Mafia capitale – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Wed, 30 Apr 2025 21:35:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Le Cazzarie https://www.carmillaonline.com/2016/03/13/le-cazzarie/ Sun, 13 Mar 2016 20:00:18 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=29126 di Alessandra Daniele

ratatouillePer festeggiare la vittoria alle primarie del PD di Milano, Sala ha usato Heroes. Avrebbe dovuto usare China Girl. A Roma il numero delle schede nelle urne ha superato di parecchio quello dei votanti. Pare abbiano partecipato anche i topi. A Napoli si pagavano i passanti per votare la candidata renziana al posto degli elettori PD. Un caso di primarie surrogate. Il cosiddetto voto in affitto. Il ricorso di Bassolino è stato respinto per affrancatura insufficiente. Nel PD, tanto per cambiare, sono ai materassi. D’Alema e Bersani approfittano dell’occasione [...]]]> di Alessandra Daniele

ratatouillePer festeggiare la vittoria alle primarie del PD di Milano, Sala ha usato Heroes. Avrebbe dovuto usare China Girl.
A Roma il numero delle schede nelle urne ha superato di parecchio quello dei votanti. Pare abbiano partecipato anche i topi.
A Napoli si pagavano i passanti per votare la candidata renziana al posto degli elettori PD. Un caso di primarie surrogate. Il cosiddetto voto in affitto.
Il ricorso di Bassolino è stato respinto per affrancatura insufficiente.
Nel PD, tanto per cambiare, sono ai materassi. D’Alema e Bersani approfittano dell’occasione in cerca di vendetta, riesumando l’orgoglio ulivista. Pride, Primaries, and Zombies.
Se il peggior nemico dei candidati PD è il PD, il miglior alleato è Berlusconi, che a Roma ha candidato il protettore civile Bertolaso, mobilitando i suoi sorci nella capitale per sostenerlo. In realtà, a un Bertolaso senza terremoto la maggioranza dei romani preferirebbe un terremoto senza Bertolaso.
Intanto il centrodestra è già ridotto in macerie, e Salvini non può ricostruirlo attorno a sé come vorrebbe, gli mancano gli agganci giusti, le relazioni necessarie. Gli servirebbe qualcuno che le creasse per lui. Un Dell’Utri in affitto.
Comunque, dopo il caso Marino, sembra che a Roma nessuno voglia davvero vincere, e diventare sindaco di Topolinia.
Volente o nolente però a qualcuno toccherà essere eletto, e attraversare le cinque fasi della sindacatura:

Rifiuto
Il neosindaco s’aggira incredulo, comportandosi come se fosse ancora in campagna elettorale. Spara promesse impossibili da mantenere, cerca di nominare assessori i suoi cantanti preferiti, visita la città come un turista giapponese.

Mercato
I veri padroni della città, i clan politico mafiosi, presentano il conto per la sua elezione. Il neosindaco distribuisce appalti, assessorati, finanziamenti, e comincia ad ambientarsi, illudendosi che riuscirà a controllare la situazione.

Ira
Cominciano a scoppiare i primi scandali. Il sindaco reagisce ostentando indignazione, millantando assoluta estraneità, spacciandosi come baluardo di legalità contro il malaffare, e minacciando querele.

Depressione
Beccato con le mani nel sacco, il sindaco s’avvilisce e si dispera davanti alle telecamere, continuando a professarsi innocente, non più con arroganza, ma atteggiandosi a vittima di qualche perfido complotto internazionale.

Accettazione
Il sindaco viene prima commissariato, e poi silurato dalla sua stessa giunta. All’inizio brontola, minacciando oscure vendette, ma alla fine si rassegna, consolandosi col sostanzioso vitalizio che ha comunque già maturato, e col sogno d’un ritorno da outsider. È tempo di nuove primarie. I topi si preparano.

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Final Destination https://www.carmillaonline.com/2015/06/14/final-destination/ Sun, 14 Jun 2015 19:32:50 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=23318 di Alessandra Daniele

alfanoCol PD balcanizzato, sconfitto, e preso con le mani nel Sacco di Roma, quel governo che a troppi era parso invincibile è adesso pateticamente appeso ai ricatti di Alfano, e ai comodi di Verdini. Cioè ai fuorusciti, più o meno autorizzati, di Berlusconi. Chi l’avrebbe mai detto? Beh, io per esempio. Fin dal’inizio. Oggi in Italia Renzi conta sempre meno. In Europa invece non è mai contato un cazzo. Da anni l’Italia chiede all’Europa maggiore flessibilità dei vincoli di bilancio, e gestione condivisa dei flussi migratori. Le [...]]]> di Alessandra Daniele

alfanoCol PD balcanizzato, sconfitto, e preso con le mani nel Sacco di Roma, quel governo che a troppi era parso invincibile è adesso pateticamente appeso ai ricatti di Alfano, e ai comodi di Verdini. Cioè ai fuorusciti, più o meno autorizzati, di Berlusconi.
Chi l’avrebbe mai detto? Beh, io per esempio. Fin dal’inizio.
Oggi in Italia Renzi conta sempre meno.
In Europa invece non è mai contato un cazzo.
Da anni l’Italia chiede all’Europa maggiore flessibilità dei vincoli di bilancio, e gestione condivisa dei flussi migratori. Le risposte che ha ricevuto fin’ora sono state chiare:
Flessibilità? Scordatevela.
Immigrazione? Cazzi vostri.
È facile essere Salvini. E diventa ogni giorno più facile.
Stiamo infatti assistendo anche al ritorno d’una disgustosa quanto contagiosa malattia medievale: la caccia alle streghe.
Più che a Cesare Ottaviano Augusto fondatore dell’impero, oggi Renzi somiglia a Cesarione, e i barbari sono alle porte: i media brulicano di aspiranti leader leghisti e grillini, ansiosi d’essere promossi da Spauracchio a Cazzaro titolare, mentre le renziane-immagine, dimostratesi totalmente incapaci di guadagnare consensi reali, sono state sostituite in Tv da stizzosi burocrati come Orfini persino più inefficaci.
E come il fantasma dei Natali passati, è ricomparso anche Mastella.
Tutta la scintillante vernice di nuovismo vincente del governo Renzi sembra evaporata in una notte come un’abbronzatura fasulla, scoprendo una carcassa rosa dalla ruggine e dai parassiti.
È l’effetto Genesis: lo sviluppo accelerato artificialmente produce un decadimento altrettanto veloce. Il tempo di dimezzamento dell’isotopo Renzi è stato così breve che il suo rimpiazzo non è ancora pronto.
Di Battista è ancora crudo.
Salvini è al sangue.
Di Maio è stoppaccioso.
E Toti ha appena chiesto la restituzione dei due Marò con gli interessi: ne vuole tre.
Tutto questo potrebbe allungare la semivita del governo. L’impraticabilità di tutte le altre opzioni, unica polizza d’assicurazione di Renzi, però sta per scadere. Persino nel PD già fermentano leadership alternative.
La destinazione finale è già decisa.
Allacciate le cinture.

