per ramazzare il Tardis.
I siparietti fra Vastra e Jenny poi sono la parodia misogina d’un matrimonio fra due donne.
Dieci anni dopo il bacio fra Jack e Nine nel Doctor Who di Russell T. Davies, e vent’anni dopo quello fra Jadzia Dax e l’ex moglie in Deep Space Nine, Moffat ha preferito mascherare l’unico bacio consentito fra Vastra e Jenny da respirazione artificiale.
La parte più imbarazzante di Deep Breath però è questo dialogo sulla capacità del Dottore di cambiare volto:

Clara – I did not flirt with him.
Vastra – He flirted with you.
Clara – How?
Vastra – He looked young. Who do you think that was for?

L’idea è che il Dottore si sia per decenni travestito da giovane per beccare figa.
Un maldestro tentativo di Moffat di far passare il suo Twelve come “il vero volto” del Dottore, declassando più di metà dei precedenti a semplici “maschere”, che contraddice la premessa fondamentale della serie, e quel che è peggio fa sembrare il Dottore uno di quei vecchi maniaci che si nascondono dietro un avatar da cartone animato per agganciare le ragazzine online.
Fare di peggio è quasi impossibile.
Moffat però ci proverà.
In 50 anni Doctor Who è stato tutto e il contrario di tutto, ha prodotto capolavori della fantascienza Tv e cagate atroci, a volte nella stessa stagione, a volte dello stesso autore.
Questa varietà è nella natura stessa del concept, come lo è la periodica necessità di rigenerarsi, rinascere cambiando non solo volto, ma anche e soprattutto corso, cioè sostituendo gli autori, le menti dietro quel volto.
Un rinnovamento adesso nello stesso tempo indispensabile, e impossibile, perché il successo commerciale ha reso Moffat pressoché intoccabile alla BBC.
La dodicesima potrebbe quindi essere davvero l’ora più oscura del Dottore. La sua autentica Darkest Hour.
Doctor Who è morto. Se non si rigenererà in tempo, lo resterà definitivamente.

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