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Prosperare sul disastro. Cronache dall’emergenza sociale permanente/3 https://www.carmillaonline.com/2015/04/05/prosperare-sul-disastro-cronache-dallemergenza-sociale-permanente3/ Sat, 04 Apr 2015 22:10:58 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=21766 di Alexik

[A questo link il capitolo precedente.]

Lupo-agnelloNell’esperienza romana il disastro abitativo ha rappresentato, oltre che una benedizione per i palazzinari, un vasto terreno di espansione per la cooperazione sociale. Gli imprenditori del mercato della miseria ne hanno beneficiato nelle sue varie forme: gestione dei centri di assistenza alloggiativa temporanea (CAAT), centri di accoglienza per richiedenti asilo, nuovi ghetti per rom e sinti, servizi per i senza fissa dimora … Situazioni diverse definite sulla base delle differenti categorizzazioni di genti accomunate da una stessa condizione: la totale impossibilità economica di saziare gli immensi appetiti [...]]]> di Alexik

[A questo link il capitolo precedente.]

Lupo-agnelloNell’esperienza romana il disastro abitativo ha rappresentato, oltre che una benedizione per i palazzinari, un vasto terreno di espansione per la cooperazione sociale. Gli imprenditori del mercato della miseria ne hanno beneficiato nelle sue varie forme: gestione dei centri di assistenza alloggiativa temporanea (CAAT), centri di accoglienza per richiedenti asilo, nuovi ghetti per rom e sinti, servizi per i senza fissa dimora … Situazioni diverse definite sulla base delle differenti categorizzazioni di genti accomunate da una stessa condizione: la totale impossibilità economica di saziare gli immensi appetiti delle rendita immobiliare.

In tutti i questi casi, a ritagliarsi una fetta consistente della torta dell’assistenza ai senza casa (e di quale assistenza si tratti vedremo fra poco), ritroviamo i protagonisti dell’accordo di cartello venuto alla luce con l’inchiesta Mafia Capitale. O meglio … venuto a conoscenza dei più, perché è impossibile sia passato inosservato davanti agli occhi degli addetti ai lavori.

Le cooperative dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone1 e quelle affiliate all’Eriches 29 di Salvatore Buzzi hanno cominciato ad affermarsi nel settore abitativo a partire dall’era Veltroni per arrivare alla massima prosperità sotto Alemanno, dimostrando un’estrema duttilità di adattamento sia nei confronti delle politiche sociali così dette “buoniste” che di quelle “cattiviste”. Ma partiamo dall’origine delle loro fortune, da quello che, dopo la Pantanella, è stato il più grande sgombero di immigrati della storia di Roma. Quello che ha inaugurato il circolo “virtuoso” fra gli sgomberi delle occupazioni abitative e gli affari della cooperazione sociale, e la cui storia può considerarsi l’emblema di cosa si nasconda sotto tanta retorica sulla solidarietà.

All’origine fu l’Hotel Africa

Kerba

Kerba. Foto di Lorenzo Pari.

Nell’agosto 2004 la giunta Veltroni procedette allo sgombero dell’Hotel Africa, gli ex magazzini ferroviari della stazione di Roma Tiburtina occupati da centinaia di profughi, prevalentemente etiopi, somali (molti dal Darfur) ed eritrei.

“Kerba”, come veniva chiamato dai suoi abitanti, era un villaggio2. Un villaggio di persone che i propri Stati di origine avrebbero voluto in guerra, e che invece, ostinatamente, vivevano in pace. Al suo interno c’erano ristoranti, un luogo di preghiera, uno per la scuola di italiano e le riunioni, i bar, il barbiere, la lavanderia. Servizi e spazi di socialità completamente autogestiti dagli immigrati, nel contesto di una situazione precaria, con la luce assicurata dai generatori, pochi bagni per tanta gente e l’acqua per lavarsi scaldata sui fornelli.

Tutto questo, secondo il lessico veltroniano, doveva essere trasferito (non “sgomberato”, per carità, che suona male), ufficialmente per assicurare una sistemazione più dignitosa ai richiedenti asilo. Ufficiosamente perché l’Hotel Africa andava demolito nell’ambito del progetto del nuovo snodo dell’Alta Velocità della stazione Tiburtina e di interramento della tangenziale est.

Lives in the shadows 6

Occupanti del Kerba. Foto: Lorenzo Pari.

Il progetto definitivo della stazione venne approvato il 1° agosto 2004. La mattina del 18 si presentarono i funzionari del Comune con polizia e carabinieri, e iniziò il “trasferimento”, con solo otto ore di preavviso agli abitanti. Un delirio, con la gente che dopo aver passato tutta la notte a cercare di raccogliere le proprie cose, si ritrovò sbattuta in posti assurdi: “Quindici persone sono state accompagnate in un ostello nei pressi dell’aeroporto di Ciampino. Però li hanno dimenticati lì e per tre giorni non sapevano neppure dove fossero. Non avevano niente da mangiare. Altri sono finiti in un garage, dove un tubo di scarico della fogna rotto rende impossibile respirare. Altri sono alloggiati in una struttura in grado di accettare 70 persone, ma sono in 110”.3

Venne chiuso il capannone grande, con dentro gli averi di chi quella mattina non era presente. Lo sgombero era avvenuto infatti nel mezzo della stagione agricola, e molti profughi si trovavano al sud a lavorare come braccianti in nero. Da un magazzino più piccolo, centoventi sudanesi rifiutarono di spostarsi dopo aver visto il luogo di destinazione. «Neppure in prigione ci sono stanze così”: stanze con due letti a castello a tre piani, orari di uscita e di entrata obbligati4. “Gli altri gruppi sono andati via, solo noi sudanesi siamo rimasti. Hanno cominciato a minacciarci, ci volevano sbattere per strada”.5 Nonostante le intimidazioni, per un altro anno tennero duro.

Lives in the shadows 0

Occupante del Kerba. Foto: Lorenzo Pari.

Tranne i darfuriani, la comunità del Kerba venne disgregata, in parte indirizzata verso i centri gestiti dalle cooperative, in parte semplicemente buttata fuori. Fra gli esclusi, chi si presentava nei nuovi centri di accoglienza senza il cartellino – di colore diverso a seconda della provenienza nazionale – veniva respinto dai piantoni della security, e rimaneva a dormire li fuori, sul marciapiede.6 Quelli “col cartellino” vennero indirizzati verso varie strutture: circa 200 nell’ex vetreria di via Cupa affidata in gestione al Consorzio Eriches di Salvatore Buzzi, altri in immobili gestiti dall’Arciconfraternita, come Grottarossa e via Casilina 815, altri al Fosso di Centocelle dall’ACISEL Onlus.

L’operazione di trasferimento, le cui modalità testé descritte furono coordinate da Luca Odevaine – all’epoca vice-capo gabinetto di Veltroni e oggi detenuto con l’accusa  di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso – riempì il sindaco di orgoglio: “È un risultato importante per la città, perché rappresenta un esempio di civiltà. Da oggi Roma realizza un modello innovativo d’ accoglienza”7. Peccato che “il modello innovativo di accoglienza” contrattato con le comunità dei migranti – quello che prevedeva nei nuovi centri piena libertà di movimento, la possibilità di cucinare e di gestire i propri spazi, e la “valorizzazione delle forme di autogestione sperimentate a Tiburtina”- si dimostrò ben presto carta straccia.

Lives in the shadows 1a

Occupante del Kerba. Foto: Lorenzo Pari.

Nei nuovi centri, come quello di via Cupa (il Baobab) gestito dall’ Eriches, alle 9 del mattino dovevi essere fuori dagli stanzoni che ospitavano dai 10 ai 16 letti. Se non avevi un’attività, dovevi vagare per la città, con qualsiasi tempo, e tornare nel pomeriggio. Una volta a “casa” non avevi l’uso cucina. L’unico pasto veniva distribuito di sera da una ditta di catering8. Col tempo il Baobab migliorò notevolmente diventando un centro di eccellenza, il fiore all’occhiello dell’Eriches da mostrare a politici e sponsor quando si trattava di chiedere soldi. Ospitò nel suo ristorante la tavolata di Buzzi, Alemanno e Poletti, quella immortalata in una foto salita recentemente agli onori della cronaca. Ma nell’agosto del 2004 la situazione degli alloggiamenti non era certo idilliaca.

Già dal primo ottobre un centinaio di eritrei scapparono dai centri e tornarono ad occupare una vecchia scuola in via della Bella Villa. Il perché lo spiega Manuel: “Come faccio a vivere con un pasto al giorno? Perché alle nove di mattina devo essere messo alla porta e tornare dopo le sei? Perché non posso cucinarmi una colazione? Perché devo andare in giro con un solo vestito senza la possibilità di fare niente?”.9

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Occupante del Kerba. Foto: Lorenzo Pari.

Nel settembre 2005 vennero trasferiti gli ultimi occupanti del Kerba (i sudanesi del magazzino piccolo) nel centro di via Scorticabove, gestito dall’Arciconfraternita tramite il Consorzio “Casa della Solidarietà”. Una palazzina a due piani in mezzo agli outlet di una zona artigianale a San Basilio, senza allaccio del gas, senza acqua calda e a volte anche senza quella fredda, perché collocata in un’area priva di un’adeguata rete di servizi. “Quando abitavamo nel magazzino – spiega Gazhim – l’acqua era sempre fredda, ma potevamo scaldarla nelle pentole”. All’interno della nuova struttura non era possibile per “motivi di sicurezza”10.

Passò il tempo, e qualche anno dopo la situazione dei centri, descritta dal Gruppo Richiedenti Asilo Roma, non sembrava molto migliorata: “È inverno e non c’è riscaldamento né acqua calda a Baobab in via Cupa e a via Casilina 815. In questi giorni nel centro di Centocelle abitano cinque famiglie e venti bambini pieni di tosse”…

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Occupante del Kerba. Foto: Lorenzo Pari.

Dicono i richiedenti asilo: “Il centro è la metafora della precarietà… Sei dentro e non sai per quanto tempo, sei dentro e non decidi niente: quando ti svegli, a che ora esci, quando e cosa mangi, quando torni, quando vai a dormire. Il tempo non è mai il tuo e non ce la fai a pensare al futuro…. Tra te e il mondo resta il regolamento. Le persone che dormono in un centro di accoglienza devono restare fuori tutto il giorno. Fuori perché? È il regolamento. Alle 8.00 fuori d’estate e d’inverno. A Grottarossa alle 9.00. A San Saba (un centro gestito dai Gesuiti) fuori entro le 10.00. Perché il regolamento ci manda fuori tutto il giorno? Per fare le pulizie, ci dicono. Non devo pensare io alla stanza in cui vivo. Dentro un centro non sono responsabile neanche del mio piccolo spazio. Devo aspettare che arrivi qualcuno che mi manda via per pensare al mio letto. Se sei fortunato hai un piccolo armadietto come in carcere per mettere tutto quello che hai. Il resto non è tuo, lo possono far sparire o buttare. Ho perso scarpe, magliette, libri. L’accoglienza in Italia è uno strano affare, ti tolgono tutto per farti aspettare di avere qualcosa”.

“Per mangiare è lo stesso. Il regolamento vieta di cucinare nei centri di accoglienza. Mangiamo alle mense dei poveri o per non mangiarci prendiamo cappuccino e tonno in scatola. Dentro non puoi preparare una tazza calda. Noi facciamo il tè di nascosto quando fa troppo freddo. Ci organizziamo ma per strada spendiamo sempre più di quanto abbiamo in tasca. Ci vediamo e a turno uno paga il cappuccino qua, l’altro là, l’altro un po’ di pizza e tutti ci possiamo sedere. Paga solo chi è riuscito a lavorare e lo stipendio se ne va presto. Trenta quaranta euro al giorno per mangiare niente ognuno” .11

Occupante del Kerba. Foto: Lorenzo Pari.

Occupante del Kerba. Foto: Lorenzo Pari.

Forse confidando in San Trifone, l’Arciconfraternita e i gestori degli altri centri speravano di compiere un miracolo: quello di trasformare persone adulte con tanto di lauree e figli, persone che avevano affrontato guerre e prigionie, attraversato mari e deserti, dimostrato di potersi autogestire anche nell’estrema difficoltà dell’Hotel Africa, in assistiti passivi, espropriati da ogni autonomia. Non gli riuscì del tutto. I rifugiati lottarono per il diritto al calore, alla cucina, alla libertà di movimento.

In via Scorticabove i sudanesi, a forza di proteste, ottennero dall’Arciconfraternita di non aver più orari di uscita e di rientro e di poter cucinare. Ci volle una lotta anche per il riscaldamento. “Funzionava al piano terra, ma non al primo piano. Domande, richieste formali, accordi e false promesse. Abbiamo chiesto e abbiamo ricevuto mesi di “domani” per risposta. Ogni giorno uguale all’altro ad aspettare e noi sempre più impotenti. Sapevamo che il regolamento vieta di introdurre nel centro stufe a gas e noi decidiamo di comprare delle stufe a gas. Le accendiamo. Arriva subito il responsabile, gli diciamo che se esplode una stufa e va a fuoco il centro con noi dentro la responsabilità non è certo la nostra. Inizia così la contrattazione. Contrattiamo otto stufe per dieci termosifoni elettrici che arrivano in meno di venti minuti. Ma fa ancora freddo, quei piccoli termosifoni non bastano, accendiamo di nuovo le stufe. La sera stessa l’impianto di riscaldamento del centro funziona alla perfezione anche al primo piano”.12

È già qualcosa, anche se non è tutto quello che  volevano ottenere.

Il Centro di via Scorticabove nel dicembre 2008.

Il Centro di via Scorticabove nel dicembre 2008.

Noi volevamo portare avanti un nuovo modello di accoglienza per rifugiati, gestito dai rifugiati stessi… Il problema è che dentro abbiamo trovato l’Arciconfraternita. Il Comune ci aveva fatto credere che quel posto lo avremo gestito noi e che a loro sarebbe toccata la parte legale. Ma sono loro che anche oggi comandano, in maniera completamente diversa da come vorremo. Tengono il centro sempre chiuso all’esterno e dicono di no a tutte le nostre iniziative. Per esempio abbiamo contattato dei medici volontari per fare delle visite, solo che non ci concedono le stanze e gli spazi per fare quest’attività…

…Un’altra cosa che non abbiamo capito è come funziona la convenzione tra Arciconfraternita (che prende dei soldi per la gestione del posto) e il Comune di Roma: abbiamo chiesto le documentazioni ma non ce le hanno mai volute far vedere… Non c’è nessuna attività sociale, quel centro d’accoglienza è un luogo morto. 13.

Chi non ha accettato, da adulto, di vivere in collegio, è ritornato ad occupare col Movimento Exodus, con Action o con i Blocchi Precari Metropolitani. Da via della Bella Villa al Nazznet (“Libertà” in tigrino) sulla Collatina, dallo stabile di Porta Maggiore al Metropoliz di Tor Sapienza14. Perché è la lotta che rende liberi, non la carità pelosa (fatta peraltro con i soldi del Comune). (Continua)

Le foto di Lorenzo Pari sono tratte dal suo sito  Lives in the shadows.


  1. Consorzio La Cascina, Consorzio Casa della Solidarietà, Cooperative Domus Caritatis, Tre Fontane, Osa Maior. 

  2. Kerba viene ricordato dai suoi abitanti nei racconti: La lavanderia, Il posto delle fave, Sempre aperto

  3. Roberto Bàrbera, Hotel Africa addio, Peacereporter, 24 agosto 2004. 

  4. Benedetta Scatafassi, Incubo di una notte di mezza estate, Peacelink, 24 agosto 2004. 

  5. Gasim, il Darfur è a Roma, in Fuori le Mura, Speciale Giornata Mondiale del Rifugiato, 2012. 

  6. Tiziana Barrucci, Dall’hotel Africa al marciapiede, Il Manifesto, 28 agosto 2004. 

  7. Spadaccino Maria Rosaria, Chiude l’ «hotel Africa», profughi trasferiti. Tiburtina: nuova sistemazione per gli immigrati. Veltroni: «Roma è un modello d’ospitalità», Corriere della Sera, 19 agosto 2004. 

  8. Tiziana Barrucci, op.cit. 

  9. Eduardo Di Blasi, Un pezzo di Hotel Africa finisce sulla Casilina. Un centinaio di eritrei ha lasciato i centri di accoglienza e ha occupato ieri sera una vecchia scuola abbandonata, L’Unità, 1 ottobre 2004. 

  10. Eduardo Di Blasi, Senza acqua e senza gas la casa dei sudanesi. I rifugiati africani che vivevano allo scalo Tiburtino sono stati trasferiti nella struttura il 7 settembre, L’Unità, 1 novembre 2005. 

  11. Gruppo R.A.R., Vita barbara. I Centri di accoglienza secondo chi ci vive, Roma, Italia, febbraio 2008, in Storie Migranti. 

  12. Gruppo R.A.R., op cit. 

  13. Gasim, il Darfur è a Roma, in Fuori le Mura, Speciale Giornata Mondiale del Rifugiato, 2012. 

  14. Eduardo Di Blasi, Porta Maggiore: rifugiati occupano palazzo. Ottanta persone provenienti da un’altra occupazione sulla Collatina entrano in uno stabile del Comune, L’Unità, 16 luglio 2005. Eduardo Di Blasi, Porta Maggiore, sgomberate 20 famiglie, L’Unità 20 agosto 2005. 

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Fine anno, fine della corsa? https://www.carmillaonline.com/2014/12/20/anno-corsa/ Fri, 19 Dec 2014 23:01:44 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=19547 di Sandro Moiso

walter white Quello che infastidisce maggiormente nello spettacolo di Mafia capitale è l’accento posto sull’eccezionalità del caso romano, la sorpresa che tutti i media sembrano mostrare nei confronti di quello che non è altro che un caso (tutt’altro che anomalo) di corruzione amministrativa e politica quotidiana nell’Italia degli scandali legati all’Expo, al Mose e a molti altri ancora. Ma, ormai, il termine Mafia ha preso il posto dell’Uomo Nero, di Freddie Krueger, di Walter White e di qualsiasi altra figura dell’immaginario più diabolico e viene sbandierato ad ogni piè sospinto per dimostrare che ciò che c’è di [...]]]> di Sandro Moiso

walter white Quello che infastidisce maggiormente nello spettacolo di Mafia capitale è l’accento posto sull’eccezionalità del caso romano, la sorpresa che tutti i media sembrano mostrare nei confronti di quello che non è altro che un caso (tutt’altro che anomalo) di corruzione amministrativa e politica quotidiana nell’Italia degli scandali legati all’Expo, al Mose e a molti altri ancora. Ma, ormai, il termine Mafia ha preso il posto dell’Uomo Nero, di Freddie Krueger, di Walter White e di qualsiasi altra figura dell’immaginario più diabolico e viene sbandierato ad ogni piè sospinto per dimostrare che ciò che c’è di marcio nella società attuale non dipende dai rapporti di classe e dall’appropriazione privata della ricchezza sociale prodotta, ma da poche figure negative che guastano i sani rapporti sociali basati sui principi del capitalismo e che possono anche arrivare a minacciare gli equilibri politici faticosamente raggiunti.

Da una parte dunque i buoni servitori dello Stato (e del Capitale) e dall’altra i corrotti, le anime perse che non hanno saputo resistere alle seduzioni del Grande Tentatore (di solito un singolo uomo, ex-terrorista di destra oppure capo-bastone di un clan, il solito “grande vecchio” che la sinistra istituzionale ci ha insegnato a vedere dappertutto). Anche se sappiamo tutti che questa narrazione è falsa, come la promessa di Renzi di resistere fino al 2018.

Tutti i commentatori, partendo anche da presupposti diversi, convergono infatti su un unico proposito: salvare l’immagine del capitalismo italiano, cercando di dimostrare che le cose vanno male a causa della corruzione diffusa o, ancor peggio come ha affermato qualche giornalista del solito TgNews RAI 24, che basti un unico individuo, in questo caso Buzzi o Carminati, ad infettare un sistema. Che naturalmente si presume sano.

buzzi poletti E che sano non è. Basta rivolgere lo sguardo alle inchieste più recenti, da quelle riguardanti l’Expo o il Mose arrivando fino all’intrico di interessi che si celano ancora dietro al TAV in Val di Susa (dove la presenza di interessi legati alla ‘ndrangheta sono stati individuati e parzialmente perseguiti così come è evidente il coinvolgimento delle coop nella sua realizzazione),1 per comprendere che la scelta del capitalismo italiano e della sua imprenditoria grande e media è stata proprio quella di “migliorare” le proprie prestazioni finanziarie (certo non quelle produttive) affidandosi spesso alle ruberie nelle tasche del solito Stato Pantalone o, ancor meglio, direttamente nelle tasche dei cittadini.

La stessa candidatura entusiasticamente avanzata in questi giorni affinché Roma sia sede dei giochi olimpici del 2024 conferma ancor di più tale ipotesi, perché mentre da un lato il governo presenta una proposta di disegno di legge che serve soltanto a gettare polvere negli occhi di chi spera in un giro di vite contro la corruzione, dall’altro prepara il terreno per un’altra grande opera che potrebbe diventare davvero, se messa in atto, la madre di tutte le speculazioni e di tutti i possibili intrecci politico-amministrativi con mafie e ‘ndrine.2

Da anni scrivo di questo su Carmilla e non mi pare che qualcosa sia significativamente cambiato oppure che ci siano state solide smentite di questa ipotesi. Il capitale italiano, soprattutto quello finanziario, è in fuga dal settore produttivo e, come tutti dovrebbero aver già capito da tempo, anche le leggi e le iniziative attuali sul lavoro (inique e retrograde più che mai) sono soltanto rivolte ad attirare sulle imprese italiane in svendita nuovi acquirenti stranieri, attratti dai bassi costi che possono facilitare qualsiasi tipo di speculazione e dalla facilità con cui si potrà licenziare a partire dall’approvazione del Job Act.

Bastino a confermare ciò le recenti rivelazioni sull’uso fatto dalle banche del prestito Tltro promosso dalla BCE: “Dei 26 miliardi di euro che le banche italiane hanno preso in prestito dalla Banca Centrale Europea a settembre, due terzi sono stati investiti per l’acquisto di Buoni poliennali del Tesoro. Quindi solo 8 miliardi sono stati effettivamente utilizzati per i prestiti alle imprese, e quindi introdotti nell’economia reale del Paese. Secondo quanto riferisce la Banca d’Italia, gli istituti di credito italiani hanno investito ad ottobre 18,4 miliardi di euro in BTp, portando gli asset governativi al livello mai raggiunto prima di 414,3 miliardi di euro. I nuovi acquisti in Btp, in sostanza, consistono nei due terzi di quei 26 miliardi di euro che le banche hanno preso dalla Banca centrale europea nell’asta Tltro del settembre scorso. I prestiti Tltro si differenziano dai prestiti Ltro proprio per quella T, che sta per “targeted” ovvero vincolati a un uso specifico: il sostegno alle imprese non finanziarie, senza troppi margini di discrezionalità3

In effetti vi è una liquidità estremamente volatile che circola vorticosamente a caccia di investimenti redditizi a breve o brevissimo termine, cosa che non può far altro che favorire, da un lato, la crescita esponenziale della spesa pubblica destinata a coprire gli interessi pagati sui titoli di stato e, dall’altro, speculazioni e appropriazioni indebite di attività lasciate spesso morire di inedia a causa di investimenti e prestiti che non arriveranno mai a destinazione. E’ il destino di tanta piccola e media industria, destinata a seguire, anche involontariamente, le orme delle grandi famiglie del capitalismo italiano e delle loro imprese e società per azioni. Destinate a loro volta ad essere acquisite e smembrate per fornire ai nuovi acquirenti la proprietà di un marchio di prestigio (e non vale assolutamente le pena di ritornare qui ad elencarli tutti poiché sono ormai centinaia) oppure una base “produttiva” per aggirare i divieti posti dall’Europa alle merci provenienti da altri continenti.

Possiamo quindi tranquillamente ipotizzare che non sono state soltanto la corruzione e le infiltrazioni mafiose o della malavita ad inficiare la vita politica e le attività economiche, ma che, al contrario, proprio le nuove regole del gioco hanno permesso l’allargamento del tavolo a gruppi ed attività un tempo sì significative, ma ancora relativamente marginali rispetto al peso esercitato sul PIL. Mentre oggi, non a caso, proprio i proventi di tutta una serie di attività illegali connesse alla grande criminalità organizzata (prostituzione, contrabbando, spaccio) sono ormai conteggiati anche nel PIL nazionale.4 In attesa soltanto di rientrare in circolo attraverso le banche e attività speculative più o meno legali.

Stupirsi della corruttela presente nelle cooperative bianche o rosse, come ha fatto recentemente il presidente dell’Autorità Nazionale Anti-corruzione Raffaele Cantone nella trasmissione serale di Lilli Gruber,5 significa quindi non aver colto la grande trasformazione che è avvenuta negli ultimi trent’anni all’interno dell’economia italiana, della sua classe imprenditoriale e della sua classe politica. Sempre di più tesa a realizzare profitti individuali nel minor tempo possibile, anche a costo di abbandonare qualsiasi norma di carattere economico, civile e morale. Come continua a dimostrare in primo luogo l’azienda torinese produttrice di auto, e capofila dell’imprenditoria italiana, che ha spostato la sua gestione patrimoniale e aziendale all’estero per non pagare le tasse in Italia, così come ha denunciato anche in questi giorni il numero uno dell’Agenzia delle entrate Orlandini.

Il lento declino di Silvio Berlusconi e del suo partito sta infatti contribuendo a rivelare che il “berlusconismo” non era il solo elemento a produrre la corruzione e il deragliamento istituzionale, che in altri paesi (vedi Germania) non è avvenuto oppure non ha avuto le stesse preoccupanti caratteristiche; in realtà non era altro che il prodotto di una trasformazione già in atto e in gran parte già avvenuta e di cui uno dei principali interpreti politici era proprio l’ex-PCI , poi PDS e poi PD. l'ultima cena E il cui nodo degli interessi “materiali” comuni sta proprio negli interessi economici incrociati di gran parte delle coop, di ogni colore e sigla, nel business degli appalti e nelle amministrazioni locali. Ad ogni livello. Con un partito caduto oggi talmente in basso da far sì che Matteo Orfini si è visto costretto a lanciare l’idea, apparentemente ridicola, di un corso di formazione anti-corruzione per i militanti romani.

Cooperative che si rivelano, intanto e sempre di più, tutt’altro che impermeabili alle infiltrazioni speculative, mafiose, criminali o più semplicemente “politiche”. Tanto quelle che non ci stanno sembrano destinate a morire. Come ben dimostra il caso della Cooperativa Un sorriso, al centro delle proteste, evidentemente manovrate, degli abitanti di Tor Sapienza, vero obiettivo di chi voleva togliere di torno un concorrente scomodo nell’affare dell’accoglienza degli immigrati.

Chi insufflò le prove di pogrom di Tor Sapienza? Chi doveva incassare i dividendi delle notti di fuoco, sassi e cocci di bottiglia di una borgata “rossa” che improvvisamente, a metà novembre, si era accesa al comando di saluti romani e ronde assetate di “negri” e “arabi”? Sono stati scomodati i sociologi per provare a dare un senso alla furia della banlieue di Roma.
E invece, per raccontare quella storia bisogna cominciare da un’altra parte. Dagli appetiti mafiosi del Mondo di Mezzo. Dai Signori degli appalti del “terzo settore” Salvatore Buzzi e Sandro Coltellacci, oggi a Regina Coeli per mafia, dal loro interfaccia “nero” Massimo Carminati e dalla sua manovalanza del Mondo di Sotto . E da una coraggiosa donna salentina, Gabriella Errico, presidente della cooperativa sociale Un sorriso, che in quelle notti ha perso tutto. I 45 minori non accompagnati di cui aveva la custodia e la struttura che li ospitava, resa inagibile da un assedio violento
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A confermare la contiguità tra finanziarizzazione delle attività economiche, comportamenti speculativi e coop è giunta una recentissima indagine di Mediobanca in cui si afferma che: “Nel 2013 le Coop hanno guadagnato più dalla finanza che dai supermercati […] I proventi finanziari hanno rappresentato l’1,9% dei ricavi aggregati del 2013 (pari a 11,2 miliardi di euro) e si sommano a un margine operativo netto (cioè al reddito della gestione industriale) che si ferma solo allo 0,4%. Nel periodo 2009-2013 la gestione industriale delle Coop ha prodotto utili lordi per 249 milioni a fronte di 889 milioni di proventi della gestione finanziaria.[…] I 12,2 miliardi di investimenti delle Coop includono 3,1 miliardi di titoli di stato e 2,4 miliardi di obbligazioni, 2,1 miliardi di partecipazioni (in gran parte concentrate sul gruppo Unipol, che le Coop controllano attraverso Finsoe, a cui si aggiungono l’1,85% di Mps e l’1,5% di Carige)[…] Sei delle undici cooperative esaminate hanno chiuso con una gestione industriale in perdita, con risultati particolarmente negativi per Ipercoop Sicilia (-9,4% dei ricavi) e Unicoop Tirreno (-3,2% dei ricavi). Grazie al contributo della finanza le Coop in ‘rosso’ nel 2013 sono scesa a quattro: Unicoop Tirreno (-24,2 milioni), Coop Lombardia (-15,3 milioni), Ipercoop Sicilia (-13,5 milioni) e Distribuzione Roma (-8,8 milioni)“.7

Non a caso, poi, proprio a livello di cooperative sono state sperimentate tutte quelle forme di lavoro che oggi, con il Job Act, sembrano essere diventate legge. Con la difesa strenua e vergognosa fatta dal ministro Poletti in Parlamento del diritto degli imprenditori di poter fare ciò che vogliono per garantire i propri interessi e investimenti.coop expo
Sì, perché se il Re è oggi più nudo che mai lo è anche “grazie” al fatto che tale ideologia, così strenuamente difesa dal Presidente del Consiglio e dal suo ministro, non può fare altro che arrivare anche a giustificare indirettamente forme di coinvolgimento tra istituzioni e malaffare. Con tanto di cene e contributi, da cui si sta cercando di distogliere l’attenzione del pubblico.
Ma tutto ciò non può più costituire soltanto un problema morale e giudiziario. Qui è un sistema intero che va raso al suolo.

Pur essendo l’Italia già di fatto parzialmente commissariata dall’Unione Europea, nonostante il tanto celebrato semestre di presidenza italiana, Padoan, rispondendo a Juncker, può però affermare che le riforme fatte sono quelle che “ci servono e non perché ce l’hanno detto”. E ha ragione perché effettivamente tutte le riforme varate da Monti in avanti hanno semplicemente fatto comodo al capitale finanziario e speculativo italiano (togliere risorse al lavoro e alla società per favorire la rendita). Anche se la girandola di poteri e di governi alternatisi in Italia dal 2011 in avanti sta giungendo alla fine della corsa. Magnificamente e simbolicamente rappresentata dal baratro apertosi intorno alla giunta capitolina e dall’imminente uscita di scena di Giorgio Napolitano. Cosa di cui lo stesso Presidente è ben conscio e preoccupato.

Sul quale ultimo iniziano già ad abbattersi gli strali anche di un politologo moderato come Gianfranco Pasquino che, commentando il recente discorso del Capo dello Stato all’Accademia dei Lincei, ne ha sottolineato il fallimentare progetto politico affermando che: ”non ha ottenuto quello che voleva. Se per fallimento si intende essersi affidati a persone mediocri, a un manipolo di ipocriti, sì, ha fallito […] Non va mai oltre l’approccio che storicizza e non lo sfiora mai l’autocritica, quella politica.“. E augurandosi infine che lo stesso Napolitano “rinunci a nominare altri senatori a vita e che lui stesso rinunci alla carica, come invece gli spetterebbe. Questo spero che lo faccia, sarebbe un atto fondamentale. Ma non sarà così“.8

Così, mentre inizia la corsa per la nomina del nuovo Capo dello Stato, lo stesso Napolitano è costretto a difendere ancora a spada tratta, e vanamente, l’operato dell’ultima sua creatura con un endorsement privo di precedenti che sembra avere tutte le caratteristiche di un ultimo e disperato colpo di coda. Job Act, riforme istituzionali autoritarie, vaneggiamenti e febbre da annuncite del giovane premier sono tutti presentati, dal Presidente uscente, come passi essenziali per garantire ancora la stabilità del paese.

Nel fare questo Giorgio Napolitano è però costretto a rovesciare la realtà dei fatti, imputando l’instabilità politica, sociale ed economica del paese a chi si oppone con le lotte, nel tentativo di criminalizzare ancora una volta qualsiasi forma di opposizione, mentre in verità tale instabilità è insita proprio nelle scelte politiche portate avanti da una compagine governativa e da una classe dirigente estremamente divisa al proprio interno, che, come un branco di iene, è capace di riunirsi intorno ad un progetto soltanto quando si tratta di spogliare le carcasse delle proprie vittime designate o di quelle già abbandonate da altri, e superiori, predatori. Con un governo capace soltanto di proseguire a colpi di voti di fiducia, ma incapace di qualsiasi formulazione coerente, come il rinvio fino all’ultimo istante del maxi-emendamento sulla legge di stabilità ha dimostrato ancora una volta.

Mentre qualsiasi candidatura per l’elezione del futuro Presidente della Repubblica non farà che confermare lo stato di debolezza, incertezza e paralisi in cui si trovano le forze di governo, prive di qualsiasi possibilità di ricambio o cambiamento di rotta, se non quella di affidare ancora ad un esecutore testamentario vicino a Bruxelles un mandato settennale. Consegnando così, come al tempo delle Signorie, il governo delle proprie contraddizioni ad una forza mercenaria esterna.

All’inizio del mandato di Renzi avevo affermato che avremo visto i due personaggi uscire di scena insieme. 9 La cosa si sta, nemmeno troppo lentamente delineando all’orizzonte, in un contesto in cui l’ultimo argomento rimasto in mano al Governo e ai suoi rappresentanti, messi sempre più a nudo dall’ultimo scandalo, sembra essere infatti soltanto quello della minaccia dell’arrivo della Troika europea. Mentre la capitale scivola lentamente verso il baratro e Piazza Affari corre sulle montagne russe, la nave affonda e i topi scappano, lanciando dietro di sé dei fumogeni nell’inutile tentativo di coprirsi la ritirata.eataly

Gli stessi giochi all’interno del teatrino politico del PD sembrano cercare soltanto di allontanare o ritardare tale ipotesi con altre elezioni, pur sapendo, viste le recenti percentuali dell’astensionismo di massa, di essere giunti alla frutta.
Non c’è un’altra alternativa e il tentativo di gonfiare mediaticamente l’immagine di Salvini (così come era stato fatto nel 2013 con Grillo, oggi consapevolmente auto-sgonfiatosi) non ha altro scopo che quello di far andare ai seggi qualche elettore in più, sia da una parte che dall’altra.
Anche se difficilmente il gioco potrà riuscire anche questa volta.


  1. Proprio oggi il presidente dell’Autorità Anti-corruzione, Cantone, ha definito clamoroso il fatto che “nella realizzazione della Torino-Lione non ricorreranno interdittive antimafia perché i lavori avvengono sulla base del diritto francese dove l’interdittiva antimafia non c’è” (Paolo Griseri, La denuncia di Cantone: “Per la Tav valgono le leggi francesi, inutili i controlli antimafia”, La Repubblica 19 dicembre 2014  

  2. Vale forse la pena di ricordare, a questo proposito, che mentre i governi precedenti avevano almeno respinto a priori l’eventualità che Roma fosse candidata ad un’opera di questo genere, Renzi l’ha abbracciata e sostenuta in pieno, rivelando così ancora una volta quali siano le reali forze che lo sostengono insieme al suo governo. Basti qui citare, come esempio, la forte presenza tra gli sponsor e appaltatori dell’Expo milanese del 2015 della Lega Coop e di Eataly (del grande elettore renziano Natale “Oscar” Farinetti), che vedono a loro volta i loro interessi intrecciarsi con quel business agro-alimentare che fornirà il pretesto di facciata per tutto l'”affaire”. Di cui, paradossalmente, il tema del “cibo”, scelto per rappresentare l’evento, sembra costituire un’efficace metafora.  

  3. Bce, due terzi del prestito Tltro per aiutare le imprese sono stati investiti in Btp. Ecco dove sono finiti i soldi di Mario Draghi, Huffington Post 10 dicembre 2014  

  4. Ciò è reso possibile dall’entrata in vigore a breve del Sec ( Sistema europeo dei conti nazionali) 2010 che va a sostituire il precedente Sec 1995  

  5. Otto e mezzo, 12 dicembre 2014  

  6. Carlo Bonini, Minacce, aggressioni e avvertimenti mafiosi: l’ombra di Buzzi sui tumulti di Tor Sapienza, La Repubblica 11 dicembre 2014  

  7. http://www.repubblica.it/economia/finanza/2014/12/18/news/per_le_coop_pi_utili_dalla_finanza_che_dai_supermercati-103222321/?ref=HREC1-18  

  8. Giorgio Napolitano, per il politologo Gianfranco Pasquino “ha fallito” perché si è affidato a “un manipolo di ipocriti”, Huffington Post 11 dicembre 2014  

  9. https://www.carmillaonline.com/?s=sierra+charriba”>  

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MegaSalviniShow https://www.carmillaonline.com/2014/12/14/megasalvinishow/ Sun, 14 Dec 2014 21:00:55 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=19521 di Alessandra Daniele

C’è da spostare una Lega. Approfittando del wormhole aperto dalla Piovra alla romana, Salvini parte alla conquista del pianeta centro sud, proponendosi come collettore nazionale di voti fascio-qualunquisti. La cosa ovviamente preoccupa Grillo, suo diretto competitor, e favorisce Renzi, che può utilizzare anche la Lega neo-nazionalista come spauracchio per recuperare consenso: “Salvini scommette sulla rabbia, io sul coraggio”. In realtà scommettono entrambi sull’idiozia degli italiani, e finora non sono stati delusi. Salvini il padanauta spera di riuscire a piantare varie bandierine verdi in terra aliena con [...]]]> di Alessandra Daniele

C’è da spostare una Lega. Approfittando del wormhole aperto dalla Piovra alla romana, Salvini parte alla conquista del pianeta centro sud, proponendosi come collettore nazionale di voti fascio-qualunquisti. La cosa ovviamente preoccupa Grillo, suo diretto competitor, e favorisce Renzi, che può utilizzare anche la Lega neo-nazionalista come spauracchio per recuperare consenso: “Salvini scommette sulla rabbia, io sul coraggio”. In realtà scommettono entrambi sull’idiozia degli italiani, e finora non sono stati delusi.
Salvini il padanauta spera di riuscire a piantare varie bandierine verdi in terra aliena con l’aiuto di quei media che da mesi lo pubblicizzano come l’unica alternativa possibile a Renzi. Al momento però non può davvero battere il PD, e proprio per questo è stato scelto come sparring partner da quegli stessi media che per settimane hanno spacciato lo sgangherato squadrismo razzista di periferia come l’unica opposizione popolare legittima.
Renzi non può permettersi avversari autentici, è così vuoto da poter sopravvivere solo nel vuoto, solo opposto ad avversari persino più vuoti di lui.
Così i media gonfiano a dismisura ogni minima scorreggia fascioleghista, mentre la vera opposizione popolare – milioni di lavoratori in sciopero e in piazza – viene sistematicamente minimizzata e demonizzata.
E sui borborigmi xenofobi di quattro gatti si costruiscono talk show più lunghi della serata finale di Sanremo. Anche in Tv sfruttare gli immigrati rende più dei narcotici.
Intanto il semestre europeo si conclude esattamente com’era cominciato, col consueto cazziatone UE corredato dalle solite umilianti minacce di ritorsioni.
Sembra quasi di sentire la versione doppiata d’una delle intercettazioni nelle quali i boss della Piovra capitolina sollecitavano le vittime delle loro estorsioni a pagare il pizzo.
Per cambiare questa politica economica europea Renzi aveva promesso di battere i pugni, pestare i piedi, digrignare i denti, strabuzzare gli occhi.
Ha passato sei mesi a cenare, e twittare stronzate. Non ha cambiato neanche camicia.
Contro la corruzione adesso promette l’allungamento del(le) pene, con la stessa credibilità d’uno spam bot.
Il Comune di Roma andrebbe commissariato. In realtà tutta l’Italia andrebbe commissariata.
Purtroppo però lo è già, da parte della UE.
E Der Kommissar ce l’ha appena ricordato.

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La banda del Buco https://www.carmillaonline.com/2014/12/07/la-banda-del-buco/ Sun, 07 Dec 2014 19:10:07 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=19314 di Alessandra Daniele

massimo-carminatiThe_Walking_Dead__The_GovernorA quanto pare nel sottosuolo di Roma non si nascondono soltanto vestigia imperiali, c’è anche l’entrata di un wormhole, un tunnel spazio temporale che sbuca direttamente negli anni ’70 della Banda della Magliana, ed è più trafficato della metropolitana. È una Twilight Zone fra criminali politici e politici criminali: “ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo”, così ne parla Massimo Carminati, The Governor. [...]]]> di Alessandra Daniele

massimo-carminatiThe_Walking_Dead__The_GovernorA quanto pare nel sottosuolo di Roma non si nascondono soltanto vestigia imperiali, c’è anche l’entrata di un wormhole, un tunnel spazio temporale che sbuca direttamente negli anni ’70 della Banda della Magliana, ed è più trafficato della metropolitana.
È una Twilight Zone fra criminali politici e politici criminali: “ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo”, così ne parla Massimo Carminati, The Governor.
Nessun gatto delle nevi salverà Alemanno da questa tempesta.  Gli ci vorrebbe un gatto della merda.
Renzi si dice ”schifato”. Eppure la mafia capitolina pare proprio un ottimo esempio di quella cooperazione post ideologica nella quale il PD eccelle a tutti i lvelli. Soprattutto il terzo.
Questo wormhole non è certo l’unica distorsione nel continuum del nostro paese, anzi l’Italia è completamente sforacchiata di buchi neri che inghiottono soldi pubblici, verità scomode, e risucchiano indietro di secoli i diritti dei lavoratori.
Sull’orizzonte degli eventi c’è l’entanglement quantistico fra i wormleader Renzi e Berlusconi: per effetto dell’anomalia spazio temporale uno appare più giovane dell’altro pur avendo esattamente la stessa età. È il Paradosso del Papi. Il Papidosso.
Dopo essere stati al potere per un ventennio con Berlusconi, anche gli omini verdi della Lega oggi si fingono appena nati, appena sbucati da un’altra galassia per salvarci da una presunta invasione aliena che funzioni come capro espiatorio per le colpe della ripugnante classe dirigente della quale fanno parte dallo scorso millennio.
Intanto i grillini continuano a oscillare fra pedestri auto da fé e maldestri tentativi di inciucio, indecisi se interpretare il ruolo di Savonarola o quello di Mastella. Il Grillo di Schrödinger è sospeso in un fronte d’onda finché qualcuno non ne aprirà la scatola, trovandola vuota.
Le agenzie di rating finanziario invece continuano a declassare l’Italia, ormai siamo finti nella penultima categoria: BBB, Bed & Breakfast di serie B.
L’ultima categoria è CPT.
Renzi però non smette di promettere l’inversione dell’entropia, mentre le sue molecole si deteriorano alla velocità della luce.
Esistono ancora molti misteri che la scienza non è in grado di spiegare:  cos’è davvero la materia oscura? Perché la luce si comporta sia come onda che come particella? Com’è possibile che esistano ancora tanti italiani disposti a credere a qualunque cazzaro?
Un fungo che si nutre delle cellule cerebrali, producendo una realtà allucinogena fittizia?
Encefalite spongiforme?
Per quanto i buchi nel continuum siano pericolosi, quelli nel cervello lo sono molto di più.

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